Corpo di Cristo morto nella tomba: quadro famoso di Hans Holbein il Giovane

Il Corpo di Cristo morto nella tomba è un dipinto di Hans Holbein il Giovane, realizzato nel 1521 e attualmente esposto presso il Kunstmuseum di Basilea, in Svizzera. L’opera rappresenta il corpo di Gesù prima della resurrezione. Il quadro si sviluppa in orizzontale: le dimensioni sono 30,5 x 200 cm.

Corpo di Cristo morto nella tomba - Holbein
Corpo di Cristo morto nella tomba (1521, Hans Holbein il Giovane)

Descrizione dell’opera

Il corpo di Cristo appare sofferente, ferito sulle mani e ai piedi per i chiodi che hanno penetrato la carne quando è stato crocefisso.

Vediamo anche una ferita sul costato per via della punta della lancia con cui il soldato lo ha colpito.

Corpo di Cristo morto nella tomba - dettaglio delle ferite
Il dettaglio delle ferite

La morte carnale di Gesù appare in tutta la sua orribile verità.

La bocca aperta, il corpo in un’iniziale stato di putrefazione, gli occhi semi aperti: tutto è sofferenza, distruzione, morte.

Corpo di Cristo morto nella tomba - dettaglio del volto
Il dettaglio del volto

È il cadavere di un uomo, è il corpo di un essere umano che ha sofferto e che ai nostri occhi, visto così, non ha nulla di divino; non c’è alcuna differenza fra noi e il corpo del Gesù di Holbein.

Perché?

Il senso di colpa

Per quale motivo il pittore ha voluto realizzare questo dipinto mostrandoci Gesù in tutta la sua mortalità, o meglio, in tutta la sua fragilità?

È ipotizzabile che il pittore volesse suscitare un senso di colpa sullo spettatore, il quale si trova difronte al sacrifico di Gesù, alla sua morte violenta e sofferta.

Una morte affrontata per noi esseri umani, per la cristianità tutta che non è preparata ad assistere ad un tale sacrificio e a vedere un dio fattosi uomo anche nella morte.

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Ed è proprio questo verismo che suscita tutto lo sgomento di chi lo osserva e vede il corpo del figlio di Dio preservato e mostrato in tutta la sua carnalità.

Il Corpo di Cristo morto nella tomba e l’Idiota di Dostoevskij

Dostoevskij, rimase sconvolto alla vista del dipinto – racconta nella sua biografia la moglie del grande scrittore russo. Così nel suo romanzo L’idiota il personaggio del principe Myškin, esclama:

«Quel quadro! Osservando quel quadro c’è da perdere ogni fede».

L’esperienza visiva e le domande scomode

L’umanità del Cristo di Holbein diventa un esperienza visiva attraverso la quale ci si pone una serie di domande molto scomode.

  • Quanto ha sofferto Cristo prima di morire?
  • Il suo corpo, oggetto di immagini e ricerche, era un corpo fragile, terribilmente umano quanto il nostro?

E, quindi, quella sua fragilità l’abbiamo distrutto, senza alcuna pietà.

Nel contesto storico in cui ha lavorato il pittore, il senso di colpa e la ricerca di una verità cristiana erano forse più forti di adesso, dove la secolarizzazione mette in discussione ogni passaggio della storia di Cristo.

Tuttavia, nel dipinto Corpo di Cristo morto nella tomba, oltre al significato teologico, non possiamo non osservare, con sgomento, la verità, carnale, oggettiva, eterna, della sofferenza dell’uomo Gesù.

Un altro celebre quadro dello stesso artista è il ritratto di Enrico VIII.

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Fulvio Caporale

Fulvio Caporale è nato a Padova e vive a Milano. Laureato in Scienze Politiche svolge la professione di consulente editoriale e pubblicitario. Collabora con case editrici e giornali cartacei e online occupandosi di libri, arte ed eventi culturali. Ha tradotto testi letterari e tecnici dallo spagnolo, dal portoghese, dall'inglese e dal catalano.

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