Le cellule sono immortali?

Rebecca Skloot: "La vita immortale di Henrietta Lacks"
Copertina del libro “La vita immortale di Henrietta Lacks”, di Rebecca Skloot

Le nostre cellule sono immortali? La risposta, dal 1951, è sì e pochi lo sanno. Più precisamente, visto che il concetto di immortalità è tale fino a che non giunge la morte si può affermare che esistono delle cellule umane che possono aggirare la morte e continuare a moltiplicarsi anche dopo che il corpo nel quale hanno vissuto è morto.

Queste cellule si chiamano HeLa, dalle iniziali della persona a cui sono appartenute per 31 anni: Henrietta Lacks morta di cancro nel 1951. Alcuni campioni dei suoi tessuti furono prelevati affinché fosse studiato il suo tumore e si scoprì così che le sue cellule continuavano a moltiplicarsi senza soluzione di continuità. Da allora si sono moltiplicate fino a raggiungere una quantità numerica incredibile pari a tre volte la circonferenza del globo terrestre.

Moltissimi laboratori in quasi tutto il mondo hanno utilizzato, come oggetto di studio, le cellule di Henrietta per intraprendere importantissime scoperte scientifiche, come ad esempio le terapie contro i tumori, il vaccino della poliomelite, la sintesi dei farmaci contro l’herpes, l’emofilia, le cure contro il morbo di Parkinson ed altre ancora che hanno reso le cellule HeLa famose in tutto il mondo ma soprattutto agli addetti ai lavori che ne hanno commercializzato le cellule e ne hanno diffuso il potenziale senza che di Henrietta si sapesse granché.

Un libro straordinario fa giustizia: “La vita immortale di Henrietta Lacks” scritto dalla giornalista scientifica Rebecca Skloot. L’autrice è riuscita, in dieci anni di lavoro, a raccogliere un materiale molto importante su questo fenomeno, riuscendo a parlare anche con la famiglia di Henrietta che è sempre stata contraria a rilasciare interviste, anche perché ha considerato l’utilizzo della HeLa come una violazione della privacy della loro congiunta che non autorizzò il prelevamento dei tessuti.

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Qui, infatti, si apre un’altra questione molto delicata: fino a che punto la medicina può utilizzare i nostri tessuti cellulari a scopo di studio? La nostra privacy imporrebbe un’ informazione consapevole del destino delle nostre cellule? Il libro della Skloot, che analizza in modo sincero e coraggioso, tutti i punti di vista della storia apre diversi scenari che pongono molte domande su questo caso straordinario e su come la comunità scientifica lo ha gestito. Ma non è solo questo il motivo che spinge a leggere il libro, c’è anche un aspetto intimo legato alla famiglia di Henrietta che ha saputo molto dopo che destino hanno avuto le cellule della loro parente e che hanno vissuto questa esperienza come una sorta di violazione del corpo di Henrietta, anche se, grazie al libro, hanno finalmente capito l’importanza e il contributo che le HeLa hanno dato alla scienza rendendo immortale Henrietta, proprio come le sue cellule.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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La questione è ben nota. Henrietta Lacks era una donna di colore morta giovane di tumore ed alla questione sono stati dedicati studi e libri. Gli eredi non hanno avuto nulla.