Roberto Calvi e il crac del Banco Ambrosiano
Alcuni anni fa è uscito un libro interessante di Ferruccio Pinotti (Poteri forti, edizioni BUR, 2005) sul crac del Banco Ambrosiano e sulle trame che hanno causato la distruzione di Roberto Calvi e del suo progetto politico e finanziario.
La ricerca dell’autore sui misteri che coprono la vera morte del presidente del Banco Ambrosiano si è trasformata in una profonda analisi del comportamento economico e criminale di una larga parte della nostra passata e, in parte, attuale classe dirigente.
L’inchiesta diventa più intrigante mentre prende corpo la teoria, suffragata da prove circostanziate, che Roberto Calvi fosse un canale finanziario della mafia e della politica estera del papa Giovanni Paolo II che attraverso lo IOR, il quale riceveva prestiti dal Banco Ambrosiano era determinato a sconfiggere il comunismo attraverso il sostegno economico e materiale a Solidarnosc e alle milizie di destra dei paesi dell’America Latina.
La figura di Roberto Calvi assume un profilo sempre più tragico a mano a mano che le sue responsabilità si legano a quelle di poteri a lui superiori. Fin dall’inizio, infatti, il suo ruolo di brillante finanziere si divide fra i successi professionali e le spregiudicate, illegali azioni bancarie, prima per conto della Chiesa Cattolica, poi per conto di una criminalità organizzata che passa attraverso la P2 e gli spostamenti di capitali per faccendieri e partiti politici. Infine, i rapporti con l’Opus Dei, “ramo di salvezza” che si rivelerà marcio e traditore, conducendo Roberto Calvi ad una morte, forse, evitabile ma che nessuno dei suoi precedenti soci prova a rendere tale.
L’impulso primo di chi legge questo libro credo sia la compassione per una vittima che si rivelerà, in seguito, piena di chiaroscuri e ambiguità, fino a trasformarsi in una chiave di lettura orripilante di ciò che il potere può fare a chi non lo possiede davvero.