Vecchia città II, analisi dell’opera di Kandinsky
Il quadro “Vecchia città II” del pittore russo Vasilij Kandinsky rappresenta un paesaggio reale. Si tratta di un’opera realizzata a Monaco nell’anno 1902. L’opera è un olio su tela, che misura 52 x 78,5 centimetri, ed è esposto a Parigi presso il Musée national d’Art moderne, Centre Georges Pompidou.
In quest’opera la luce proveniente da destra illumina quasi a infuocare la stradina, su cui passeggia placidamente una donna con abito lungo e copricapo, e i tetti delle case sullo sfondo, i cui comignoli sembrano “guardarsi negli occhi”.
L’intensità della luce crea anche forti ombre e un cangiantismo dei colori, accentuato nella vegetazione e nei tetti delle case.
Questo importante dipinto del periodo impressionista di Kandinsky nasce dai ricordi di un viaggio a Rothenburg, piccola cittadina bavarese sul fiume Tauber. Così lo stesso artista ricorda quella circostanza:
“Fu un viaggio fuori dalla realtà. Mi sembrava che una sorta di incantesimo mi trascinasse di secolo in secolo, contro le leggi naturali, nella profondità del passato. Lasciai alle spalle la stazioncina irreale e attraverso i campi mi avviai verso la porta della città. Rivedo quella porta, le tombe, le case i cui comignoli si stringevano sopra i vicoli e si guardavano, gli occhi negli occhi, fin nel profondo”.
Vecchia città II è dunque la rappresentazione di un paesaggio reale, visto da Kandinsky, ma che diventa nei suoi ricordi qualcosa di magico, un viaggio fantastico attraverso i secoli, grazie a una sorta di incantesimo che lo trascina nel passato. E’ infatti in questi primi anni del secolo XX – che sono anche i primi anni della sua attività artistica – che Kandinsky descrive nei suoi quadri un’atmosfera fiabesca.