Giovanni Battista Belzoni e la scoperta dell’ingresso della piramide di Chefren in Egitto
La piramide di Chefren si trova in quel magnifico complesso situato nella piana di Giza, a circa 20 Km da Il Cairo, in Egitto: la necropoli di Giza. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1979, questo complesso eretto da abili costruttori egizi, è situato sulla riva occidentale del fiume Nilo. La necropoli comprende anche la piramide di Cheope e di Micerino, che formano con quella di Chefren il famoso allineamento delle tre piramidi, che suscitano l’impressione di voler sfidare l’eternità.
Circondate da altre minori piramidi secondarie e templi funerari, è anche il luogo dove sorge la Grande Sfinge. L’imponenza di tutto il complesso è aumentata dal fatto che è stato eretto su un pianoro roccioso sopraelevato.
La piramide di Chefren, fu fatta erigere come monumento sepolcrale dal faraone della IV dinastia egizia, Chefren appunto, in carica nell’Antico Regno ed incoronato nel 2560 a.C. circa. E’ la piramide posta nel mezzo fra quella di Cheope (la più grande) e Micerino. Denominata Wr Kafre, ovvero “Grande è Kafre”, è di base quadrata, con un lato di 215,25 metri ed appare più grande di quella di Cheope, anche se non lo è, poiché è stata eretta su un terreno più elevato.
La sua particolarità, rispetto alle sue altre due compagne, è quella di essere l’unica ad aver conservato sulla sommità la copertura di calcare bianco di Tura, località egiziana nota per le sue cave, che in origine ricopriva tutta la piramide. L’accurata levigatura del materiale le conferiva l’aspetto di un gigantesco e lucente solido geometrico. La base è rivestita di granito rosso e grigio di Assuan. L’altezza totale originaria della piramide era di 143,5 metri, oggi ridotti a 136,4 metri a causa dell’erosione e dei crolli avvenuti durante i secoli.
Approfondimento
Esplorazione e scoperta dell’ingresso di Chefren
Per 4500 anni, vi fu la convinzione che la piramide di Chefren fosse priva sia dell’ingresso che della camera mortuaria, a seguito di inutili tentativi di accedervi; che fosse quindi un imponente e massiccio monumento impenetrabile. Nel gennaio del 1818, Giovanni Battista Belzoni, esploratore ed avventuriero padovano appassionato di viaggi, non rinunciò alla sua teoria dell’esistenza di una camera sepolcrale e così, con tenacia, studiò, confrontò le piramidi e ne esaminò le pareti.
Su quella settentrionale notò qualcosa che riteneva essere molto interessante: vi era accumulato un ammasso di materiali caduti ed i detriti non parevano essere compatti come in altre parti. All’inizio di febbraio si cominciarono i lavori di scavo, ma i detriti risultarono essere molto più compatti di quanto l’intuito gli aveva inizialmente suggerito.
Dopo numerosi giorni di duro lavoro, venne scoperto un cunicolo, probabilmente opera di ladri, nei pressi di una fessura tra due pietre sulla facciata nord, ma il pericolo di crolli costrinse Belzoni a chiudere il cantiere temporaneamente. Ripresi i lavori, per tutto il mese di febbraio continuarono gli scavi e le supposizioni. Verso la fine del mese, fu portato alla luce un masso inclinato con una pendenza uguale a quella del corridoio dell’altra piramide e successivamente tre pietre in posizioni diverse dalle altre, con inclinazione corrispondente.
Entusiasmo e gioia divamparono quando l’ingresso fu scoperto, il 2 marzo 1818. Grazie alla caparbietà di Belzoni e alla sua capacità di non arrendersi, in un mese era riuscito in un’impresa risultata soltanto utopia per molti esploratori venuti nei secoli prima di lui. All’interno della piramide di Chefren Belzoni appose, servendosi del nerofumo, la scritta: “Scoperta da G. Belzoni. 2. mar. 1818“.
Altre importanti scoperte di Belzoni in Egitto
Numerose sono le opere d’arte egizie riportate alla luce grazie alla precisione ed al metodo di Belzoni: ad Abu Simbel riuscì ad entrare nel tempio; eseguì scavi nella valle dei Re, a Luxor, dove scoprì numerose tombe, tra cui quella del faraone Seti I; scoprì monumenti e statue di grande valore; prelevò un obelisco che in seguito si rivelò fondamentale per la decifrazione della scrittura geroglifica.
Belzoni ha il merito di essere riuscito a rievocare il prestigio e la magia di una della più misteriose ed affascinanti civiltà di tutti i tempi, quella egizia.
La teoria della correlazione di Orione
Secondo questa ipotesi, teorizzata da Robert Bauval, ingegnere nato in Egitto ed appassionato di egittologia, la disposizione delle tre piramidi della piana di Giza è l’esatta raffigurazione al suolo delle tre stelle corrispondenti alla cintura di Orione, nella omonima costellazione.
Questa correlazione è ampiamente descritta nei di libri di Bauval “Il mistero di Orione” e “Il codice egizio”, dove viene inoltre dimostrato che nella geografia della Valle del Nilo vi è inserita una correlazione con gli elementi del cosmo, nella quale le piramidi assumono un nuovo significato, legato all’osservazione ed al moto dei corpi celesti.
Manu, perchè sei