Angolo di giardino all’Hermitage (opera di Camille Pissarro)
“Angolo di giardino all’Hermitage” fu dipinto da Camille Pissarro nel 1877. Al di là delle considerazioni sulla scelta del pittore di dipingere un giardino, le quali sono l’inevitabile conseguenza delle critiche che il pittore aveva subito negli anni per non essersi mai misurato con un elegante giardino borghese, ma di avere, invece, sempre dipinto ortaggi che rappresentano immagini meno auliche, questo dipinto ha un notevole valore formale oltre alla bellezza espressiva. Pissarro, comunque, ama i soggetti degli altri Impressionisti e, in particolare, ha una inevitabile ammirazione per i quadri di Renoir.
Angolo di giardino all’Hermitage: analisi del quadro
Questo giardino è un luogo conosciuto dall’artista che lo frequenta abitualmente. E’, infatti, la dimora di una sua amica di lungo corso e Pisarro ha dipinto il giardino in più di un’occasione. In questo caso, però, l’artista ha deciso di riprendere il gioco di due bambine, e da lontano, senza interrompere il viaggio ludico delle due piccole protagoniste, il pittore riprende tutto, come se dovesse immortalare un momento particolare. E, in effetti, osservando il quadro, la prima impressione è quella di un punto centrale, la panchina con le bambine da cui si dipana tutto il resto, come se dalle menti delle due fanciulline nascesse l’incanto del giardino e la panchina fosse una sorta di punto d’appoggio dal quale immaginare e sognare un mondo di fantasia.
Sembra, quindi, un dipinto in cui sogno e fantasia non vengono disturbate da nulla se non dalla realtà della costruzione a destra, la quale, in qualche modo, richiama l’idea di un elemento estraneo che riporta, forse, alla realtà.
La tecnica utilizzata da Pisarro è la medesima di molti quadri di Cezanne: pennellate fini, continue e rapide, che creano l’effetto di un giardino stracolmo di vegetazione. I colori ad olio e le sfumature di verde, rendono realisticamente come si presenta agli occhi dello spettatore il giardino, mentre la posizione delle bambine, la loro indifferenza alla presenza del pittore e la luce conferiscono al quadro proprio l’effetto onirico che lo rende, a parer mio, così unico.