Intervista a Salvatore Mercadante su Robert Doisneau
Robert Doisneau era un fotografo nato a Gentilly, Val-de-Marne, nella periferia di Parigi, in Francia. Pioniere del fotogiornalismo, famoso per i suoi scatti in strada. Riusciva a ritrarre gli aspetti curiosi e i più inaspettati della società francese, pur sostenendo che “Io non fotografo la vita reale, ma la vita che mi piacerebbe che fosse“.
Giovanissimo, a soli ventidue anni, venne assunto come fotografo industriale dalla Renault, ma durò poco, perché fu licenziato, in quanto arrivava sempre in ritardo. Passò quindi all’agenzia Rapho, lavorandoci per circa cinquant’anni. Ebbe esperienze lavorative al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale, quindi tornò a Parigi dove si dedicò alla fotografia di strada, negli anni Cinquanta e Sessanta.
Collaborò con scrittori come Blaise Cendrars e Jacques Prevert. Mentre i suoi servizi vennero pubblicati dalle riviste “Life” e “Vogue”. Riusciva a ritrarre i bambini mentre giocavano, conferendogli rispetto e serietà.
Il grande maestro francese Robert Doisneau, morto nel 1994, ha realizzato oltre 450.000 fotografie. La prima, scattata nel 1929 a 17 anni. Nelle sue immagini si trovano soprattutto la quotidianità lungo le strade di Parigi, bambini che giocano, momenti di festa, innamorati, animali. Scatti dalla immensa carica emotiva
Foto famose di Robert Doisneau
Tra gli scatti più famosi si ricordano “Il bacio davanti all’hotel De Ville“, 1950, “L’informazione scolastica”, Parigi, 1956, “La diagonale dei gradini”, Parigi 1953, “Autoritratto con Rolleiflex”, 1947.
Intervista a Salvatore Mercadante
D: Robert Doisneau viene definito per i suoi ritratti un esponente della fotografia umanista…
R: Si tratta di un vero e proprio movimento culturale fotografico attraverso il quale la mera documentazione lascia spazio alla poesia, il suo inizio lo si può far risalire al 1930; questa nuova corrente di pensiero mirava alla rivalutazione dell’uomo attraverso il reportage sociale. L’autore ha sempre avuto un ruolo di particolare importanza, rappresentando attraverso le sue fotografie la bellezza di una Parigi con al centro l’uomo ed i suoi sentimenti.
D: Qual è la foto di Robert Doisneau che più l’ha colpita?
R: Sono comunemente controcorrente e non le dirò che la famosa foto del bacio all’hotel De Ville è la foto che più mi colpisce; rimango colpito invece dalla sua capacità di donare dignità ai “più piccoli” e profonda conoscenza delle dinamiche umane, come a sottolineare la necessità di ricominciare da capo e non dimenticare la semplicità e la voglia di sognare.
Ad esempio, nella foto “le bolide” un bambino su un automobile giocattolo si accosta ad un automobile vera ma con una gomma forata; tralasciando i tecnicismi, c’è tutta l’ambizione dell’uomo a diventare grande ma allo stesso tempo la precarietà dell’essere poi adulto: l’automobile simbolo dell’uomo ormai maturo, infatti, è ferma con la gomma forata mentre il bambino, nonostante la sua auto giocattolo, può continuare tranquillamente per la sua strada. I baci, i giochi, i sorrisi sono tutte prove che un mondo migliore può esistere.
A tal proposito, mi permetta una digressione: spesso sentiamo dire, quando si parla di Doisneau, “che il suo intento era quello di voler dimostrare che un mondo migliore poteva esistere”.
Forte di questa affermazione, ho ripreso in mano il libro di Doisneau e riletto le vicende giudiziarie che ebbero al centro della discussione proprio la sua opera maggiore: fu proprio quell’immagine a trasformarsi in prova, non solo dal punto di vista processuale ma, soprattutto, prova di un modo di lavorare di uno dei più grandi esponenti della fotografia del Novecento che ci avvicina alla poesia e all’amore ovunque esso sia.
D: Ci racconta un aneddoto sul maestro francese?
R: Sicuramente, l’aver rubato lo sguardo indiscreto dei passanti. Grazie alla complicità dell’amico antiquario Romi e il giornalista Robert Giraud, preparò una vera e propria trappola utile a catturare le emozioni dei parigini di passaggio, posizionando un quadro di donna dal contenuto per quell’epoca equivoco, nella vetrina della boutique di Romi e, fotografando gli sguardi dei passanti, realizzò un insieme di immagini esilaranti. Ma le chiedo un po’ di clemenza nel farmi fare una mia personale interpretazione.
Non si tratta a mio avviso di una semplice sequenza ironica di immagini che catturano il quotidiano nonché le emozioni e la curiosità, ci portano con un sorriso vicino all’essenza della fotografia, quella fotografia indiscreta che cattura a nostra insaputa un’intima debolezza che non avremmo voluto mai mostrare.
D: Doisneau sosteneva che “Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”. Quanto di vero coglie in queste parole?
R: Moltissimo e dona alla fotografia valore sociale; possiamo migliorare il mondo anche attraverso le fotografia. Immagini per un istante in che maniera la fotografia di reportage sociale ha cambiato e continua a cambiare le sorti politiche di intere nazioni.
D: Di recente, la fotografia di Doisneau, il famoso bacio, è diventato il simbolo della forza di Parigi, dopo gli attentati di venerdì 13 novembre 2015…
R: Sembra proprio così, l’autore torna ad emozionarci con le sue immagini che non sono solo belle e toccanti ma ci danno quello slancio emotivo per credere che “un mondo dove stare meglio può esistere”. Grazie.