Selvaggia Lucarelli: “Ho scritto un libro sulla mia dipendenza affettiva”
Si intitola “Crepacuore – storia di una dipendenza affettiva” (ed. Rizzoli): in questo volume, uscito da poco nelle librerie, la giornalista, blogger e scrittrice Selvaggia Lucarelli racconta un momento particolare della sua vita, durato circa quattro anni.
Ho impiegato 10 anni a scriverlo nero su bianco, dopo il podcast poi ho ricevuto centinaia di lettere mail, in tanti mi hanno scritto e ringraziato, moltissime testimonianze, dovevo farlo. Non è un j’accuse che denuncia il narcisista, ma dipinge esattamente la concorrenza tra le due parti, tra i due attori di questa vicenda, perché corresponsabili di una storia avvelenata di uno schema tossico.
– ha dichiarato.
Nella storia che la Lucarelli racconta tante persone possono ritrovarsi o immedesimarsi, dall’inizio dell’idillio alla fine della storia tra ossessione, disperazione e senso di abbandono. All’epoca dei fatti, la giornalista aveva trent’anni, divorziata da poco tempo e con un bambino di 3 anni. Dopo il momento magico dell’incontro, la storia si è trasformata in una relazione “tossica” che ha condizionato tutta la sua vita.
Fino ai 35 anni ho vissuto quasi con inconsapevolezza, poi in realtà i sintomi andavano indagati altrove. Non sto qui a fare un bignami di psicanalisi spicciola, non ho gli strumenti professionali, ma è anche vero che mettendo insieme le tante testimonianze che mi sono arrivate dopo il podcast, posso assicurare che somiglianze vi sono, come la sindrome dell’abbandono. I narcisisti si presentano sempre con un biglietto molto splendente, ti danno quest’idea di essere l’unica, sempre dal loro punto di vista, quindi l’unica a cui è concesso entrare in certi spazi, l’unica con cui si aprono. “Io sono sempre scappato”. “Io non ho mai vissuto con nessuno, ma con te…
Col senno di poi i segnali c’erano tutti. La prima mail in cui lui, in fondo, parlava solo di se stesso e mi diceva di cercare il suo nome sul motore di ricerca. La prima litigata, per il tappo dell’ammorbidente chiuso male. Il ritrovarsi in ginocchio, nella doccia, con un unico obiettivo: pulire tutte le fughe delle piastrelle. Il lettino del bambino? Nascondiamolo nella Spa. Col senno di poi è facile riconoscere che il nome del ristorante in cui andare la prima sera fu l’ultima cosa che governai io.
Selvaggia Lucarelli ha dato un nome a tutto questo: dipendenza affettiva, una patologia mentale da cui oggi è totalmente guarita.
Attualmente la giornalista ha un fidanzato che fa il cuoco, insieme sono felici. Il peggio è passato.