Il giovedì nero di Wall Street del 1929
Il 24 ottobre 1929 la Borsa di Wall Street mostrò, nella sua rovinosa caduta, quanto potesse essere pericoloso il baratro economico che si stava aprendo sull’economia americana. Quel giorno, giovedì, ci fu il primo vero segnale d’allarme, che si trasformò in seguito in un panico più ampio e devastante, di come l’economia di mercato, che fino a quel momento aveva sorretto il boom economico, apparisse completamente fragile e in balìa delle nuove e nefaste circostanze storiche.
Nei giorni precedenti la Borsa di New York aveva subito pesanti perdite; lunedì 21 ottobre 1929 le vendite di titoli avevano subito una contrazione preoccupante e molti analisti avevano interpretato un tale fenomeno come un evento inedito e funesto ma anche come un possibile colpo di coda al nervosismo che aveva influenzato i mercati nelle ultime settimane. Per alcuni, insomma, si trattava di una sorta di sovra-reazione da parte dei compratori, alle tante immagini funeste che i giornali avevano iniziato a presentare, soprattutto per quanto riguardava il mercato immobiliare.
Alla chiusura dei mercati la preoccupazione era ancora molto forte ma si pensò che il giorno successivo le cose sarebbero andate meglio. Ma non fu così: ad apertura delle contrattazioni ci fu un’ulteriore contrazione del mercato con solo momentanee curve positive che non resero la giornata di martedì positiva come molti analisti, speculatori e risparmiatori avevano sperato. Mercoledì 23 la crisi si mostrò in tutta la sua intensità, molti titoli divennero carta straccia e i risparmiatori, che avevano investito in tali titoli, furono costretti ad aumentare le garanzie economiche per sostenerli: a questo punto era chiaro che moltissime fortune impegnate nei titoli azionari si stavano bruciando con una rapidità impressionante.
I titoli perdevano valore e non davano alcuna speranza che ci potesse essere una risalita che compensasse tali perdite. Molti investitori, ma non tutti, i risparmiatori e gli speculatori caddero nella disperazione più nera.
Giovedì 24 ottobre 1929 fu la testimonianza chiara e inequivocabile che la situazione era compromessa. Al mattino, in una calma surreale che preannunciava la tempesta, ci furono alcune contrattazioni normali, senza particolari scossoni. Prima di pranzo i prezzi delle azioni iniziarono a scendere senza sosta, il mercato appariva fermo e in balìa del panico.
Iniziarono di colpo le vendite al ribasso senza nessun controllo e in preda ad un panico surreale. La mattinata si concluse con una perdita netta di molti milioni di dollari in azioni. All’epoca le contrattazioni si svolgevano in mattinata e ciò durò fino al 1952 mentre oggi avvengono anche nel pomeriggio. La stessa sera, a borsa chiusa, esponenti delle principali banche d’affari si riunirono negli uffici della J.P. Morgan per cercare una soluzione. Le dichiarazioni rese ai giornalisti dovevano servire a contenere il pessimismo ma non servirono a molto.
Martedì 29 ottobre l’indice perse 43 punti e diede inizio alla più grande recessione della storia economica mondiale.
A chi fosse interessato posso suggerire una classica ma attuale lettura sula tema: La Crisi degli Anni Trenta. E' consultabile o scaricabile da http://ugopettenghi.blogspot.it