Koh-i-Noor: la storia di un diamante maledetto

Il Koh-i-Noor (o Koh-i-Nur) rappresenta, suo malgrado, una delle storie più intriganti del mondo. E’ un diamante gigantesco, senza uguali. Fu trovato in una miniera dell’antica Golconda, città ormai in rovina e che si trova nell’India centro meridionale. Fin da subito il diamante, come se fosse macchiato da una tremenda maledizione, suscitò brame di potere, guerre, leggende, persecuzioni, invidie, gelosie e quel senso del possesso che lo ha accompagnato per un viaggio lunghissimo.

Koh-i-Noor - diamante
Foto di una copia del diamante Koh-i-Noor

Dall’India a Londra

Tale viaggio lo fece approdare a Londra dove oggi è esposto incastonato nella corona di Elizabeth Bowes-Lyon, madre di Elisabetta II regina di Inghilterra.

Quando il Koh-i-Noor fu mostrato al pubblico nel 1851, durante la Grande esposizione di Londra, non venne accolto da stupore, bensì da una delusione generale.

Ciò perché dopo tanta mitologia su un diamante che aveva scatenato la cupidigia e l’arrivismo più truculento, il pubblico si trovava di fronte a qualcosa che non aveva nessuna particolarità, a parte la dimensione.

Ovviamente era un diamante grezzo e dunque non era stato mai lavorato secondo i canoni e i parametri occidentali (leggi anche: differenze tra diamanti e brillanti).

Koh-i-Noor, simbolo di avidità

Tuttavia, il Koh-i-Nur non era solo il diamante più grande del mondo, capace di sfamare con il suo valore tutta la popolazione terrestre per due giorni e mezzo – così si diceva allora, secondo dei calcoli che ne valorizzavano i carati. Esso era anche un simbolo dell’avidità umana.

Il diamante, infatti, ha attraversato storie di:

  • omicidi,
  • vendette,
  • torture,
  • assassinii,
  • prevaricazioni,
  • maledizioni

fino a giungere alla sua destinazione finale.

Coloro che lo hanno posseduto, hanno vissuto l’esperienza della sua unicità per poi precipitare in un abisso di dolore e perdizione.

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Per questo motivo il minerale più prezioso del mondo è anche quello più pericoloso.

Il libro sulla storia del Koh-i-Nur

Molte storie che lo accompagnano sono anche però la conseguenza di narrazioni mitologiche, in cui la verità si mischia al racconto.

Due studiosi, William Dalrymple e Anita Anand, hanno svolto molte ricerche per separare il mito dalla verità e ricostruire con buona approssimazione la storia del diamante. Ciò che ne è venuto fuori è un libro interessante, scritto con un linguaggio brillante e con la ricchezza delle fonti, le quali rendono il racconto ancora più intrigante.

Il libro è pubblicato da Adelphi con il titolo “Koh-i-Nur, la storia del diamante più famigerato del mondo”.

Koh-i-Noor - Koh-i-Nur - libro
La copertina del libro. Il titolo originale è: The History of the World’s Most Infamous Diamond

Il volume consta di 254 pagine scritte fittamente dove i personaggi si susseguono come in un dramma shakespeariano.

Nel libro scopriamo non solo le vittime del diamante più pericoloso del mondo, ma ammiriamo la storia che si incastona in un gioiello unico per bellezza e fama.

Fino alla scoperta delle miniere di diamanti in Brasile nel 1725, con la sola eccezione di un filone di cristalli di diamante nero trovato nelle montagne del Borneo, tutti i diamanti del mondo provenivano dall’India.

Gli antichi diamanti indiani erano alluvionali: non venivano estratti nelle miniere, bensì setacciati e prelevati come cristalli naturali dalle morbide sabbie e ghiaie di antichi alvei fluviali.

Originariamente espulsi dalle rocce ospitanti – kimberliti e lamproiti – da primordiali eruzioni vulcaniche, furono trascinati dalle acque e trasportati lungo i fiumi, per poi depositarsi quando i fiumi si disseccarono milioni di anni fa.

Per la maggior parte, questi diamanti alluvionali erano minuscoli cristalli ottaedrici naturali. Assai raramente, tuttavia, si poteva trovare un diamante grosso quanto un uovo di gallina. Tale era il Koh-i-Nur.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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