Tradizioni Archivi - Cultura https://cultura.biografieonline.it/argomento/curiosita/tradizioni/ Canale del sito Biografieonline.it Tue, 01 Oct 2024 12:38:23 +0000 it-IT hourly 1 Natale: come si festeggiano pranzi e cene nel mondo? https://cultura.biografieonline.it/cene-pranzi-di-natale-nel-mondo/ https://cultura.biografieonline.it/cene-pranzi-di-natale-nel-mondo/#respond Thu, 07 Dec 2023 10:19:44 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=25532 Le tradizioni natalizie nel mondo sono assai diverse tra loro, e anche a tavola, per i piatti di Natale, ci sono differenze notevoli da un Paese all’altro. In Italia, specialmente nelle regioni del Meridione, si prepara un menù per la vigilia di Natale, che si consuma in famiglia o con gli amici durante la cena del 24 dicembre. Alla cena, quando scocca la mezzanotte, segue il rito dello scambio dei regali sotto l’albero di Natale allestito in casa e addobbato con luci e decorazioni. In alcune regioni d’Italia, soprattutto al Nord, si preferisce invece il pranzo di Natale, il 25 dicembre.

pranzo e cena di natale

Mentre la cena del 24 dicembre è per lo più leggera e verte sul consumo di pesce, il pranzo del 25 dicembre nelle famiglie italiane è sicuramente più ricco: dopo una sfilza di antipasti di mare e di terra, si passa al primo piatto (che varia in base alla provenienze e ai gusti, ma che di solito consiste in agnolotti, ravioli al sugo o lasagne al forno); poi si passa al secondo (via libera alla carne nelle sue varie declinazioni, ad esempio l’arrosto è una ricetta molto seguita in varie zone d’Italia). A conclusione del pranzo vengono servite frutta fresca e secca, oltre che ovviamente i dolci tipici della tradizione natalizia come panettone e pandoro.

Pranzi natalizi in Francia

Come si comportano a tavola i nostri cugini d’Oltralpe a Natale? Anche in Francia, come in Italia alla vigilia di Natale, si opta per piatti a base di pesce. Una delle specialità francesi che di solito viene servita durante il pranzo di Natale è il Coquilles- Saint-Jacques, un mollusco cotto nel forno  e servito nella conchiglia.

Il pranzo natalizio, ricco di portate, si chiama “reveillon”, e prevede piatti diversi a seconda della regione di appartenenza. Il menù tipico natalizio in Francia comprende pollo arrosto, ostriche e salsicce, oltre all’immancabile fegato d’oca grigliato.

Spostandosi in Provenza, invece, si incontra la tradizione natalizia di servire a tavola ben tredici dolci e dessert diversi l’uno dall’altro: uno dei più gustosi è il tipico Bouche de Noel, il tronchetto al cioccolato.

Pasti natalizi a Londra

Nel paese di Charles Dickens – autore del celebre Canto di Natale – la tradizione britannica vuole che a Natale non manchi il tacchino o l’oca serviti come arrosto e ripieni di nocciole tritate; oppure bacon e carne di vitello con contorno di patate al forno. Come succede anche in Italia, quando arriva Natale, a Londra non si rinuncia a portare sulla tavola un dolce tipico delle feste, che in questo caso è il Christmas Pudding. Una curiosità: nell’impasto viene nascosta una monetina e chi la trova sarà fortunato; va fatta attenzione quindi a non ingoiarla!

La cena natalizia in Spagna

Nella vicina Spagna il menù tipico natalizio si basa invece prevalentemente sulla carne: a cena viene servito l’arrosto di maiale o il tacchino. Mentre i protagonisti della tavola sono i dolci. In particolare, a Natale spopola il torrone (particolarmente noto quello di Alicante e di Jijona), ma è abbastanza rinomato anche il marzapane (con zucchero e mandorle), il dolce dei Paesi Baschi, il croccante dell’Aragona.

La tradizione natalizia negli Stati Uniti

Il menù tipico natalizio negli USA è una commistione (ben riuscita) tra varie tradizioni: Francia, Gran Bretagna, Messico, Italia (forse a causa della presenza di immigrati provenienti da ogni parte del mondo). La cena della vigilia di Natale è prevalentemente a base di carne, in genere si opta per il tacchino contornato da verdure e salsine varie.

tavola natalizia

Il dessert tipico di Natale è il pudding, ma altrettanto gustoso e amato dagli americani è il Mince pies, una torta di pasta frolla con all’interno la frutta secca. Secondo la tradizione americana questo è il dolce di cui è ghiotto Babbo Natale: infatti si usa lasciarlo nei pressi del camino affinché il vecchietto barbuto possa assaggiarlo.

Il menù natalizio in Argentina

Mentre in Europa festeggiamo il Natale al freddo e in casa, in Argentina le festività natalizie si svolgono all’aperto, sotto il sole. Per tradizione a Natale si prepara l’asado, la classica carne alla griglia, e si brinda con il tradizionale spumante.

Pasti natalizi in Messico

Il Messico vanta un’interessante tradizione culinaria natalizia. Il Chiles en nogada è il piatto natalizio per eccellenza, ed è preparato con carne stufata di vario tipo e peperoni. Il tutto è arricchito da chicchi di melograno e crema di noci. Questa ricetta è originaria di Puebla, ma è diffusa e apprezzata in tutto il Paese, come simbolo dell’indipendenza acquisita.

Il pranzo e la cena di Natale in Danimarca

Nell’Europa del Nord il Natale si festeggia in modo suggestivo, anche a tavola. Per l’occasione infatti si preparano piatti assai gustosi e particolari, come il tipico Risalamande (un tortino cremoso a base di frutti di bosco e amarene).

La cena della vigilia di Natale in Danimarca rappresenta l’occasione giusta per gustare vere e proprie prelibatezze come l’anatra farcita, l’arrosto di maiale e le patate caramellate. Nel giorno di Natale in Danimarca si preparano anche le tipiche tartine a base di salmone, carne e verdure.

Il Natale in Finlandia

Nella fredda Finlandia a Natale si mangia solitamente il Porkkanalaatiko, uno sformato realizzato a base di carote e spezie. Per la sua fragranza e morbidezza questa ricetta ricorda parecchio una brioche che piace tanto ai bambini

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Lenticchie: perché si mangiano a Capodanno? https://cultura.biografieonline.it/perche-a-capodanno-si-mangiano-lenticchie/ https://cultura.biografieonline.it/perche-a-capodanno-si-mangiano-lenticchie/#comments Thu, 29 Dec 2022 10:33:23 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5646 Nella notte di San Silvestro (31 dicembre), durante la cena dell’ultimo dell’anno, è considerato di buon auspicio mangiare le lenticchie insieme al cotechino o allo zampone, come augurio di fortuna e prosperità per l’anno nuovo.

cotechino e lenticchie
Cotechino e lenticchie

Da dove viene la tradizione?

Questa tradizione ha origine dall’antica usanza romana di regalare una scarsella, ovvero una borsa di cuoio, legata alla cintura e contenente lenticchie, con l’augurio che si trasformassero in monete sonanti. Il nome lenticchia, infatti, deriva dalla particolare forma a lente di questi legumi, che ricorda quella di una moneta.

Lenticchie con cotechino
Lenticchie con cotechino: è tradizione mangiarli a Capodanno

Anche nella Bibbia sono presenti alcuni passi che testimoniano l’utilizzo di questo legume: nella Genesi 25:34 è scritto

“Allora Giacobbe diede a Esaù del pane e della minestra di lenticchie. Egli mangiò e bevve; poi si alzò, e se ne andò. Fu in questo modo che Esaù disprezzò la primogenitura”.

Nel secondo libro di Samuele 17:28

“…portarono dei letti, dei catini, dei vasi di terra, del grano, dell’orzo, della farina, del grano arrostito, delle fave, delle lenticchie, dei legumi arrostiti…” Al versetto 23:11 “…dopo di lui veniva Samma, figlio di Aghè, l’Ararita. I Filistei si erano radunati in massa. In quel luogo c’era un campo pieno di lenticchie e, mentre il popolo fuggiva davanti ai Filistei…”

Origini storiche della lenticchia

Le lenti (si possono chiamare anche così) sono il legume più antico coltivato dall’uomo: dalle testimonianze storiche si deduce che fossero coltivate già nel 7.000 a.C. in Asia, per diffondersi successivamente in tutto il bacino del Mediterraneo.

Presente nella cucina di antichi greci e romani, questo legume era apprezzato per la sua gustosità e per le proprietà terapeutiche, essendo un legume dall’alto valore nutriente, ricco di:

  • proteine,
  • vitamine,
  • fibre,
  • fosforo,
  • potassio.

La farina di lenticchie era utilizzata per produrre pane e non mancava il loro utilizzo anche in pasticceria per la preparazione di pasticcini a base di lenticchie.

Divenne un cibo tanto popolare che il nome di una delle più importanti famiglie romane, quella dei Lentuli, deriverebbe da questo legume.

4 ricette con le lenticchie

Per concludere l’articolo suggeriamo quattro ricette, una classicissima e altre più creative.

  1. Cotechino con le lenticchie
  2. Zuppa di lenticchie e stinco
  3. Lenticchie nere e calamari in letto di salsa di agrumi
  4. Polpette di lenticchie

lenticchie in pentola

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Le origini del panettone https://cultura.biografieonline.it/origini-del-panettone/ https://cultura.biografieonline.it/origini-del-panettone/#comments Tue, 20 Dec 2022 15:04:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5205 Il panettone è un dolce milanese tipico delle festività natalizie, ma diffuso in tutta Italia. Tradizionalmente di forma cilindrica, con la parte superiore a forma di cupola, è un dolce da forno a pasta morbida.

Panettone fatto in casa
Panettone fatto in casa

Gli ingredienti del panettone

L’impasto per la preparazione del panettone è composto da acqua, farina, sale, latte, zucchero, lievito, burro, uova, frutta candita, scorze di arancio o cedro e uvetta sultanina. Negli ultimi decenni le varietà di panettone sono aumentate per soddisfare ogni tipo di palato: panettoni senza canditi o senza uvetta, glassati, ripieni di crema, cioccolato o gelato, e con elaborate decorazioni. È inserito nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani.

Panettone
Una fetta di panettone fumante

Le origini storiche del panettone

Le versioni più accreditate sull’origine del panettone sono due: la prima narra che un giovane falconiere di nome Ughetto degli Atellani abitava nella Contrada delle Grazie a Milano. Innamorato di Algisa, figlia di un fornaio i cui affari non andavano molto bene, si fece assumere dal padre di lei. Creò un dolce infornando un impasto composto da uova, burro, miele e uva sultanina, per risollevare le sorti del forno. E ci riuscì, perché il suo dolce riscosse il successo sperato.

La seconda versione racconta che il cuoco al servizio del duca Ludovico il Moro, durante uno sfarzoso pranzo di Natale tra nobili, dimenticò nel forno il dolce, bruciandolo. L’aiutante del cuoco, Toni, gli propose l’idea di prepararne uno come lui aveva già fatto, cioè con gli avanzi della dispensa: farina, burro, uova, scorza di cedro e uvetta. Il dolce fu gustato dai commensali con caloroso apprezzamento. Il cuoco, interpellato dal duca per sapere il nome di quel dolce prelibato, rispose: “L’è ‘l pan del Toni”, ovvero “il pane di Toni”, il Panettone.

E il pandoro?

Abbiamo anche un articolo sulle origini del pandoro.

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La Festa del Papà https://cultura.biografieonline.it/festa-del-papa/ https://cultura.biografieonline.it/festa-del-papa/#comments Fri, 18 Mar 2022 11:19:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6574 In Italia la Festa del Papà coincide con la ricorrenza religiosa di San Giuseppe, celebrato ogni 19 Marzo. Questo Santo, protettore degli orfani, dei poveri, dei falegnami e delle ragazze nubili, è anche il Padre putativo di Gesù. E infatti, quale migliore esempio di paternità poteva trovarsi?

Festa del papà
Festa del papà

La Festa del Papà ha avuto origine in America ed è una ricorrenza piuttosto recente, visto che risale ai primi del Novecento. Abbiamo notizia del primo festeggiamento documentato nel West Virginia, il 5 Luglio 1908, all’interno della chiesa metodista di un paese.  La festa del Papà venne però ufficialmente festeggiata a partire dal 19 Giugno del 1910, a Washington, per opera della signora Sonora Smart Dodd, che fece coincidere la data con il compleanno di suo padre, un veterano della guerra.  In alcuni Paesi come la Francia la data della festa è rimasta infatti nel mese di Giugno. In America questa ricorrenza si tiene nella terza domenica di Giugno.

festa del papà father's day

In altri Paesi invece la Festa del papà viene associata ad altri eventi storici: in Thailandia coincide con il compleanno del “padre della nazione” ossia il sovrano, mentre in Russia tale ricorrenza viene ricordata come “Festa dei difensori della Patria”. In Italia questo giorno era considerato come festivo in passato, quindi segnato in rosso sul calendario, ma oggi non più. Si tratta comunque di una ricorrenza molto sentita, visto che i bambini a scuola cominciano a preparare lavoretti e scrivere pensieri per il loro papà già da parecchio tempo prima.

In questo giorno il babbo riceve auguri dai propri figli vicini e lontani. In famiglia si festeggia in genere mangiando tutti insieme ed ascoltando le poesie che i più piccoli hanno imparato in onore del papà.

Frasi per la festa del papà

Se cercate ispirazione per un biglietto di auguri per il papà
potete leggere queste Frasi per la festa del papà.

In Sicilia, per esempio, è abitudine ricorrente invitare a pranzo le persone più bisognose. In altre zone d’Italia invece la festa coincide con la fine dell’inverno: nelle piazze si accendono falò e si bruciano le erbacce dei campi per propiziare il lavoro nella stagione successiva. In alcune Regioni italiane in occasione di tale festività si preparano dolci tipici: nell’Italia centro-meridionale vi è la zeppola, le cui origini sono addirittura risalenti agli antichi Romani, che in questo periodo dell’anno festeggiavano i “Liberalia”.

Nel Nord Italia invece troviamo la “raviola”, un dolce di pasta frolla ripiena di crema o altro, nella versione fritta o cotta al forno. In Umbria e Toscana per l’occasione si usa preparare un dolce a base di riso cotto nel latte e poi fritto. Le “zeppole di riso” sono molto diffuse anche nella zona della Sicilia. Nel Lazio il dolce tipico è simile ad un krapfen e ripieno di marmellata o crema. Come tutte le feste che si rispettano, anche questa è strettamente legata alla tradizione gastronomica tipica del luogo. Poiché è anche una ricorrenza religiosa cristiana, in parecchie chiese e conventi d’Italia si svolgono in tale data eventi e manifestazioni di vario genere.

La Festa del papà che si festeggia a Marzo è complementare a quella della mamma, che ricorre a Maggio ma la data è variabile. Nel 2013 la Festa della mamma si festeggia Domenica 12 Maggio.

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Uova di Pasqua: le origini del simbolo https://cultura.biografieonline.it/uova-di-pasqua/ https://cultura.biografieonline.it/uova-di-pasqua/#comments Sun, 13 Mar 2022 15:32:00 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6326 Le uova di Pasqua è un dolce caratteristico delle festività pasquali. L’uovo, sin da tempi antichissimi, precedenti alla nascita della religione cristiana, è il simbolo universale di vita e di rinascita.

Uova di Pasqua
Uova di Pasqua

Secondo alcune tradizioni pagane, la rappresentazione simbolica dell’uovo lo vedeva composto da due emisferi, in alto raffigurava il cielo ed in basso la terra. L’uovo cosmico è uno dei simboli del mito cosmogonico, ovvero il mito della creazione dell’universo. Gli antichi Egizi ritenevano l’uovo il nucleo dei quattro elementi fondamentali di cui è composta la natura: acqua, aria, terra e fuoco.

I Persiani, gli Egizi, i Greci ed i Cinesi donavano uova vere, sovente anche decorate a mano, in prossimità dell’equinozio di primavera; quest’ultimo é anche il giorno di riferimento con il quale furono determinate le regole per fissare la data della Pasqua.

Con l’avvento del cristianesimo l’uovo, inizialmente simbolo di vita e di rinascita primaverile della natura, divenne dunque simbolo di resurrezione. Anticamente, durante la Quaresima, era proibito mangiare le uova. Esse venivano conservate e consumate successivamente.

Durante il Medioevo era diffusa la tradizione di regalare alla servitù uova vere decorate. Venivano inoltre realizzate uova artificiali rivestite di materiali preziosi, come argento, oro e platino, destinate a nobili ed aristocratici.

Uova di Fabergé

Il gioielliere e orafo russo Peter Carl Fabergé (San Pietroburgo, 30 maggio 1846 – Losanna, 24 settembre 1920) nel 1885 progettò e preparò un uovo di Pasqua in oro e materiali preziosi, su commissione dello zar Alessandro III di Russia, come sorpresa di Pasqua per la moglie Maria Fyodorovna. L’uovo creato, rivestito di smalto bianco opaco, conteneva un tuorlo d’oro, il quale conteneva a sua volta una gallina d’oro cesellata, che aprendosi rivelava un altra sorpresa: una riproduzione in miniatura in oro e diamanti della corona imperiale.

Il dono fu talmente apprezzato dalla moglie dello zar che Fabergé fu nominato gioielliere di corte ed incaricato di preparare ogni anno un uovo, in esemplare unico, contenente un dono. Il successo che ebbero queste “uova gioiello” contribuirono alla diffusione della tradizione della sorpresa all’interno dell’uovo di Pasqua.

Uovo di trifoglio - Fabergé
“Uovo di trifoglio” creato da Fabergé nel 1902, realizzato con oro, platino, diamanti e rubini

Uova di cioccolato

In epoca recente si è diffusa la consuetudine di regalare e consumare uova di cioccolato, con l’aggiunta al suo interno di un piccolo dono.

Fino a qualche decennio fa, la produzione delle uova di cioccolato era riservata all’abilità di artigiani cioccolatieri, mentre in epoca recente è maggiormente affidata alle industrie dolciarie specializzate.

Uova di Pasqua decorate
Uova di Pasqua decorate

Attualmente sono numerose le varianti di cioccolato con le quali poter preparare l’uovo di Pasqua; per la delizia di tutti i palati si può scegliere tra cioccolato fondente, al latte, bianco, aromatizzato alla frutta, al peperoncino, alla vaniglia, all’arancia, ecc.

Per la gioia di grandi e piccini le tipologie di uova di Pasqua sono molteplici, dal gusto, alle decorazioni, alle dimensioni, alle sorprese al loro interno, la scelta è molto ampia.

Le uova di cioccolato decorate, diventano squisitezze artistiche.

uovo di Pasqua intagliato
Un uovo di Pasqua di cioccolato intagliato

Dolci di cioccolato si possono inoltre trovare nelle forme di conigli, colombe, pulcini e campane.

Le uova decorate fanno anch’esse parte della tradizione pasquale, dipinte con coloranti alimentari.

Oltre alle uova decorate, vi sono quelle intagliate. A partire da quelle con motivi astratti o stilizzati fino a quelle ricche di particolari che le rendono uniche.

Vi è inoltre la possibilità di regalare uova di Pasqua contenenti una sorpresa personalizzata: ditte specializzate offrono questa opportunità, oltre quella di creare design particolari.

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Storia della pizza: napoletana e Margherita le più celebri nel mondo https://cultura.biografieonline.it/storia-della-pizza-napoletana/ https://cultura.biografieonline.it/storia-della-pizza-napoletana/#comments Sun, 16 Jan 2022 14:35:06 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7255 Una passione planetaria

Siamo tutti appassionati della pizza. Simbolo dell’italianità, con pomodoro, mozzarella e basilico simboleggia anche i colori della bandiera italiana. Gli italiani sono famosi all’estero proprio per due cose: la pasta e la pizza. Esportata in tutto il mondo, ormai la si trova ovunque perfino nel remoto sud est asiatico.

La storia della pizza ci porta in una città in particolare: se proprio la volete assaggiare come comanda la tradizione, allora si deve andare a Napoli. Lì tra i vicoli siete sicuri di assaporare il gusto originale della vera pizza che si scioglie in bocca, piegata in quattro, con pomodoro, poca mozzarella e basilico, la vera pizza detta a libretto.

La pizza napoletana a libretto
La pizza a libretto

Le origini

Quale siano le vere origini della pizza non è dato saperlo. Certamente essa nacque come focaccia al forno già all’epoca degli antichi greci e romani, semplicemente miscelando gli ingredienti base che sono acqua, farina e un pizzico di sale. Veniva poi cotta al forno ad alta temperatura e servita molto calda. Faceva parte del classico cibo venduto per strada dai venditori ambulanti, che in cambio di pochi denari vendevano questa semplicità appetitosa.

Piano piano la ricetta della nostra focaccia inizia a diventare più ricca: essa non diventa solo cibo per strada servito alla povera gente ma anche alle mense dei gran signori che non si accontentano solo di questo condimento. Essa veniva arricchita con pezzetti di formaggio, in genere provolone piccante o caciocavallo e ingrediente immancabile un po’ di strutto sciolto per migliorare il sapore. Si trattava comunque di un cibo molto semplice ma già all’epoca molto gustoso e richiesto.

La storia della pizza

La storia della pizza inizia ad evolvere con la scoperta dell’America e la diffusione del pomodoro in Italia. Da allora esso diventa ingrediente fondamentale per tantissime ricette, in primis quello della pasta condita appunto con il sugo.  Si evolve anche la ricetta della pizza vera e propria: acqua, farina, lievito ( di birra o naturale, detto anche criscito) e sale. D’obbligo è poi la cottura in un forno a legna per assicurare una morbidezza migliore.

Allora a qualcuno venne un’idea per rendere la pizza ancora più appetitosa: perché non sperimentare anche il pomodoro sulla focaccia? Nacque così la marinara, la pizza più antica condita con pomodoro, origano e aglio.

Pizza alla Marinara
La pizza Marinara

La Margherita

Esiste poi la vera storia della pizza Margherita che non possiamo tralasciare: Raffaele Esposito, il pizzaiolo dell’Ottocento napoletano più famoso, viene incaricato di far assaggiare alla Regina Margherita in visita a Napoli nel 1889 con suo marito il re Umberto I, proprio la pizza napoletana.

La leggenda racconta che egli, volendo fare bella figura, preparò tre tipi di condimenti : la classica focaccia con strutto, formaggio e basilico; la marinara con origano, aglio e pomodoro; e l’ultima variante con la mozzarella, il basilico fresco e il pomodoro per simboleggiare i colori della bandiera italiana, allora stato nascente. Essa fu appunto chiamata pizza Margherita in onore della Regina che dimostrò gradirla parecchio.

Una classica pizza Margherita
La pizza Margherita deve il suo nome alla regina, moglie di Umberto I

La pizza Margherita è ormai un’istituzione, è rintracciabile in tutte le pizzerie possiamo dire del mondo ma ormai negli ultimi anni la fantasia dei maestri pizzaioli si è davvero scatenata. Basti pensare all’amatissima pizza con wrustel e patatine tanto amata dai giovani, alla pizza dolce con crema di nocciole, a quella col crocchè e la mozzarella che sta conquistando sempre più palati.

La foto di una pizza Margherita alla napoletana
Una classica pizza napoletana con mozzarella di bufala

Un prodotto tutelato

Ricordiamo che la pizza è diventata dal 4 febbraio 2010 Specialità tradizionale garantita dall’Unione Europea. Se siete di passaggio per Napoli vi consigliamo alcune famose pizzerie: l’antica pizzeria sita presso Port’Alba, la Pizzeria Michele presso il Rettifilo, la Pizzeria Sorbillo nei pressi del Decumano maggiore e l’Antica Pizzeria dell’Angelo, famosa per il caratteristico cornicione ripieno di ricotta. Non resta che augurarvi buon appetito!

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Differenza tra zampone e cotechino https://cultura.biografieonline.it/zampone-cotechino-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/zampone-cotechino-differenze/#comments Fri, 31 Dec 2021 14:33:45 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10924 Ogni volta che ci avviciniamo al fatidico cenone di Capodanno, ci assalgono dei dubbi su cosa mangeremo con le lenticchie.

Cotechino o zampone?

Il contenuto dello zampone e del cotechino sono sostanzialmente identici: si tratta infatti di parti del maiale (muscoli di spalla, cotenna, lardo, musetto, orecchie) macinate, con aggiunta di condimenti e spezie (sale, pepe, noce moscata, cannella, salnitro).

Valori nutritivi

Il valore nutritivo è piuttosto elevato:

  • 42% di grasso;
  • 17% di proteine.

Zampone e cotechino
Zampone e cotechino

Differenze

La differenza sostanziale è rappresentata dall’involucro.

Zampone

Lo zampone è un insaccato italiano di puro suino, costituito da un involucro, la pelle dell’arto anteriore dell’animale, da cui deriva appunto il termine zampone. È prodotto con un impasto di carni suine, avvolto dall’involucro formato dalla zampa di un maiale. Ha una consistenza soda ed uniforme ed un colore rosa brillante tendente al rosso. Le calorie variano intorno alle 350 ogni 100 grammi.

Si narra che lo zampone sia nato a Mirandola, in provincia di Modena, nel 1515, durante l’assedio di Papa Giulio II. Per non lasciare alle truppe nemiche la possibilità di nutrirsi con i maiali, un cuoco ebbe l’idea di insaccarne la carne trita dentro la pelle delle zampe anteriori dell’animale, in modo da poterla conservare a lungo e cuocerla al momento opportuno.

Cotechino

Per quanto riguarda invece il cotechino, esso deve il suo nome alla cotica, la cotenna di maiale. Prende nomi locali a seconda della zona in cui viene prodotto.

La differenza sostanziale dal suo compagno zampone, sta nell’involucro costituito dal budello, che un tempo era naturale ed oggi può essere anche sintetico, quindi non commestibile.

Le calorie per il cotechino sono di 342 per 100 grammi; questi numeri possono variare nel caso in cui si tratti di prodotti artigianali o di quelli industriali precotti che troviamo normalmente in vendita al supermercato.

IGP

Il Cotechino Modena e lo Zampone Modena hanno avuto dall’Unione Europea il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta).

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Perché a Natale ci si bacia sotto il vischio? https://cultura.biografieonline.it/baciarsi-sotto-il-vischio/ https://cultura.biografieonline.it/baciarsi-sotto-il-vischio/#comments Wed, 01 Dec 2021 17:11:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5473 La consuetudine di baciarsi sotto i rametti del vischio e di appenderne un ramo all’uscio di casa trova gli albori nel Nord Europa, nella mitologia scandinava.

La pianta

Il vischio è una pianta sempreverde che vive tra i rami di altri alberi o sulla loro corteccia, facendo penetrare le proprie radici nel legno dell’albero “ospite” per trarne il nutrimento; i suoi frutti sono bacche che possono assumere colori dal bianco perlaceo al giallo dorato, le sue foglie sono carnose e poste a due a due all’estremità di ogni rametto ed i suoi fiori di color giallo.

Vischio natalizio
Vischio natalizio

Definita “pianta della Luna” dai Celti, veniva raccolto in prossimità del giorno del solstizio d’inverno, con particolari cerimonie:

  • i rametti venivano tagliati con un falcetto d’oro;
  • venivano poi raccolti in un panno candido;
  • si indossavano esclusivamente vesti bianche.

La sua sacralità derivava dal fatto che è una pianta “aerea”. Nel corso della sua vita non tocca mai il terreno, ma cresce e germoglia sugli alberi.

Per questo motivo i Celti attribuivano a questa pianta una evidente manifestazione della benedizione degli dei.

Il succo di vischio era considerato la bevanda della conoscenza, poiché assorbito attraverso la pianta “ospite”, traeva in sé il beneficio ed il sapere.

vischio
La foglia verde indica la presenza di clorofilla: il vischio è in grado di compiere la fotosintesi. Nonostante ciò, sottrae acqua, sali minerali e azoto dalla pianta ospite. Le sue bacche, trasportate e disperse dagli uccelli (che se ne cibano in inverno), si insediano tra i rami delle piante ospiti: i semi iniziano così a germinare.

Il vischio nella mitologia nordica

Nella mitologia nordica, il vischio è la pianta sacra di Freyja, o Frigg, dea dell’amore e della seduzione, sposa di Odino, dio della guerra e della sapienza.

Il loro figlio Balder fu ucciso da una freccia di vischio per ordine del fratello Loki e per mano del dio cieco dell’inverno Hoder; le lacrime della madre Freyja, trasformate in bacche perlacee, ricaddero sul corpo del figlio, riportandolo in vita.

Perché a Natale ci si bacia sotto il vischio?

E ora è arrivato il momento di rispondere alla domanda iniziale.

Dal momento in cui il figlio tornò alla vita, Freyja, colma di felicità cominciò a ringraziare con un bacio chiunque passasse sotto l’albero su cui cresceva un vischio.

Ecco da dove viene l’usanza e la tradizione di scambiarsi un bacio sotto una piantina di vischio come gesto propiziatorio e benaugurante, portatore di benefici, fortuna e amore.

Altre curiosità

Le stelle appartenenti alla Cintura di Orione, erano conosciute come il “Filatoio di Frigg”, poiché si credeva fossero mosse dal filatoio della dea.

Tutte le parti del vischio possiedono una considerevole tossicità se ingerite; ciò a causa della presenza di viscumina, una sostanza che provoca l’agglutinazione dei globuli rossi, e di polipeptidi (vischiotossine). Merli e tordi se ne nutrono e sono immuni alla sua tossicità.

E’ una delle sostanze di medicina alternativa più studiate per la lotta al cancro.

Sebbene non esistano prove a sostegno dell’idea che la stimolazione del sistema immunitario da parte del vischio porti a una migliore capacità di combattere il cancro, la ricerca di base con estratti di vischio fornisce molte tracce per ulteriori indagini sui possibili meccanismi come prodotto di supporto nell’intero trattamento oncologico del singolo paziente. (Fonte: Wikipedia)

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Boccolo (o bòcolo) di San Marco. Il bocciolo di rosa e la tradizione di Venezia https://cultura.biografieonline.it/boccolo-san-marco/ https://cultura.biografieonline.it/boccolo-san-marco/#respond Sat, 24 Apr 2021 15:58:20 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27579 Il “bocolo” di San Marco: storia e leggenda per il 25 aprile veneziano

Quella del boccolo di San Marco – “bocolo” (traduzione dialettale veneziana di “bocciolo”) – è una tradizione centenaria legata alla città di Venezia. Questa pratica vuole che ogni uomo doni alla propria “novizza” ovvero donna amata (fidanzata o sposa), in segno di amore, un bocciolo di rosa rossa nel giorno di San Marco, il 25 aprile. Un atto semplice e molto romantico che affonda le sue origini in un’antica leggenda.

Boccolo di San Marco: una rosa rossa
Boccolo di San Marco: una rosa rossa

La leggenda da cui viene la tradizione: l’amore di Vulcana e Tancredi

La protagonista della leggenda è Maria, figlia del doge Angelo Partecipazio, una giovane bella che per il suo ardore e la sua passione viene ribattezzata con il nome di Vulcana.

Vulcana si innamora di Tancredi, un trovatore che non desta la stima di suo padre. Così, per raccogliere la gloria necessaria a guadagnarsi l’approvazione del doge, Tancredi, su suggerimento di Vulcana, parte alla volta della Spagna per unirsi alle file di Carlo Magno in quel momento impegnate a combattere i mori, gli arabi.

L’esperienza bellica di Tancredi è positiva e il trovatore si copre di gloria per le sue gesta al punto che il racconto di queste giunge fino a Venezia. Vulcana inizia a pregustare la possibilità di vedere risolto lo sperato sodalizio.

Nel giorno della veglia di San Marco succede però che a giungere sia una notizia tragica: Tancredi ha trovato la morte in battaglia. A portare questo triste annunzio è Orlando di cui si canterà, fra l’altro, nella celebre Chanson de Roland.

Orlando giunto a Venezia incontra Vulcana a cui racconta di come Tancredi se ne sia andato, colpito dal nemico in un roseto.

Prima di spirare però – racconta Orlando – Tancredi coglie una rosa e prega il compagno di portarla alla sua amata Vulcana.

Vulcana riceve il fiore tinto del sangue del suo amor perduto e, senza versare una lacrima, si chiude nel suo dolore.

La leggenda – legata ad un fatto storico realmente accaduto –, però, è destinata a finire in tragedia: il giorno successivo, quello della festa di San Marco ovvero il 25 aprile, Vulcana viene trovata morta con il fiore di Tancredi sul cuore.

Da qui il nome Boccolo di San Marco (il 25 aprile si celebra proprio San Marco, morto in questo giorno nell’anno 68) .

Rosa essiccata
Un bocolo di San Marco donato alla donna amata, può essere poi fatto essiccare e conservato

La leggenda nella leggenda: il ritorno di Vulcana

La storia del perduto amore di Vulcana è ancora molto viva e molto sentita nella città di Venezia. Soprattutto nel giorno di San Marco quando – si racconta – il fantasma della giovane ragazza si aggira per la laguna.

Un’entità diafana e, certo, senza colore su cui spicca solo il bocciolo di rosa, divenuto rosso per il sangue del suo amato caduto. Lo stesso fiore con cui Tancredi le disse addio per sempre e da cui, lei stessa, non si separò mai più.

Oltre al Boccolo di San Marco: altri segni d’amore di tradizione veneziana

Il bocciolo di rosa rossa nel giorno di San Marco non è la sola indicazione di regalo che la tradizione veneziana porge ai giovani amanti.

Ci sono, infatti, sparse su tutto il calendario più occasioni in cui ricorre un preciso scambio di doni fra innamorati. In particolare:

  • a Pasqua si regalano due bottiglie di vino di Cipro e una focaccia;
  • a Natale la mostarda e il mandorlato;
  • per le festività di Ognissanti un sacchetto di fave dolci;
  • a San Martino, infine, le castagne.

Questi suggerimenti, che affondano nelle antiche tradizioni della città lagunare, portano anche una lunga e utile lista di divieti.
Questo piccolo arcaico decalogo vieta che si donino:

  • pettini, perché oggetti adatti da streghe;
  • sacre immagini e libri da messa, perché portano dolori;
  • forbici, perché significano maldicenza;
  • aghi, perché esprimono sofferenza.
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Perché l’uovo è un simbolo pasquale? https://cultura.biografieonline.it/uova-cioccolato-pasqua/ https://cultura.biografieonline.it/uova-cioccolato-pasqua/#respond Thu, 01 Apr 2021 18:29:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8025 Molte persone si sono spesso domandate: perché le uova sono l’immagine del periodo di Pasqua e perché le mangiamo di cioccolato? Secondo varie teorie, che risalgono già prima del cristianesimo, l’uovo simboleggiava la rinascita della natura nel passaggio dall’inverno alla primavera e veniva considerato come un vero e proprio simbolo propiziatorio. Ma è dopo l’avvento del Cristianesimo che l’uovo acquista sacralità, venendo considerato un vero e proprio simbolo poiché rappresentava il ciclo di vita che si rinnova ed è quindi rappresentativo della resurrezione e della vita che continua anche dopo la morte.

Uova di Pasqua decorate
Uova di Pasqua di cioccolato, decorate

L’uovo diviene l’emblema della rinascita dell’uomo e in questo caso specifico di Gesù, mentre il guscio rappresenta la tomba , dalla quale esce l’ essere vivente. Le uova dapprima, vennero raffigurate e dipinte con colori brillanti, per ricordare il simbolo della primavera, poi con il colore rosso acceso come simbolo del sangue di Cristo. Anche le diverse religiosità pagane consideravano l’uovo, un simbolo di sacralità: per loro, l’uovo era considerato un simbolo di fertilità, segno dell’eterno ritorno alla vita.

Per i filosofi egizi, invece, l’uovo era considerato il fulcro dei quattro elementi: acqua, aria, fuoco e terra. I Greci, i Persiani e i Cinesi usavano scambiarsi le uova, come dono, in occasione delle feste primaverili. Risale al Medioevo, l’uso, ancora praticato, di scambiarsi uova in dono nel periodo pasquale perché durante il periodo di Quaresima, a causa delle severissime imposizioni di digiuno, era proibito mangiarle. Ma è solo all’inizio del XIX secolo, periodo a cui risalgono le uova di cioccolato, che iniziano a contenere una sorpresa, acquistano la forma ed il significato che a tutt’oggi doniamo.

Le cronache di quel tempo ci riportano un primato da Guinness che risale al lontano 1897, quando il più grosso uovo di cioccolato, fu preparato da un confettiere londinese in occasione di un matrimonio di un rampollo di casa Stuart. L’uovo che venne realizzato per l’occasione era alto 9 metri, largo 18 e conteneva una centinaia di bomboniere da distribuire durante il banchetto di nozze agli invitati.

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