Il figliol prodigo (quadro di De Chirico)

Il figliol prodigo” è una celebre opera del pittore italiano Giorgio De Chirico oggi conservata presso il Museo del Novecento di Milano. Il quadro ha avuto una storia piuttosto movimentata: ha infatti attraversato diverse collezioni, esposizioni e gallerie, tra le quali la Galleria del Milione di Milano, per poi essere collocato solo nel 2010 nel Museo del Novecento. Si tratta di un dipinto ad olio su tela, delle dimensioni di cm 100 x 70.

Il figliol prodigo (Giorgio De Chirico, 1922)
Il figliol prodigo (Giorgio De Chirico, 1922)

Il figliol prodigo: analisi e interpretazione del quadro

Il tema “figliol prodigo” è stato ripreso dal pittore più volte nella sua carriera artistica. De Chirico, in quest’opera, si allontana in parte dall’influenza di Böcklin e si avvicina a nuove suggestioni, in particolare al pensiero di Nietzsche, mettendo in scena l’idea dell’eterno ritorno nietzschiano, in cui passato e futuro si confondono sino all’annullamento.

Nel quadro, ammiriamo una piazza, delimitata a destra da un edificio con un porticato, aperta sulla sinistra con da sfondo un paesaggio lontano. In primo piano, intravediamo un manichino senza volto, il figlio, vivacemente colorato, e suo padre, rappresentato come una rigida statua di gesso, che si abbracciano l’un l’altro. Il manichino viene visto come una sorta di un doppio inquietante dell’artista e senza dubbio rappresenta la soluzione più efficace alla tendenza dechirichiana di proiettarsi autobiograficamente in ogni suo dipinto.

In questo quadro, l’autore si ispira alla tradizione biblica delle parabole; il manichino rappresenta lui stesso, il figliol prodigo, l’uomo del futuro che ha voluto cimentarsi in un percorso originale e inusuale e che avendo speso tutto ciò che possedeva, ritorna immediatamente dal padre, alla statua, alla tradizione.

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Nella scena viene raffigurata la conclusione della vicenda, ovvero il perdono del padre nei confronti del figlio pentito della propria condotta. Nel dipinto, ammiriamo lontano il monumento equestre in cima alla salita e il basamento con colonna, mentre si intravede in maniera netta l’orizzonte.

L’ambientazione risulta essere priva di ambiguità prospettiche e costruita secondo i canoni quattrocenteschi: ciò lo si nota dalla linea di orizzonte bassa che mette in risalto la scena principale del padre e del figlio che si abbracciano, focalizzando la posizione centrale della coppia in primo piano.

Durante la realizzazione del dipinto “Il figliol prodigo”, l’autore si ispirò a episodi fondamentali della sua esistenza privata ed artistica come il “ritorno in patria” dopo gli anni parigini nel 1915, il “ritorno al suo mestiere” nel 1919 ed infine il “ritorno al romanticismo” nel 1924.

Giorgio De Chirico nel suo quadro rende omaggio anche all’architettura fiorentina con l’introduzione dell’edificio a destra del quadro che ricorda tipicamente i paesi della vecchia Toscana. Infine, il cielo limpido percorso solo da poche nuvole, è un chiaro richiamo alla pittura realizzata dal Mantegna e dal Bellini. Le immagini del dipinto risultano molto spesso malinconiche mentre l’atmosfera che si è venuta a creare tra il padre e il figlio è di serenità e molto familiare.

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Stefano Moraschini

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