Venerdì 17: perché porta sfortuna?
Nella nostra cultura e anche in quella degli altri paesi di origine greco-latina, il numero 17, abbinato al giorno di venerdì, è sempre stata ritenuta un’accoppiata particolarmente avversa e sfortunata. La paura per il numero 17 viene chiamata “eptacaidecafobia”. In particolare, il venerdì 17 sarebbe considerata una ricorrenza particolarmente negativa, in quanto unione di due elementi, ognuno dei quali, estremamente sfavorevoli: il numero “17” ed il giorno “venerdì” (Venerdì Santo, giorno della presunta morte di Gesù).
Tra le tante teorie, la più accreditata risalirebbe al Medioevo. La scritta latina “VIXI” (dal latino “vissi” quindi ”sono morto”) che spesso compariva sulle lapidi dei cimiteri, veniva scambiata con il numero romano XVII, ossia il numero arabo 17. L’altra teoria invece riguarda l’Antico Testamento dove vi è scritto che il diluvio universale iniziò proprio il 17 del secondo mese. Secondo la Bibbia, di venerdì sarebbe morto Gesù. Comunque già nella Antica Grecia era aborrito, dai seguaci di Pitagora, il numero 17 in quanto era tra il 16 e il 18, perfetti nella loro rappresentazione di quadrilateri 4×4 e 3×6 .
Anche nella Smorfia napoletana il numero 17 è sinonimo di disgrazia. Sono molteplici i riferimenti al giorno “sfortunato” nella cinematografia, un classico esempio nel film “Fantozzi in paradiso”, il giorno in cui Fantozzi deve morire, viene indicato e segnato dal ragioniere sul calendario (con un teschio) ed è proprio un venerdì 17. Nei paesi anglosassoni, invece, sarebbe il numero 13 a portare sfortuna. Qualcuno farebbe riferimento ad eventi atroci quali: la data del rogo dei templari, decretata da Filippo il Bello, che sarebbe stata il 13 ottobre 1307 e la caduta di Costantinopoli in mani veneziane, avvenuta il 13 aprile 1204.
Ancora oggi in tutto il mondo, per allontanare la cattiva sorte, i più superstiziosi si affidano a rituali scaramantici e pratiche popolari, sperando di scongiurare i pericoli che il “17” possa causare.