Lettere a Scottie (Francis Scott Fitzgerald)
i papà e le figlie femmine
ho un debole per francisscottfitzgerald. un debole forte, proprio debolissimo, quasi da cotta di quando hai 13 anni. il grande gatsby è uno dei libri del cuore, anche letto nella versione precedente trimalcione. e poi tutti gli altri, quelli famosi, tenera è la notte, di qua dal paradiso, belli e dannati (che no, non è quello del film), i racconti, e poi quelli meno, famosi, quando era scoraggiato e mezzo disoccupato. tutto. tutto nonostante magari fosse un poco alcolizzato, un poco presuntuoso, io lo trovo meraviglioso.
sì, ho visto i film, sì, mi sono piaciuti. sì, meglio robert redford che leo, ma solo per questioni di è venuto prima lui.
inzomma a me fitzgerald me piasce proprio tanto tanto. ho letto quindi lettere a scottie – archinto, 2003. scottie è la figlia sua e di zelda. zelda a una certa non si è sentita tanto bene, la testa non ha voluto collaborare e ci sono stati lunghissimi periodi di ospedale. lui ci ha pure provato a starle vicino e sì, nei suoi libri si capiscono subito le parti autobiografiche. comunque zelda poi ci è morta in un istituto che ha preso fuoco, atroce. ma lui non l’ha saputo, è morto prima di lei.
cosa vuole un padre da una figlia? cosa vuole un padre per la figlia? il meglio, certo, sempre. forse non sempre ma prendiamo queste fette di salame per un attimo, mettiamocele sugli occhi e facciamo finta che vada tutto bene. vuole il meglio o vuole quello che lui crede essere il meglio? vuole il meglio o vuole quello che lui avrebbe voluto per sé, anche a posteriori?
e poi, se certe cose vanno bene e altre no, quanto insistere? quanto dire hai fatto il tuo dovere quando i risultati a scuola erano buoni, quanto dire a nuoto ci vai lo stesso anche se non ti piace fa bene alla schiena. quanto dire no, non esci, anche se tutti i tuoi amici ci vanno, e poi una manciata di anni dopo farti partire per chissà dove dove potrai fare chissà cosa. quanto fare proprio quell’università perché poi sarà più facile trovare lavoro [canned laughs] anche se io no io davvero non me la sento. e trova un lavoro fisso, e non correre rischi.
non fanno i libretti di istruzioni per diventare genitori, me lo dice sempre il mio papà. be’ non lo fanno nemmeno per diventare figli sai, quindi rivediamo un attimo cosa voglio io per me e cosa vuoi tu per me.
ma io lo so che il mio papà esattamente come fitzgerald, ha voluto sempre che fossi contenta. magari facendo a volte le scelte sbagliate o usando mezzi sbagliati, a volte poi l’ha capito, a volte magari no, ma so che l’ha fatto per me e allora, se alcune cose han fatto male, cerco di dimenticarle. quando non riesco, cerco di nasconderle nei cassetti insieme ai collant beige. che dovrei anche gettarli via sti collant che oltre a fare schifo manco li metto mai.
io comunque lo so, sono molto fortunata. quelle fette di salame di cui sopra non mi rendono imbecille. (però mi han fatto venire fame).
fsf scrive alla figlia che è giovanissima e sta in collegio, come fosse un’adulta. le parla di soldi, di scuole che dovrà fare, di gestione di vita quotidiana. lei però a differenza mia è un po’ più sicura di sé e gli risponde da pari. io ho iniziato a riuscirci da grande, e manco sempre.
fsf le parla soprattutto di due cose: educazione – nel senso scuola – e soldi. perché soldi, ce ne sono pochi, ma si cerca di mantenere le abitudini di un certo stile di vita che comprende qualche festa, qualche cappotto, qualche viaggio. e scuola, perché si vede che ci tiene. i papà, certe cose non cambiano mai.
ci sono anche lettere di risposta di scottie, dà spiegazioni, si giustifica, pare spesso più matura del padre. la cosa forse che colpisce di più è la responsabilità di cui viene caricata una ragazzina. però che ne so io di come andavano le cose negli anni ’30, magari erano tutti così no?
anche nelle lettere più fredde però, lo senti che ci tiene. magari non ce la fa, perché non ce la sta facendo lui stesso con la sua mente, ma ci tiene. e attenta ai ragazzi, in breve. e non ti preoccupare, io sono qui, povero, alcolizzato, malato, ma sono qui.
triste leggere le lettere che si avvicinano al natale 1940, perché senza spoilerare niente, è il 21 dicembre 1940 che francis scott fitzgerald è morto, e scottie aveva 20 anni nemmeno, la madre in ospedale, il padre in mezza disgrazia che muore d’infarto e il peso di un genitore famoso.