Robinson Crusoe: riassunto
Nato a Londra il 3 Aprile 1660 Daniel Defoe è considerato il fondatore del “Romanzo inglese”, il padre del romanzo moderno. Defoe, che è soprattutto un giornalista e saggista, uno che scrive per campare, scrive il capolavoro Robinson Crusoe in età avanzata, a cinquantotto anni.
L’abilità dello scrittore britannico sta nel mescolare elementi reali e di fantasia nelle storie che racconta. Per esempio, il romanzo “Robinson Crusoe”, pubblicato in Inghilterra il 25 aprile 1719, sembra riferirsi alla storia vera del marinaio Alexander Selkirk.
Approfondimento
Trama del libro
Il romanzo che ha decretato il successo di Daniel Defoe narra la storia di Robinson, un ragazzo amante del mare e della libertà, che sente il forte desiderio di viaggiare per il mondo ma viene ostacolato nei suoi progetti dal padre troppo severo. Decide così di fuggire di casa all’età di diciannove anni, incappando in una serie di avventure.
Viene prima imprigionato dai pirati di Salè per alcuni mesi, poi riesce a scappare in Brasile, dove comincia a gestire una piantagione. Si rimette in viaggio verso il Venezuela su una nave con l’obiettivo di acquistare degli schiavi, ma l’imbarcazione affonda prima di arrivare a destinazione. Robinson è l’unico superstite al naufragio.
Rifugiatosi su un isola deserta, vi rimane per ventotto anni. Per dodici anni l’unico essere vivente con il quale comunica è un pappagallo parlante. Robinson Crusoe si adatta alla vita nell’isola cercando di sopravvivere nella maniera migliore, annotando su un diario quello che gli succede giorno per giorno.
Dopo dodici anni di completo isolamento, scopre per caso di non essere solo sull’isola, ci sono alcune tribù di cannibali che potrebbero ucciderlo per fame. Così, dopo averli uccisi uno per uno, Robinson decide di tenerne uno prigioniero, e lo chiama “Venerdì” (il giorno in cui i due si sono incontrati).
Finale
Al selvaggio Robinson insegna a parlare la lingua inglese e gli legge la Bibbia per condurlo al Cristianesimo. Dopo l’esilio forzato sull’isola, durato venticinque anni, Robinson torna in Inghilterra e scopre di aver accumulato una fortuna grazie alle fertili piantagioni brasiliane. Dopo aver venduto le piantagioni, Robinson si ritira a vivere nell’isola che ha colonizzato e ne diventa Governatore.
Analisi e considerazioni
Il motivo che pervade il romanzo dall’inizio alla fine è la solitudine dell’uomo di fronte a Dio e alla natura.
Sull’isola deserta Robinson è completamente solo, in balia degli eventi, e si rende conto di non poter avere il dominio su tutte le cose. Per quanto intriso di avventura e senso pratico, il romanzo di Defoe racconta anche il percorso spirituale di un uomo che nella solitudine riflette sui temi più importanti dell’esistenza.
Robinson Crusoe è uno scritto che rispecchia fedelmente la mentalità inglese dell’epoca, che rappresenta la dualità tra l’uomo bianco (civilizzato) e l’uomo di colore (il selvaggio). Quando Defoe scrive questo capolavoro, l’Inghilterra è in pieno Illuminismo, e assiste all’ascesa dell’emergente borghesia puritana. Il modello di Venerdì, il “buon selvaggio” è stato preso come riferimento nel trattato psicologico “Emile” scritto dallo studioso francese Jean Jacques Rousseau.
Il personaggio di Venerdì è raccontato da Defoe in una prospettiva molto positiva: il selvaggio si emoziona e si stupisce per ogni piccola cosa.
Il libro ha ispirato numerosi film: uno dei più recenti risale al 2000, si intitola “Cast Away”, ed è interpretato dall’attore Tom Hanks.
Incipit
Inizia così il romanzo Robinson Crusoe:
Sono nato nell’anno 1632, nella città di York, da una buona famiglia, che però non era di qui: mio padre era uno straniero di Brema, dapprima stabilitosi a Hull, dove aveva fatto fortuna in affari: poi s’era ritirato dal commercio venendo a vivere a York, siccome aveva sposato mia madre, una Robinson, di un’ottima famiglia del luogo; così mi chiamavo Robinson Kreutzner: ma per la corruzione di parole che avviene spesso in Inghilterra ora mi chiamano, ci chiamiamo, ci firmiamo, col cognome di Crusoe: come m’hanno sempre chiamato i compagni. …