Autoritratto di Henri Matisse
Nell’articolo che segue andiamo a raccontare la storia insieme a una breve analisi di un celebre quadro di Matisse: in particolare si tratta di un dipinto che ritrae il suo stesso volto; qiuesto Autoritratto del 1906 è unolio su tela, che misura 55 x 46 centimetri; l’opera aristica è conservata a Copenaghen, presso il Statene Museum for Kunst.
“Io non posso distinguere tra il sentimento che ho della vita e il modo in cui lo traduco”.
Così diceva il pittore Francese Henri Matisse che nel 1906 diventa il capostipite dei fauves.
I fauves
Si tratta di un movimento artistico francese, nato a Parigi nel 1905 e cessato nel 1907. Il termine fauves è stato usato per la prima volta nel 1905 dal critico francese Louis Vauxcelles, per evidenziare, in senso spregiativo, l’uso “selvaggio” del colore di alcuni pittori, tra i quali Matisse, che esponevano le loro pitture al Salon de Automne, a Parigi. I pittori legati a questa corrente si differenziarono per la scelta di allontanarsi dall’imitazione naturalistica della realtà. Alberi viola e figure umane rosse, per esempio.
Gli elementi che contavano per i pittori che aderirono a questo movimento, erano la semplificazione delle forme, l’immediatezza e il colore e non il chiaroscuro o la prospettiva. Il movimento suscitò polemiche e derisioni per questi artisti, tanto che un critico, Camille Mauclair, scrisse che “Un barattolo di pittura è stato lanciato in faccia al pubblico”. Ci furono, tuttavia, anche recensioni positive: è il caso del quadro “Donna con cappello” di Matisse. Il pittore francese ha riscoperto prima il colore e poi la linea e cerca di conciliarli. Ne abbiamo un esempio nell’opera “Autoritratto”.
Autoritratto di Henri Matisse: analisi dell’opera
Barba, baffi, maglietta a righe. I contrasti di colore fauve, verde e rosa, sono accompagnati da linee scure, come la sua barba rappresentata in nero e marrone. Lo sfondo verde chiaro con pennellate azzurre intense e verde scuro. Occhi fissi, tagliati da ruvide righe, come quelli dei dipinti egizi. Il carattere iconico dell’opera sembra esprimere l’immagine fisica, severa e impegnata, che avevano gli amici di Matisse, che lo avevano soprannominato “il dottore”. L’artista non amava il suo aspetto severo e ripeteva spesso: “Io sono un uomo allegro, gioioso. E invece mi trattano come un severo professore, e sembro un vecchio noioso”.