Intervista a Gian Antonio Stella
Gian Antonio Stella. “Penna” importante e ormai colonna del Corriere della Sera, dopo una lunga carriera trascorsa nella cronaca, può essere considerato da circa dieci anni uno dei più influenti giornalisti in ambito politico e, anche, di costume. Il suo nome è legato ad uno dei casi editoriali più importanti degli ultimi anni: la pubblicazione, nel 2007, del libro-denuncia “La casta”, scritto con Sergio Rizzo, il quale con oltre 1.200.000 di copie vendute e ben 22 edizioni è stato uno dei libri di maggior successo dell’anno, in grado di svelare alcuni dei meccanismi più torbidi che si celano dietro al sistema politico italiano.
Nel 2009 invece, ha pubblicato “Negri, froci, giudei & Co. – L’eterna guerra contro l’altro”, altra interessante indagine della società italiana.
Nel 2011 invece, mentre lavorava alla sceneggiatura del discusso film “Silvio Forever”, ha pubblicato un’inchiesta di stampo ambientalista, dal titolo “Vandali. L’assalto alle bellezze d’Italia”, edito da Rizzoli.
Nel corso del Festival di Legambiente di Monte Sant’Angelo, FestambienteSud 2012, andato in scena nella cornice garganica lo scorso luglio, ospite della kermesse, Gian Antonio Stella ha parlato proprio del suo libro “Vandali” e, soprattutto, del perché un paese come l’Italia, ricco com’è di bellezze artistiche e paesaggistiche, non riesca più a valorizzare le proprie attrazioni.
Di seguito, l’intervista al giornalista del Corriere Della Sera.
Un’unica domanda, per parlare sia del libro che della situazione nazionale. Chi sono i vandali?
I vandali sono tanti. Sono i cittadini che costruiscono in mezzo alla via Domiziana, o quelli della solita casa abusiva, ma anche il vigile che fa finta di non vedere, l’assessore o il sindaco che fanno dei regolamenti comunali scellerati o che fanno finta di non vedere anche loro. I parlamentari che fanno leggi sbagliate. Purtroppo c’è una molteplicità di vandali.
Quali le colpe maggiori, allora?
Il massimo colpevole è senza dubbio chi sta in alto. Perché è chi sta in alto che dovrebbe far rispettare le regole e quindi alla fine, quella è la responsabilità più grande.
In termini economici invece, quanto ci costa questo gap che sta crescendo sempre di più, a livello turistico, rispetto ad altri paesi non solo europei (proprio l’Italia, che un tempo era il primo paese in termini di turismo economico)?
Non siamo ancora gli ultimi, ma i quinti al mondo, a livello turistico. Ma eravamo i primi. Siamo scesi al settimo posto per flusso di capitali stranieri e al ventottesimo per competitività turistica. È una situazione di progressivo degrado, ed è un delitto, perché con tutte quello che abbiamo potremmo ricavare decisamente di più. Dal turismo, oggi, secondo il World Economic Forum ricaviamo il 3,2 % del pil. È una percentuale infamante e ridicola. Sta a significare che non c’è l’attenzione dovuta. È chiaro che con tutto il ben di Dio che abbiamo, è davvero assurdo ricavare solo il 3,2% dal turismo.
Quali spiragli per riprendere la marcia e riappropriarci del primato?
Credo sia necessario cambiare classe dirigente, non solo a livello politico. È una classe dirigente scarsa in tutti i settori. Capita: ci sono generazioni buone e generazioni meno buone. Questa di oggi che domina la politica, l’economia, il giornalismo e altri contesti, è una generazione non buona, mediocre, ce ne sono state migliori nel passato. Io credo che valga la pena di scommettere sui giovani e soprattutto sulle donne. Ci sono delle donne straordinarie che non vengono utilizzate ed è un dato importante il fatto che siamo ultimi nell’Europa a 27 per spazio dato alle donne: le migliori donne italiane vanno a cercarsi spazio all’estero, conquistano posizioni importanti, spesso importantissime, ed è un delitto perdere queste intelligenze.