Poesia d’esperanto. Intervista ad Anna Maria Dall’Olio
Anna Maria Dall’Olio è nata a Pescia (Pistoia) il 14/11/1959. Laureata in Lingue e Letterature Straniere e in Lettere, esperantista dal 2003, si è dedicata alla scrittura drammaturgica, alla poesia e alla narrativa breve, con testi presenti in antologie e calendari, riviste on line e agende letterarie, e-book e pamphlet.
Ha pubblicato 3 sillogi poetiche: L’angoscia del pane, Lietocolle (2010; 2a edizione 2012), e 10 poesie in Calamaio 2009 e Calamaio 2011 (Book editore). Tra le varie produzioni, il racconto in mp3 Orizzontale (Vox Company, Padova, 2008). Da segnalare Tabelo (Edistudio, Pisa, 2006), dramma scritto in esperanto.
Nel periodo 2007-2008 ha curato una rubrica sul mondo esperantista per Incontrosaperi, quindicinale on line di arte, spettacolo e comunicazione. Infine, ha collaborato al numero 222 (dicembre 2007) del periodico Kontakto con una recensione su Dolore di Giuseppe Ungaretti.
Nel 2006 ha vinto il primo premio del Concorso nazionale Garcia Lorca (sez. poesia inedita). Nel 2007 si è classificata al secondo posto al Concorso internazionale di poesia Solaris (sez. poesia inedita). Nel 2011 ha vinto il primo premio speciale nella Rassegna d’arte e letteratura Omaggio a Cortona (sez. poesia inedita). Nel 2012 si è classificata al primo posto al Concorso nazionale Garcia Lorca (sez. poesia inedita), terza al Concorso internazionale Giovanni Gronchi (sez. autori distinti in più sezioni) e il premio della Giuria del Bergamotto d’oro (sez. poesia).
Anna Maria, sei un’esperantista, cioè una studiosa della lingua e della cultura esperanto. Puoi spiegare di che cosa si tratta?
L’esperanto è una lingua artificiale, inventata dall’oculista polacco Zamenhof nel 1859, formata da sole sedici regole senza eccezioni. Le sue applicazioni e la sua regolarità sono controllate da un’apposita Accademia Internazionale, nota per il suo rigore. Più di due milioni di persone la parlano nel mondo e la UEA (Associazione Esperantista Universale) fa parte dell’UNESCO, proprio come l’UNICEF. Infatti, in occasione della Solena Inauguro (= Inaugurazione solenne) dei Congressi Universali, vengono portati i saluti, in francese, del presidente dell’UNESCO, che ha sede a Parigi. Il Congresso Universale, tenuto ogni anno in città diverse (nel 2013 a Rejkjavik), è un’esperienza da fare per tutti: è l’unico luogo al mondo dove un iraniano siede accanto a un israeliano, fatto che non succede neppure all’ONU. Noi esperantisti diciamo: “Homoj kun homoj” (= uomini con uomini).
Come ti sei accostata allo studio di questa lingua?
Prima di essere una letterata sono anzitutto una linguista e una glottologa, per cui amo tutte le lingue. Notai l’esperanto già nel 1978, cioè a Pisa durante il primo anno di Lingue: alla Sapienza si teneva un corso settimanale di Esperanto tutti i giovedì alle 18, troppo tardi per una pendolare come me.
Ho ritrovato l’Esperanto molti anni dopo, praticamente sotto casa a Pistoia. Una locandina illustrava il Congresso Universale appena trascorso (era il 2003, quindi era quello di Goteborg in Svezia) e l’orario del corso imminente proprio a Pistoia. La possibilità di imparare una lingua con i vantaggi dell’Esperanto stava per divenire realtà.
Quali sono i meccanismi grammaticali e tematici di questa lingua?
L’esperanto è artificiale, ma non artificioso, perché è costruito su radici ricavate da un lessico riconoscibile almeno a livello europeo (latino, tedesco e inglese, in primis, ma anche greco e slavo). Le radici in questione (oltre ad avere un proprio significato estensibile nel significato nelle direzioni possibili) sono combinate seguendo le sedici regole anzidette, per cui l’Esperanto risulta la lingua agglutinante più perfetta. Per questo motivo, in vari Stati si insegna l’Esperanto come lingua veicolare, perché impararlo aiuta a ragionare e quindi a comprendere qualsiasi altro meccanismo linguistico.
A livello sperimentale, è stato dimostrato che l’Esperanto è migliore del latino e del greco ed è, almeno per noi Europei, molto più facile. Ogni giorno, nel mondo, si pubblicano libri o si tengono conferenze in Esperanto, per cui è possibile parlare in questa lingua di qualsiasi cosa: chi va ai Congressi, lo sa bene.
Quanto ha influito lo studio dell’esperanto nella tua professione di scrittrice?
Agglutinante com’è, l’esperanto supera certe barriere che esistono nelle lingue madri: per esempio, con l’aggiunta di suffisso una preposizione può diventare un verbo o un sostantivo e la poesia, almeno a livello sperimentale, è linguisticamente creativa. Agli albori della mia carriera di scrittrice, inoltre, ho scritto in esperanto un dramma (Tabelo, Edistudio, 2006) e un’ottava. Per un anno ho collaborato con uno dei primi webzine Incontrosaperi sul mondo esperantista. La mia tesi della Laurea in Lettere (sostanzialmente una comparazione tra Italiano ed Esperanto) è stata pubblicata come saggio su Edukado.net, il sito più importante dedicato all’Esperanto.
Quando hai scoperto la passione per la scrittura e come sono stati gli inizi?
Prima del 2004, non avevo scritto praticamente niente: solo letture, approfondimenti critici, visioni di spettacoli teatrali e mostre (sempre suffragati da letture critiche). E’ stato il corso di scrittura drammaturgica tenuto nella mia città dallo scrittore e regista bolognese Gianni Cascone a iniziarmi alla letteratura creativa. Successivamente, ci sono stati altri incontri e altre esperienze con maestri, che mi hanno portato a quello che sto facendo ora.
Componi poesie che trattano temi civili. Quali sono i valori che vuoi trasmettere con la tua arte?
Il senso di responsabilità che ciascuno di noi ha nei confronti della società in cui vive e non solo in quella: non siamo puntini adimensionali e tanto meno un tratto di penna bidimensionale. Siamo tridimensionali proprio come la parola. Infatti, prima di definire “finita” una mia poesia, la scrivo, la leggo a voce alta e, infine, la osservo come è disposta sul foglio di carta: se non mi va, non mi suona bene, la scrivo e la riscrivo. Tanto il computer mi aiuta.
Ti occupi anche di drammaturgia. Quali sono i temi che tratti?
Ho scritto tre drammi, del primo dei quali esiste la versione in Esperanto (Tabelo, Edistudio, 2006) e in Italiano (Tabula). Gli altri, inediti, sono Evoluzioni e Trama. Sono testi realistici e onirici, comici e tragici al tempo stesso: tutti e tre trattano di tematiche sociali, in particolare i primi due, connessi anche nella trama.
Tabelo e il sequel Evoluzioni parlano di responsabilità, di mobbing elevato a suprema forma artistica e all’asservimento dell’Intellettuale al potere, per cui l’Intellettuale, biblioteca com’è, diventa un mostro orribile, e apparentemente invincibile, alla Proteo. Per sconfiggere il mostro arriverà il Giovane, che sembra indifeso appunto perché è creduto inesperto e assomiglia pericolosamente a Ognuno. Il Giovane sconfiggerà l’Intellettuale, ma alla fine si troverà, trasformato, al centro di un Nuovo Sistema, peggiore del precedente.
In Trama, per una serie di eventi, un altro intellettuale, apparentemente comico nel suo cliché borghese, si rivela composto da due persone: la prima, accettabile, è quella che la società vede ogni giorno, la seconda, rabbiosa e sadica, è nascosta come uno scorpione nel muro di casa sua. Alla fine, le due persone si danno il cambio e la persona cattiva precipita nel pubblico con la stessa forza distruttiva di un meteorite.
Quali sono gli autori a cui ti ispiri?
Per il teatro hanno detto che sono un po’ beckettiana; semmai, mi riconosco di più in Ionesco, di cui ammiro moltissimo Le sedie e La cantatrice calva. Quanto alla poesia, mi sento maggiormente ispirata a Pasolini, Pound, Eliot, Cummings e, ultimamente, alla poesia predantesca e popolare.
Hai ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, e la poesia non è un terreno facile…
A volte io stessa mi stupisco, perché al momento, per esempio, ho scritto solo cento poesie. Quando proposi il CD con 10 poesie alla Lietocolle alla Fiera di Roma (cioè nel dicembre 2009), avevo scritto appena una ventina di poesie. Oggi quel CD è diventato L’angoscia del pane, una seconda edizione in via di esaurimento grazie al passaparola del web e alle mie incursioni-presentazioni dove capita …
A che cosa stai lavorando in questo momento?
Lavoro come insegnante alle scuole medie superiori (sia pure col part time), per cui non ho molto tempo. In attesa della seconda silloge poetica, da pubblicare sempre con Lietocolle, sperimento varie forme poetiche, come del resto raccomanda anche Valerio Magrelli.
Esperanto, poesia, drammaturgia. Hai intenzione di cimentarti in qualche altra forma d’arte?
Ho scritto anche racconti di genere che stravolgono volutamente e sperimentalmente il genere. L’ho fatto soprattutto nel periodo 2008-2009, dopo aver conosciuto Julio Monteiro Martins, scrittore brasiliano che insegna Letteratura portoghese a Pisa. E’ noto come direttore della rivista on line Sagarana. Ho smesso di scrivere racconti non perché mi manchino le idee, ma perché i racconti sperimentali non interessano alla gente e, tanto meno, alle giurie dei concorsi, che sarebbero invece un ottimo punto di partenza per farsi conoscere.
Inutile dire che nel 2008 ho iniziato un romanzo con un impianto ben preciso, una sorta di noir strutturato come un’opera teatrale, ma ora non ho tempo di portarlo avanti.
Un saluto in esperanto…
Saluton al vi, bonan tagon, amikoj kaj amikinoj! Cioè: vi saluto, buongiorno, amici e amiche!
Non conosco questa signora, mi informeró
Speriamo di poter leggere ancora tante tue opere, cara professoressa Anna Maria.