Amanda Knox, Raffaele Sollecito e il delitto di Perugia

L’omicidio di Meredith Kercher, studentessa americana residente a Perugia, avvenuto il 1° Novembre 2007, noto come “Delitto di Perugia”, è uno degli avvenimenti giudiziari che ha suscitato maggiore interesse e curiosità da parte dei mass media e della gente comune.

Meredith Kercher
Una foto della vittima dell’efferato delitto: Meredith Kercher

Ricostruiamo i fatti avvenuti tra il 1° e il 2 novembre 2007 nella casa in Viale Sant’Antonio a Perugia, dove Meredith, arrivata in Italia per il progetto universitario“Erasmus”, vive con altre tre ragazze (due italiane ed una americana), che però quella notte non sono presenti.

Amanda Knox
Una dei protagonisti dell’intera vicenda: Amanda Knox

La mattina del 2 Novembre una donna, che abita nei pressi della casa in cui viene ritrovato il corpo senza vita della studentessa americana, chiama i Carabinieri per denunciare il ritrovamento di due cellulari nella sua proprietà. Uno dei due telefoni, esaminato dalla Polizia Postale, conduce alla casa in cui abita Meredith Kercher.

Raffaele Sollecito
Raffaele Sollecito, all’epoca legato sentimentalmente ad Amanda

Le forze dell’ordine trovano fuori dall’abitazione la coinquilina di Meredith, l’americana Amanda Knox, e il fidanzato Raffaele Sollecito, pugliese (originario di Giovinazzo, un paese in provincia di Bari). I due dichiarano di essere in attesa dei Carabinieri, perché avendo trovato la porta di casa aperta e la finestra rotta, pensano si sia verificato un furto. I poliziotti entrano in casa, sfondano la porta della camera da letto di Meredith, che è chiusa a chiave, e fanno la macabra scoperta. La stanza è disseminata di macchie di sangue, c’è disordine dappertutto, sotto il piumone che ricopre il letto spunta il piede di Meredith.

Trasportati in caserma per essere interrogati sull’accaduto, i due fidanzatini espongono la loro versione dei fatti. Amanda Knox, che appare subito più sveglia e perspicace di Sollecito, chiama in causa il proprietario del locale in cui lei lavora, un certo Patrick Lumumba.

Patrick Lumumba
Patrick Lumumba, chiamato in causa da Amanda

Secondo la ragazza l’uomo si trova nella casa in cui è stato commesso il delitto, la notte del primo novembre. Le accuse si rivelano prive di fondamento, ma l’uomo viene rinchiuso in carcere per quattordici giorni. Per l’ingiusta detenzione subita Lumumba riceve la somma di ottomila euro a titolo di risarcimento, mentre Amanda viene condannata per il reato di calunnia. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, la sera del 1° Novembre Raffaele e Amanda si incontrano con Rudy Hermann Guede, un conoscente della ragazza.

Rudy Guede
L’ivoriano Rudy Guede

I tre decidono di trascorrere insieme la serata nella casa che la studentessa divide con Meredith, che intanto è appena tornata a casa dopo aver trascorso qualche ora in compagnia di amiche. Mentre Amanda e Sollecito cominciano a scambiarsi effusioni piuttosto esplicite, Guede va in bagno. Forse eccitato dal comportamento della coppia, il giovane entra in camera di Meredith e tenta un approccio intimo con la ragazza. Meredith oppone un rifiuto, e di fronte all’insistenza del ragazzo si mette a gridare.

A questo punto intervengono Amanda e Sollecito, che partecipano all’azione criminosa immobilizzando la povera studentessa e minacciandola con un coltello. Questo, però, non può essere considerato l’arma del delitto, in quanto non è stato trovata alcuna traccia di DNA appartenente ad Amanda.

Siccome Meredith si oppone con tutte le sue forze, Amanda la colpisce al collo più volte, senza però ucciderla. La morte arriva più tardi, dopo una atroce agonia. I tre fanno sparire il telefono della Kercher (che viene poi ritrovato in una scarpata poco distante) e si dividono: Guede va in discoteca, mentre la coppia pare abbia trascorso la notte insieme a casa di Raffaele.

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La mattina dopo la diabolica coppia torna sul luogo del delitto e cerca di depistare le indagini inscenando un furto. In primo grado Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Rudy Guede vengono condannati rispettivamente a 26, 25 e 16 anni di reclusione. Il giovane ivoriano ha subito la condanna definitiva con sentenza della Corte di Cassazione, emessa il 16 Dicembre 2010.

L’accusa nei suoi confronti è concorso in omicidio e violenza sessuale. Il movente dell’omicidio viene definito dai giudici “erotico sessuale violento”. Per Amanda e Raffaele, invece, è stato richiesto il ricorso in Appello. La sentenza di primo grado è stata emessa dalla Corte di Assise di Perugia.

In Appello viene disposta la parziale riforma della sentenza di primo grado. Mentre viene confermata la condanna a tre anni di reclusione per il reato di calunnia nei confronti della Knox (peraltro già scontati), i giudici stabiliscono l’assoluzione dalle accuse di violenza sessuale ed omicidio per i due imputati con la formula “di non aver commesso il fatto”. I due vengono immediatamente scarcerati, e nei confronti di Amanda e Sollecito comincia un vero e proprio “linciaggio mediatico”, che coinvolge anche i loro legali difensori. La sentenza si basa su perizie scientifiche nuove che escludono la presenza dei due ragazzi sul luogo del delitto. Pare inoltre che nei primi esami effettuati sono stati rilevati alcuni errori da parte della polizia scientifica.

La Procura Generale della Repubblica di Perugia dispone il ricorso alla Corte di Cassazione in data 14 Febbraio 2012, contro la sentenza che ha disposto l’assoluzione di Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Quest’ultima è stata rinviata a giudizio anche per il reato di calunnia nei riguardi di una interprete  di alcuni agenti di Polizia della Questura di Perugia.

Il 26 Marzo 2013 la Prima sezione penale della Corte di Cassazione annulla le precedenti sentenze di assoluzione nei confronti di Knox e Sollecito. Il giudizio viene rinviato davanti alla Corte d’assise d’Appello di Firenze. La condanna di Amanda per calunnia è diventata definitiva. I due protagonisti della vicenda hanno scritto libri raccontando la loro vicenda giudiziaria: da qui in poi è tutto da rifare dal punto di vista processuale.

Alla fine del mese di gennaio 2014, dopo circa 12 ore di camera di consiglio, arriva la nuova sentenza che cancella l’assoluzione del processo di secondo grado: Amanda Knox viene condannata a 28 anni e mezzo; Raffaele Sollecito a 25 anni.

L’epilogo

Alla fine del mese di marzo del 2015 si arriva all’ultimo grado di giudizio: dopo più di sette anni, cinque processi e oltre dieci ore di camera di consiglio, la Cassazione annulla la condanna di entrambe i ragazzi: vengono cancellate le pene. L’unico colpevole resta Rudy Guede. Giulia Bongiorno, avvocato difensore di Sollecito, ha avuto modo di dichiarare: “La sentenza di condanna era costellata di errori“.

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Cristiana Lenoci

Cristiana Lenoci è laureata in Giurisprudenza e specializzata nel campo della mediazione civile. La sua grande passione è la scrittura. Ha maturato una discreta esperienza sul web e collabora per diversi siti. Ha anche frequentato un Master biennale in Giornalismo presso l'Università di Bari e l'Ordine dei Giornalisti di Puglia.

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I'm sorry but this is a terrible article. Not in how it's written, the author is a good writer, but the facts are horrificly incorrect. It's as if Giuliano Mignini himself wrote it for a Tabloid. It's all about theories that were all disproven in with Massei..why would this author do this??? Weird… There was a coerced image of what possibly "might have happened". They told her to imagine, to dream. Come on, stop with out and out lies.