La politica tra e con la gente: intervista a Ivan Scalfarotto
Ivan Scalfarotto. Politico e saggista brillante, vicepresidente del Partito Democratico, autore di numerose pubblicazioni, molto apprezzato per le sue battaglie civili in difesa delle minoranze, soprattutto sessuali. Nell’aprile 2010 ha fondato “Parks – Liberi e Uguali”, di cui è Direttore esecutivo. Si tratta di una vera e propria associazione no profit tra imprese impegnate ad implementare politiche di pari opportunità per i propri dipendenti GLBT, inoltre versata nel creare una cultura di rispetto e inclusione sui luoghi di lavoro.
Dopo i libri “Contro i perpetui” (Il Saggiatore, 2006) e “In nessun paese”, incentrato sulla drammatica situazione italiana per ciò che attiene ai diritti civili, Scalfarotto ha pubblicato nel settembre 2012 il libro “Ma questa è la mia gente”, per Mondadori. L’autore affronta un viaggio nel Partito Democratico mediante 17 conversazioni con i suoi protagonisti, interrogando i cosiddetti “big”, ma anche e soprattutto quei politicanti e amministratori che spesso non vengono chiamati in causa, giovani promesse della politica di domani. Nel corso di una breve intervista, Ivan Scalfarotto ha parlato del suo ultimo libro e, anche, del modo di fare politica tra e con la gente.
Partendo dal libro “Ma questa è la mia gente”, tra tutti gli intervistati, quali quelli che ti hanno sorpreso di più, che vuoi sottolineare in modo particolare?
I meno noti, senza dubbio. I quali rappresentano il vero tesoro del Partito Democratico, il suo tessuto: Laura Puppato ad esempio o, anche, Ilda Curti, assessore al Comune di Torino. Sono due delle personalità che rappresentano il futuro del centro-sinistra italiano ma, soprattutto, il presente. Sono anzi la dimostrazione tangibile di quanto il Pd non sia solo fatto dai politici che vanno in televisione, quelli noti ai più. Io credo infatti che, i più attenti, i più importanti, la vera ossatura, sia composta da grandi amministratori provinciali e comunali, che poi sono quelli che ogni giorno hanno a che fare con la gente.
Molti politici, da destra a sinistra, sembrano però aver perso questa abitudine ad avere a che fare con le persone, non trovi?
Questo è vero, e per me è un comportamento incomprensibile. Per me è una cosa vitale, senza la quale non riuscirei neanche a concepirla, la politica. Il mio invito, costante direi, è quello di non aver paura della società, anzi di mostrarsi dentro e davanti alla stessa. Se la politica fosse più capace di farsi “contaminare” dalla gente, ne guadagnerebbe di certo in credibilità, per giunta in un momento cruciale della storia della nostra Repubblica.
Quali gli altri metodi per fare “democrazia”?
La mia esperienza è una sola ed è anche la mia provenienza diretta: la rete. Il web. È da lì che provengo ed è lì che, a parte le altre forme di comunicazione, torno sempre e sempre volentieri. Io ho fatto politica servendomi della rete e questa è la cosa che mi piace di più, nonostante i rischi che può avere. Con la rete, uno accetta di venire sottoposto ad uno scambio diretto con la gente, come ho già detto vitale, per me. È molto diverso dalla carta stampata e dalla televisione, assolutamente.