Milano Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 21 Sep 2022 12:37:52 +0000 it-IT hourly 1 Renzo a Milano: Promessi Sposi (capitoli XI-XVII), riassunto https://cultura.biografieonline.it/renzo-a-milano-promessi-sposi/ https://cultura.biografieonline.it/renzo-a-milano-promessi-sposi/#comments Thu, 26 May 2022 13:06:23 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40001 Nei capitoli XI-XVII sono contenuti alcuni degli avvenimenti in cui è coinvolto il protagonista maschile de I Promessi Sposi. Renzo Tramaglino è un ragazzo vivace, pieno di amore per la giustizia e la verità. È coraggioso e con un’indole buona, ma ha un temperamento piuttosto impetuoso. Egli è costretto a fuggire dal suo paesello natio e a scontrarsi con una realtà più grande di lui: deve affrontare la guerra, la carestia, l’epidemia di peste, commettendo anche alcuni errori. Riesce tuttavia a rimediare ad essi. In questo articolo riassumiamo le avventure di Renzo a Milano.

Rivolta del pane - Promessi sposi - Renzo a Milano
Rivolta del pane – Promessi sposi – Renzo a Milano

La rivolta del pane

Mentre Lucia si trova presso il convento della monaca di Monza, Renzo arriva a Milano presso porta Venezia. È la sera del 10 novembre 1628. Qui, a causa della carestia, è appena scoppiata una sommossa.

L’11 novembre 1628, il giorno di San Martino, la folla è furiosa per il rincaro del pane e ritiene responsabili i fornai. Quindi passa dalle minacce all’azione.

Il popolo prende prima d’assalto i garzoni dei fornai, poi direttamente i forni. La gente è ormai fuori controllo: spinge, lancia pietre e si riversa nelle botteghe.

Renzo arriva proprio in quel momento alla Corsia dei Servi, il luogo centrale del tumulto.

I tumulti di San Martino sono riassunti nel capitolo XII dei Promessi Sposi.

Assalto al forno delle grucce: spiegazione

Renzo arriva in via Corsia de’ Servi, oggi Corso Vittorio Emanuele, dove c’era un forno con lo stesso nome (Manzoni lo chiama forno delle grucce, che stanno ad indicare le pale per muovere i panetti nel forno).

Qualcuno però, mentre la gente si accalca gridando al fornaio di aprire, chiama il responsabile dell’ordine pubblico insieme agli alabardieri (soldati armati di alabarda). Essi accorrono sul posto e cercano di ricacciare indietro le persone, per evitare che entrino per razziare tutto.

Entrano poi nel forno, chiudendo la porta alle loro spalle, mentre padroni e garzoni di bottega iniziano a tirare pietre alla folla sottostante.

Qualcuno purtroppo viene colpito, anche in maniera fatale. Allora la folla inizia a riversarsi all’interno prendendo tutto ciò che può, fin dentro ai magazzini.

Il forno viene messo completamente sotto sopra.

Renzo intanto comprende che il responsabile di tutto ciò è il vicario e si fa trascinare insieme alla folla fino a piazza Duomo, poi fino a casa del vicario stesso.

Altri avvenimenti – prosieguo

Renzo Tramaglino si trova coinvolto anche nell’assalto alla casa del vicario, suo malgrado. Inizia a comprendere che i rivoltosi hanno addirittura l’intenzione di ucciderlo. Per fortuna la situazione si placa all’arrivo di Ferrer, il gran cancelliere, che viene acclamato dalla folla.

In realtà egli farà credere di portare il vicario in prigione ma lo lascerà libero, ingannando i rivoltosi.

Il nostro protagonista, in tutto questo gran tumulto, viene accusato di essere uno dei capi della rivolta e viene arrestato.

Dopo molte peripezie riesce ad uscire da Milano senza essere riconosciuto; arriva a Gorgonzola, dove riprende la fuga attraverso i boschi.

Solo il ricordo dei luoghi del suo paese natio lo conforta; trascorre una notte in una capanna abbandonata ripensando a padre Cristoforo, ad Agnese ma soprattutto alla sua amata Lucia. Ammette i suoi errori e le sue leggerezze.

La mattina seguente decide di dirigersi al paese del cugino Bortolo (vicino a Bergamo – allora parte della Repubblica di Venezia), che lo accoglie. Questi gli trova lavoro in una filanda.

Le avventure di Renzo a Milano: commento

Renzo non è un rivoluzionario, piuttosto si comporta in modo sbruffone e poco furbo.

Si rende conto del pericolo che ha corso e per questo riflette e medita molto sui propri errori, tenendo a mente gli insegnamenti che gli ha dato fra Cristoforo.

Dopo questa esperienza nella città di Milano, riuscirà a diventare più riflessivo e a perdonare in punto di morte perfino Don Rodrigo, che è stato la causa di tutte le sue disavventure. Egli dimostra carità cristiana e, soprattutto, fiducia nella Provvidenza, vera protagonista del romanzo dei Promessi Sposi.

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Milan, calcio: Storia del Milan https://cultura.biografieonline.it/milan-calcio-storia/ https://cultura.biografieonline.it/milan-calcio-storia/#comments Sun, 22 May 2022 18:32:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4345 Che cosa ha portato il Milan a diventare una delle squadre di calcio più seguite in Italia ed una delle più forti in Europa? A contribuire alla forza di questo gruppo sportivo sono stati i vari calciatori, presidenti e allenatori che si sono avvicendati scommettendo nelle enormi potenzialità della squadra. Per ricostruire la storia dell’A.C. Milan dobbiamo risalire indietro nel tempo, alla fondazione ufficiale del “Milan Foot-Ball and Cricket Club”, che avviene presumibilmente il 13 o il 16 dicembre 1899.

Storia del Milan
Storia del Milan

E’ certo invece che il 18 dicembre 1899 La Gazzetta dello Sport rende nota la sua nascita: i soci fondatori fanno parte di un gruppo di inglesi e italiani animati dalla passione per il gioco del calcio e del cricket. Inizialmente la sede viene fissata in Via Berchet, a Torino, presso la Fiaschetteria Toscana.

L’attività ufficiale della squadra comincia con una partita contro l’F.C. Torinese, poi nel 1900/1901 arriva il primo scudetto, seguito dal secondo (nella stagione 1905/1906) e nella stagione successiva se ne aggiunge anche un terzo. Intanto la società comincia ad avere qualche problema interno: un gruppo di soci si stacca dalla compagine iniziale e fonda la società “Football Club Internazionale Milano”, oggi conosciuta da tutti come Inter.

Nel 1919 la società prende il nome di “Milan Football Club”: pur ottenendo buoni risultati, avvalendosi di grandi giocatori in campo (quali Giuseppe Meazza e Aldo Boffi), la squadra non riesce a superare il terzo posto, rimanendo fermo a metà classifica, dietro all’Inter e al Bologna. In questo periodo la società sportiva viene affidata a Piero Pirelli: durante la sua lunga presidenza viene inaugurato lo Stadio di San Siro, nel 1926. Dopo una serie di cambiamenti nella denominazione, si arriva nel 1945 alla nascita dell’Associazione Calcio Milan. Intanto Umberto Trabattoni dirige la squadra dal 1940 al 1954: il Milan però in questi anni va avanti tra alti e bassi, senza mai spiccare veramente il volo.

Il Milan vince lo scudetto nel 1956/1957, mentre è guidato dal Presidente Gipo Viani. La squadra può contare su una rosa di giocatori di grande livello, ai quali nel 1958 ai aggiunge anche Josè Altafini, il giocatore brasiliano che conquista subito il cuore dei tifosi. Questo è uno dei momenti d’oro del Milan, che vince il titolo sconfiggendo la Fiorentina. Il decennio successivo (1960-1970) è caratterizzato dalla presenza di molti calciatori italiani che si impongono a livello internazionale con la loro bravura (è il caso d Gianni Rivera).

Gianni Rivera
Gianni Rivera

Nel 1963 la Società cambia ancora nome in “Milan Associazione Sportiva”. Il risultato più importante di questo periodo è la conquista della Coppa dei Campioni, che avviene nella stagione 1962/63: il Benfica viene sconfitto in finale dal Milan per due gol ad uno. Il capitano che alza la coppa al cielo è Cesare Maldini. Nel 1967/68 il Milan vince lo scudetto, la Coppa dei Campioni ed anche la sua prima Coppa intercontinentale. Il Pallone d’Oro viene riconosciuto al mitico Gianni Rivera.

Gli anni Settanta non rappresentano un buon periodo per il Milan, che raccoglie ben poche soddisfazioni. Gianni Rivera in questi anni lascia il calcio, ma resta nella società milanista ricoprendo il ruolo di Vice Presidente. Gli anni Ottanta non sono granché, ma i tifosi li ricordano soprattutto per l’esordio del giocatore Paolo Maldini.

Nel 1986 Silvio Berlusconi diventa Presidente del Milan, e decide di ridare smalto alla squadra. A quanto pare ci riesce, perché nel 1987 il Milan va alla riscossa. Il Milan conquista l’undicesimo scudetto, schierando in campo gli olandesi Gullit e Van Basten.

Nel 1988/1989 il Milan conquista la Coppa dei Campioni a Barcellona. Con la guida di Arrigo Sacchi in panchina e Franco Baresi in campo, conquista due volte la Coppa Intercontinentale. Nel 1992/93 subentra Fabio Capello, che porta il Milan alla conquista di quattro scudetti, una Supercoppa Europea, tre Supercoppe di Lega e una Champions League. Davvero un bel traguardo per la squadra rossonera!

Negli anni Novanta in panchina si avvicendano diversi tecnici, ma la squadra decolla solo con Paolo Zaccheroni: nel 1999 il Milan ottiene il suo sedicesimo scudetto. Un altro tecnico che ha segnato la storia della società calcistica rossonera è Carlo Ancelotti: il suo arrivo apre nuovi scenari e la conquista di altri trofei. Nel 2009/2010 come allenatore subentra Leonardo, che vanta  un passato da calciatore (sempre nella compagine milanista).

Il dopo-Leonardo schiera in campo alcune stelle del calcio come Ronaldinho e Pato, due calciatori scelti dal Presidente Berlusconi. Da allora la stagione d’oro del Milan è in pieno svolgimento: di certo la squadra ha scritto e scriverà ancora pagine memorabili nella storia calcistica italiana e mondiale.

Nell’estate del 2016 la società viene venduta a una cordata di aziende orientali, perlopiù cinesi. Dopo varie vicissitudini necessarie al perfezionamento dell’accordo economico, diventa formalmente cinese nel mese di aprile 2017: dopo 31 anni finisce così l’era di Berlusconi. Il nuovo presidente è l’imprenditore cinese Yonghong Li.

Nel 2022 il Milan vince il suo scudetto N° 19 grazie alla guida dell’allenatore Stefano Pioli.

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Le cinque giornate di Milano, riassunto https://cultura.biografieonline.it/milano-cinque-giornate/ https://cultura.biografieonline.it/milano-cinque-giornate/#comments Fri, 18 Mar 2022 17:17:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6587 Le cinque giornate di Milano rappresentano una delle tappe per la conquista della libertà e dell’indipendenza del popolo italiano dalle dominazioni straniere. Si svolsero dal 18 marzo al 22 marzo del 1848 e furono combattute dalla popolazione milanese contro le truppe austriache che controllavano la città di Milano.

Le cinque giornate di Milano
18-22 marzo 1848: le cinque giornate di Milano

Il contesto

Alcuni giorni prima e più precisamente dal 16 marzo del 1848, cominciarono a girare insistentemente voci su moti rivoluzionari avvenuti in Francia, Austria, Ungheria, Boemia e Croazia che avrebbero dato vita ad una concatenazione di eventi che avrebbe portato alla Prima guerra di indipendenza. Milano era sotto la dominazione dell’impero austo-ungarico e le truppe di stanza nella città erano sotto il comando del maresciallo Radetzky.

I primi 3 giorni

Nei primi tre giorni di scontri e con vicende alterne le truppe austriache si trovarono in difficoltà, tanto che il terzo giorno, il 20 marzo del 1848, chiesero un armistizio che fu respinto dai rivoltosi, i quali costituirono un governo provvisorio. Il 21 marzo l’esercito rivoluzionario conquistò tutte le caserme, gli avamposti e le zone controllate dall’esercito austriaco. Radetzky, di fronte ai successi dei suoi nemici, decise di ripiegare ritirandosi con il suo esercito. La città era di fatto libera.

Cosa avvenne dopo le Cinque giornate di Milano

Il 23 marzo del 1848, dopo il termine delle Cinque giornate di Milano, la città era ormai in mano ad un nuovo governo, il quale decise di aprire le sue porte ai simpatizzanti che con decisione volontaria provenivano da altre città per dare man forte ai rivoltosi milanesi. Il re Carlo Alberto, considerata la vittoria degli insorti milanesi, si decise a dichiarare guerra all’Impero Austro-Ungarico.

Proclamò ai popoli lombardi e veneti che sarebbe sceso con il suo esercito in aiuto degli insorti.

Iniziava così, proprio il 23 marzo e grazie a questo proclama, la Prima guerra di indipendenza.

Il ricordo oggi

Ogni anno successivo, ad esclusione dei periodi bellici, la città di Milano celebre l’evento delle 5 giornate ponendo in braccio alla Madonnina del Duomo di Milano, la bandiera Tricolore. La tradizione dell’imbandieramento.

La Madonnina del Duomo di Milano con la bandiera d'Italia
La Madonnina del Duomo di Milano con la bandiera d’Italia

Il terzo giorno dell’insurrezione furono Luigi Torelli (valtellinese) e Scipione Bagaggi (trevigiano) ad alzare per la prima volta il tricolore accanto alla statua di Maria Assunta: il gesto segnalava alla città l’evacuazione delle truppe nemiche.

Oggi questo rito si ripete più volte durante l’anno. Si commemorano così:

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Coriandoli di Carnevale: chi li ha inventati e perché https://cultura.biografieonline.it/coriandoli-storia/ https://cultura.biografieonline.it/coriandoli-storia/#comments Fri, 12 Feb 2021 13:54:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27913 L’inventore dei Coriandoli di Carnevale si chiama Enrico Mangili. Qui vi racconto come arrivò a pensare di utilizzare dei minuscoli dischetti di carta colorata per celebrare il Carnevale. E come partendo dalla periferia di Milano, una tradizione secolare venne sostituita in tutto il mondo dall’invenzione di un italiano.

Coriandoli di Carnevale
Coriandoli di Carnevale

Prima dei coriandoli

Il Carnevale si celebra da secoli, tanto che esistono numerose sfilate di Carnevale tradizionali in tutta Europa. Il Carnevale più celebre d’Italia è quello di Venezia: la prima testimonianza scritta di questa festa risale addirittura all’anno 1094.

Dal 1500 circa si cominciò a lanciare dei confetti di zucchero dai carri delle sfilate verso il pubblico e viceversa. Tale tradizione durò fino al 1875 quando vennero concepiti i coriandoli come li conosciamo oggi.

fu un illustre abitante di Crescenzago, a lui si deve l’invenzione dei coriandoli e delle stelle filanti.

Enrico Mangili, l’inventore dei coriandoli

Enrico Mangili fu un ingegnere, industriale, filantropo, insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro. Fu proprietario di una stamperia di tessuti a Crescenzago, paese della zona Nord Est di Milano. Il piccolo centro alle porte del capoluogo lombardo fu poi annesso al comune di Milano nel 1923.

L’azienda tessile del Cavalier Mangili dava lavoro a molte donne del paese. Per far funzionare i macchinari si sfruttava anche la forza idraulica della corrente del Naviglio mediante una ruota (tutt’oggi nel muro di villa Lecchi, lungo il Naviglio della Martesana, è possibile individuare i segni di dove era posizionata la ruota).

Il settore tessile a quei tempi dava da mangiare a moltissime persone nella zona della Lombardia, da Como a Milano, dove si allevavano bachi da seta per la produzione dei tessuti. Come lettiere per i bachi da seta venivano utilizzati dei fogli speciali a cui venivano applicati dei fori.

Correva l’anno 1875 quando Mangili ebbe l’idea di riciclare i piccoli dischetti di scarto di questi fogli, proprio per utilizzarli durante le sfilate di Carnevale.

Fu così che nel tempo, i tradizionali confetti di zucchero vennero sostituiti dai coriandoli di carta.

Da dove deriva il nome coriandoli?

Il nome coriandoli deriva dal fatto che nella zona di Milano, i confetti che venivano lanciati durante la festa di Carnevale, erano semi di coriandolo ricoperti di zucchero.

coriandolo semi
Semi di coriandolo. Curiosità: sono un ingrediente base per alcuni tradizionali stili di birra, come le blanche belghe

La pianta del coriandolo era molto comune in quei tempi attorno a Milano.

coriandolo foglie pianta
La pianta del coriandolo e le sue tipiche foglie verdi. Il nome latino è Coriandrum sativum. E’ chiamato anche prezzemolo cinese oppure con il nome spagnolo cilantro.

Il successo dell’invenzione di Mangili

Visto il successo iniziale della sua idea, Enrico Mangili iniziò a commercializzare i coriandoli. Di fatto contribuì a cambiare un pezzo di tradizione e di storia del Carnevale.

In breve tempo i coriandoli entrarono a far parte della tradizione del carnevale milanese per poi diffondersi a livello mondiale.

Il Cavalier Mangili fu inoltre una persona di grandi vedute e dal grande cuore: come benefattore contribuì economicamente alla fondazione dell’asilo che ospitava i figli delle donne che lavoravano per lui, le filatrici di Crescenzago.

Enrico Mangili
Enrico Mangili: il busto presente nel suo asilo

Tutt’oggi l’asilo esiste e si trova in via Padova 269, a Milano. Nel giardino dell’asilo campeggia un busto che ricorda la figura dell’ingegner Mangili.

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Duomo e cattedrale: differenze https://cultura.biografieonline.it/duomo-cattedrale-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/duomo-cattedrale-differenze/#respond Thu, 05 Nov 2020 13:16:18 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23204 Accade spesso di sentir parlare di termini come duomo e cattedrale e di confondersi sul loro significato. La chiesa principale di Milano è il Duomo. Quella di Parigi è la cattedrale di Notre-Dame. Ma forse non tutti conoscono le differenze sostanziali che ci sono tra duomo e cattedrale. Si tratta di due parole differenti. Vediamo in questo articolo il loro significato.

Il Duomo di Milano
Il Duomo di Milano

Duomo

La parola Duomo deriva dal vocabolo latino domus che nell’antica Roma significava semplicemente casa. Il duomo è considerato la chiesa principale di un centro urbano, in particolare nei paesi di lingua italiana e tedesca. È un edificio imponente caratterizzato con cupola derivante dal riutilizzo di edifici dell’Impero Romano ed è spesso anche la cattedrale della diocesi.

Si tratta di un luogo ovvero la Casa di Dio, dove si riuniscono i fedeli per pregare ed assistere alla liturgia. Inizialmente, i cristiani si trovavano insieme in qualche casa, per pregare e celebrare insieme l’Eucarestia. Solo in seguito si è iniziato a pregare e celebrare l’Eucaristia presso gli edifici religiosi. Esempi di noti edifici religiosi conosciuti in Italia sono: il Duomo di Torino, quello di Firenze e il già citato Duomo di Milano. Essi sono veri e propri simboli dei capoluoghi.Ai giorni nostri, questo tipo di strutture sono fondamentali all’interno del panorama architettonico religioso.

Cattedrale

Ora vediamo il significato del termine cattedrale. Per cattedrale si intende un importante centro nevralgico di una diocesi, che contiene la sede della cattedra o trono del vescovo. Il termine cattedrale deriva appunto da “cattedra” (cathedra), perché essa ospita la cattedra del vescovo.

Un altro nome con cui si indica la cattedrale è ecclesia mater. Questo termine sta ad indicare la “chiesa madre” di una diocesi. Data la sua importanza, la cattedrale viene anche chiamata con il nome di ecclesia maior. La cattedrale è quindi la chiesa principale di tutta la diocesi, simbolo dell’unità di coloro che credono nella fede proclamata dal vescovo.

Interno della Cattedrale di Chartres
La Cattedrale di Chartres, una foto dell’interno

In Francia si adotta il termine cattedrale (cathédral) per indicare non solo le chiese che sono sedi vescovili, ma anche molte chiese che hanno una rilevante importanza storica.

Tra le cattedrali italiane e straniere da ricordare troviamo: la cattedrale di Siena, quella di Notre-Dame di Parigi, la cattedrale di Cadice in Spagna e quella imponente di Colonia. Ma sono molte le cattedrali disseminate nel mondo e che hanno una valenza storica di rilievo nel panorama architettonico religioso.

In ultimo, dobbiamo considerare che se una città è sede vescovile, allora il luogo ecclesiastico duomo e cattedrale coincidono: sono la stessa cosa. Pertanto non è errato dire Cattedrale di Milano.

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Di rabbia e di vento (Alessandro Robecchi) https://cultura.biografieonline.it/rabbia-vento-robecchi/ https://cultura.biografieonline.it/rabbia-vento-robecchi/#respond Tue, 31 May 2016 18:50:31 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18716 previsioni meteo: ventilato con giramento di palle

a milano quando c’è il vento la gente impazzisce. forse non solo a milano. forse il vento fa un po’ impazzire davvero. a me il vento fa venire mal di testa e poi mi si seccano tantissimo le labbra ma le giornate col vento, dio, che giornate. spazza via tutto.

Di rabbia e di vento - Libro - Alessandro Robecchi
Di rabbia e di vento (2016 – La copertina del libro di Alessandro Robecchi)

il vento è un po’ protagonista dell’ultimo romanzo di alessandrorobecchi, di rabbia e di vento – sellerio, 2016. forse no, ma il vento è ovunque nel libro e lo senti mentre leggi. che poi a milano non c’è mica troppo spesso il vento.

dunque, torna monterossi dopo un anno dall’ultima volta, un anno che a me sono parsi 2 mesi ma forse è perché l’ho letto un po’ dopo l’uscita, lo scorso. monterossi torna stanco della tivvù che crea, come sempre, ma oh, tutti dobbiamo campare di qualcosa (e carle’, io t’oo dico, la fabbrica è peggio). torna la governante, l’amico, l’agente, il poliziotto buono, la di lui consorte, tutti quei personaggi che ora conosciamo e ci danno sicurezza. alessandro robecchi si conferma una delle pareti della mia comfort zone, che, sappiatelo, è una zone con tantissime pareti.

però monterossi è un po’ diverso. forse perché marìa ha detto che torna ma ancora non è tornata, forse perché c’è vento, forse perché passa una sera con una e poi questa l’ammazzano e lui si sente in colpa, e quel suono della serratura non se ne va mica via. allora monterossi è arrabbiato. la rabbia è una brutta bestia perché non se ne va.
e da qui robecchi racconta il “caso”, tra brera e la brianza dei mobilifici, descrivendo milano sempre bellissima. e passa via veloce il libro e si legge bene come sempre e la rabbia di monterossi è lì che quasi la tocchi eh.

Alessandro Robecchi
Alessandro Robecchi

però io sono rimasta molto affezionata al secondo, forse per i temi toccati forse per boh, il secondo è rimasto qui [indica la fronte con il dito].

poi forse marìa torna. perché se è vero che i personaggi arrabbiati sono quelli che rendono meglio le emozioni, la rabbia non è un bel sentimento.
e comunque la distanza tra monterossi e la fletcher si sta riducendo sempre di più.

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La libraia di Piazzale Loreto (Tinin Mantegazza) https://cultura.biografieonline.it/libraia-piazzale-loreto/ https://cultura.biografieonline.it/libraia-piazzale-loreto/#respond Tue, 08 Mar 2016 10:37:20 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17348 fate l’ammòre non fate la guerra

ho letto un libricino di tininmantegazza, la libraia di piazzale loreto – ed. corriere della sera, 2015. tinin mantegazza è una di quelle persone pazzesche di cui tutti abbiamo visto qualcosa ma che non conosciamo. tipo, avete presente dodò, il pupazzo dell’albero azzurro? ecco, l’ha disegnato lui. ha fatto il disegnatore, il giornalista, ha fondato teatri, lavorato con gente della milano bella, la milano della rinascita del dopoguerra.

La libraia di Piazzale Loreto,  libro di Tinin Mantegazza
La libraia di Piazzale Loreto (Tinin Mantegazza) – Ed. Corriere della Sera, 2015

questo libretto racconta delle storie di guerra. storie ambientate a milano, dove tinin viveva in quegli anni. storie che raccontano di squadre fasciste, di esecuzioni, di piccoli momenti di luce nel grigio-o meglio nero-di milano negli anni ’44-’45. val la pena leggerlo, davvero.

il mio nonno otello (sì, si chiamava davvero otello, suo padre era appassionato di verdi. ecco la lista dei nomi dei figli – fratelli e sorelle del nonno – otello, iago, cassio, ernani detto nani, radames detto ciccio, faust, liliano, violetta, nerina) lui aveva fatto la guerra. era andato in tunisia e siccome lui faceva il macellaio, l’han messo infermiere. ha totalmente senso no? e lui diceva che un po’ si era salvato la vita perché faceva l’infermiere anche se una volta era scoppiata una bomba sotto il cassone del camionambulanza e una scheggia gli aveva lasciato una cicatrice sul naso. io non l’ho mai vista quella cicatrice, ma c’era. poi altre volte era stato nascosto nelle buche con i compagni morti, ma credo queste siano storie che abbiamo sentito tutti.

raccontava che a casa, nonno era di rolo, vicino a carpi, la paura più grande era quando passavano i mongoli, che i mongoli erano i peggio cattivi di tutti. e poi lui era tornato e lavorava in ospedale e una volta era malato e nonna era andata ad avvisare che non poteva lavorare e le suore le han detto digli di non venire più, ché sono arrivati e chiudono tutto. e poi diceva della strada con tutti gli alberi, e ogni albero un impiccato. però lui ci è riuscito a uscirne e poi si è sposato nonna e poi si sono trasferiti e poi vabbe’ sono andati avanti.
però io non me lo ricordo bene quanto vorrei, tutto quello che diceva. perché nonno c’aveva già una certa e io ero regazzina e poi si è ammalato e non riusciva molto a parlare e poi non c’era più.

papà sa tante cose, le aveva anche scritte, in quelle domeniche pomeriggio in cui si andava dai nonni e per andare a brescia ci si metteva un’ora perché non c’era la tangenziale. e i pasticcini (le pastine) d’inverno e il gelato d’estate e la televisione su domenica in o poi su buona domenica e la noia estrema (ma avercene ora di domeniche così) e i giornali come gente che leggevo solo lì e i pranzi di nonna che erano sempre uguali tipo bucatini cotti 45 minuti (eh, li ho cotti la durata solita) e coniglio coi funghi che non se distingueva il coniglio dai funghi.
non era la stessa nonna di prima, era una che è venuta dopo. proud niece of the unica-nonna-in-italia-che-faceva-da-mangiare-demmerda. però questa nonna qui invece diceva di quando nascondevano i partigiani sulla maddalena.
a volte vorrei chiedere a papà di raccontarmi di più, ma io non voglio che si intristisca pensando al nonno e allora non lo faccio.

l’altro nonno invece la guerra non l’ha fatta perché me par che fosse più giovane e stava facendo l’università o robe così.

allora leggendo tinin mantegazza ho pensato che era come avere un nonno che ti racconta le cose. anche se non posso andare a trovarlo la domenica, è memoria storica. sono quelle cose che non ti raccontano quando studi storia (nel mio caso quando? quando è che studi storia annì?) perché ok magari sai di quell’avvenimento lì, ma sai come stava la gente? quanta fatica faceva, cosa succedeva? tinin mantegazza lo racconta senza vittimismo, racconta le persone quelle vere. come il mio nonno, o come il tuo.

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Sette libri di Gianni Biondillo https://cultura.biografieonline.it/biondillo-libri/ https://cultura.biografieonline.it/biondillo-libri/#respond Wed, 21 Oct 2015 15:04:44 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15432 quartoggiaro caput mundi

Binge-watching, also called binge-viewing or marathon-viewing, is the practice of watching television for longer time spans than usual, usually of a single television show.

questa è la definizione data da wikipedia al binge watching, che va per la maggiore ultimamente. ti metti lì e ti spari tutta una stagione o più di una serie tv, in poco tempo. notti, weekend, quanno te pare.

MA. io mi sono data al binge reading. non potendo correre e camminando a fatica perché infortunata, mannaggiammè e a chi dice che la corsa fa bene, ho letto in un tempo relativamente breve – setteggiorni [cit.] – i libri di giannibiondillo quelli dell’ispettore ferraro (lo specifico, ché biondillo ne ha scritti pure altri).

Gianni Biondillo - libri
Le copertine di alcuni libri di Gianni Biondillo che hanno per protagonista l’ispettore Ferraro

gianni biondillo è uno degli esponenti del noir all’italiana contemporaneo. alla milanese, nel suo caso, non perché siano allo zafferano ma perché sono ambientati a milano e ok, al massimo dintorni. buona parte a quarto oggiaro e se siete di milano sapete cosa vuol dire quarto oggiaro, se no diciamo che è un quartiere popolare, di cui si parla spesso con accezione negativa ma che biondillo presenta come un paese a sé, dove le famiglie si conoscono, abitano da sempre nelle stesse case, ci sono i negozi invece dei centri commerciali (ah no, c’è anche un centro commerciale vicino, è dove vado io a fare la spesa il sabato e prima della spesa mangio 2 toast col tabasco e una coca zero piccola, 6 eur).

i romanzi della serie sono:

  • per cosa si uccide – guanda, 2004
  • con la morte nel cuore – guanda, 2005
  • il giovane sbirro – guanda, 2007
  • i materiali del killer – guanda, 2011
  • cronaca di un suicidio – guanda, 2013
  • nelle mani di dio – guanda, 2014
  • l’incanto delle sirene – guanda, 2015

in questi romanzi gianni biondillo non racconta il classico c’è un morto arriva il poliziotto figo e un po’ dannato, risolve il caso, va a mangiare, come spesso si trova ultimamente, ma ci mette anche altro. ci mette la crescita e la maturazione di un uomo che evolve, matura (forse), affronta cose. con una puntata a metà che è un prequel, racconta ferraro da gggiovano.
in ogni libro non c’è solo il caso principale ma anche casi secondari, che a volte vengono risolti a volte no a volte vengono raccontati da uno degli attori del caso stesso, a volte non sono nemmeno fondamentali per il caso principale. avendoli letti uno via l’altro, faccio un po’ fatica a ricordarli singolarmente.

Gianni Biondillo
Una foto di Gianni Biondillo

ricordo però che sono classici, non classici come i promessi sposi, ma standard, senza dare al termine un’accezione banale e noiosa. sono libri che rientrano di diritto nella mia comfort zone. alle volte biondillo ci prova forse e ci sono brani che vanno alla ricerca di qualcosa d’altro, di qualcosa tipo letteratura meglio, ma a volte stonano. non c’è bisogno di altro, quando si ha ciò che serve.

una cosa che capita a leggere tutti insieme libri dello stesso autore è che a volte magari usa un modo di dire o dice qualcosa, e poi nei libri successivi lo ripete e non è una reprise, sembra quasi come quando parlando ci sono delle espressioni che usiamo più spesso. non mi piace molto, ogni volta sembra la prima ma per te non lo è e a questo punto credo di essermi messa in un discorso che non si capisce e manco so concludere scusate devo andare a prendermi il pranzo ciao.

quando ho finito l’ultimo, con ferraro che potrebbe ormai essere mio padre ma è molto diverso, da mio padre, un po’ mi sono accorta di essermici affezionata. e non si sa mai magari un giorno che sono al metropoli (il centro commerciale di cui sopra) lo incrocio. o su via padova, che ora ci lavoro vicino però ancora per pochissimo e lui si è trasferito lì dopo l’avventura romana.

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Milano per Dante. 100 voci per 100 canti https://cultura.biografieonline.it/milano-per-dante/ https://cultura.biografieonline.it/milano-per-dante/#respond Sun, 18 Oct 2015 12:20:34 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15416 Il 2015 è un anno dedicato a Dante Alighieri. Si festeggiano i 750 anni dalla nascita del poeta toscano e ci sono già stati molti eventi dedicati alla Divina Commedia, suo straordinario capolavoro. Anche Milano lo festeggia con un evento particolare: Milano per Dante, 100 personalità del mondo della cultura leggeranno altrettanti canti il 25 ottobre in Corso Como, 10.

Milano per Dante
Milano per Dante: l’evento si svolgerà in Corso Como 10, il 25 ottobre 2015 – Ingresso libero

Si inizierà alle 10.30 e si concluderà a notte fonda. Leggeranno la Divina Commedia: Gianni Canova, Eva Cantarella, Nando Dalla Chiesa, i Legnanesi, Massimiliano Finazzer Flory, Gustavo Pietropolli Charmet, Lina Sotis, Salvatore Natoli, Maurizio Nichetti, Walter Siti, Mirko Volpi, Camilla Baresani, Paola Calvetti e altri milanesi illustri e meno illustri.

Milano si sta dedicando sempre di più alla cultura e molti eventi sono organizzati da persone comuni che decidono di impiegare tempo e mezzi per uno scopo che coinvolga altre persone e dia spazio ad una condivisione della cultura e dei libri.

Una di queste persone è Alberto Cristofori, scrittore e traduttore, che da diverso tempo legge la Divina Commedia in librerie e biblioteche milanesi. E’ lui che ha ideato questa lettura allargata e condivisa con altri intellettuali e artisti ed è lui che si è sobbarcato l’impresa e ha deciso di organizzarla con l’aiuto di Maria Cristina Dalla Volpe.

Perché una lettura allargata di Dante? Perché la Divina Commedia, come ogni capolavoro immortale, trascende ogni cosa e va oltre gli sforzi che sono stati impiegati per realizzare questa lettura. Farla vivere condividendola con altri è uno degli scopi dell’esistenza umana, cercare bellezza e conoscenza attraverso il bello.

Il progetto è senza scopo di lucro ed è organizzato da Alberto insieme a 10 Corso Como e al Progetto Fior di Loto, una onlus che da anni si occupa delle bambine orfane di Calcutta.
Io ci sarò e consiglio a tutti di venire per sostenere Milano per Dante.

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Dove sei stanotte (Alessandro Robecchi) https://cultura.biografieonline.it/tra-giallo-e-nero/ https://cultura.biografieonline.it/tra-giallo-e-nero/#respond Tue, 30 Jun 2015 08:27:59 +0000 http://girolepagine.com/?p=79 tra giallo e noir

di alessandro robecchi è uscito il secondo libro. no, il quarto in realtà – e aggiungiamo pure che robecchi scrive da sempre comunque. dico è uscito il secondo libro parlando di narrativa. dove sei stanotte – sellerio 2015, è il seguito di questa non è una canzone d’amore, che ho letto ma di cui, come di molti libri, ricordo pochissimo. ricordo però che l’avevo letto volentieri e avevo apprezzato.
quanto mi piacciono i libri ambientati a milano. perché vedo, mentre leggo. perché adoro milano e tra 5 giorni saranno 15 anni che sono qui. 15. stamminchia.

Dove sei stanotte - libro
Dove sei stanotte (di Alessandro Robecchi • 2015, Sellerio editore Palermo)

la metro gialla si fermava a zara, in agosto in centro non trovavi nemmeno un posto dove mangiare, andavamo a ballare all’idroscalo o in un pub sui navigli che ora è chiuso, beneomale si trovava parcheggio o ce lo si inventava, non c’erano hamburgerie a venderti un panino per venti euriz, ci si portava in auto un bottiglione di gintonic per non spendere troppo, la birra artigianaCOSA? si faceva l’alba mangiando pizza al taglio in piazza gobetti o si limonava pesante in fondo a valvassori peroni.

e io avevo nemmeno vent’anni, un’università che odiavo, un lavoro, un fidanzato bello-da-morire che però ecco magari se la prossima volta me lo dici prima che hai un’altra, è meglio, mettevo dei vestiti improbabili (ve lo ricordate quello lungo leopardato? no? meglio), abitavo col mio migliore amico che is not in the picture anymore manco lui e avevo per la prima volta una compagnia. chissà dove siete finiti tutti. chissà se state bene.
e robecchi che c’entra? niente, infatti.

Alessandro Robecchi
Alessandro Robecchi

alessandro robecchi scrive della milano di oggi, che impazzisce durante il salone del mobile, che l’expo e i contratti precarissimi, i bar di corvetto e quelle cose lì. scrive anche di chi vuol provare a fare la differenza, anche se piccola. poi va bene c’è la storia, il morto, ma quello che ho apprezzato di più è il contorno.

faccio fatica a definire questo romanzo un noir. non trovo la parte nera. un giallo? un giallo ci sta, c’è il morto, la polizia, uno che non è la polizia ma scopre cose. per il noir me manca un po’ di quella cosa marcia nel cuore, si capisce?

questo libro, e anche il precedente, di questo sono sicura, parlano di cose serie ma ti fanno sorridere. no, a volte ridere proprio. perché robecchi alla fine è robecchi e lo sa che a volte, se ridi, il sottotesto ti entra meglio. qui di sottotesti ce ne sono diversi, a volte non stanno nemmeno troppo sotto, in effetti.

poi c’è anche un momento in cui ho frignato ma è solo perché sono invidiosa di cose che a me non succederanno. aspe’ che c’ho di nuovo i lacrimoni.

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