Differenza tra oratoria e retorica
Molto spesso si confondono i termini oratoria e retorica. Seppur simili, i due vocaboli assumono un significato completamente diverso.
Per oratoria, infatti, si intende la produzione di discorsi orali tenuti da parte di uno o più oratori, con l’ottima capacità di parlare ad un pubblico, a un’adunanza, ad un’assemblea. L’oratore parte con un exordium, catturando l’interesse e l’attenzione di coloro che devono ascoltarlo. Viene poi utilizzata una sorta di “captatio benevolentiae”. Si arriva allo scopo dell’orazione con il propositio o partitio, poi alla narrazione dei fatti con la narratio.
La parte più importante dell’orazione è però l’argumentatio, che è la parte centrale su cui viene focalizzata la bravura dell’oratore. In questa fase, l’oratore da una parte deve confermare gli argomenti a favore della sua tesi (confirmatio) e dall’altro lato deve evitare e confutare le tesi degli avversari (confutatio). Nell’ultima fase definita peroratio, la bravura dell’oratore sta nel commuovere l’auditorio e portarlo dalla sua.
Per retorica, invece, si intende la disciplina che studia il metodo di composizione dei discorsi, ovvero come organizzare il discorso secondo un criterio stabilito per il quale a una proposizione segua sempre una conclusione. La retorica era importante a partire dai tempi dei Greci, tanto che veniva adottata in orazioni politiche e giuridiche. Il più antico trattato di retorica risulta essere la “Retorica ad Herennium”.
Tra coloro che scrissero la loro prima orazione annoveriamo Appio Claudio Cieco che, nel “De Pyrro Rege”, convinceva i Romani a non essere troppo comprensivi nei confronti di Pirro, dato che quest’ultimo chiedeva la pace. Nel periodo arcaico invece, non si segnalano particolari orazioni. Fondamentale è l’apporto di Catone il Censore, con un bel corpus di orazioni scritte verso la seconda metà del II secolo, e di Tiberio e Caio Gracco che aprirono le porte all’oratoria politica. Nel “Brutus”, scritto da Marco Tullio Cicerone si elogiano le doti dei bravi oratori Gaio Lelio e Publio Cornelio Scipione.