Luoghi Archivi - Cultura https://cultura.biografieonline.it/argomento/luoghi/ Canale del sito Biografieonline.it Thu, 14 Dec 2023 11:25:42 +0000 it-IT hourly 1 Hermitage, il museo di San Pietroburgo in Russia https://cultura.biografieonline.it/hermitage/ https://cultura.biografieonline.it/hermitage/#comments Thu, 14 Dec 2023 10:21:55 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16526 Sono molti i musei nel mondo nati dalle eccentriche collezioni dei loro facoltosi possessori: conti, baroni, vescovi e cardinali hanno nei secoli arricchito il nostro patrimonio artistico grazie all’accumulo di capolavori acquistati in tutto il mondo. I grandi monarchi europei costituirono il punto nevralgico di quell’immensa matrice artistica che raccolse e custodì il meglio del genio umano nei saloni e nelle aree più lussuose dei grandi palazzi reali. L’Hermitage di San Pietroburgo rappresenta uno degli esempi più lampanti di un collezionismo sfociato in grandiosità museale.

Hermitage - La stanza di Raffaello (o stanza della Maiolica)
La “Stanza di Raffaello” dell’Hermitage: qui vi sono in mostra (sulla destra della foto) due dei capolavori dell’intero museo: la “Sacra Famiglia con san Giuseppe imberbe” (1505-1506) e la “Madonna Conestabile” (1504).

La storia dell’Hermitage

Solitamente la nascita del glorioso museo dell’Hermitage viene associata alla figura dello zar di Russia Pietro il Grande, ma tale ipotesi è vera solo in parte. Si potrebbe dire che il merito dello zar fu quello di creare semplicemente una Wunderkammer, ovvero uno spazio nella residenza reale adibito ad accogliere tutte le meraviglie e le rarità del mondo naturale, ma fu la zarina Caterina II, a metà del XVIII secolo, ad arricchire notevolmente la collezione, prima secondo un gusto esclusivamente estetico e, successivamente, secondo precisi principi classificatori dettati dalla necessità di completare la collezione in tutte le sue parti.

La zarina organizzò il primo nucleo della vasta collezione in un piccolo “Ermitaggio” adiacente il Palazzo d’Inverno, un buen retiro sfruttato da Caterina II come luogo di riflessione e svago tra pochissimi intimi, dove in compagnia dell’imperatrice “senza spada e senza cappello, si doveva lasciar perdere rango e diritti di precedenza, si doveva piuttosto prestare attenzione a non rompere nulla, bisognava parlare a bassa voce ed era proibito sbadigliare. Chi trasgrediva veniva costretto a bere… acqua fresca, un vero insulto per un russo” (Carminati).

Tra piante esotiche, uccelli e piccoli animali prese forma una collezione così ampia da colmare gli spazi di ben cinque edifici dislocati lungo la riva sinistra del fiume Neva: il Palazzo d’Inverno (1754- 1762), il Piccolo Hermitage (1764- 1775), il Grande (o Vecchio) Hermitage (1771- 1787), il Nuovo Hermitage (1839-1851) e il Teatro dell’Hermitage(1783-1789).

Storia della collezione

La raccolta, così come la conosciamo oggi, prese avvio nei fastosi saloni delle proprietà imperiali con l’acquisizione di 225 dipinti fiamminghi e olandesi appartenuti al mercante tedesco Johann Ernst Gotzkowsky, compreso il “Ritratto di uomo con guanto” di Frans Hals.

A partire dal 1764 Caterina II, nel tentativo di competere con le collezioni europee, si servì dei propri ambasciatori, in modo particolare dei corrispondenti francesi Denis Diderot e Friedrich Melchior von Grimm, per acquistare le opere di maggiore rilievo negli ateliers di tutta l’Europa.

Il legame con la Francia fu fondamentale per la storia della collezione russa, relazione tuttora visibile nella ricca presenza di opere francesi di assoluta eccellenza, da Nicolas Poussin a Claude Lorrain.

Al 1772 risale l’acquisizione più prestigiosa: più di quattrocento opere appartenute al banchiere parigino Pierre Crozat, raccolta che comprendeva tele di Tiziano, Raffaello, Giorgione, Tintoretto, Rubens, Rembrandt e altri tra i più grandi maestri della pittura europea.
Nel 1779 Caterina acquistò l’intera galleria di Houghton Hall, comprendente centonovantotto dipinti, all’asta della tenuta di sir Robert Walpole.
La raccolta di dipinti nell’Hermitage si arricchì ulteriormente con la collezione del conte Boudoin, collezione costituita da più di un centinaio di tele tra cui alcuni Rembrandt e sei ritratti di Van Dyck.

Hermitage - Scalinata interna
Una foto degli interni del museo: una sontuosa scalinata porta alle stanze delle Hermitage ricche di opere e capolavori dell’arte. Il nome del museo (dal francese, significa “eremo”) è indicato a volte anche come Ermitage. Il sito ufficiale è www.hermitagemuseum.org

L’accesso del pubblico alla collezione fu possibile a partire dagli anni ottanta del XVIII secolo, ma l’ordinamento museale venne reso noto solo nel 1805, con il nascere di una nuova concezione di museo.

Dopo la morte della zarina Caterina II nel 1796, la collezione crebbe notevolmente con il nipote Alessandro I (1777-1825) che, in seguito alla vittoria su Napoleone (ne abbiamo parlato nell’articolo Come Alessandro I sconfisse Napoleone Bonaparte ), acquistò nel 1814 trentotto tele che avevano decorato la Malmaison di Josèphine Beauharnais, prima moglie dell’imperatore francese.

Nel corso dell’Ottocento si affermò un modo di collezionare non solo incentrato sul gusto estetico degli zar, ma solo e soprattutto un collezionismo basato su una attenta e rigorosa selezione volta a “colmare le lacune e a bilanciare la sproporzione tra le varie scuole, fra le quali fino ad allora aveva prevalso nettamente quella olandese” e lasciando posto al nuovissimo interesse per l’arte spagnola.

Hermitage - Museo - Museum
San Pietroburgo: una recente foto del palazzo che ospita il museo dell’Hermitage

Con la messa in vendita della collezione Barbarigo nel 1850, arrivarono a San Pietroburgo le grandi tele di Tiziano e Veronese, insieme ai capolavori della pittura olandese di Jan Provost e Rogier van der Weyden, provenienti dalla collezione di Guglielmo II d’Olanda.

Durante il regno di Nicola I ci furono numerose cessioni: nel 1866 venne acquistata a Milano la “Madonna Litta” di Leonardo da Vinci e nel 1870 la “Madonna Conestabile” di Raffaello Sanzio.
Nel 1915 il museo accrebbe ulteriormente la sua fama con l’acquisizione dell’enorme collezione di pitture fiamminghe dell’esploratore russo P.P. Semyonov Tian Shansky.

Con la Rivoluzione russa, il patrimonio artistico maturò su larga misura grazie alle requisizioni: i capolavori un tempo appartenuti alle grandi casate principesche e alle famiglie borghesi moscovite entrarono a far parte del museo.

Con lo smantellamento del museo statale di Mosca, tra il 1930 e il 1940, giunsero a Leningrado i dipinti francesi delle raccolte di Schukin e Morozov, massimi collezionisti a livello mondiale di Matisse; di questa collezione si conservano all’Hermitage trentanove opere realizzate da Gauguin e Cézanne.

Note Bibliografiche
A. Fregolet, Ermitage San Pietroburgo, Mondatori – Electa, 2005, Milano

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Le sette meraviglie del mondo https://cultura.biografieonline.it/7-meraviglie-del-mondo/ https://cultura.biografieonline.it/7-meraviglie-del-mondo/#comments Sun, 08 Jan 2023 09:11:58 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8430 Quali sono le 7 meraviglie?

Le sette meraviglie dell’antichità hanno suscitato da sempre un forte interesse e un fascino particolare per l’intera umanità, poiché sono testimonianze di un passato che nel corso dei secoli ha subito radicali trasformazioni sociali, politiche e culturali.

La piramide di Cheope
La piramide di Cheope è una delle Sette meraviglie del mondo, ed è l’unica rimasta intatta fino ai giorni nostri

Le opere più spettacolari realizzate in quel tempo dall’uomo sono state enumerate circa 2000 anni fa. Furono realizzate con tecniche avanzate considerando il periodo in cui furono costruite e su richiesta di sovrani che volevano dimostrare la loro potenza.

Le sette meraviglie del mondo antico

  1. La piramide di Cheope
  2. Il faro di Alessandria
  3. Il tempio di Artemide a Efeso
  4. I giardini pensili di Babilonia
  5. Il colosso di Rodi
  6. Il mausoleo di Alicarnasso
  7. La statua di Zeus a Olimpia

La loro storia è ancora ad oggi avvolta nel mistero: quasi tutte le opere sono state distrutte nel tempo, solo una delle sette meraviglie è arrivata fino ai giorni nostri: la Piramide di Giza o piramide di Cheope; questa è una delle più grandi costruzioni realizzate dall’uomo che si innalza al cielo e che si trova nella piana di Giza, in Egitto. La piramide è alta 137 metri, con un peso di circa 6 milioni e mezzo di tonnellate.

Le meraviglie del mondo antico erano sette
Le sette meraviglie del mondo antico

Alcune informazioni

Il faro di Alessandria progettato nel periodo di Alessandro Magno dall’architetto Dinocrate, raggiungeva i 140 metri di altezza su tre piani.

Il tempio di Artemide era considerato una stupenda architettura, sorretta da 120 colonne e con la statua della dea al centro.

I giardini Pensili di Babilonia invece ospitavano qualsiasi tipo di vegetazione compresi alberi da fusto.

Il colosso di Rodi era una statua che raffigurava il dio Helios, eretta per festeggiare lo scampato pericolo di una probabile invasione della città.

Il Mausoleo di Alicarnasso ospitava i resti del re Mausoleo, della moglie Artemisia e della sorella.

In ultimo, la statua di Zeus a Olimpia era una statua che raffigurava il dio seduto su di un trono, circondato da altre figure alate ed altre divinità.

Ancora oggi, le sette meraviglie dell’antichità suscitano l’ammirazione universale per la loro grandiosità e per la loro bellezza.

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National Gallery di Londra: un museo ad accesso gratuito https://cultura.biografieonline.it/national-gallery/ https://cultura.biografieonline.it/national-gallery/#comments Tue, 05 Jul 2022 13:05:11 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22645 National Gallery

A Londra c’è uno dei musei più belli del mondo: è la National Gallery, ubicata nella centralissima Trafalgar Square.

La capitale britannica ospita un Museo nazionale che merita davvero di essere visitato. La National Gallery londinese, fondata nel lontano 1824, ai suoi esordi presentava solo qualche collezione di opere d’arte. Oggi, invece, il panorama artistico che si può ammirare è davvero vasto, poiché comprende circa 2.300 dipinti risalenti al XII secolo e altri più moderni.

Per chi è in visita a Londra non è difficile raggiungere la National Gallery, visto che la sede si trova nella centralissima Trafalgar Square, la piazza con al centro la celebre colonna dedicata all’ammiraglio Horatio Nelson. Generalmente la collezione artistica principale può essere visionata gratis, mentre risultano a pagamento le collezioni ed esposizioni “speciali”. E’ considerata, a giusta ragione, una delle gallerie d’arte più belle del mondo.

La nascita della National Gallery

A differenza di altri Paesi europei, che hanno fondato gallerie e musei nazionali attraverso la nazionalizzazione di collezioni d’arte appartenute precedentemente a famiglie reali o principesche, il Regno Unito non ha mai sentito l’esigenza di raccogliere la produzione artistica nazionale in un museo per poterla esporre al pubblico prima del 1824, quando il Governo ha acquistato trentasei dipinti dal banchiere Angerstein.

A questi ben presto si sono aggiunti, nel 1826, le opere facenti parte della collezione di Sir George Beaumont. Dopo qualche tempo l’edificio che ospita la Galleria comincia alcuni cedimenti strutturali. Così si decide di trasferirlo in altro palazzo (anche questo però del tutto inadeguato).

Nel 1832 la Galleria subisce un ulteriore spostamento, presso le scuderie reali nel quartiere di Charing Cross, che poi è diventato Trafalgar Square (considerata a tutti gli effetti “il cuore” di Londra). Anche se più tardi, nel 1850, qualcuno ha richiesto di spostare la National Gallery in altro luogo, si è deciso di lasciarla a Trafalgar Square perché più facilmente raggiungibile da tutti. Da allora il Museo non ha più cambiato sede.

Visitare la National Gallery

L’ingresso alla National Gallery di Londra è gratuito. Quindi si può pensare di suddividere la visita in più volte. Così si potrà disporre di tempo e calma per visionare tutte le opere d’arte (e sono davvero tante!) presenti all’interno. E’ anche opportuno, prima di entrare, procurarsi una lista delle opere principali da visionare assolutamente. Così da evitare di perdere l’orientamento e rischiare di non focalizzarsi sulle cose più interessanti.

National Gallery Londra - foto quadri
National Gallery di Londra – foto di una delle sale

Se si hanno preferenze per alcuni periodi storico-artistici rispetto ad altri, allora si può limitare la visita alle opere che vi sono ricomprese, nelle sale della Gallerie a queste dedicate. La National Gallery è suddivisa in diverse sale (per la precisione quattro gruppi) proprio in base al periodo storico. Le opere ricomprese nel periodo tra il 1250 e il 1500 sono posizionate nell’Area Blu. Nell’area Viola si trovano invece i dipinti realizzati tra il 1500 e il 1600. Nell’Area Gialla sono esposte le opere realizzate nel periodo di tempo compreso tra il 1600 e il 1700. Per finire, l’Area verde ricomprende tutte le opere artistiche del periodo che va dal 1700 agli inizi del Novecento. In quest’ultima sala in particolare ci sono le opere degli Impressionisti (Van Gogh, Monet, Cézanne).

Principali opere esposte

Nella sala 45 dell’Area Verde (1700-1900) troviamo autori importanti come Van Gogh con alcune opere molto note al grande pubblico. Ad attrarre i visitatori in questa Sala è sicuramente l’opera intitolata “I Girasoli” di Van Gogh. Ma ve ne sono anche altre dello stesso pittore altrettanto belle da ammirare.

Nella sala 38 si trovano alcune opere di Canaletto, tra cui quella considerata la migliore della sua personale collezione: “Cortile dello Scalpellino”.

Nell’Area Gialla (1600-1700), sala 32, sono esposte alcune tra le più importanti opere di Caravaggio e di altri artisti contemporanei.

Non mancate di visitare la sala 58 della medesima Area, dove si possono ammirare alcuni straordinari dipinti del Botticelli, come “Venere e Marte” (del 1485). Nell’Area Viola, sala 8, sono visionabili alcuni dipinti di Michelangelo e Tiziano.

Tra i dipinti di cui abbiamo pubblicato approfondimenti ricordiamo:

La valorosa Téméraire Il sogno del cavaliere (opera di Raffaello) Vergine delle rocce - Parigi e Londra Il ritratto dei coniugi Arnolfini Ragazzo morso da un ramarro - Caravaggio - quadro - dipinto - opera ]]>
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Lo sbarco in Sicilia https://cultura.biografieonline.it/sbarco-in-sicilia/ https://cultura.biografieonline.it/sbarco-in-sicilia/#comments Sun, 03 Apr 2022 07:14:22 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14524 Lo sbarco in Sicilia avvenne dopo la mezzanotte del 10 luglio 1943. Forze statunitensi, inglesi e canadesi sbarcarono tra Licata e Cassibile, vicino a Siracusa, invadendo 160 km di costa. Gli uomini impiegati nell’invasione della Sicilia furono 180.000. Fu il più grande sbarco mai realizzato in un solo giorno.

Lo sbarco in Sicilia
Lo Sbarco in Sicilia avvenne il 10 luglio 1943

I motivi dell’operazione militare

I motivi che spinsero gli alleati a decidere l’apertura di un secondo fronte in Europa, furono figli di un compromesso difficile. Stalin fu la causa principale di questa decisione. Il dittatore russo pretendeva, a ragione, di avere un sostegno più deciso da parte degli alleati.

Durante gli ultimi tre anni di guerra l’Unione Sovietica aveva subito più perdite di tutti; chiedeva da tempo l’intervento di Stati Uniti e Inghilterra in Europa per alleggerire il suo impegno. Inglesi e americani non erano d’accordo su come creare un secondo fronte. I primi preferivano sviluppare una serie di battaglie per distrarre truppe e mezzi dei nazisti, mentre gli americani preferivano concentrare l’attacco su un unico luogo.

Fu scelta la Sicilia, dopo un ampio dibattito, perché lo Stato Maggiore Usa voleva conquistare l’Italia raggiungendone il nord e da lì entrare in Germania. L’Alto Comando sovietico pensava, invece, che la guerra in Italia avrebbe costretto Hitler a spostare molte truppe dal fronte orientale e l’Inghilterra riteneva che la penisola fosse un luogo non troppo importante ma ugualmente necessario per sperimentare un primo massiccio attacco in Europa.

Lo sbarco in Sicilia - soldato con guida
Lo sbarco in Sicilia: soldato con guida

La Sicilia era anche un territorio facile dal punto di vista militare perché, malgrado ci fossero circa 250.000 soldati tedeschi e italiani, le strade erano talmente dissestate che il primo sbarco non avrebbe trovato una grande resistenza e i rinforzi e i rifornimenti avrebbero impiegato troppo tempo per dare manforte alle linee di difesa. In realtà la guerra in Italia avrebbe avuto problematiche ben diverse, ritardando di molto mesi i piani alleati.

Lo sbarco in Sicilia: operazione Husky

Il nome in codice dello sbarco fu: operazione Husky. La prima parte dell’invasione avvenne dal cielo.

Furono lanciati duemila paracadutisti americani e altrettanti paracadutisti inglesi, che non riuscirono però a raggiungere, a causa delle condizioni meteorologiche, gli obiettivi che gli erano stati assegnati. Il loro scopo era neutralizzare le difese dei ponti e di alcuni punti strategici per permettere poi ai soldati, che sarebbero sbarcati sulle spiagge, di procedere verso le principali città della Sicilia.

Gli americani furono sparpagliati fra Gela e Siracusa e dovettero impiegare più tempo per raggiungere i punti che gli erano stati assegnati.

Lo sbarco in Sicilia - schema
Operazione Husky – schema

Anche gli inglesi furono presi alla sprovvista dal forte vento.

Nel loro caso esso influì ancora di più sullo spostamento dagli obiettivi, perché i paracadutisti britannici utilizzarono gli alianti per approdare in Sicilia.

L’uso degli alianti

Gli alianti, come è noto, sono aerei senza motore; essi vengono trasportati da altri aerei vicino al punto in cui devono atterrare; poi vengono sganciati per farli planare con una libertà di manovra limitata da parte del pilota.

Pertanto, il vantaggio di poter volare silenziosamente era controbilanciato dallo svantaggio di non poter controllare il velivolo. E con un vento forte il risultato fu disastroso.

Molti alianti caddero in mare e affondarono, altri non riuscirono a raggiungere gli obiettivi. Solo dodici atterrarono nei punti sensibili che gli erano stati assegnati. Uno di questi obiettivi fu il Ponte Grande sul fiume Anapo. Gli inglesi riuscirono a raggiungerlo e a conquistarlo nell’attesa che arrivassero le truppe che stavano sbarcando sulle spiagge. Mentre, infatti, i paracadutisti combattevano contro i soldati italiani e tedeschi, 2.500 navi sbarcavano 180.000 soldati.

Lo sbarco in Sicilia - soldato con mulo
Lo sbarco in Sicilia – soldato con mulo

Gli alleati, benché inferiori numericamente rispetto ai loro nemici, disponevano di un numero di mezzi nettamente superiore. Tuttavia, il forte vento aveva reso il mare mosso e lo sbarco si era complicato; inoltre, le truppe sbarcate avevano raggiunto punti errati della costa e questo aveva ritardato l’arrivo dei rinforzi che i paracadutisti stavano attendendo. A est, comunque, le truppe inglesi e canadesi riuscirono a sbarcare tutte e, dopo il caos organizzativo, riuscirono a raggiungere i paracadutisti.

A Gela, invece, gli americani trovarono una forte resistenza militare. Benché la conquista della città fu ottenuta rapidamente, le truppe italiane poste sulle colline e rafforzate dai tedeschi non si arresero facilmente. Gli italiani combatterono tutto il giorno, creando non pochi problemi alle truppe americane.

Solo alla fine della giornata, e malgrado i rinforzi tedeschi, dovettero ripiegare. A est, gli inglesi combatterono valorosamente ma furono colpiti duramente dagli italiani che, dopo un’iniziale confusione, dimostrarono un forte spirito combattivo.

Conclusioni

La sera del 10 luglio 1943 tutti gli obiettivi che gli alleati si erano prefissati furono raggiunti. Tuttavia, i morti furono molti di più rispetto a quelli che erano stati preventivati. I tedeschi dimostrarono fin da subito che non avevano alcuna intenzione di arrendersi. Già, quindi, da questa prima giornata di combattimenti fu abbastanza chiaro che la guerra in Italia sarebbe durata a lungo: molto di più di quello che avevano pianificato gli Stati Maggiori alleati.

Sbarco in Sicilia - carro armato
Un carro armato in una delle strette vie dei paesi siciliani

La Sicilia costò agli alleati 25.000 morti e l’impiego di 15.000 mezzi corazzati. La Sicilia fu conquistata dopo cinque settimane di combattimento. In seguito, si capì che questo fronte non era fondamentale per la guerra ma che, invece, fu la causa dell’arresto di Benito Mussolini e della sua sostituzione con il maresciallo Badoglio, che ordinò il passaggio dell’Italia da alleato dei tedeschi ad alleato degli inglesi e degli americani.

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L’invasione della Baia dei Porci a Cuba: riassunto https://cultura.biografieonline.it/baia-dei-porci-cuba/ https://cultura.biografieonline.it/baia-dei-porci-cuba/#comments Tue, 21 Dec 2021 12:01:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6854 L’invasione della Baia dei Porci, situata sull’isola di Cuba, avvenne il 17 aprile 1961. Tale invasione avvenne ad opera di 1.453 esuli cubani che avevano lo scopo di rovesciare il regime di Fidel Castro. La strategia prevedeva l’aiuto, ma non l’alleanza, del governo americano e la fusione degli esuli con i guerriglieri anticastristi presenti sull’isola al fine di creare un governo provvisorio che avrebbe dichiarato guerra a quello di Castro. A quel punto gli americani sarebbero intervenuti con tutte le loro forze.

Fidel Castro, Baia dei Porci: 16 aprile 1961
Fidel Castro tiene un discorso ai suoi militari, nel giorno che precede l’invasione della Baia dei Porci

Un fallimento durato due giorni

L’invasione della Baia dei Porci (in inglese Bay of Pigs) durò solo due giorni e si rivelò un fallimento per i ribelli, che vennero sconfitti e in parte catturati dalle truppe di Castro. Il piano era stato organizzato e approvato dall’amministrazione di Dwight D. Eisenhower, che nel marzo del 1960 aveva deciso di far cadere il governo di Cuba al cui vertice c’erano i rivoluzionari; questi, assieme a Fidel Castro e a Che Guevara, avevano sconfitto l’esercito del precedente dittatore dell’isola, Fulgencio Batista.

Quando John F. Kennedy si insediò alla Casa Bianca, nel gennaio del 1961, decise di procedere con il piano del predecessore, malgrado gran parte del suo staff, compreso lo storico John Schlesinger, che riportò quei giorni in un libro, fosse contrario. Furono le navi americane a gestire le operazioni di sbarco che si svolsero il 17 aprile del 1961.

Baia dei Porci: i fatti e i numeri

John Fitzgerald Kennedy
John Fitzgerald Kennedy

Durante le operazioni logistiche la situazione volse subito a favore dell’esercito cubano; due navi, piene di rifornimenti di apparecchiature per le comunicazioni, armi, cibo e acqua e carburante vennero affondate dall’aviazione di Castro. A questo punto i ribelli, che non avevano equipaggiamento né vettovaglie, si trovarono in una situazione senza struttura logistica all’interno della giungla; in questo luogo gli uomini di Castro erano abituati a muoversi senza difficoltà.

Il 18 aprile la situazione per gli esuli nella Baia dei Porci appariva drammatica e disastrosa. Pertanto fu ordinata la ritirata. Dei 1.453 combattenti, 1.189 furono catturati e 238 morirono durante le operazioni di cattura e guerriglia con l’esercito cubano. Solo 26 esuli furono salvati dagli americani e riportati negli Stati Uniti.

Fidel Castro
Fidel Castro

Le conseguenze di questo fallimento possono essere facilmente immaginate:

  1. in primo luogo ci fu il trionfo della politica estera cubana, che vide crescere l’appoggio dell’URSS e dei suoi Stati satelliti alle sue istanze;
  2. ci fu poi un’impennata della simpatia di altri Paesi, sia africani che europei, quest’ultimi non attraverso i propri governi, bensì attraverso i partiti politici di opposizione; questi elessero a veri e propri simboli della rivoluzione cubana le persone di Fidel Castro e Che Guevara.

Tutto questo accadeva mentre l’amministrazione Kennedy riceveva molte critiche soprattutto per quanto riguardava l’operazione logistica diretta dalla CIA.

Il presidente americano riuscì a gestire bene la crisi di immagine e ne uscì rafforzato. Nel frattempo silurò il direttore della CIA Allen Dulles e il suo vice Charles Cabell.

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Galleria degli Uffizi https://cultura.biografieonline.it/uffizi/ https://cultura.biografieonline.it/uffizi/#comments Wed, 27 Oct 2021 17:11:31 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16797 Attraversando i saloni espositivi della Galleria degli Uffizi, ci si imbatte in una varietà consistente di percorsi tematici, che consentono di ripercorrere le tappe salienti della storia dell’arte e dei suoi protagonisti. Il polo museale degli Uffizi vanta una storia antica e prestigiosa, circostanza che accresce il fascino di un luogo che deve essere necessariamente visitato se si raggiunge Firenze. Nato nella seconda metà del XVI secolo per volontà del duca Cosimo I, la Galleria degli Uffizi è uno dei musei più visitati e conosciuti al mondo, con una collezione di capolavori che spazia da Giotto fino ai grandi maestri della pittura del XVIII secolo.

Uffizi - Galleria degli Uffizi - Firenze - Museo
Firenze: una veduta esterna della Galleria degli Uffizi

La storia del Museo degli Uffizi

La storia del museo affonda le proprie radici nel pieno Rinascimento fiorentino e deve la sua nascita alla figura di Cosimo I de’ Medici (1519-1574) il quale, dopo la morte di Alessandro de’ Medici (1532-1537) per mano del cugino Lorenzino, assunse il potere a Firenze e il titolo ducale.
Cosimo, figlio del condottiero Giovanni delle Bande Nere (1498-1526) e di Maria Magdalena Romola Salviati (1499-1543), provò senza indugio di essere un monarca abile, accogliendo una politica di conquista territoriale e di accordi con l’Impero e il Papato.

Dopo il trasferimento nell’antico edificio comunale di Palazzo Vecchio, Cosimo I, nell’intenzione di affiancarlo a una nuova sede governativa, commissionò, nel 1560, la costruzione del monumentale complesso degli “Uffizi“, con lo scopo di accogliere gli uffici amministrativi e giudiziari di Firenze in un unico sito.

La costruzione e la decorazione del palazzo furono affidate in un primo momento, tra il 1540 e il 1555, all’architetto e scultore Giovanni Battista del Tasso (1500-1555) e solo in seguito a Giorgio Vasari (1511-1574), che ebbe il merito di celebrare con la sua arte le imprese del duca e quelle di molti altri uomini illustri.

L’edificio presentava tre livelli: al piano superiore erano relegate le attività artigianali, gli opifici, gli studi degli artisti e laboratori; nel primo e secondo piano le magistrature fiorentine (Nove Conservatori del Dominio e della Giurisdizione fiorentina, l’Arte dei Mercatanti, l’Arte del Cambio, l’Arte della Seta, l’Arte dei Medici e Speziali, l’Università dei Fabbricanti e il Tribunale della Mercanzia, Ufficiali dell’Onestà, le Decime e Vendite, gli Ufficiali della Grascia, il Magistrato dei Pupilli, i Conservatori di Leggi e i Commissari delle Bande), la cui presenza è tuttora accertata dall’esistenza di simboli e iscrizioni sugli architravi.

Le nicchie vasariane, destinate ad accogliere le sculture, furono abitate solo a partire del XVIII secolo: ventotto statue che da Giotto a Galileo Galilei, da Machiavelli a Michelangelo esaltavano la grandezza del genio toscano.

Uffizi - sculture personaggi famosi
Uffizi: alcune sculture di celebri personaggi

L’intonaco bianco, tipico della tradizione fiorentina, si alterna alla pietra serena che, proveniente dalla valle della Mensola era tanto pregiata da essere disponibile solo con una licenza di chi governava, fu impiegata per la costruzione dei portali e le nervature del complesso.
Il nobile scalone vasariano, con i suoi 126 gradini di pietra serena, conduceva solo al primo piano del complesso, fermandosi al vestibolo del teatro della corte medicea.

Dell’antico teatro di corte, eretto da Bernardo Buntalenti (1531-1608) nel 1585, resta sul pianerottolo l’antico portale di marmo che introduceva al teatro, oggi adibito a “Gabinetto di disegni e stampe”, e le tre porte, una delle quali, quella centrale, esibisce stemmi medicei, gigli fiorentini e gli emblemi del principe, quali l’alloro e il suo segno astrologico, l’ariete.

In vista delle nozze del figlio Francesco con Giovanna d’Asburgo (1547-1578), nel 1565, Cosimo I incaricò infine il Vasari di realizzare un camminamento, privato ed esclusivo, che consentisse al principe, partendo dalla Reggia, di attraversare la città senza scorta armata lungo quasi un chilometro.

Il camminamento vasariano, costruito in pochi mesi, correva lungo gli Uffizi, s’inseriva nel vivo di case e palazzi, fino a sfociare nel giardino di Boboli. Papa Pio V, con la bolla papale del 13 dicembre 1569, assegnò a Cosimo il titolo e la corona granducale.

“L’incoronazione vera e propria, avvenuta a Roma il 5 marzo dell’anno successivo, fu uno degli ultimi atti ufficiali del nuovo granduca, che già nel 1564 aveva nominato reggente per affari interni dello stato il figlio primogenito Francesco” (TUENA).

Nel XVII secolo, il Cardinale Leopoldo de’ Medici (1617-1675) realizzò il “Gabinetto di disegni e stampe”, uno dei più importanti nuclei di grafica del mondo. Quando nel XVIII secolo giunsero al potere i Lorena, Pietro Leopoldo decise di creare un nuovo ingresso pubblico alla galleria, finalmente aperta secondo il moderno pensiero illuminista. In questo modo il palazzo degli Uffizi divenne – modernamente inteso – il primo museo della storia d’Occidente.

L’attuale sistemazione è ispirata all’originario allestimento del Granduca Francesco I.

La Tribuna

I lavori per la realizzazione della Tribuna furono avviati sotto la supervisione di Bernardo Buontalenti, nel 1584.
“Si è soliti considerare la Tribuna come uno sviluppo consequenziale dell’idea di Studiolo. Ma l’idea che ha generato la Tribuna, la sua funzione successiva, e la sistemazione degli oggetti esposti, ne fanno qualcosa di molto diverso. Piuttosto la Tribuna è la riduzione di un museo e, più specificatamente, la riduzione della Galleria degli Uffizi […] un luogo espositivo, destinato a mostrare piuttosto che conservare; più una sala di rappresentanza che un luogo privato” (TUENA).

La stanza a forma ottagonale richiamava la Torre dei Venti di Atene (“horologion”), poiché il numero otto è il numero cosmico dei venti.

La struttura della Tribuna rievoca un ordine trascendete, nella quale s’inserivano e legittimavano gli emblemi del principe. I colori rosso, blu e oro alludono ai quattro elementi della natura: il simbolo dell’aria è richiamato dalla rosa dei venti collocata nella lanterna da cui filtra la luce naturale, la cupola decorata a conchiglie rimanda all’acqua, il rosso delle pareti al fuoco, mentre la terra è celebrata dai marmi del pavimento.

“Attraverso la lanterna, una banderuola di ferro indicava anche all’interno della Tribuna la direzione del vento: e già questo diretto rapporto col mondo esterno dovrebbe far riflettere quanti fanno derivare direttamente la Tribuna dallo studiolo” (TUENA).

Alla decorazione del tempietto concorsero alcuni dei più importanti artisti di corte: Benvenuto Cellini, Bartolomeo Ammannati (1511-1592), il Giambologna (1509-1608), Vincenzo Danti (1530-1576), Lorenzo della Nera e Vincenzo de’ Rossi (1525-1587).

La collezione della Galleria degli Uffizi

Non è facile ricostruite l’evoluzione delle collezioni medicee dopo l’ingresso di Carlo VIII a Firenze, nel novembre del 1494. La dispersione della collezione non avvenne, come molti credono, con il saccheggio del palazzo, ma inseguito a una serie di divisioni ereditarie e complesse questioni economiche, disgregazione che ebbe luogo fino a quando non venne a istaurarsi a Firenze un governo duraturo.

Il duca acquistò, tra il 1546 e il 1561, due ricche collezioni di medaglie. Non si lasciò scappare l’”Arringatore” e fece di tutto per ottenere la statua dello scita. Scriveva nel marzo 1563:

“… è risoluto di volere ad ogni modo il villano che arrota il coltello e poiché voi ci dite che il patrono d’esso e risoluto a darlo per ottocento scudi, se non potete darli meno, pigliatelo, ad ogni modo…”.

Nel 1565 commissionò l’intaglio con l’effige del Savonarola all’incisore Giovanni delle Corniole (1516-1566) e successivamente acquistò il cammeo in pietra stellata raffigurante serpente arrotolato.

Alla morte di Cosimo, nel 1574, la collezione vantava più di ottanta vasi, tra antichi e moderni, in pietra dura. Il duca si era impegnato a riacquistare le collezioni di Lorenzo de’ Medici, impedendo che entrasse nell’eredità di Margherita d’Austria (1522-1586), moglie del duca Alessandro, andata in sposa a Ottavio Farnese (1524-1586).

Poco amato dai suoi sudditi e poco avvezzo alla politica, Francesco ampliò la raccolta medicea: nel 1575 acquistò la collezione del vescovo di Viterbo Gualtiero, raccolta che comprendeva il cammeo detto dell’ “Ingresso trionfale”. Quando nel 1581 Francesco I istituì il primo nucleo della Galleria con la collezione d’arte di famiglia, intervenne trasformando in sale espositive gli ambienti dell’ultimo piano, alla quale si accedeva soltanto dagli ingressi privati del Palazzo Vecchio.

Attualmente le sale espositive del museo ospitano i più grandi capolavori scultori e pittorici italiani ed europei.

La Primavera Botticelli
La Primavera di Botticelli è una delle opere d’arte più visitate e note, conservate presso gli Uffizi.

Le sale dedicate all’arte medievale accolgono la “Maestà di Santa Trinità” (1290-1300) di Cimabue, la “Maestà di Ognissanti” di Giotto, la “Madonna Rucellai” (1285) di Duccio di Buoninsegna, l’ “Annunciazione tra i santi Ansano e Massima” (1333) di Simone Martini e Lippo Memmi, la “Presentazione al tempio” (1342) di Ambrogio Lorenzetti e la “Pala della beata umiltà” (1341) di Pietro Lorenzetti.

Il gotico internazionale è pronunciato attraverso: “L’incoronazione della Vergine” (1414) di Lorenzo Monaco, “L’adorazione dei Magi” (1423) di Gentile da Fabriano; mentre la sala dedicata al Rinascimento vanta capolavori come la “Sant’Anna Metterza” di Masolino (1424-1425), la “Battaglia di San Romano” (1438) di Paolo Uccello, la “Primavera” di Botticelli (1432), il “Battesimo di Cristo” (1475-1478) di Leonardo e Verrocchio, il “Doppio Ritratto dei duchi di Urbino” (1465-1472) di Piero della Francesca, il “Trittico Portinari” (1477-1478) di Hugo van der Goes, il “Compianto e sepoltura di Cristo” (1460-1463) di Rogier van der Weyden.

Galleria degli Uffizi: note Bibliografiche
F. M. Tuena, Il tesoro dei medici Collezionismo a Firenze dal Quattrocento al Seicento, Giunti

Sito ufficiale
www.uffizi.org

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Il parco nazionale di Yellowstone https://cultura.biografieonline.it/yellowstone/ https://cultura.biografieonline.it/yellowstone/#comments Sun, 14 Mar 2021 07:34:09 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5072 Il parco nazionale di Yellowstone, in inglese Yellowstone National Park, si trova nella zona nord-occidentale dello stato del Wyoming. Arriva, anche se in piccola parte, fin negli stati del Montana e dell’Idaho, occupando un’estesa zona delle Montagne Rocciose.

Yellowstone National Park
Yellowstone National Park

Yellowstone: la storia e i numeri del parco

Il parco fu voluto dal 18º presidente degli Stati Uniti d’America Ulysses Simpson Grant per salvaguardare le ricchezze naturali del territorio. Esso prende il nome dal più lungo fiume che lo attraversa: lo Yellowstone. Dopo aver attraversato il parco da sud a nord, va ad alimentare il lago omonimo, posto ad un’altitudine di 2.357 metri sul livello del mare, per poi ridiscendere creando spettacolari cascate.

Il parco si estende per quasi 9.000 km² su una serie di altopiani di origine vulcanica ad un’altitudine media di 2.400 metri s.l.m. Il parco nazionale di Yellowstone è il più antico del mondo: le sue porte vennero aperte il 1° marzo 1872.

I geyser

Dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1978, è noto per i suoi geyser, sorgenti di acqua calda che possono raggiungere temperature di 200°C e che emettono getti di acqua calda e vapore. Il nome geyser deriva da Geysir, il noto geyser situato nella valle di Haukadalur, in Islanda; a sua volta il nome deriva dal verbo islandese gjósa che significa “eruttare”, “emettere a fiotti”.

I geyser di Yellowstone sono più di 300 ed i più grandi emettono getti di vapore che raggiungono i 50 metri. Il più celebre è l’ Old Faithful, il “Vecchio Fedele”, le cui eruzioni durano dal minuto e mezzo fino ai cinque minuti ed i cui getti sono alti fra i 30 ed i 50 metri, eruttati ad intervalli di 65-93 minuti. Il più grande geyser del parco è lo Steamboat Geyser.

Il geyser Old Faithful
Il famoso geyser Old Faithful

Le aree del parco

Il parco è distinto idealmente in cinque grandi aree o countries:

  1. Mammoth Country, a nord-ovest, è un’area termale ricca di sorgenti calde che formano meravigliosi terrazzamenti in pietra;
  2. Geyser Country, a sud-ovest, dove si trova il geyser Old Faithful;
  3. Lake Country, a sud-est, è la zona del Lago di Yellowstone;
  4. Roosevelt Country, nella zona centro-orientale del parco, è una delle zone più selvagge dove si respira l’atmosfera dell’Old West;
  5. Canyon Country, a nord-est, con lo spettacolare Grand Canyon, dove il fiume Yellowstone ha scavato una gola di 40 chilometri profonda 400 metri caratterizzata dalle rocce gialle da cui derivano il nome del parco, del fiume e del lago. Qui si possono ammirare le cascate del fiume Yellowstone.

Quasi 2.000 km di sentieri e percorsi all’interno del parco permettono di godere della spettacolare vista creata dalla natura: montagne, vallate, canyon, praterie, boschi, foreste, fiumi, laghi e cascate: i loro colori sono quasi irreali, tanta è la meraviglia che suscitano.

Cascate di Yellowstone
Le cascate di Yellowstone

Flora e fauna a Yellowstone

Terra di magnifici fenomeni idrotermali quali geyser, fumarole, sorgenti e piscine di fango bollenti, il parco è altresì popolato da 7 specie di ungulati, 2 specie di orsi e 67 altri mammiferi, 322 specie di uccelli, 16 specie di pesci.

E’ possibile avvistare anche l’aquila di mare dalla testa bianca, simbolo degli USA dal 1782 e sono circa 600 gli esemplari del famoso orso grizzly presenti nel parco, diventato il suo simbolo. Numerosi mammiferi dimorano nel parco: il bisonte americano, il lupo grigio, l’alce, il bighorn, il wapiti, la capra delle nevi, il cervo mulo, il puma, la lontra di fiume nordamericana, l’antilocapra.

Impreziosito da più di 290 cascate, nel parco vi sono più di 1.100 specie di piante autoctone e più di 200 specie di piante esotiche.

Orso grizzly
Un orso grizzly

Il supervulcano

Sotto la superficie del parco si nasconde un grande vulcano, conosciuto anche come supervulcano di Yellowstone. La maggior parte dell’area del parco infatti, sorge su di una caldera, un punto caldo, in cui la roccia fusa sotto la crosta terrestre presenta un’anomala risalita verso la superficie, come nell’attività vulcanica.

Secondo gli esperti il supervulcano potrebbe eruttare facendo fuoriuscire grandi quantità di cenere vulcanica che si depositerà in un raggio di migliaia di Km in tutto il nord America, provocando ingenti danni.

Informazioni turistiche

Numerosi gli ingressi al parco: a Nord, Gardiner, Montana; a Sud, Jackson, Wyoming; ad Ovest, West Yellowstone, Montana; ad Est, Cody, Wyoming; a Nord-Est, Cooke City, Montana.

La prima storica porta d’entrata è il Roosevelt Arch risalente al 1903; eretto nella parte nord del parco, l’arco è costruito con blocchi di basalto, affiancato da due torri quadrangolari di pietra, che porta questa scritta:

“For the benefit and enjoyment of the people”.
(a beneficio e per il divertimento della gente)

I centri per i visitatori dove ricevere assistenza e richiedere informazioni sono 9 e le possibilità di soggiorno nel parco sono varie: 12 campeggi ed alcuni resorts. Presenti anche general store e supermarket per gli acquisti.

Mammoth Country - terrazzamenti in pietra
I terrazzamenti in pietra di Mammoth Country

La casa di Yoghi e Bubu

Dalla storpiatura del nome Yellowstone nasce Jellystone, il parco immaginario dove vivono l’orso Yoghi e l’amico Bubu, celebri personaggi del cartone animato creato da Hanna e Barbera.

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Amsterdam è la città più felice e sana al mondo: ecco perché https://cultura.biografieonline.it/amsterdam-citta-felice-sana/ https://cultura.biografieonline.it/amsterdam-citta-felice-sana/#respond Mon, 15 Feb 2021 17:01:45 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32758 Un recente studio svolto di recente ha eletto Amsterdam come “capitale mondiale del benessere”. La città olandese dei canali è la più felice e sana al mondo, seguita da Sidney, Vienna, Stoccolma e Copenaghen. Nella classifica elaborata dalla società Lenstore, che ha provveduto ad immagazzinare ed esaminare una grande mole di dati, contano alcuni precisi parametri.

Quali sono gli elementi presi in considerazione? L’aspettativa di vita, il costo di una bottiglietta di acqua, l’indice di obesità, il costo di un mese di palestra.

Ma secondo gli studiosi, come si misura la felicità di una città rispetto ad un’altra? Contano sicuramente gli spazi verdi, la capacità di far convivere popolazioni diverse e giovani e anziani negli stessi spazi, le infrastrutture sportive.

Cosa incide di più sul futuro? Sicuramente la rete di piste ciclabili, per esempio. A Milano si sta puntando proprio in questa direzione.

Sono migliaia gli italiani che hanno scelto di vivere in Olanda, e ad Amsterdam in particolare. Pur di vivere nella capitale olandese pagano un prezzo altissimo per la casa, ma non cambierebbero mai il loro stile di vita, improntato a salute e benessere.

Il nostro Paese ha sicuramente tanto da imparare da Amsterdam, visto che è una di quelle città del mondo che ha sempre gli occhi puntati sul futuro.

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Procida è Capitale Italiana della Cultura 2022, il Sindaco: “Siamo onorati” https://cultura.biografieonline.it/procida-capitale-italiana-cultura-2022/ https://cultura.biografieonline.it/procida-capitale-italiana-cultura-2022/#respond Mon, 18 Jan 2021 15:38:33 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=32142 La cultura non Isola”: è stato questo lo slogan presente nel dossier presentato per la candidatura di Procida come Capitale Italiana della Cultura 2022.

Oggi è stato emesso il verdetto definitivo: l’isola di Procida, situata nella parte occidentale del Golfo di Napoli, è stata scelta tra altre dieci bellissime località italiane.

Alla designazione di Procida quale Capitale Italiana della Cultura per il prossimo 2022 ha preso parte il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini.

Questo evento rappresenta “un segnale per il futuro, la ripresa”, in un anno che Franceschini ha definito “complicato per tutti”.

Il Sindaco di Procida: è un’opportunità storica

Il primo cittadino dell’isola, Raimondo Ambrosino, non nasconde la sua grande soddisfazione per la scelta di Procida tra le dieci località finaliste, e dichiara entusiasta: “Siamo onorati. È un’opportunità storica per una piccola isola che senz’altro coglieremo lavorando sodo per rendere orgogliosa l’Italia di questa bella scelta“.

Come sottolineato nel dossier di candidatura, Procida è considerata modello di pratiche di inclusione, dinamiche relazionali e cura dei beni culturali e naturali.

Procida tra libri e cinema

La bellezza di Procida ha conquistato letterati e registi, che qui hanno deciso di girare pellicole che sono rimaste nella storia del cinema. L’isola del Golfo di Napoli è stata location di alcune tra le scene più belle del celebre film “Il Postino“, con Massimo Troisi e Maria Grazia Cucinotta.

A Procida è nato Arturo, il protagonista del romanzo L’Isola di Arturo, uno dei libri più belli e apprezzati di Elsa Morante.

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Festa del Redentore. Origini, curiosità e tradizioni della festa di Venezia https://cultura.biografieonline.it/festa-redentore-venezia/ https://cultura.biografieonline.it/festa-redentore-venezia/#respond Wed, 13 Nov 2019 15:41:40 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27512 La festa del redentore di Venezia si celebra ogni terza domenica di luglio

Ci sono numerose occasioni, in Italia e non solo, in cui le celebrazioni religiose si fanno veri e propri spettacoli al di là delle tradizioni cattoliche. Una di queste è la Festa del Redentore che si ripete da cinque secoli a Venezia. Oggi la festa si celebra in una due giorni, durante il terzo fine settimana del mese di luglio.

Venezia, Festa del Redentore: foto di piazza San Marco illuminata dai fuochi di artificio
Oltre ad ospitare il Carnevale, uno tra i più importanti in Europa, la città di Venezia è teatro della celebre Festa del Redentore

Le origini della festa del Redentore

Il passo indietro nel tempo che bisogna fare per rintracciare le origini della Festa del Redentore è lungo ben cinque secoli. Siamo tra il 1575 e il 1577, infatti, quando Venezia subisce una violenta epidemia di peste che porta alla morte di un terzo della popolazione.

La cosiddetta “morte nera” si è diffusa probabilmente per le scarse condizioni igieniche miste al vasto commercio della città marinara con l’Oriente, e alla libera circolazione delle navi nella laguna.

Per rispondere al castigo divino della peste, come inteso al tempo, Venezia risponde con un voto, a rimedio e per fermare la moria in atto: tutti gli anni la città celebrerà la liberazione dalla peste con un processione fino alla chiesa votiva, che sarebbe stata costruita a posta.

Il Senato veneziano, così, decide di costruire questa basilica ex voto dedicata al Cristo Redentore sull’isola della Giudecca. L’opera viene assegnata ad Andrea Palladio. Venezia riceve la grazia: nel 1577 per la prima volta si allestisce il ponte votivo sul Canale della Giudecca.

La festa oggi: il sabato

La secolare Festa del Redentore è un appuntamento immancabile dei cittadini di Venezia e dei tantissimi turisti che vi assistono ogni anno. Le celebrazioni si aprono il sabato con il ponte votivo di barche che viene allestito sul Canale della Giudecca, dalla Chiesa dello Spirito Santo alla Chiesa del Redentore, quella costruita ex voto.

Il primo atto che apre i festeggiamenti è la benedizione del Patriarca di Venezia a cui segue la celebrazione eucaristica.

La suggestione della “note dei foghi”

L’evento di punta della Festa del Redentore veneziana è il grande spettacolo pirotecnico che si tiene nella notte fra sabato e domenica nel bacino di San Marco. Un evento caleidoscopico, emozionante e molto suggestivo con diverse decine di minuti di fuochi d’artificio che illuminano la notte della laguna.

Festa del redentore, Venezia illuminata dai fuochi di artificio
La notte dei fuochi durante la Festa del redentore. Venezia illuminata dai fuochi di artificio.

Nella “note dei foghi” (“notte dei fuochi” in dialetto veneziano), però, non c’è solo spazio per la pirotecnica perché, in contemporanea, sulla laguna si tengono tre regate di imbarcazioni storiche. Appuntamento questo da non confondere con l’altrettanto celebre regata storica che si tiene, invece, ogni anno nel mese di settembre.

Oltre la Festa del Redentore

Le tradizioni secolari della città di Venezia non sono, certo, tutte e solo riferite alla Festa del Redentore. Esistono infatti due accadimenti avvenuti centinaia di anni fa che i veneziani celebrano ancora.

Uno di questi risale al 1516, quando la Madonna apparve sull’isola di Pellestrina per chiedere ai cittadini di pregare perché lei potesse arrestare l’attacco turco. C’è poi la costruzione ex voto sempre legata alla peste, del 1600 questa, della Madonna della Salute del Longhena; anche quest’ultima celebrata con una processione su ponte di barche.

Quando il fuoco ha toccato la Luna: la festa del 2019

Nel luglio del 2019, in occasione del 50ennale del primo sbarco extraplanetario, la “note dei foghi” della Festa del Redentore di Venezia è stato dedicata alla Luna. “Sognando la Luna”, infatti, il titolo dello show lanciato dal canale della Giudecca che ha illuminato il cielo della notte veneziana per 40 minuti. Un vero e proprio romantico inno alle grandi imprese, ai sogni spinti oltre la realtà e alle conquiste storiche dell’umanità, come lo sbarco sulla Luna datato 16 luglio 1969.

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