Ben-Hur, recensione del film del 2016
Diretto dal regista kazako Timur Bekmambetov, “Ben-Hur” è un film del 2016, remake del celebre omonimo film del 1959, che vide protagonista Charlton Heston. È la quinta volta che si adatta al mondo del cinema la storia narrata dal romanzo “Ben-Hur” (Ben Hur: A Tale of the Christ), scritto da Lew Wallace, nel lontano 1880.
Approfondimento
Ben-Hur, trama del film
Giuda Ben–Hur è il figlio di un principe. La sua famiglia vive da lungo tempo in un palazzo fra le alture di Gerusalemme. Giuda cresce insieme al suo fratellastro Messala, un orfano romano che era stato accolto in casa loro ancora ragazzino. Giuda e Massala si vogliono molto bene e affrontano l’adolescenza insieme. Però la differenza di rango e l’amore di Massala per la sorella di Giuda, che viene contrastato dalla madre di quest’ultimo, lo spingono a lasciare Gerusalemme e ad arruolarsi con l’esercito romano.
Dopo tre anni di battaglie Messala ritorna a Gerusalemme con il grado di centurione. La città sta vivendo una trasformazione. I romani non tollerano più contrasti e hanno mandato Ponzio Pilato a sopprimere tutte le forme di ribellione. Messala è incaricato di occuparsi della sicurezza. Ma il fratello Giuda, che non vuole scontri fra romani e giudei, viene suo malgrado coinvolto in un attentato contro i romani.
Messala, che oramai è totalmente schierato con i romani, arresta Ben-Hur e lo manda in una galera come schiavo rematore. Da quel momento Giuda non penserà ad altro che alla sua vendetta.
Trailer
Commento al film
La sceneggiatura rispecchia il romanzo di Lew Wallace che fu pubblicato nel 1880. Il libro si concentrava sulla formazione di Ben-Hur e sul suo rapporto con Messala. Nel film i due si confrontano e crescono insieme prima che l’Impero romano diventi una dittatura su Gerusalemme. E prima che Roma imponga la sua legge senza compromessi.
Nello stesso periodo compare Gesù Cristo, che proprio mentre Ben-Hur porta a termine la sua vendetta viene arrestato e giudicato da Ponzio Pilato. Al di là dei riferimenti storici, che in questo caso si basano soprattutto sull’attenzione ai dettagli delle divise, delle regole di combattimento nell’arena e sugli abiti, ci troviamo di fronte ad un kolossal che non lascerà grandi tracce. Benché la regia non sia male, essa dà spazio sia ai dialoghi, a volte un po’ lunghetti, sia agli effetti speciali che nella parte finale raggiungono un buon livello tecnico.
La gara delle bighe che rese famoso il precedente kolossal su Ben–Hur e in cui Charlton Heston interpretava il protagonista, è mozzafiato. Essa non risparmia nulla ad una visione completa in cui le bighe si distruggono fra di loro per poter arrivare primi.
Gli attori seguono un copione lineare che tiene abbastanza bene il ritmo, dialoghi a parte. Nel film troviamo Jack Huston nei panni di Giuda. Non ha il carisma che fu di Charlton Heston, ma comunque si impone bene sullo schermo. C’è anche un Morgan Freeman che lavora con equilibrio costruendo un personaggio mercenario – lo sceicco Ilderim – che aiuta Giuda a rialzarsi dalla disperazione in cui è caduto dopo l’arresto, la galera e il dolore per la perdita della sua famiglia.