Kandinsky Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Tue, 23 Apr 2024 07:27:23 +0000 it-IT hourly 1 Fiume d’autunno, quadro di Kandinsky: descrizione e storia https://cultura.biografieonline.it/kandinsky-fiume-d-autunno/ https://cultura.biografieonline.it/kandinsky-fiume-d-autunno/#respond Mon, 01 Nov 2021 12:13:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10802 Fiume d’autunno” è un’opera di Kandinsky, olio su cartone, centimetri 20×30,5, che non è firmata né datata e la critica si è divisa, collocandola ai primi anni del secolo o intorno al 1917.

Kandinsky: Fiume d'autunno
Fiume d’autunno – quadro di Kandinsky

Descrizione del quadro

Nell’atmosfera autunnale rappresentata nel dipinto, spicca l’azzurro intenso del fiume, che si perde nello sfondo.

Sullo specchio d’acqua, in primo piano, si riflette la fitta vegetazione: ciò crea un senso di continuità cromatica, che fonde e confonde tutte le parti della composizione, unificate dalla fluidità della materia pittorica.

Fiume d’autunno: l’opera di Kandinsky

Il dipinto mostra una riflessione sulla pittura impressionista che fa pensare al Kandinsky dei primi anni del Novecento, quando dall’associazione da lui fondata nel 1901, furono organizzate mostre di impressionisti e postimpressionisti.

All’epoca Kandinsky era stato “costretto” a studiare disegno, come studente dell’Accademia di Monaco, ma preferiva indagare gli aspetti cromatici della pittura, al punto che dai suoi compagni di studio era stato soprannominato “colorista”.

L’artista amava molto la pittura en plein air, prediligendo i parchi e i giardini di Monaco alle aule accademiche. Questa necessità di un contatto con la natura resterà nell’animo dell’artista.

Kandinsky stava già modellando la propria linea usando il linguaggio proto-espressionista di Van Gogh.

Dove si trova il quadro

Il dipinto è conservato presso il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo.

Altri paesaggi di Kandinsky

Abbiamo trattato e approfondito diversi altri dipinti di Kandinsky. Tra questi vi sono tre opere che hanno come soggetto un paesaggio, sebbene siano tutte antecedenti a questa:

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Piccole gioie, opera di Kandinsky https://cultura.biografieonline.it/piccole-gioie-kandinsky/ https://cultura.biografieonline.it/piccole-gioie-kandinsky/#respond Wed, 07 Feb 2018 07:02:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23961 In questo celebre quadro intitolato Piccole gioie, Vasilij Kandinsky racconta dell’amore per la sua madre Mosca, città dove torna dopo lo scoppio della prima guerra mondiale. L’opera, realizzata nel 1913, segna un periodo di transizione, raffigurato proprio con la barca sul lato destro del dipinto, simbolo di movimento, di passaggio, e ancora, di attraversamento, da una fase all’altra. Kandinsky passa dunque dal periodo eroico del Cavaliere Azzurro alla sua conclusione brusca con l’inizio del primo conflitto mondiale. Poi seguiranno altri slanci per l’artista russo, altre esperienze, altre avventure. Dello stesso periodo è Composizione VII, quadro che simboleggia la rappresentazione dell’inizio e della fine del mondo, che tratta temi come il diluvio, la resurrezione, il giudizio universale.

Piccole gioie - Kandinsky - Small Pleasures - Kleine Freuden - 1913
Piccole gioie (Small Pleasures – Kleine Freuden) • Realizzato da Kandinsky nel 1913, è conservato presso il Guggenheim Museum a New York. Diversi indizi fanno pensare che si tratti di una veduta di Mosca. E’ un’opera appartenente alla corrente dell’espressionismo.

Commento all’opera

Torniamo a Piccole Gioie: questa gioia interiore del pittore è evidente nell’uso di colori chiari, che danno all’immagine un aspetto luminoso e che conferisce serenità. È una tela, realizzata in olio, che misura 109,8 x 119,7 centimetri, che è custodita al Solomon Guggenheim Museum di New York. Si tratta di un dipinto a cui l’artista è molto legato, come dimostra una foto che lo ritrae accanto al dipinto. Scatto realizzato proprio nel 1913 e che l’artista utilizzerà in seguito per realizzare un’opera fondamentale del periodo russo, cioè Mosca I. La città russa è celebrata dall’artista anche in un altro quadro di cui abbiamo parlato in precedenza.: Dama a Mosca.

Piccole gioie: descrizione dell’opera

Il tipo di slancio verticale, le piccole cupolette disposte al centro dell’opera rappresentano un riferimento chiaro a Mosca, che appunto si sviluppa su una zona collinosa e sorge sulle rive del fiume Moscova. Si vedono infatti alcune costruzioni poste sulla montagna. È da qui che partono alcuni cavalieri, che a cavallo si spostano verso altri insediamenti, altre mete e orizzonti.

Sulla parte destra del dipinto, si trova invece una zona ampia ricoperta dalle acque mosse e colorate. Qui è rappresentata una piccola barca a tre remi che galleggia sulle acque mosse. Si ergono poi, dall’angolo in basso a destra, gigantesche figure spettrali che si impossessano della scena. Il riferimento, il ricordo, è ad un’altra sua opera dal titolo Improvvisazione 19 (Suono azzurro) dove Kandinsky dipinge proprio delle gigantesche figure trasparenti.

Il riferimento a “Improvvisazione 19”

Quest’opera, di cui si è parlato in un precedente articolo, è conosciuta anche con il nome di “Suono azzurro” e riguarda i lavori realizzati dall’artista sino al 1909 quando cioè inizia a dividere i suoi dipinti in Impressioni, Improvvisazioni e Composizioni. Proprio perché il noto violoncellista conserva nell’amore per la pittura quello per la musica, di cui rivela le profonde affinità.

Improvisation 19 - Improvvisazione 19 - Kandinsky
Improvvisazione 19

Proprio per questo resta celebre una sua frase, una metafora del pianoforte, dove Kandinsky spiega che il colore rappresenta il tasto del pianoforte, mentre l’occhio è il martelletto.  Dove l’anima assume la forma di un pianoforte con molte corde.  Così l’artista rappresenta la mano che sfiorando il tasto riesce a fare vibrare l’anima. E ancora afferma che per un artista “il più ricco insegnamento viene dalla musica”.

Il riferimento a “Il cavaliere azzurro” e il passaggio all’astrattismo

È il 1903 quando Kandinsky dipinge il “Cavaliere azzurro”, nel quale l’artista raffigura un cavaliere con il mantello azzurro, che su un cavallo bianco, attraversa un prato variopinto, sotto un cielo azzurro con nuvole bianche che lo attraversano. E’ un quadro in cui lo spettatore diventa parte dell’avventura del cavaliere.

Cavaliere azzurro - Kandinsky
Cavaliere azzurro

Kandinsky è innamorato delle avventurose vicende dei cavalieri medievali. Cavalieri che combattono contro il male, affrontando le prove più ardue. È per l’artista il simbolo del trionfo dell’età dello spirito sul materialismo. Mentre si dovranno attendere sette anni, ovvero il 1910, per vedere realizzato il primo acquerello astratto di Kandinsky, che segna una forza interiore dirompente rispetto alle opere del passato. Rappresenta inoltre il passaggio all’astrattismo.

Kandinskij, primo acquerello astratto (1913)
Primo acquerello astratto

È in questo modo che inizia un linguaggio che si basa soltanto sui rapporti tra forme, geometrie e colori. È un linguaggio lirico, vicino al campo della musica, che dimostra ancora una volta la sua capacità di invenzione.

I primi colori che mi fecero grande impressione sono il verde chiaro e brillante, il bianco, il rosso carminio, il nero e il giallo ocra. Avevo allora tre anni.

È questa una affermazione di Kandinsky che ben sintetizza la sua passione per l’arte. È questo acquerello che segna l’abbandono dell’artista ad ogni elemento figurativo: la pittura diventa libera dalla funzione mimetica, si spoglia del reale per rappresentare proprio lo stato interiore del pittore. Questo aspetto, lo stesso artista, lo evidenzia nel suo testo “Lo spirituale nell’arte” dove sostiene:

più il blu è profondo e più richiama l’idea di infinito, suscitando la nostalgia della purezza e del soprannaturale. […] Il rosso che di solito abbiamo in mente è un colore dilagante e tipicamente caldo, che agisce nell’interiorità in modo vitalissimo, vivace e irrequieto. […] Il giallo è il colore tipico della terra. […] Da un punto di vista psicologico può raffigurare la follia.

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Composizione VII, opera di Kandinsky https://cultura.biografieonline.it/composizione-vii-kandinsky/ https://cultura.biografieonline.it/composizione-vii-kandinsky/#comments Sat, 06 Jan 2018 16:22:17 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23930 Oltre trenta disegni e schizzi per realizzare in soli tre giorni e mezzo un capolavoro dell’astrattismo. L’opera si intitola Composizione VII ed è del pittore Vasilij Kandinsky. I suoi lavori sono sempre oggetto di un lento processo creativo. Mai nulla è dettato dal caso, ma tutto è frutto di un complicato lavoro, di uno studio profondo. Di una ricerca interiore dell’artista. Nel quadro infatti si può notare che nessuna forma e nessuna combinazione di colori si ripete. Si alternano, in questo dipinto, dissoluzioni, scontri e subitaneità.

Composizione VII - Composizione 7 - Composition VII - Composition 7 - Kandinsky
Composizione VII (Composition VII, 1913), celebre quadro di Kandinsky

Composizione VII, descrizione e interpretazione del quadro

Il quadro Composizione VII simboleggia la rappresentazione dell’inizio e della fine del mondo. Si possono qui interpretare temi come il diluvio, la resurrezione, il giudizio universale. Tutti temi che si trovano spesso nelle opere dell’artista russo. Così se da una parte si legge la genesi con i colori primari, rosso e blu, dall’altra si trova l’abisso. In particolare proprio seguendo quanto ha scritto Kandinsky su un suo schizzo che riguarda l’opera rappresentata, in basso a sinistra, è dipinta la genesi, in basso a destra invece l’abisso. In alto a sinistra sono rappresentate le ingerenze, con intervallate al centro le modulazioni e gli offuscamenti.

Anche la parte centrale risulta essere molto elaborata graficamente, dove si trovano linee rette e curve, per placare il ritmo man mano che ci si avvicina ai margini, dove la grafica molto complessa via via lascia il posto al colore con una stesura più regolare e serena.

Il dipinto come una sinfonia

In altre parole, se si trattasse di uno spartito, quindi se si parlasse di musica, si potrebbe usare per ben rappresentare il dipinto il “crescendo” e il “diminuendo”. In pratica la tela si trasforma in una vera sinfonia.

Si tratta di un olio su tela del 1913, che è custodito presso la Galleria Statale Tret’jakov di Mosca. Misura 200 x 300 centimetri. Quest’opera è considerata dagli esperti oltre ad una svolta nella carriera dell’autore, anche un’opera simbolo del movimento dell’astrattismo.

Non solo pittore, ma anche violoncellista di successo: un dato fondamentale per comprendere meglio questa sinfonia di colori, linee e curve che potrebbero leggersi come se fossero uno spartito musicale.

In basso, a sinistra, Kandinsky usa il bianco e i colori chiari: è il silenzio, il momento che precede quello in cui i musicisti iniziano a suonare. Colori caldi e freddi, sempre molto tenui con linee morbide, rappresentano le varie sequenze di suoni, con un crescendo cromatico, proprio verso il centro del dipinto.

Qui ci si trova in un crescendo tra ritmo, tensione , linee e colori. È il primo movimento. Mentre il secondo movimento sta a richiamare, cromaticamente, l’overture: dove si alternano colori tenui e freddi che poi vanno a sfociare nella composizione vorticosa della parte ultima del dipinto, che arriva a sfiorare il nero: ci si trova alla fine. Rappresenta il non-suono, diverso da quello dell’inizio. Musica o pittura che sia, è indiscutibile il dialogo con l’arte tutta che l’artista propone allo spettatore.

Il colore è il segno, è l’elemento fondamentale nella percezione dell’immagine. Riflette la luce e conduce l’occhio umano a provare determinate sensazioni. L’opera di Kandinsky assume una funzione metalinguistica, usa infatti un linguaggio per esprimere un altro linguaggio.

Kandinsky nei primi anni del 1900

Il periodo che va dal 1909 al 1913 è per l’artista russo quello di maggiore creatività. Egli si esercita su temi biblici complessi, quali il Diluvio, la Resurrezione, Il Giudizio Universale. È il periodo che il pittore stesso definisce “necessità interiore”, il periodo in cui le forme e i colori scaturiscono in modo spontaneo dalla sua fantasia. Così nasce “Composizione VII” dal 25 al 29 novembre del 1913. Le fasi del suo lavoro sono documentate dalle fotografie realizzate dall’artista Gabriele Munter. Quella di Kandinsky è una pittura pura, dalla forte carica emotiva.

L’astrattismo nelle arti figurative prende il significato di “non reale”. Si tratta dell’arte che non rappresenta appunto la realtà, ma che crea immagini che non hanno nulla a che vedere con l’esperienza visiva di ognuno. Si esprime attraverso linee, forme, curve, senza imitare la vita reale. È un’arte che nasce all’inizio del XX secolo. Ma è presente anche nel passato, come, ad esempio, nei vasi greci più antichi o nelle miniature altomedievali. In questi due casi però l’arte ha un fine diverso: quello della decorazione degli oggetti. Mentre il fine dell’astrattismo del Novecento è differente: è un’arte che serve a comunicare. È un’arte che esprime contenuti e significati. E’ un’arte fatta di colore, linee, curve dalla forte carica emotiva.

Con “Composizione II”, opera del 1910, analizzata in un precedente articolo, Kandinsky segna il passaggio dalla fase figurativa a quella astratta.

Kandinsky - Studio per Composizione II - 1910
Kandinsky: Sketch for “Composition II” (Studio per Composizione II, 1910)

È questo il momento in cui il pittore comprende di dover iniziare un nuovo linguaggio pittorico, cioè l’astrattismo. Così i paesaggi perdono la linea orizzontale, proporzioni errate per rappresentare le figure, che vengono disposte per andamenti ritmici o diagonali, niente riguarda la prospettiva. Il quadro adesso serve come mezzo di espressione dello spirito e non descrive più.

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Macchia nera I (Black Spot), opera di Kandinsky del 1912 https://cultura.biografieonline.it/macchia-nera-black-spot-kandinsky/ https://cultura.biografieonline.it/macchia-nera-black-spot-kandinsky/#comments Thu, 28 Sep 2017 12:31:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23407 Tra le opere di Wassily Kandinsky, c’è Macchia nera I (Black Spot), realizzata nel 1912. Si tratta di un olio su tela, di centimetri 100×130, custodito presso il Museo di Stato Russo – San Pietroburgo. È un’opera in cui l’artista ha quasi del tutto abbandonato gli elementi figurativi, dove rimane solo qualche accenno, riconoscibile in basso a sinistra, a edifici e alberi.

Macchia nera I - Black Spot - Kandinsky - 1912
Macchia nera I (Black Spot) • Wassily Kandinsky, 1912

L’arte è un linguaggio grazie al quale si parla dell’anima in una forma che è accessibile e propria soltanto a questo linguaggio stesso, su cose che sono per l’anima il pane sostanziale e che quest’anima può ricevere soltanto in tale forma. – Sono le parole con cui Kandinsky descrive l’arte.

Macchia nera I (Black Spot) : i colori

Il tema centrale della pittura astratta diventa la “contrapposizione di forme e colori”. L’artista afferma appunto che

…se una forma è inadatta a un colore, non siamo di fronte a una ‘disarmonia’, ma a una nuova possibilità, cioè a una nuova armonia.

I colori che predominano sulla tela del pittore sono: il bianco, l’azzurro e il nero. Il bianco serve a dare quella sensazione di silenzio assoluto. Mentre l’azzurro conferisce quella sensazione di quiete, per sprofondare poi nel nero, come si vede nella forma ad arco, “risonanza di lutto non umano”. Nero è il colore dominante, e da esso prende il nome l’intera opera di Kandinsky.

Viene utilizzato il colore nero con l’intento di conferire una sensazione di tristezza, tragicità. Nero che provoca all’artista una sensazione di angoscia ogni volta che deve usarlo sulle sue tele. Come racconta Nina, la sua seconda moglie:

Fino alla più tarda vecchiaia, Kandinsky ha sempre provato una vera e propria angoscia interiore al momento di mettere del nero sulla tela.

L’astrazione

Soprannominato “uno dei più grandi rivoluzionari della visione” e anche “un grande Principe dello Spirito”, l’artista è insieme mistico e scienziato. Ama l’arte libera, rende visibile l’invisibile. È Kandinsky il primo pittore astratto. L’astrazione è un’arte senza oggetti: astrarre viene dal latino «ab-s-trahere» cioè «tirare via». Protagonisti della tela diventano linee e colori che non rappresentano immagini tratte dal mondo esterno.

È lo stesso Kandinsky a spiegare il problema dell’astrazione nel saggio del 1911 dal titolo “La spiritualità nell’arte”, dove spiega esattamente, esaminandolo, il rapporto tra la spiritualità e le manifestazioni artistiche. Nell’introduzione del saggio, Kandinsky scrive:

Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti. Analogamente, ogni periodo culturale esprime una sua arte, che non si ripeterà mai più. Lo sforzo di ridar vita a principi estetici del passato può creare al massimo opere d’arte che sembrano bambini morti. Noi non possiamo, ad esempio, avere la sensibilità e la vita interiore degli antichi greci.

E ancora:

…c’è però, necessariamente, un’altra somiglianza tra le forme artistiche. La somiglianza delle aspirazioni interiori e degli ideali…

I colori e la musica per Kandinsky

A proposito dell’interiorità per l’artista il movimento del colore è una vibrazione che tocca appunto le corde dell’interiorità. Da qui descrive i colori secondo emozioni e sensazioni e li paragona agli strumenti musicali. Per esempio, il giallo è il colore della follia vitale, paragonato al suono di una tromba.

L’azzurro è paragonato al suono di un flauto. Mentre il rosso, colore che trasmette vitalità, caldo, vivace e irrequieto, è energia: lo paragona al suono di una tuba. L’arancione è il colore dell’energia, del movimento, paragonabile al suono di una campana. Il verde è un colore noioso, è una quiete appagata. Lo assimila al suono di un violino. Il viola al corno inglese, alla zampogna, è un colore instabile. E ancora: il blu è associato al suono del violoncello, il bianco è invece un muro di silenzio assoluto, rappresenta la pausa tra una battuta e l’altra di un’esecuzione musicale, preludio di altri suoni. Poi c’è il nero – protagonista del quadro in esame: Macchia nera I (Black Spot) – che è mancanza di luce, il non-colore, spento. È il silenzio di morte, la pausa finale dell’esecuzione musicale. Ma esso serve a fare risaltare qualsiasi colore.

Così, lentamente molte arti si avviano a dire quello che hanno da dire, con i loro mezzi specifici. E nonostante questa separazione, o grazie ad essa, le arti non sono state mai tanto unite come in quest’ultima fase della svolta spirituale. In tutte si avverte la tendenza all’antinaturalismo, all’astrazione e all’interiorità.

Così scrive nel capitolo IV intitolato “La piramide”, citando la celebre frase di Socrate: “Conosci te stesso!”. Per concludere, un’ultima frase del celebre artista russo:

Mi sembrava che l’anima viva dei colori emettesse un richiamo musicale, quando l’inflessibile volontà del pennello strappava loro una parte di vita.

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Improvvisazione 26 (quadro di Kandinsky) https://cultura.biografieonline.it/improvvisazione-26/ https://cultura.biografieonline.it/improvvisazione-26/#respond Wed, 07 Sep 2016 11:37:50 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19619 Improvvisazione 26” fa parte di una serie di opere chiamate appunto “Improvvisazioni”, parola che il pittore russo Vasilij Kandinsky prende in prestito dalle composizioni musicali. Si tratta di un olio su tela, di centimetri 97 x 107,5 che è stato realizzato nel 1912 ed è custodito nella Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco.

Improvvisazione 26 - Improvisation 26 - Kandinsky - 1912
Improvvisazione 26 (Kandinsky, 1912)

Un passaggio questo di dipingere opere astratte che trae la sua origine due anni prima, quando Kandinsky passa dalle opere figurative a quelle astratte. Una composizione priva di contenuto naturalistico, dove l’artista si crea il problema della luce e dello spazio in considerazione del rapporto tra colore e forme in movimento, restando fermo sulla costante astrazione.

Le improvvisazioni di Kandinsky

Ma torniamo alla definizione di “Improvvisazioni”. Esse sono formate da segni e colori buttati sulla tela senza avere un ordine apparente. Sono forme riconducibili alla realtà, ma non è questo quello che ricerca il pittore.

Improvisation 6 African - Kandinksy - 1909 - Improvvisazione 6 Africano Improvvisazione 11 Improvisation 19 - Improvvisazione 19 - Kandinsky

Il suo intento – in Improvvisazione 26 ma anche in altre opere – è quello di comunicare contenuti interiori e spirituali, che si fondano sull’uso del colore e sulle affinità con la musica. Le opere astratte mancano infatti di contenuti reali, non rappresentano categorie iconografiche anche se i colori e i segni possono rappresentare significati simbolici.

Improvvisazione 26: analisi del dipinto

Kandinsky è convinto che la pittura debba raggiungere i sensi, proprio come la musica. Per questo motivo, per lui non è necessario raffigurare immagini o dipingere vicende. I colori e le forme diventano gli strumenti idonei ad esprimere emozioni e sensazioni. Anche se alcune forme si avvicinano a forme reali come, ad esempio, la macchia rossa che allude alla figura di un uomo, probabilmente un rematore, che si ripete anche in altre opere di Kandinsky.

E ancora: le sei linee nere a sinistra che rimandano all’idea di una barca a remi, che per l’artista rappresentano il simbolo dell’avanzare e del movimento.

Il linguaggio adoperato da Kandinsky è quello fatto di linee, spazi, che non vogliono – come già sottolineato – raffigurare la realtà, bensì esprimono emozioni visive attraverso l’uso della composizione.

La tecnica e i colori

La tecnica ad olio è usata in maniera tradizionale, fatto da un colore di base che l’artista stende, un colore neutro, e poi su questo dipinge con i colori accostati, sovrapposti oppure fusi, attraverso piccole pennellate direzionate.

Così facendo, i colori conferiscono al quadro brillantezza, creano contrasto, animando le forme. Si potrebbe addirittura pensare ad un paesaggio fantastico con le linee e i colori tipici dell’arcobaleno.

Colori come suoni

I colori vengono abilmente usati come suoni, facendoli vibrare dentro l’animo dello spettatore. Si tratta di colori caldi e freddi: un contrasto tra vitalità, gioia di vivere, come evidenziano i colori tipo il giallo, e l’angoscia che Kandinsky rappresenta con tratti neri.
Il suo quadro “Improvvisazione 19” è conosciuto anche come “Suono azzurro“.

In pratica, l’artista dipinge una serie di macchie e di tratti colorati, che accosta sulla tela in maniera casuale, all’apparenza. Ma questi sono appunto combinati come una serie di suoni. Ed è così che usa i colori come note, per produrre nello spettatore stati d’animo precisi.

Il verde, ad esempio, trasmette tranquillità, il rosso vitalità, il giallo la gioia, il blu la pace dello spirito. I colori caldi servono ad attirare la nostra attenzione, mentre quelli freddi e il verde e il blu, l’allontanano, generando un senso di profondità.

Le forme

Ai colori alterna le linee di differente spessore che si sovrappongono in primo piano alle macchie di colore, interrompendone le forme. Si formano così diagonali sulla sinistra del dipinto “Improvvisazione 26“, linee ondulate, rosse e nere al centro della composizione, un riempimento orizzontale, come un’onda, sul lato.

Addirittura le linee nere sembrano degli ideogrammi della lingua giapponese. Tuttavia, secondo parecchi critici, come detto in precedenza, rappresenterebbero dei remi.

Dominano il colore giallo e quello rosso, macchie più vicine allo spettatore. L’azzurro conferisce al dipinto un senso di profondità. Colore, quest’ultimo, che rappresenta la quiete interiore dell’uomo. Il rosso colpisce invece lo stato emotivo dello spettatore.

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Dipinto con arco nero (quadro di Kandinsky) https://cultura.biografieonline.it/dipinto-con-arco-nero-kandinsky/ https://cultura.biografieonline.it/dipinto-con-arco-nero-kandinsky/#respond Wed, 07 Sep 2016 09:05:37 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19599 Quadro astratto, composto essenzialmente da tre grandi macchie di colore su uno sfondo molto chiaro: è il “Dipinto con arco nero” dell’artista russo Vasilij Kandinsky, realizzato nel 1912. Esso rappresenta una delle sue opere più celebri. L’opera è un olio su tela, di centimetri 188 x 196, custodito al museo nazionale di arte moderna di Parigi, Centre Georges Pompidou.

Dipinto con Arco nero (Kandinsky, 1912) - Black Arch
Il quadro “Dipinto con Arco nero” (Kandinsky, 1912) esposto al museo parigino Centre Pompidou

Dipinto con arco nero: analisi del quadro

Le macchie, due in basso, di cui una rossa a destra e una blu a sinistra, quasi allineate, e l’altra in alto, rosso-violetta, sono legate idealmente da elementi lineari di colore nero, che si intersecano tra loro. In dettaglio, le macchie in basso sono legate da un arco nero ogivale, che va a sovrapporsi alla terza macchia.

Dipinto con arco nero - Kandinsky - Picture With A Black Arch - 1912

Kandinsky ama molto il colore primario blu: quando è chiaro lo considera il colore del cielo, mentre della notte e del mare quando diventa intenso. Per l’artista questo colore è in grado di sviluppare “l’elemento della quiete”, tanto da spingere l’uomo verso l’infinito.

Al contrario, il rosso è un colore caldo, dinamico, che Kandinsky utilizza con tutta la sua energia e intensità. In quest’opera il pittore vuole evidenziare il contrasto dato dalla contrapposizione tra zone calde e zone fredde, colori chiari e scuri, che vanno a sottolineare una tensione che si polarizza nell’arco nero. I colori-stati d’animo sono placati dall’arco.

Riferimenti artistici

Si tratta di un dipinto chiave realizzato negli anni del “Cavaliere Azzurro” e del saggio pubblicato dall’artista alla fine del 1911, che s’intitola “Dello spirituale nell’arte”. Gli elementi figurativi sono quasi totalmente scomparsi, escludendo appunto la figura fortemente stilizzata e poco riconoscibile del cavaliere. Essa si intuisce dalla diagonale nera che andrebbe a rappresentare la spada.

Cavaliere azzurro - Kandinsky
Cavaliere azzurro – Kandinsky

È un tema ricorrente quello del cavaliere nelle opere del pittore russo. Tale tema rappresenta il simbolo fra il bene e il male, fra spirito e materia, tra astratto e figurativo. In questo quadro “Dipinto con arco nero“, la tensione cromatica è simboleggiata dall’arco nero che la unisce e la fa evolvere nella macchia viola in alto. Essa è il punto di equilibrio. Lo stesso Kandinsky afferma:

Lotte di toni, equilibri perduti, principi che cadono, inattesi colpi di tamburo, grandi domande, aspirazioni apparentemente insensate, impulso, nostalgia e desiderio in apparenza lacerati, catene e vincoli distrutti che uniscono opposti e contraddizioni: questa è la nostra armonia.

La nascita del quadro

Ispirato da un concerto tenutosi a Monaco nel 1911, dove vengono eseguite alcune composizioni di Arnold Schönberg, ne rimane folgorato. Kandinsky lo sente molto vicino alla sua pittura. Entrambi vogliono esprimere la vita interiore dell’uomo e le emozioni, non la realtà.

Una sera l’artista, rientrato nel suo studio, non accorgendosi che la tela è capovolta, rimane impressionato non dalla scena rappresentata, bensì dalla disposizione dei colori e delle linee e i loro rapporti. Il quadro era disposto in una zona d’ombra. Da qui Kandinsky decise di eliminare ogni riferimento alla realtà e di dedicarsi alla pittura astratta. Così dipinse il “Primo acquarello astratto” (1910) e “Dipinto con arco nero” (1912).

Kandinskij, primo acquerello astratto (1913)
Primo acquerello astratto, Vasilij Kandinskij

È così che nei decenni successivi Kandinsky approfondì le sue ricerche, esercitando una grande influenza in tutta Europa.

L’astrattismo non è tuttavia un movimento unitario, ma si sviluppa in differenti tipi. La critica lo suddivide però in due grandi famiglie:

  1. L’astrattismo geometrico, dove dominano le figure semplici ed elementari;
  2. l’astrattismo informale, dove non si delineano forme precise. Vi è invece  un gioco di linee e colori che danno spazio ad aspetti emotivi e irrazionali.
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Dama a Mosca (opera di Vasilij Kandinsky) https://cultura.biografieonline.it/dama-a-mosca-kandinsky/ https://cultura.biografieonline.it/dama-a-mosca-kandinsky/#comments Mon, 23 May 2016 13:00:48 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18526 Onde di pizzo sul petto, abito giallo molto decorato, la collana al collo, i bottoni disegnati sul corpetto. È il dipinto dal titolo “Dama a Mosca“, un olio su tela, di centimetri 108,8 x 108,8 datato 1912, del pittore Vasilij Kandinsky e conservato presso la Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco.

Dama a Mosca - Kandinsky - Lady in Moscow
Dama a Mosca (1912, Vasilij Kandinsky)

Dama a Mosca: analisi del dipinto

In questo dipinto lo spettatore è orientato a osservare due elementi: la dama e le due macchie sulla sinistra della donna nel quadro. Un modo per rappresentare l’esteriorità e l’interiorità della donna. Curata nei particolari, il viso della dama è molto truccato e anche la pettinatura risulta essere elaborata. Sulla destra della donna, si vede un cagnolino bianco, mentre alla sua sinistra vi è una rosa.

Sullo sfondo si vedono i palazzi, dai colori intensi e dalle forme decise, sulla strada ci sono diversi elementi che danno la sensazione dello svolgersi dell’azione: la carrozza quasi nascosta dalla testa della dama, il cane che si sta per sollevare, il passante che tiene il cappello. Sulla parte bassa, si trovano toni scuri proprio per equilibrare la macchia scura dipinta in alto. La rosa è evidenziata dal colore azzurro che la circonda e rappresenta l’animo della donna.

Sembra che in questo quadro Kandinsky abbia voluto rappresentare la sua compagna Gabriele Münter, della quale l’artista vuole sottolineare la volubilità. Le scriveva nel 1903: “…al mattino stanca, pessimista. Alla sera allegra, speranzosa…”.

Da qui, l’idea di usare la macchia nera per rappresentarne il pessimismo e il rosa per l’allegria. (Sull’uso del nero si veda anche l’opera dello stesso anno: Macchia Nera I).

Così diceva il fondatore dell’arte astratta:

Il colore è un mezzo di esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhio il martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde.

Lo spirituale nell’arte e i colori paragonati a strumenti musicali

Nel suo libro “Lo spirituale nell’arte” (in cui Kandinsky teorizza quello che va sperimentando nella sua pittura, cioè il rapporto tra forma e colore, alla base dell’astrazione) è affascinante assistere alle sensazioni e alle emozioni che scaturiscono dall’accostamento del colore ad uno strumento musicale.

È così che il giallo viene paragonato al suono di una tromba, l’azzurro al suono di un flauto. Il rosso, invece, è paragonato al suono di una tuba, l’arancione a quello di una campana. Il verde al violino, il viola alla zampogna, il blu diventa il suono di un violoncello, nel grigio c’è mancanza di movimento, il nero è mancanza di luce, quindi è un non colore, il marrone soffoca l’energia, mentre il bianco si ottiene dalla somma di tutti i colori, dove tutti i colori scompaiono.

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San Giorgio II (opera di Kandinsky) https://cultura.biografieonline.it/san-giorgio-kandinsky/ https://cultura.biografieonline.it/san-giorgio-kandinsky/#comments Fri, 29 Apr 2016 14:04:35 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18022 È innegabile che la forza emotiva di Vasilij Kandinsky tragga origini nella libertà delle forme astratte, ma non solo: una forza che si esprime anche tra realtà e astrazione. Troviamo nel suo lavoro una certa continuità nella presenza e nello sviluppo di alcuni temi. Tra questi, c’è il cavaliere che rappresenta e affascina Kandinsky sin dalla sua infanzia. Ciò si riscontra già nella prima parte della sua pittura e poi dopo la nascita dell’astrattismo. Si tratta di un’iconografia del cavaliere ricchissima (come quella della celebre opera Cavaliere Azzurro), tra cui c’è la figura di San Giorgio II, ovvero il santo cavaliere che uccide il drago, come narrato dalla Legenda Aurea.

San Giorgio II (Kandinsky)
San Giorgio II, quadro di Kandinsky (1911)

La figura del cavaliere

Il cavaliere è un’ancora di salvezza, messaggero di una nuova era in cui il bene trionfa sul male. La figura del cavaliere inoltre assume un doppio significato, non rilegandosi solo nella figura dell’eroe romantico: essa diventa simbolo della missione dell’artista, una lotta contro le convenzioni artistiche per far valere la libertà dell’arte astratta. “Come tutti i bambini, mi piaceva enormemente cavalcare. Per accontentarmi, il nostro cocchiere mi foggiava a guisa di cavallo bastoni sottili da cui ritagliava strisce di corteccia a spirale (…)” diceva l’artista.

E ancora: “Quando mia zia giocava insieme a me con i cavallini, avevamo entrambi una preferenza spiccata per un cavallo color Isabella macchiato di ocra e con una criniera gialla chiara. Seguivamo un severo regolamento che ci dava a turno il diritto di farlo correre, una volta con il suo fantino e una volta con il mio. Ancora oggi la mia passione per i cavalli di quel pelame non è scemata e provo sempre lo stesso piacere a vederne uno che ritorna tutti gli anni nelle vie di Monaco. Compare quando si cominci a innaffiare le strade. Sveglia il sole che vi è in me… E’ immortale. Lo conosco da quindici anni e non diventa mai vecchio. E’ una delle prime impressioni, la più intensa da quando mi sono fermato a Monaco. Me ne stavo a seguirlo con lo sguardo e una promessa inconscia ma piena di sole vibrava nel mio cuore. Trasformava il cavallino di piombo della mia infanzia in una creatura viva, collegando così Monaco con i miei primi anni di vita.”

San Giorgio II: analisi del quadro

In “San Giorgio II“, il cavaliere è rappresentato come “il messaggero della nuova era in cui il bene trionfa sul male, il rinnovamento sulla tradizione, lo spiritualismo sul materialismo“. Si tratta di un olio su tela di centimetri 107 x 95, realizzato nel 1911 e conservato al museo di Stato Russo a San Pietroburgo.

San Giorgio è il santo della Cappadocia che riesce a liberare la principessa uccidendo un drago molto feroce. Nella sua rappresentazione, Kandinsky gli conferisce significati spirituali e religiosi. È composto da una enorme linea diagonale gialla, che raffigura appunto la lancia del santo che va ad conficcarsi nelle fauci del drago, di cui si vede anche la cresta.

Una mescolanza di colori chiari e scuri sviluppano il dipinto, colori caldi e freddi, conferendogli un gioco di dissonanza:

La dissonanza pittorica e musicale di oggi non è altro che la consonanza di domani

spiegava l’artista. Ma ciò rende il dipinto in perfetta armonia: è quello su cui puntava appunto Kandinsky, utilizzando forme e colori.

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Improvvisazione 19 (Suono azzurro) – opera di Kandinsky https://cultura.biografieonline.it/improvvisazione-19/ https://cultura.biografieonline.it/improvvisazione-19/#comments Tue, 02 Feb 2016 13:27:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16402 Improvvisazione 19”, opera di Vasilij Kandinsky conosciuta anche con il nome “Suono azzurro” proprio per la presenza di questo colore nel dipinto, è stata realizzata dall’artista nel 1911, usando la tecnica del pennello asciutto, custodita a Monaco presso la Städtische Galerie. Si tratta di un olio su tela, di centimetri 120 x 141,5. Fa parte di una di quelle opere che Kandinsky raggruppò in “Improvvisazione”: suddivise infatti le opere realizzate a partire dal 1909 in Impressioni, Improvvisazioni e Composizioni.

Improvvisazione 19 - Kandinsky
Improvvisazione 19 (Improvisation 19) – Kandinsky, 1911 • L’opera è conosciuta anche come Suono Azzurro

Improvvisazione 19: analisi del quadro

Kandinsky sottolinea ancora una volta le affinità tra musica e pittura, conferendo alle sue realizzazioni l’uso di questi termini, che derivano appunto dal gergo musicale. A questo proposito, è famosa la metafora del pianoforte:

Il colore è il tasto. L’occhio il martelletto. L’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima.

Attingeva dalla musica il maestro proprio quando cercava l’astrazione. In “Improvvisazione 19“, come nell’Impressione III realizzata nello stesso anno, domina un unico colore: l’azzurro che viene applicato con il pennello asciutto. Così l’artista esprime il suo concetto:

Tanto più scuro è l’azzurro tanto più esso attira l’uomo nell’infinito, risveglia in lui la nostalgia del puro e, in fin dei conti, del soprasensibile. È il colore del cielo come noi ce lo immaginiamo al suono della parola cielo.

Un concetto di necessità interiore, che ritroviamo nelle sue opere. È proprio nel 1911 che viene pubblicato il suo volume dal titolo “Lo spirituale dell’arte”, un’opera scritta tra il 1909 e il 1910, con la quale cerca di rifondare la pittura, annunciando la nascita di una nuova epoca. Scrive l’artista:

La nostra anima si sta risvegliando da un lungo periodo di materialismo, e racchiude in sé i germi di quella disperazione che nasce dalla mancanza di una fede, di uno scopo, di una meta […] L’anima si sta svegliando, ma si sente ancora in preda all’incubo. Intravede solo una debole luce, come un punto in un immenso cerchio nero.

Si tratta di un testo complesso, dove il filo conduttore è l’interiorità, un tema caro all’artista, che attribuisce all’opera d’arte il compito di penetrare nella profondità dell’io.

Così nell’arte viene gradualmente sempre più in primo piano l’elemento dell’astratto che ancora ieri, timido e pressoché invisibile, si nascondeva dietro sforzi puramente materialistici, e questo crescere dell’astratto, fino ad acquistare infine il predominio, è un fatto naturale. Esso è naturale poiché, quanto più la forma organica viene respinta indietro, tanto più questo astratto avanza autonomamente in primo piano e guadagna in suono interiore.

Il dipinto deve aprirsi all’interiorità, deve essere in sintonia con l’universo. Nel suo volume, l’artista dedica diverse pagine al colore, che rappresenta qualcosa che risplende dall’interno, rappresenta qualcosa da percepire con la mente. A tal proposito, scrive:

In ogni caso, i colori squillanti si intensificano se sono posti entro forme acute (per esempio il giallo in un triangolo); i colori che amano la profondità sono rafforzati da forme tonde (l’azzurro per esempio, da un cerchio). E’ chiaro però che, se una forma è inadatta a un colore, non siamo di fronte a una “disarmonia”, ma a una nuova possibilità, cioè a una nuova armonia.

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Studio per Composizione II: Kandinsky e l’Astrattismo lirico https://cultura.biografieonline.it/kandinsky-studio-composizione-2/ https://cultura.biografieonline.it/kandinsky-studio-composizione-2/#comments Mon, 02 Nov 2015 20:40:35 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15619 Studio per “Composizione II” è un’opera che segna il momento di passaggio dalla fase figurativa a quella astratta di Vasilij Kandinsky.

Questo quadro è stato realizzato come studio per la realizzazione di un altro dipinto che è stato esposto nel 1910 ed è andato distrutto nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Kandinsky - Studio per Composizione II - 1910
Kandinsky: Sketch for “Composition II” (Studio per Composizione II, 1910)

Studio per Composizione II” è un olio su tela, di centimetri 97,5 x 130,5, custodito a New York, presso il Solom R. Guggenheim Museum.

E’ un lavoro che dimostra come Kandinsky non lavorasse di getto ma che procedeva attraverso attenti studi, al punto che ogni dipinto era preceduto da lavori preparatori.

In questa opera gli elementi figurativi sono riconoscibili e delimitati entro contorni neri marcati, anche se alle linee è affidato il compito di appiattire i volumi e i colori sono irreali. L’artista ha affermato di aver dipinto questo quadro senza un tema preciso, anche se l’opera è stata oggetto di varie interpretazioni, che ne vedono rappresentati soggetti biblici, pagani o che derivano da culture orientali.

Era l’ora dell’iniziale crepuscolo. Rincasavo con la mia cassetta di colori dopo essermi dedicato a uno studio, ancora trasognato e tutto preso dal lavoro appena concluso, quando all’improvviso vidi un quadro di indescrivibile bellezza, compenetrato in un’accensione interiore. Restai di stucco, poi mi avvicinai in fretta all’enigmatico dipinto, nel quale nulla mi riusciva comprensibile delle forme e dei colori che vedevo. Scoprii immediatamente la chiave dell’enigma: era uno dei dipinti da me eseguiti, appeso alla parete di traverso. Il giorno dopo, con la luce del giorno, tentai di ritrovare l’impressione del giorno prima, ma ci riuscii solo in parte: (…) continuavo a riconoscere gli oggetti, e mancava la sottile velatura del crepuscolo. Adesso sapevo con esattezza che l’oggetto è di danno ai miei dipinti”.

Sono le parole di Vasilij Kandinskij che ricorda il momento in cui capì di dovere iniziare un nuovo linguaggio pittorico, l’Astrattismo.

L’artista a contatto con i colori irreali e intensi di Van Gogh, Gauguin, Seurat e Matisse, impara a rinunciare ai modelli della natura, da qui i paesaggi perdono la linea d’orizzonte, le figure vengono rappresentate con proporzioni errate, disposte seguendo andamenti ritmici o diagonali che non riguardano la prospettiva. Il quadro non descrive più, ma diventa un mezzo di espressione dello spirito.

Ma torniamo all’analisi del dipinto “Studio per Composizione II“. Kandinsky realizza motivi che ha già utilizzato in altri suoi dipinti, come ad esempio la serie di grandi figure che si trovano in primo piano a sinistra oppure la figura gialla a forma di croce, che si vede sullo sfondo, dove si vede un variopinto paesaggio con le case, mentre sulla destra è dipinto un salice piangente con rami penduli.

In basso, al centro, due cavalieri si lanciano uno contro l’altro, come fossero in combattimento o nell’atto di proiettarsi verso una nuova realtà. In quanto ai colori, questi sono usati in maniera libera.

La pittura per Vasilij Kandinsky ha il compito, come la musica, di suscitare emozioni nello spettatore senza costringerlo a cose che vedono i nostri occhi. Egli non a caso ha scelto il titolo “Composizione” per esprimere analogie con la musica. Il suo metodo nel realizzare le opere è lo stesso di una composizione sinfonica, dove i colori sono come suoni, le forme e le linee come ritmi. Si tratta insomma di un viaggio immaginario in un mondo sconosciuto, un viaggio dell’interiorità dell’artista.

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