Composizione VII, opera di Kandinsky

Oltre trenta disegni e schizzi per realizzare in soli tre giorni e mezzo un capolavoro dell’astrattismo. L’opera si intitola Composizione VII ed è del pittore Vasilij Kandinsky. I suoi lavori sono sempre oggetto di un lento processo creativo. Mai nulla è dettato dal caso, ma tutto è frutto di un complicato lavoro, di uno studio profondo. Di una ricerca interiore dell’artista. Nel quadro infatti si può notare che nessuna forma e nessuna combinazione di colori si ripete. Si alternano, in questo dipinto, dissoluzioni, scontri e subitaneità.

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Composizione VII (Composition VII, 1913), celebre quadro di Kandinsky

Composizione VII, descrizione e interpretazione del quadro

Il quadro Composizione VII simboleggia la rappresentazione dell’inizio e della fine del mondo. Si possono qui interpretare temi come il diluvio, la resurrezione, il giudizio universale. Tutti temi che si trovano spesso nelle opere dell’artista russo. Così se da una parte si legge la genesi con i colori primari, rosso e blu, dall’altra si trova l’abisso. In particolare proprio seguendo quanto ha scritto Kandinsky su un suo schizzo che riguarda l’opera rappresentata, in basso a sinistra, è dipinta la genesi, in basso a destra invece l’abisso. In alto a sinistra sono rappresentate le ingerenze, con intervallate al centro le modulazioni e gli offuscamenti.

Anche la parte centrale risulta essere molto elaborata graficamente, dove si trovano linee rette e curve, per placare il ritmo man mano che ci si avvicina ai margini, dove la grafica molto complessa via via lascia il posto al colore con una stesura più regolare e serena.

Il dipinto come una sinfonia

In altre parole, se si trattasse di uno spartito, quindi se si parlasse di musica, si potrebbe usare per ben rappresentare il dipinto il “crescendo” e il “diminuendo”. In pratica la tela si trasforma in una vera sinfonia.

Si tratta di un olio su tela del 1913, che è custodito presso la Galleria Statale Tret’jakov di Mosca. Misura 200 x 300 centimetri. Quest’opera è considerata dagli esperti oltre ad una svolta nella carriera dell’autore, anche un’opera simbolo del movimento dell’astrattismo.

Non solo pittore, ma anche violoncellista di successo: un dato fondamentale per comprendere meglio questa sinfonia di colori, linee e curve che potrebbero leggersi come se fossero uno spartito musicale.

In basso, a sinistra, Kandinsky usa il bianco e i colori chiari: è il silenzio, il momento che precede quello in cui i musicisti iniziano a suonare. Colori caldi e freddi, sempre molto tenui con linee morbide, rappresentano le varie sequenze di suoni, con un crescendo cromatico, proprio verso il centro del dipinto.

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Qui ci si trova in un crescendo tra ritmo, tensione , linee e colori. È il primo movimento. Mentre il secondo movimento sta a richiamare, cromaticamente, l’overture: dove si alternano colori tenui e freddi che poi vanno a sfociare nella composizione vorticosa della parte ultima del dipinto, che arriva a sfiorare il nero: ci si trova alla fine. Rappresenta il non-suono, diverso da quello dell’inizio. Musica o pittura che sia, è indiscutibile il dialogo con l’arte tutta che l’artista propone allo spettatore.

Il colore è il segno, è l’elemento fondamentale nella percezione dell’immagine. Riflette la luce e conduce l’occhio umano a provare determinate sensazioni. L’opera di Kandinsky assume una funzione metalinguistica, usa infatti un linguaggio per esprimere un altro linguaggio.

Kandinsky nei primi anni del 1900

Il periodo che va dal 1909 al 1913 è per l’artista russo quello di maggiore creatività. Egli si esercita su temi biblici complessi, quali il Diluvio, la Resurrezione, Il Giudizio Universale. È il periodo che il pittore stesso definisce “necessità interiore”, il periodo in cui le forme e i colori scaturiscono in modo spontaneo dalla sua fantasia. Così nasce “Composizione VII” dal 25 al 29 novembre del 1913. Le fasi del suo lavoro sono documentate dalle fotografie realizzate dall’artista Gabriele Munter. Quella di Kandinsky è una pittura pura, dalla forte carica emotiva.

L’astrattismo nelle arti figurative prende il significato di “non reale”. Si tratta dell’arte che non rappresenta appunto la realtà, ma che crea immagini che non hanno nulla a che vedere con l’esperienza visiva di ognuno. Si esprime attraverso linee, forme, curve, senza imitare la vita reale. È un’arte che nasce all’inizio del XX secolo. Ma è presente anche nel passato, come, ad esempio, nei vasi greci più antichi o nelle miniature altomedievali. In questi due casi però l’arte ha un fine diverso: quello della decorazione degli oggetti. Mentre il fine dell’astrattismo del Novecento è differente: è un’arte che serve a comunicare. È un’arte che esprime contenuti e significati. E’ un’arte fatta di colore, linee, curve dalla forte carica emotiva.

Con “Composizione II”, opera del 1910, analizzata in un precedente articolo, Kandinsky segna il passaggio dalla fase figurativa a quella astratta.

Kandinsky - Studio per Composizione II - 1910
Kandinsky: Sketch for “Composition II” (Studio per Composizione II, 1910)

È questo il momento in cui il pittore comprende di dover iniziare un nuovo linguaggio pittorico, cioè l’astrattismo. Così i paesaggi perdono la linea orizzontale, proporzioni errate per rappresentare le figure, che vengono disposte per andamenti ritmici o diagonali, niente riguarda la prospettiva. Il quadro adesso serve come mezzo di espressione dello spirito e non descrive più.

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Serena Marotta

Serena Marotta è nata a Palermo il 25 marzo 1976. "Ciao, Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi" è il suo primo libro. È giornalista pubblicista, laureata in Giornalismo. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia e con La Repubblica, ha curato vari uffici stampa, tra cui quello di una casa editrice, di due associazioni, una di salute e l'altra di musica, scrive per diversi quotidiani online ed è direttore responsabile del giornale online radiooff.org. Appassionata di canto e di fotografia, è innamorata della sua città: Palermo.

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