San Gennaro
Celebrato il 19 settembre, San Gennaro è il protettore degli orafi (visto il busto reliquiario a lui dedicato, esempio eccellente dell’arte orafa francese) e dei donatori di sangue (a causa della leggenda riguardante lo scioglimento del suo sangue), oltre che patrono delle città di Napoli, Pozzuoli (provincia di Napoli), Notaresco (provincia di Teramo) e Folignano (provincia di Ascoli Piceno).
Vita di San Gennaro
San Gennaro nasce nel 272 a Benevento, città in cui diventerà vescovo. Vari sono gli eventi miracolosi che contraddistinguono la sua esistenza: un giorno, diretto a Nola per incontrare Timoteo, perfido giudice, viene sorpreso a fare proselitismo. Incarcerato e torturato, resiste alle torture e viene per questo buttato all’interno di una fornace a fuoco.
Anche in questo caso, però, egli rimane illeso, ed esce dalla fornace ancora con le vesti intatte, mentre le fiamme prendono piede e investono i pagani giunti ad assistere al supplizio. In seguito, Timoteo si ammala e viene guarito da Gennaro. A portare alla consacrazione del santo è un episodio verificatosi nei primi anni del IV secolo, mentre va in scena la persecuzione nei confronti dei cristiani voluta dall’imperatore Diocleziano.
A quel tempo già vescovo di Benevento, Gennaro si reca a Pozzuoli, in visita ai fedeli, insieme con il diacono Festo e il lettore Desiderio. Accade, però, che venga arrestato per ordine del governatore della Campania Dragonzio il diacono di Miseno Sossio, che si stava dirigendo a sua volta verso la visita pastorale. Con Desiderio e Festo, Gennaro va a far visita al prigioniero, ma dopo aver fatto professione di fede cristiana e aver intercesso per la liberazione dell’amico, viene arrestato e condannato da Dragonzio: dovrà essere sbranato nell’anfiteatro di Pozzuoli dai leoni.
Il giorno dopo, però, il supplizio viene sospeso a causa dell’assenza del governatore (un’altra versione dei fatti, tuttavia, parla di un miracolo: le bestie, dopo una benedizione di Gennaro, si sarebbero inginocchiate davanti ai condannati, facendo sì che il supplizio mutasse). Dragonzio, in ogni caso, ordina la decapitazione di Gennaro e dei suoi compagni.
Questi vengono quindi condotti vicino al Forum Vulcani, e subiscono il taglio della testa nell’anno 305. Mentre si avviano in direzione del luogo in cui avverrà l’esecuzione, vicino alla Solfatara, Gennaro viene avvicinato da un mendicante che gli chiede un pezzo del suo abito, in modo che possa tenerlo come reliquia: il vescovo gli risponde che potrà prendere, dopo l’esecuzione, il fazzoletto con il quale verrà bendato. Nel momento in cui il carnefice si appresta ad assestare il corpo, Gennaro avvicina un dito al fazzoletto per sistemarlo attorno alla gola: quando la scure cala, recide anche il dito.
Il sangue di San Gennaro
La tradizione vuole che dopo la decapitazione, il sangue di Gennaro sia stato conservato, come abitudine in quell’epoca, dopo essere stato raccolto da Eusebia, una pia donna che lo racchiuse in due ampolle, da allora diventate un attributo caratteristico dell’iconografia di San Gennaro.
Le due ampolle oggi si trovano nella Cappella del Tesoro di San Gennaro, dietro l’altare, dentro una teca rotonda di piccole dimensioni: una delle due si presenta quasi completamente vuota, in quanto il suo contenuto fu in parte rubato da Carlo III di Borbone, che ai tempi della sua monarchia lo portò in Spagna con sé. Il miracolo dello scioglimento del sangue si verifica tre volte all’anno, a maggio, settembre e dicembre.