Riassunto: “I delitti della Rue Morgue” (di Edgar Allan Poe)

Il racconto I delitti della Rue Morgue fu scritto da Edgar Allan Poe nel 1841 e venne pubblicato il 20 aprile dello stesso anno sulla rivista The Graham’s Lady’s and Gentleman’s Magazine. La tecnica narrativa, l’impianto stilistico e soprattutto l’intreccio della trama lo resero un capolavoro, tanto da essere considerato il primo racconto poliziesco della letteratura mondiale.

I delitti della Rue Morgue - E. A.. Poe
I delitti della Rue Morgue ((The Murders in the Rue Morgue), di E. A.. Poe è considerato il primo racconto poliziesco della storia della letteratura. Venne pubblicato per la prima volta il 20 aprile 1841.

Preambolo

Nel preambolo de I delitti della Rue Morgue il narratore della storia descrive le sue teorie sull’intelletto e sulle facoltà analitiche. Discetta sulla differenza fra analisi e calcolo, portando come esempio la differenza fra un abile giocatore di scacchi e un brillante giocatore di dama.

Riassunto

Prima parte

La trama è narrata in prima persona. Il protagonista, che ci racconta la storia e di cui non conosciamo il nome, apre il racconto descrivendo il suo incontro con Auguste Dupin, un uomo colto e arguto, caduto in disgrazia e che vive con poco, circondato dall’emanazione della sua unica passione, i libri. Il contesto è Parigi, dove il narratore si trova in vacanza. E l’incontro con Dupin avviene a Montmatre, in una libreria. Dopo aver fatto la reciproca conoscenza, entrambi decidono di prendere in affitto un appartamento e di abitarlo assieme, quanto meno per il periodo di soggiorno del narratore. La loro amicizia si rafforza nel tempo attraverso letture comuni, discussioni e passeggiaste notturne per Parigi.

Un giorno leggono un articolo di cronaca nera in cui viene descritto l’omicidio efferato di due donne, madre e figlia, avvenuto il giorno prima nella loro casa. Il delitto attira subito l’attenzione dei due personaggi e di molti lettori del giornale per l’efferatezza e per il mistero che lo circonda. Infatti le due donne sono state uccise in una stanza chiusa dall’interno. I corpi sono stati trovati in condizioni orribili. La figlia strangolata è stata spinta a testa in giù su per il camino della stanza, la madre, invece, orribilmente mutilata è stata quasi decapitata. La polizia brancola nel buio e non trova indizi sufficienti per poter disegnare un profilo logico dell’omicida o degli assassini.

Seconda parte

I testimoni accorsi nell’appartamento, mentre le due donne urlavano, hanno sentito due voci, una di un francese e l’altra di uno straniero che alcuni hanno identificato come russo, altri come inglese, altri ancora come spagnolo. Dupin è totalmente affascinato da questo mistero e decide, grazie alle sue conoscenze in polizia, di ottenere un permesso per visitare la casa. Dopo un’attenta perlustrazione attorno all’edificio, i due entrano in casa e ispezionano la stanza, semi distrutta a causa della terribile colluttazione che due giorni prima ha provocato la morte delle due donne.

Dupin, dopo aver osservato le vie di fuga, è convinto che l’assassino sia scappato da una porta sul retro che però è chiusa, come le altre, dall’interno. Inoltre la parete sottostante è liscia e molto alta e non ha alcun appiglio che agevoli la discesa. Dupin però osserva che di fronte vi è un parafulmine e che con un balzo effettuato da una persona molto forte e agile, si potrebbe arrivare a raggiungere dalla finestra il parafulmine. Ma come ha fatto chi è uscito di lì a chiudere la finestra dall’interno?

In realtà quello che sembra un chiodo intatto e tiene chiusa la finestra è spezzato all’interno, il telaio con un meccanismo a molla permette alla finestra di abbassarsi da sola. E’ evidente però che il balzo dalla finestra fino al parafulmine non può averlo fatto un essere umano, per quanto allenatissimo e molto forte. Dupin si convince, infatti, che non è un uomo colui che ha compiuto l’omicidio. Leggendo sul giornale scopre che qualche giorno prima un grosso orango malese è fuggito da una nave. A questo punto Dupin grazie alle sue deduzioni e alla sua immaginazione ricostruisce l’omicidio.

Soluzione del caso

L’orango è scappato con il rasoio del padrone, è salito fino alla stanza di madame l’Espanaye e ha cercato di radere, per imitare il suo padrone, anche madame che però terrorizzata dalla visione dell’orango ha cominciato ad urlare disperata. L’orango allora per reazione l’ha colpita e le ha tagliato la gola. La figlia terrorizzata ha cercato di aiutare la madre ma è stata a sua volta strangolata. Il padrone dell’orango, un marinaio francese, ha visto la scena da fuori e mentre urlava contro l’orango è scappato a sua volta terrorizzato da quello che l’animale aveva fatto.

L’orango vedendo il padrone sì è spaventato all’idea che quest’ultimo potesse punirlo e ha cercato di nascondere i corpi delle due donne spingendo mademoiselle Camille su per il camino e gettando madame L’Espanaye fuori dalla finestra. Il caso è risolto con stupore del suo amico e con disappunto della polizia, grata per l’aiuto ma anche infastidita di non essere riuscita a comprenderlo con i suoi potenti mezzi di indagine.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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