La cause della crisi della Grecia
La crisi economica della Grecia, che ha avuto il suo culmine con le elezioni vinte nel gennaio del 2015 dal partito di estrema sinistra Syriza, guidato da Alexis Tsipras, è iniziata nel 2009.
Approfondimento
2009
Dopo le elezioni del 2009 il governo del socialista Pasok, denuncia gli errori del precedente esecutivo che aveva coperto il deficit delle entrate rispetto alle uscite, il gap è del 12% fra deficit e prodotto interno lordo.
2010
All’inizio del 2010 la crisi viene analizzata con preoccupazione dagli altri paesi dell’eurozona. Le agenzie di rating danno un giudizio fortemente negativo sul debito sovrano della Grecia. Il timore è che il debito, che produce tassi di interesse molto alti, possa coinvolgere gli altri paesi che commerciano con la Grecia e che detengono parti del suo debito.
La Germania, che ha approfittato fortemente del mercato greco e che ha forti interessi affinché la Grecia non “fallisca”, comincia a porre alcune questioni, spingendo il governo a tagli e riduzioni della spesa pubblica molto pesanti.
2012
Due anni dopo, nel 2012, l’Unione europea autorizza una nuova serie di aiuti economici, ma pone come contrappeso la necessità di altri tagli del debito pubblico. Conseguenza: la Grecia sprofonda ancora di più in una crisi economica e sociale senza controllo e i detentori di debito pubblico subiscono una riduzione notevole del valore nominale dei loro titoli.
2015
Il nuovo governo di Tsipras, che è contro l’austerità e chiede la cancellazione del debito, dopo essere stato eletto, utilizza una doppia strategia: ai creditori del debito viene proposto lo scambio fra nuovi titoli di Stato legati alle riforme che dovrebbero portare ad una crescita economica con i titoli debitori; mentre a Bruxelles si chiede la riduzione del debito.
Nel 2015 il debito è ancora in mano a istituzioni e governi e quindi qualora la Grecia decidesse di uscire dall’euro, i primi a rimetterci sarebbero gli Stati che detengono i titoli debitori più alti in valore. I paesi più esposti sono nostro la Germania (60 miliardi), Francia (46 miliardi) e Italia (40 miliardi).