Italiano medio, di Maccio Capatonda – recensione del film

Italiano medio è un film comico del 2015 scritto e diretto da Marcello Macchia, meglio conosciuto come Maccio Capatonda (“Mario”, “Mai dire…”) che vede come protagonista lo stesso Maccio, nei panni del disilluso Giulio Verme, insieme ai fidati compagni di avventura Luigi Luciano, in arte Herbert Ballerina (“Ma che bella giornata”) che nel film interpreta Alfonzo, e Adelaide Manselli in arte Anna Pannocchia.

Italiano medio - film di Maccio Capatonda del 2015
Italiano medio – film di Maccio Capatonda del 2015

Trama del film

Italia, oggi. Giulio Verme è un convinto ambientalista vegano di 40 anni che fin da piccolo reagisce al mancato senso civico e ambientale dei genitori, un uomo con una profonda etica morale che non accetta passivamente tutto ciò che succede intorno a lui. Il suo atteggiamento di rifiuto, integralista e intransigente, lo confina ad un lavoro in un centro di smistamento rifiuti alla periferia di Milano. Così, l’uomo che voleva “fare la differenza si è ritrovato a fare la differenziata”.

Giulio, infatti, laureato con il massimo dei voti, oltre che cittadino modello, vorrebbe salvare il mondo e da anni lavora e combatte in favore della raccolta “differenziata” e la salvaguardia delle energie sostenibili, senza alcun successo. Alle prese con una forte crisi esistenziale, insoddisfatto e avvilito, incompreso nelle sue battaglie socio-culturali e ambientaliste, è sconfitto anche nei rapporti con i colleghi, la famiglia e la stessa fidanzata Franca che lo abbandona. La svolta per Giulio arriva quando incontra Alfonzo, un ex compagno di scuola, che gli offre un rimedio pratico per risolvere i suoi problemi: una piccola e miracolosa pillola bianca. Basta questa, infatti, per ridurre quel famoso 20% utilizzato dal proprio cervello ad un felice e spensierato 2%. Il risultato è immediato. Il cittadino modello si trasforma in un comune italiano medio. Il sesso, i soldi e la fama diventano la sua nuova filosofia di vita.

La lotta tra l’uomo intransigente e il suo nuovo io, tra quel famoso 20% e il 2%, trasformerà Giulio in un Vip e cambierà inevitabilmente la sua vita.

Parodia d’autore

Il lungometraggio Italiano medio nasce da un finto trailer di Capatonda, parodia e sovvertimento dei film Limitless, con Bradley Cooper e Robert De Niro, e Lucy di Luc Besson che Maccio con la sua inseparabile squadra rimescola in salsa italiana. Andato in onda nel 2012 all’interno del programma televisivo di La7 “Ma anche no” con la Gialappa’s Band è poi diventato virale in rete. Nella pellicola, l’attore e regista abruzzese, gioca con vari generi cinematografici, omaggiandoli allo stesso tempo. Partendo da Fight Club, passando per The Mask, sino a Shining e Arancia Meccanica di Stanley Kubrick, l’Italiano medio attinge quanto più possibile da quel cinema oltreoceano che spesso ha prestato il fianco alle sue caricature.

Ma andiamo oltre, perché tra una gag e un gioco di parole, un doppio senso e una storpiatura, a farne le spese sono anche i nostrani “Just caviale”, il calciatore “Alessandro del Pirlo”, o il cantante “Gigi e Alessio”. Insomma, nessuno sfugge al mirino di Capatonda, il quale in un’intervista ha dichiarato: “Il film potrebbe sembrare un insulto verso l’italiano, ma io do una visione personale e sferzante di due estremi, due macro categorie, il menefreghista e l’impegnato.

Il ‘non messaggio’ è che in Italia vale tutto: siamo felici di andare a puttane e essere sposati, essere vegani e sfondarsi di panini al maiale. Anche se la storia non l’ho scritta pensando solo agli italiani, ma in chiave universale”. Quindi, nessuna offesa.

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Giulio Verme, protagonista del film "Italiano Medio" di Maccio Capatonda del 2015
Giulio Verme, protagonista del film “Italiano Medio” di Maccio Capatonda del 2015

Lo sguardo impietoso di Maccio Capatonda

Nella pellicola, Maccio Capatonda, regista e attore al contempo, mette l’italiano medio (o mediocre che dir si voglia) con le spalle al muro senza tante cerimonie. È indubbio, infatti, che il film rappresenti un’impietosa descrizione dell’Italia odierna – o di parte di essa, per meglio dire – e che questa sia una pellicola dura e spietata con il pubblico che nel medesimo momento è spettatore e inconsapevole protagonista del film. Eppure siamo abituati a vedere rappresentato l’italiano medio. I grandi maestri della Commedia all’italiana lo hanno già fatto in passato – basta pensare a Paolo Villaggio, Antonio de Curtis (Totò), Alberto Sordi, Carlo Verdone – esperti nel denunciare e trattare con fine comicità, umorismo e ironia argomenti drammatici. Allora cosa è cambiato oggi? È l’italia che è cambiata, che si è incattivita. È l’italiano medio ad essere cambiato, a non essere più quello di una volta, ad aver appiattito i propri ideali scendendo a compromessi e decretando che il tenere il piede in due staffe è oltremodo comodo.

Un atto di denuncia cinematografica, punto. Le brutture del Bel Paese sono messe in bella mostra, alla berlina, Capatonda le suona all’Italia senza poi nascondere la mano dietro la schiena. Così, con schietto sarcasmo, con un linguaggio spiccio e talvolta poco decoroso, con satira demenziale ci mostra un paese soffocato da chi potrebbe cambiare le cose ma non lo fa, vinto da una società egoista ed egocentrica il cui motto è diventato “AmeCheMeNeFregaAmme”, travolto da una mediocrità culturale che si riflette perfettamente nei programmi televisivi trasmessi quotidianamente, come la parodia del talent show  “Master Vip”, trionfo del moralmente dubbio. Il personaggio di Giulio Verme si trasforma, pertanto, nell’incarnazione di tutti i vizi e ossessioni di cui è affetto l’italiano medio, esprimendo tutto ciò in una maniera talmente coatta ed esagerata da risultare a tratti, nonostante l’evidente comicità, una figura addirittura fastidiosamente rivoltante.

Un film di rottura quindi, coraggioso, intelligente e scomodo, capace di dire qualcosa di vero. Maccio Capatonda non fa sconti a nessuno, per par condicio è impietoso con tutti, nessuno escluso: impegnati e disimpegnati, ricchi e poveri, ecologisti e menefreghisti, calciatori, giornalisti, ribelli, soubrette. Non c’è gentilezza nel suo film, ma un’aspra durezza che da una parte alimenta l’umorismo e dall’altra lascia l’amaro in bocca se si ha la sensazione di aver visto se stessi sul grande schermo. E viene quasi spontaneo pensare a quel grande poeta italiano, che nella sua invettiva contro l’Italia, scrive parole che sembrano profetiche: “Ahi serva Italia di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province ma bordello”.

Trailer del film

Nel cast troviamo inoltre:

Nino Frassica (“Andiamo a quel paese”, “Don Matteo”,”Baarìa” ), Enrico Venti, in arte Ivo Avido (“Mai dire Lunedì”, “Lo Zoo di 105”), Lavinia Longhi (“Crimini 2 – Neve sporca”, “La festa”), Barbara Tabita (“Commissario Montalbano – Il gioco delle tre carte”, ”Ti amo in tutte le lingue del mondo”).

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Liliana Serio

Liliana Serio nata e cresciuta nella splendida Conca d'Oro (Palermo), è laureata in Lettere Moderne. Ama viaggiare e ascoltare musica tanto quanto scrivere e leggere, perché "un lettore vive mille vite prima di morire. L'uomo che non legge mai ne vive una sola." Attualmente studia per divenire Redattore Editoriale.

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