1913: L’anno prima della tempesta, libro di Florian Illies
Florian Illies, è l’autore del libro 1913: L’anno prima della tempesta. E’ un brillante storico dell’arte (nato il 4 maggio 1971 a Schlitz, in Germania). Alcuni anni fa ha scritto un libro di storia che secondo me può essere considerato un capolavoro. Per altri invece è un saggio interessante per il contenuto e per la forma. Il contenuto riguarda la narrazione di un anno cruciale per la storia del XX secolo: il 1913, l’anno precedente l’inizio della Prima guerra mondiale. E’ un racconto che scandisce lo svolgere lento di quell’anno, che fu un confine ultimo prima del baratro.
La forma ricorda il montaggio di un documentario. Lo stile è simile a quello di Hans Magnus Enzensberger che nel libro “La Breve estate dell’anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti”, descrive la vita dell’anarchico prima e durante la Guerra civile spagnola (1936-1939). Sono brevi paragrafi che raccontano cosa facevano e come vivevano personaggi decisivi per l’arte, la cultura, la politica mondiale nelle città di New York, Berlino, Vienna e Parigi.
I protagonisti storici dell’anno 1913
Il 1913 è un anno anno pieno di stimoli e accadimenti. La crisi incombe e il 1913 contiene in sé il progresso e la decadenza di una civiltà che solo un anno dopo esploderà su se stessa deflagrando fra lo stupore di molti. Per l’autore di questo bellissimo libro che si intitola appunto “1913. L’anno prima della tempesta” ed è pubblicato dalla casa editrice Marsilio, il ‘900 inizierebbe proprio in quell’anno. Illies conosce bene la cultura del XX secolo e la condensa in brevi pillole.
Racconta come inizia quell’anno: con uno sparo in una New Orleans in festa e con il conseguente arresto di un ragazzo di dodici anni che viene portato in riformatorio. Qui, per placarlo il direttore gli regala una tromba, definendone il destino. Il ragazzo si chiamava Louis Armstrong.
Nel frattempo Franz Kafka, che lavora presso un ufficio di assicurazioni, sta scrivendo “La Metamorfosi” e sta iniziando una relazione d’amore che lo influenzerà profondamente. Mentre Stalin e Hitler a passeggio per Vienna, si incontrano forse solo per brevi istanti nel parco di Schönbrunn. Perché a Vienna uno fa il pittore fallito e l’altro il dissidente che sta preparando la rivoluzione.
Sigmund Freud, invece, fa la conoscenza di una gatta e Oswald Spengler sta scrivendo il suo capolavoro: “Il tramonto dell’Occidente”. Marcel Proust, invece, è a Parigi dove misura il suo isolamento. Duchamp a New York diventa il protagonista dell’arte moderna. L’arciduca Francesco Giuseppe va al lavoro con la sua auto e medita sulla sua sicurezza. Camille Claudel degenera nella pazzia mentre ragiona sulle statue di Rodin.
Nel frattempo esce un libro di successo di uno sconosciuto, tutt’ora lo è, che si chiama Bernhard Kellermann. La polizia sta ancora cercando la Gioconda, rubata nel 1911. Si scoprirà poi che il ladro è Vincenzo Peruggia, un vetraio che voleva restituire il capolavoro di Leonardo all’Italia. Stravinsky a Parigi vede la prima della sua opera “La saga della primavera”.
Tutti i più grandi stanno scrivendo un libro: Thomas Mann, D.H. Lawrence, Marcel Proust, Rainer Maria Rilke. E tutti sono insoddisfatti. Charlie Chaplin sta per diventare una star, grazie al suo primo contratto con gli Studios. E Coco Chanel è felice per come stanno andando le vendite del suo negozio di cappelli. Si continua come in un infinito giro di giostra di fatti e accadimenti, perdendosi nella scrittura di Florian Illies. Si vorrebbe continuare a seguire i protagonisti nello svolgimento delle loro vite. Così finisce il 1913, un anno pieno di stimoli, leggerezza, modernità e voglia di esistere, mentre la guerra inesorabile si avvicina.