Dittature mediterranee, libro di Giulia Albanese
Quella che segue è una recensione e un’introduzione ai fatti storici del libro “Dittature mediterranee”, scritto dalla professoressa Giulia Albanese e pubblicato nel 2016.
Il sottotitolo di questo saggio di storia contemporanea è : “Sovversioni fasciste e colpi di Stato in Italia, Spagna e Portogallo“.
Dittature mediterranee: sintesi e recensione
Nel 1923, dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, Benito Mussolini aveva preso il potere da un anno e aveva già mostrato le sue intenzioni espansionistiche, ordinando all’esercito di occupare l’isola di Corfù, dopo che il comandante italiano Enrico Tellini e alcuni membri della commissione internazionale, inviata a partecipare alle discussioni per la definizione dei confini greco – albanesi, erano stati uccisi.
Le truppe, dopo l’insistenza di molti paesi, vennero ritirate, ma Mussolini riuscì nel suo intento di dimostrare che il fascismo non aveva intenzione di seguire le procedure della Società delle Nazioni. Le scelte del dittatore italiano avevano attirato l’attenzione di altri paesi che seguivano con interesse lo sviluppo del fascismo in Italia. In particolare, la Spagna si era dimostrata un’attenta osservatrice delle vicende italiane.
La corte del re Alfonso XIII, proprio in quei mesi, stava organizzando un viaggio dei sovrani spagnoli in Italia. Il viaggio avrebbe dovuto rinforzare i rapporti economici fra i due paesi e suggerire a Mussolini di ricostruire i rapporti fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Pochi mesi prima del viaggio, il generale Primo de Riveira organizzò un colpo di stato in Spagna che, probabilmente appoggiato dal sovrano, mise in dubbio il viaggio di Alfonso XIII.
Malgrado un capovolgimento così radicale, l’opposizione spagnola non reagì con violenza e quindi fu deciso di proseguire nell’organizzazione dell’incontro fra il re Borbone e il dittatore italiano. Primo de Riveira partecipò agli incontri e, anzi, manifestò la sua ammirazione per Mussolini. Tre anni dopo, anche il Portogallo scelse la via del colpo di Stato e della dittatura militare, consacrando al potere António de Oliveira Salazar.
La Spagna e il Portogallo manifestarono la loro attenzione per come il fascismo era riuscito a prendere il potere e ad organizzare una forza paramilitare per il mantenimento dell’ordine. Negli anni successivi, tutte e tre le nazioni mantennero un intenso dialogo e consolidarono i loro rapporti economici e politici.
Ma quali furono le similitudini fra i tre paesi e cosa portò il Portogallo, l’Italia e la Spagna verso la dittatura militare dopo il conflitto mondiale? E quanto influì il conflitto sui cambiamenti politici dei tre paesi? E, infine, quanto peso ebbe la crisi della classe borghese?
Commento
A queste domande risponde un buon libro di Giulia Albanese, professore associato di Storia contemporanea all’Università di Padova, intitolato “Dittature mediterranee” ed edito da Laterza. L’autrice analizza il modo in cui i tre paesi sono passati da Stati liberali a dittature militari, come il fascismo italiano abbia influenzato la penisola iberica e il modo in cui le istituzioni e la società reale si sia spostata verso la dittatura militare, attraverso la violenza politica e la radicalizzazione di alcuni temi come la crisi economica e la instabilità democratica. Il pregio del saggio è la ricchezza delle fonti e l’approfondimento di un tema originale: il legame appunto fra le tre dittature militari e come il regime di Mussolini li abbia influenzati prima di ispirare il nazionalsocialismo tedesco.
Le cause dei cambiamenti politici, analizzati nel libro “Dittature mediterranee“, non vogliono stimolare una nuova ricerca sul fascismo ma capire il motivo per cui si considera la nascita delle dittature conseguenza del conflitto mondiale, quando, invece, tutti e tre i paesi non hanno avuto dalla guerra conseguenze pesanti, ma, anzi, hanno subito un cambiamento, seguendo un’evoluzione istituzionale, che non ha a che fare con il Trattato di Versailles, bensì con l’implosione di istituzioni che non davano più certezze e che spostavano l’attenzione verso la sicurezza delle svolte autoritarie e dittatoriali.
Quello della professoressa Albanese è un buon testo per comprendere altri elementi che hanno apportato cambiamenti politici conservatori e violenti, in un’epoca come la nostra in cui molti elementi simili si rivedono in altri paesi europei, sia mediterranei che nordici.