Parliamo di poesia: intervista a Claudia Magnasco
Si intitola SensibilMente ed è un libro che raccoglie poesie, pensieri ed aforismi di un’autrice emergente: Claudia Magnasco. Nata a Nuoro il 17 ottobre 1973, ha un passato di studi di Giurisprudenza: amante della natura e degli animali, tra le sue passioni spiccano la pittura, la lettura e la scrittura. Se dovessimo scegliere due parole per riassumere e descrivere le sue passioni, sceglieremmo senza indugi: mare e poesia.
E’ proprio intorno a quest’ultima parola che ruota l’intervista: dopo una prima esperienza letteraria che ha visto i suoi scritti entrare a far parte di alcune antologie poetiche, pubblicate e rese disponibili gratuitamente in E-book, Claudia Magnasco esordisce in cartaceo: Rupe Mutevole Edizioni pubblica nel 2013 la già citata raccolta di poesie (e alcuni aforismi sulla scrittura), di genere per lo più intimo e introspettivo, dal titolo SensibilMente, disponibile su Ibs.
Sul web potete seguirla sul suo blog: Riflessi di vita.
Claudia, come ti sei avvicinata alla scrittura?
La scrittura è la mia forma naturale di espressione e da un pò di tempo ne ho piena consapevolezza. Ho sempre scritto, fin da ragazzina, ma solo per me stessa (e non poesie), come fanno in tanti. Ero e sono spinta dalla necessità di dare un ordine al caos delle mie emozioni e degli stati d’animo per una ricerca costante di quiete. La scrittura penso sia la miglior forma di difesa da me stessa (ma non solo) e anche il modo migliore per conoscermi meglio e per metabolizzare le esperienze di vita. Mi aiuta a dare un senso anche a ciò che mi appare insensato e che se rimanesse dentro di me, prenderebbe forme poco gradevoli.
I miei aforismi sulla scrittura presenti nel libro, raccontano sinteticamente, il mio rapporto con la scrittura; scrivere è uno sfogo, soprattutto, ma negli ultimi tempi è diventato anche un piacere artistico, tanto che sto lavorando ad un secondo libro, più maturo e non solo di natura intima e introspettiva.
Nella prefazione della tua raccolta, scrivi che soffri di “claustrofobia” e che attraverso la tua poesia riesci a “volare”.
Confermo. Non è facile adeguare la propria sensibilità al mondo circostante, soprattutto quando di questo mondo non si apprezzano certi aspetti di non poco conto, come per esempio l’apparenza, ben distante, talvolta, dalla sostanza delle persone. E con ciò intendo molto, pur volendo rimanere breve nell’esprimermi. Perciò, quando scrivo riesco a distanziarmi da tutto quel che non mi va, che confesso non essere poco. Ciò che dentro me, batte a volume troppo alto, semplicemente lo afferro e gli do la forma delle parole, riempiendo queste ultime, dei miei significati interiori e quando ci riesco è come se io volassi. In altri termini, mi alleggerisco e respiro aria pura.
Hai un poeta prediletto ?
In assoluto e (in apparenza) per assurdo, Charles Baudelaire, è il poeta a cui sono più legata, perché l’ho conosciuto che ero ragazzina, ma soprattutto perché in lui ho sempre nitidamente ritrovato molto di me, come essere umano.
Poeta maledetto, capace di slegare completamente la sua anima dal proprio corpo e di dare forme divine agli aspetti più oscuri della sua personalità. Ma voglio menzionare anche Alda Merini, di cui mi sono innamorata negli ultimi anni e alla quale ho anche dedicato una poesia presente nel libro. Questi sono i poeti che più amo e tra di loro non si possono paragonare, tanto più che non amo i
paragoni. Di ciò che leggo faccio intimamente mio ciò che mi scava e mi semplifica.
Ti sei mai ispirata a qualcuno per scrivere le tue poesie?
Affatto. Tuttavia ho sempre amato leggere e certamente sono vari gli scrittori, poeti compresi, da cui ho imparato a non vergognarmi di ciò che provo e di come sono, fino al punto di non tenermi tutto per me, bensì di mostrare anche agli altri. Questo mi trasmette un profondo senso di libertà, anzitutto da me stessa..e dicendo ciò, mi ricollego al mio concetto di “anima claustrofobica“, di cui scrivo nella mia prefazione.
Se dovessi dare un consiglio ad un giovane autore di poesie, cosa gli diresti?
Per natura detesto consigliare, tanto più che io stessa sono una giovane autrice (pur avendo 40 anni). Quindi, se per ipotesi, un giovane autore dovesse chiedermi di dargli qualche dritta, mi limiterei a dirgli due cose che io considero essenziali, riguardo al rapporto con la penna.
La prima è di scrivere solo se veramente ispirato, di non bluffare con i sentimenti, altrimenti forse si può essere più portati per i racconti di fantasia. In secondo luogo gli direi di non vergognarsi di mostrarsi (come ho detto sopra), di non rinchiudersi più di tanto nell’ermetismo, perchè in base a quanto sto constatando di persona, molti lettori cercano nella poesia, qualcosa che appartenga anche a loro e in cui potersi quindi ritrovare con semplicità. E’ da un po’ che avverto nell’aria un crescente bisogno di comprensione reciproca tra le persone, di difficile applicabilità nella vita quotidiana e in una poesia per esempio, si può invece avvistare una piccola isola su cui approdare per un momento ed essere in compagnia dell’autore e magari riuscire a trarne un briciolo di giovamento interiore.
Se dovessi definire in due aggettivi il tuo libro, quali useresti?
Schietto e profumato (di mare).
Un verso poetico famoso che ti ricorda il volo dell’anima…
Non può che venirmi in mente “Elévation“, di Baudelaire: “…mio Spirito … vola via lontano da questi morbosi miasmi; và a purificarti nell’aria superiore, e bevi, come un puro e divino liquore, il chiaro fuoco che riempie i limpidi spazi… Alle spalle le noie e le vaste pene che caricano del loro peso l’esistenza brumosa, fortunato chi può, con ala vigorosa, slanciarsi verso i campi sereni e luminosi; colui i cui pensieri… prendono liberamente il volo che si libra sulla vita e comprende facilmente il linguaggio dei fiori e delle cose mute!“.
Quello che segue è il testo di una poesia di Claudia Magnasco, tratta da SensibilMente. Nel video è possibile apprezzare la stessa opera letta ed interpretata.
Estro dispettoso
Fisso la penna, la afferro
e tra le mie dita frementi e bramose la stringo.
Ma niente vien fuori da me, perchè?
Eppure mi sento battere dentro.
E niente vien fuori da lei,
che pare arida d’ inchiostro,
come se io l’avessi dissanguata il giorno prima.
E’ colpa tua estro bambino!
Non ti sopporto quando giochi a nascondino
senza chiedermi se ho voglia di cercarti.
Tu! Che ti nascondi e fai capolino
da dietro un calzino,
mentre io reclamo aria
nell’ingorgo tra testa e cuore.
Ad un passo
dal tepore di quel gelido inchiostro.
Lo so! Che devo finirla!
Lo so che non devo più guastare la penna
con le mie nenie arruffate.
Ora devo solamente aspettare senza cercarlo,
quel giusto Attimo che mi farà finalmente sgorgare
sulla mia neve di carta.