Differenze Archivi - Cultura https://cultura.biografieonline.it/argomento/curiosita/differenze/ Canale del sito Biografieonline.it Sat, 16 Mar 2024 19:15:05 +0000 it-IT hourly 1 Differenza tra atomo e molecola https://cultura.biografieonline.it/atomo-molecola-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/atomo-molecola-differenze/#comments Sat, 16 Mar 2024 17:47:50 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11189 Quali sono le differenze tra i due termini, atomo e molecola? L’atomo è considerato l’unità più piccola e indivisibile della materia.

Atomo
Lo schema di una struttura di un atomo

L’atomo

Gli atomi sono formati da costituenti subatomici quali protoni, elettricamente positivi, neutroni, elettricamente neutri, ed elettroni, elettricamente negativi.

In un atomo, inoltre, il numero di protoni è uguale al numero di elettroni; protoni ed elettroni hanno carica uguale in valore assoluto, ma di segno opposto.

Il termine atomo deriva dal greco e significa “indivisibile”, ciò sta ad indicare che non può essere né creato né distrutto. Il primo che ipotizzò l’esistenza di queste piccole particelle fu John Dalton che ne parlò nella sua teoria atomica.

Verso la fine dell’Ottocento – con la scoperta dell’elettrone – venne dimostrato che l’atomo era in realtà divisibile, essendo a sua volta composto da particelle più piccole, definite particelle subatomiche, ma questa teoria non venne considerata attendibile anche se dimostrava la “vera” composizione della particella.

Molecola
Una struttua molecolare

La molecola

Il termine molecola, invece, deriva da moles che significa mole, piccola quantità. Per molecola si intende un insieme di atomi – dello stesso elemento o di elementi diversi – uniti da un legame chimico.

Una molecola può essere caratterizzata da più atomi di un solo elemento chimico o da atomi di elementi diversi.

Esistono le molecole semplici e le molecole complesse.

Una porzione di materia costituita da molecole tutte facente parte dello stesso elemento, viene denominata sostanza o composto chimico.

I composti

I composti più semplici sono quelli alla cui formula molecolare partecipano gli atomi di un solo elemento; questi sono i composti elementari e sono in numero di poco superiore a quello degli elementi stessi, perché ogni elemento ha almeno uno stato elementare ma alcuni ne possono avere due o più.

Di poco più complicati sono i composti binari, alla cui molecola partecipano atomi di due tipi di elementi diversi, e alquanto più complicati sono i composti ternari o di ordine superiore che vedono la loro composizione fatta da tre o più elementi.

La rappresentazione delle molecole viene denominata formula di struttura. Essa indica solo come gli atomi sono legati tra di loro, ma non contiene informazioni sulla geometria delle molecole.

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Fede e fedina, differenze tra i due tipi di anelli https://cultura.biografieonline.it/fede-fedina-differenza/ https://cultura.biografieonline.it/fede-fedina-differenza/#comments Tue, 27 Feb 2024 08:55:55 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23856 Un gioiello regalato è per sempre. Molto spesso quando parliamo di gioielli ci confondiamo usando erroneamente i due termini fede e fedina. In questo articolo, vediamo quali sono le differenze sostanziali tra i due tipi di anelli.

Fede – Fedi nuziali in oro giallo
Fedi nuziali in oro giallo

Fede

Le fede è un gioiello che viene scambiato dai due futuri sposi davanti a tutti, durante il giorno più importante della loro vita, il matrimonio. E’ indice di amore, unione – data la sua forma circolare, di reciproco rispetto e fedeltà. Solitamente la fede viene posizionata al dito anulare della mano sinistra ma in alcuni paesi del Nord Europa, viene invece posizionata al dito anulare della mano destra.

Fede sull'anulare
Fede sull’anulare

Secondo la credenza di questi paesi del Nord Europa, la fede deve essere posizionata a destra poiché la parte sinistra è direttamente collegata al cuore. La fede presenta uno spessore più significativo rispetto alla fedina, che invece si presenta con finissime dimensioni.

Durante il matrimonio le fedi nuziali vengano portate all’altare dal testimone oppure da un paggetto (bambino) . Le fedi vengono posizionate su di un cuscino di pizzo prima di essere scambiate dai due futuri coniugi. Il prete prima le benedice, poi avviene lo scambio delle fedi tra i due sposi.

Le fedi vengono solitamente fabbricate in oro giallo ma si possono anche realizzare in oro bianco, rosso o platino. Oppure integrarle con l’aggiunta di altri metalli. In ogni caso, spetta agli sposi decidere di quale materiale realizzare la propria fede.

Fedina

La fedina è invece un gioiello che viene regalato da fidanzato o fidanzata per suggellare il loro amore facendolo diventare un “fidanzamento ufficiale”. Si tratta di un anello che anche in questo caso simboleggia l’unione e l’amore tra due persone. Tuttavia la fedina è meno impegnativa rispetto alla fede nuziale.

In ogni caso, la fedina anche se meno vincolante della fede nuziale, resta comunque un bel gesto che può sancire in prospettiva futura un matrimonio. La fedina come la fede viene posizionata sempre al dito anulare della mano sinistra e mai a destra. La fedina, come detto poco sopra, presenta uno spessore più fine rispetto alla fede nuziale.

Fedina: Fedi e fedine dal design semplice - differenza
Fedine dal design semplice

In commercio troviamo diversi tipi di fedine: da quelle sottilissime a quelle meno sottili; vi sono quelle che presentano incisioni, e quelle più sofisticate realizzate con diamanti o pietre preziose incastonate. Quelle più classiche sono quelle dal design più semplice. Le fedine vengono fabbricate solitamente in argento, ma le si può trovare anche in oro giallo, bianco, rosa. Si possono inoltre integrare con una combinazione di più tipi di ori.

Sia la fede che la fedina sono dei gioielli che permettono di ricordare alla persona amata la presenza e l’amore. Di fatto sono come un diamante… durano per sempre!

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Olimpico e olimpionico: differenze e uso corretto degli aggettivi https://cultura.biografieonline.it/olimpico-olimpionico/ https://cultura.biografieonline.it/olimpico-olimpionico/#comments Mon, 04 Sep 2023 07:25:10 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=19203 Ogni 4 anni si diventa tutti esperti di Olimpiadi. Al di là dei contenuti relativi alle cronache, per amore del corretto uso della lingua italiana ci preme sottolineare quali differenze vi sono tra i due aggettivi: “olimpico” e “olimpionico“. Il contesto in cui ci muoviamo è quello dell’etimologia.

Bandiera olimpica (I cinque cerchi olimpici)

Olimpionico

Partiamo dalla parola olimpionico. Tale termine deriva dalla composizione di altri due termini greci “Olympia” e “Nike“. Il primo deriva – come è piuttosto noto – dal monte Olimpo, il monte più alto della Grecia, dove soggiornavano gli dei. La seconda parola (oltre a corrispondere con il noto brand dell’azienda sportiva Nike) in greco significa “vittoria“.

Nike di Samotracia
Nike di Samotracia: celebre scultura a cui si ispira lo “swoosh” del moderno brand Nike

Per questo motivo e per questa etimologia la parola “olimpionico” – in greco: olympionikai – sia esso usato come aggettivo oppure come sostantivo, assume come unico significato quello di “vincitore dei Giochi“.

E’ pertanto errato indicare un atleta come “olimpionico” se questi ha solamente partecipato ai Giochi Olimpici a cinque cerchi. E’ altrettanto sbagliato indicare come “olimpionica” una persona che è salita sul podio per ricevere al collo una medaglia di argento o di bronzo.

E’ altresì corretto attribuire l’aggettivo ai vincitori di medaglie d’oro.

Solo numeri uno

Andiamo per un attimo indietro nel passato, all’epoca degli antichi greci e agli albori della storia delle Olimpiadi, prima dell’avvento dei Giochi Olimpici moderni voluti da De Coubertin. Per quel che sappiamo, agli antichi greci importava molto poco ricordare gli atleti che nelle Olimpiadi raggiungevano il secondo posto, o i successivi. Oggigiorno infatti i loro nomi non ci sono noti.

Il secondo è il primo degli ultimi. (ENZO FERRARI)

Conosciamo invece con una certa precisione l’elenco degli antichi vincitori olimpionici. Per un approfondimento vi rimandiamo a due saggi di Luigi Moretti (1922-1991), importante studioso grecista (e padre del regista Nanni Moretti):

  • “Iscrizioni agonistiche greche”
  • “Olympionikai, i vincitori negli antichi agoni olimpici”
Pierre de Coubertin
Pierre de Coubertin: a lui si devono i moderni Giochi Olimpici

Celeberrima la sua frase:

L’importante non è vincere ma partecipare“. (Pierre de Coubertin)

Olimpico

Passiamo alla parola “olimpico“. Il termine trova corretto utilizzo per ogni cosa che ha riferimenti e relazioni con le Olimpiadi e i Giochi Olimpici.

Un errore comune è quello di definire le piscine lunghe 50 metri come piscine olimpioniche (meno diffuse nelle città della cosiddetta “vasca corta”, da 25 metri). A livello etimologico le piscine  olimpioniche non esistono. E’ invece corretto definirle “piscine olimpiche”  (o ancor meglio: piscine dalle dimensioni olimpiche). Le atlete e gli atleti che partecipano ai Giochi vanno indicati come atleti olimpici e non olimpionici.

Un’ultima curiosità: nell’antica Grecia ai vincitori delle Olimpiadi veniva posta sulla testa una corona di ulivo, non di alloro.

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Marsupio per bebè e mei tai: quali sono le differenze? https://cultura.biografieonline.it/marsupio-bebe-mei-tai-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/marsupio-bebe-mei-tai-differenze/#respond Thu, 27 Jul 2023 15:38:58 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41328 In commercio esiste una moltitudine di supporti, è legittimo sentirsi un po’ spaesati di fronte a tanta offerta. Il marsupio strutturato e il mei tai sono entrambi dei validi porta bebè che consentono al portatore di avere le mani libere; vi sono però delle differenze. Essi hanno caratteristiche e design diversi, vediamo in dettaglio quali.

marsupio bebè e mei tai, differenze

Marsupio strutturato

Il marsupio strutturato tipicamente presenta fibbie e cinghie, per la sua regolazione. È di facile utilizzo, bisogna prestare attenzione in quanto non tutti i modelli presenti sul mercato sono ergonomici, non consentendo il posizionamento corretto del bambino, cioè la cosiddetta posizione a M.

  • Struttura: il suo design (detto appunto “strutturato”, di qui il nome), prevede l’inserimento del bebè in un alloggiamento preformato, in modo da garantirne il corretto posizionamento. Il marsupio mantiene una sua forma anche quando il bambino non viene portato, risultando quindi sicuramente più ingombrante rispetto al mei tai.
  • Fibbie e cinghie: i marsupi strutturati prevedono fibbie e cinghie per adattare il portabebè intorno al torso del portatore. La regolazione, grazie a queste componenti, è molto facile e rende il prodotto adatto per essere messo e tolto velocemente.
  • Ergonomia: molti marsupi strutturati, ma non tutti, sono progettati per essere ergonomici, assicurando cioè un supporto adeguato per le anche e la schiena del bebè, garantendo quindi la posizione a M. Per il benessere del bebè bisogna prestare particolare attenzione a questo aspetto.
  • Rispetto della schiena del portatore: la superficie di scarico del peso del bebè sulla schiena dell’adulto, anche se spesso imbottita, è certamente inferiore a quella presente nel Mei Tai. Si tenga conto che più la superficie è ampia, meno la schiena ne risente.
  • Raccomandato per: facilità di utilizzo e velocità nella regolazione.

Fonte: “Lasciati abbracciare!”, di Licia Negri. Ed. Trevisini

Caratteristiche del marsupio strutturato

Mei tai

In cinese Mei significa “portare sulle spalle” e Tai è “fascia”. Il Mei Tai è il portabebè tradizionale più noto; d’origine cinese, viene utilizzato non solo un po’ in tutta l’Asia ma ovunque nel mondo.

Rispetto ai marsupi ergonomici, il Mei Tai sono realizzati in materiale più morbido, generalmente cotone o lino, e nella versione originale non presentano né fibbie né chiusure a scatto. La regolazione avviene tirando più o meno le bretelle, fino a che non avvolgono perfettamente il bambino al torso del portatore.

  • Struttura: è costituito da un pannello centrale dalle cui estremità partono le bretelle e, in alcuni modelli, la cintura lombare. Il portabebè si indossa legando queste estremità al torso del portatore.
  • Versatilità: è molto versatile e regolabile e consente di essere indossato in diverse posizioni. Le più amate: pancia a pancia e sulla schiena (detta “zainetto”).
  • Sostegno e supporto: sebbene il mei tai non presenti una struttura rigida come il marsupio, offre comunque un ottimo support per il bambino. Inoltre, il tessuto, certamente più morbido rispetto al marsupio strutturato, avvolge il bebè seguendo la forma del suo corpo in crescita.
  • Regolazione: il mei tai è, insieme alla fascia, il portabebè più regolabile in assoluto.
  • Dimensione: essendo prodotto in materiale tessile (nella maggior parte cotone), il mei tai una volta ripiegato diventa piccolo e portatile.
  • Adatto per: è molto amato dai genitori che preferiscono una maggiore adattabilità. Sono prodotti molto validi per utilizzi prolungati, in quanto il peso del bambino è distribuito su una superficie ampia del torso dell’adulto, proteggendone quindi il benessere della schiena. L’ergonomia è garantita.
Esempio di Mei Tai - dal sito mhug.it
Esempio di Mei Tai. Fonte: mhug.it
Caratteristiche del mei tai

Le differenze in sintesi

In sintesi, la principale differenza tra un marsupio strutturato e un mei tai sono:

  1. design;
  2. facilità d’uso;
  3. struttura.

I marsupi strutturati offrono più velocità e veloci aggiustamenti con il sistema di regolazione a fibbie e cinghie, mentre i mei tai sono più versatili, adattabili ai corpi del bebè (anche in crescita) e dell’adulto, e consentono un’esperienza più “avvolgente”.

La scelta dipende dalle preferenze personali, dall’età del bambino e suo peso e dall’utilizzo che si intende farne.

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Mal di testa: differenze tra emicrania, cefalea, grappolo e cerchio https://cultura.biografieonline.it/mal-di-testa-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/mal-di-testa-differenze/#comments Tue, 04 Apr 2023 13:26:15 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27363 Il termine mal di testa è usato frequentemente in modo generico. Quando si parla di patologie i termini più ricorrenti sono invece emicrania e cefalea. Queste non sono due patologie differenti. Tuttavia non sono nemmeno sinonimi. Cerchiamo qui di fare chiarezza sui termini.

Mal di testa: differenze tra emicrania e cefalea
Quali sono le differenze tra i termini emicrania e cefalea ?

Attenzione: questo non è un articolo medico e non vuole affrontare l’argomento del mal di testa – di cefalea ed emicrania – dal punta di vista medico. Il chiarimento che andiamo ad approfondire è sull’uso corretto dei due sostantivi.

Cefalea

Quando si parla di cefalee (plurale) oppure di cefalea (singolare) si fa riferimento a qualsiasi tipo di mal di testa. Possiamo pertanto utilizzare i termini “mal di testa” e “cefalea” come sinonimi.

In particolare si definisce cefalea un dolore che si avverte nella zona della testa – solitamente di una certa intensità – che collega la zona occipitale dell’occhio con quella dell’orecchio.

Cefalee primarie e cefalee secondarie

In medicina esistono oltre 100 tipologie di cefalea. Esse sono divise generalmente in due categorie:

  • cefalee primarie
  • cefalee secondarie

Si parla di cefalea primaria quando il mal di testa non è connesso a nessuna altra patologia.

Si chiama cefalea secondaria quando il dolore alla testa compare come conseguenza di qualche altro problema; sono esempi: la sinusite, oppure la comparsa dei denti del giudizio.

Emicrania

L’emicrania è un caso specifico di cefalea. L’emicrania è la più importante tra le cefalee; un attacco di cefalea può rendere invalidante chi lo subisce.

L’emicrania è una patologia del sistema nervoso centrale; a essere colpiti sono soprattutto i neurotrasmettitori del cervello e i circuiti del dolore.

Visita anche: elenco di frasi sul dolore.

Dal sito amico: aforismi.meglio.it

Mal di testa: caratteristiche dell’emicrania

Quando è presente un’emicrania si ha un dolore prolungato per un tempo che può variare da 4 ore fino a 3 giorni. Solitamente si riscontrano almeno 2 tra queste 4 caratteristiche:

  • il dolore è di tipo pulsante;
  • l’intensità del dolore è media oppure forte;
  • l’attività motoria (esempi: camminare, salire le scale) fa acuire il dolore;
  • il dolore è localizzato in un unico lato della testa.
Mal di testa - headache
Mal di testa: in inglese si dice headache

Altri termini: cefalea a grappolo e cerchio alla testa

Abbiamo pertanto fatto chiarezza sull’uso dei termini cefalea ed emicrania. Riassumiamo brevemente: cefalea è il termine che indica il mal di testa in modo generale; emicrania è il caso medico più importante di cefalea.

Ci sono altri due termini che vengono sovente citati quando si parla di mal di testa: cefalea a grappolo e cerchio alla testa. Indicano entrambe casi di cefalee primarie.

Cefalea a grappolo

La caratteristica del nome deriva dal fatto che si presenta sotto forma di attacchi ripetuti, ognuno della durata relativamente breve (tra 30 e 60 minuti).

Nelle cefalee a grappolo il dolore è piuttosto violento. Esso viene percepito concentrato su un lato solo della testa, solitamente tra l’occhio e lo zigomo.

Cerchio alla testa

La sensazione del “cerchio alla testa” è piuttosto diffusa ed è collegata a una tensione dei muscoli di collo e spalle. In ambito medico si definiscono cefalee muscolo-tensive.

Il cerchio è causato dalla contrazione dei muscoli di collo o spalle (o entrambe). In questi casi il dolore parte generalmente dalla nuca e si sviluppa nella testa nella sua interezza.

La cefalea muscolo-tensiva può essere episodica (meno di 15 giorni al mese), oppure cronica quando si presenta in modo abbastanza costante, nell’arco di sei mesi. Per ogni ulteriore approfondimento è bene rivolgersi al proprio medico di fiducia.

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All right e Alright: differenze, come si dice e come si scrive https://cultura.biografieonline.it/all-right-alright/ https://cultura.biografieonline.it/all-right-alright/#comments Sat, 04 Feb 2023 16:14:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10414 Chi non ricorda il personaggio di Alberto Sordi, innamorato degli Stati Uniti ma che non sapeva spiccicare una parola di inglese…. a parte “alright”? Vediamo in questo breve articolo cosa vuol dire, come usare la parola inglese alright, e qual è la differenza con la forma non contratta all right.

Alberto Sordi in una celebra scena del film "Un americano a Roma"
Alberto Sordi nella celeberrima scena del film “Un americano a Roma”, in cui pronuncia la frase: Macaroni … m’hai provocato e io te distruggo!

Alright / all right

“Alright” (a volte scritto anche “awright”) è la forma contratta di “all right” che, lo saprete già, significa letteralmente “tutto bene”. L’espressione può essere usata in alternativa ad “ok” – altra espressione di cui ci siamo occupati in un precedente articolo: Perché si dice OK?. Ci sono però alcuni significati di all right che forse non tutti conoscono. Vediamoli.

I significati

  • E’ un sinonimo di “certamente”, “senza dubbio”
    • “Is this the one you were looking for?” “Yes, that’s it alright”.
  • Per declinare un’offerta:
    • “May I help you?” “No, you’re alright”.
      Nota: a quanto ci risulta questa è una forma tipicamente British; un interlocutore americano potrebbe restare un po’ disorientato; in effetti nell’esempio chi sta offrendo aiuto riceve come risposta che egli stesso sta bene, non l’interlocutore il quale avrebbe invece bisogno di aiuto.
  • Come saluto. Anche questa e’ una forma colloquiale tipicamente British: se incrociate un collega e questo vi dice “alright”, non si risponde “yes”, né si inizia a raccontargli di quello che si è fatto la sera prima, o del mal di schiena che vi sta tenendo lontani dalla palestra… Risponderete a vostra volta “alright”, magari seguito da un “mate”, “pal” o “buddy”. Poi, ognuno per la sua strada. E’ un comportamento cordiale ma asciutto.

La forma scritta

Come abbiamo detto la forma è contratta, tuttavia nell’inglese scritto è bene continuare a indicare l’espressione come all right per esteso, soprattutto quando è richiesta una certa formalità.

Tra le celebri canzoni che riportano questa parola nel titolo, ne citiamo due nelle due diverse forme: “Saturday Night’s Alright (For Fighting)” di Elton John, contenuta nel disco Goodbye Yellow Brick Road (1973); “That’s All Right (Mama)”, uno dei più grandi successi di Elvis Presley.

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Superstizione e scaramanzia: quali sono le differenze? https://cultura.biografieonline.it/superstizione-scaramanzia-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/superstizione-scaramanzia-differenze/#respond Fri, 19 Aug 2022 15:18:11 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40193 C’è un adagio più che mai pop che racconta il desiderio tutto italiano di allontanare, con quello che si può, la malasorte. Esso è “occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio” (che è anche il titolo di un film del 1983). Credenze, più o meno razionali, si mescolano a tradizioni ancestrali quando parliamo di superstizione e poi, più in piccolo, di scaramanzia. Ma… quali sono le differenze fra superstizione e scaramanzia?

Proviamo a fare chiarezza.

Superstizione e scaramanzia - Differenze
Superstizione e scaramanzia

Superstizione

La superstizione è una credenza, più o meno razionale, che può influire sul pensiero o sulla condotta di vita.

Si concretizza, in sintesi, nella convinzione che ciò che facciamo e ancor più come lo facciamo – con tutte le derive maniacali del caso – possa decretare la buona o cattiva riuscita delle nostre azioni future.

È una sorta di rivisitazione del principio causa effetto ma ben lontano dal rigore scientifico.

L’origine latina: Cicerone e De natura deorum

Il termine superstizione deriva dal latino superstitiònem. La parola è composta da sùper (sopra) e stìtio (stato). Venne impiegato da Cicerone nella sua opera De natura deorum.

Con questo termine Cicerone indica la devozione patologica di chi trascorre le giornate rivolgendo alla divinità preghiere, voti e sacrifici, affinché serbi i suoi figli “superstiti” (cioè sani e salvi).

Marco Tullio Cicerone
Marco Tullio Cicerone

Da qui il termine: utilizziamo il soprannaturale per… scamparla.

Scaramanzia: istruzione per superstiziosi

Molto più terreno e meno volatile è il concetto di scaramanzia.

Rappresenta, in qualche modo, una sottocategoria della superstizione.

La superstizione è il credere, la teoria, se vogliamo, mentre la scaramanzia è l’azione. Tanto è vero che è di corrente uso l’espressione gesto scaramantico.

Le scaramanzie più comuni

Sono gesti scaramantici ad esempio:

  • toccare ferro;
  • fare le corna;
  • buttare un pizzico di sale dietro le spalle se si versa l’olio.

Si tratta di atti precedenti al fare o anche “riparatori” a quanto si è fatto, sbagliando e attirando – secondo alcuni – eventi funesti.

Leggi anche:

Le parole scaramantiche

Una curiosità molto particolare, in italiano e non solo, è il fatto di augurare qualcosa per attrarre il totale opposto.

Ad un pescatore, per esempio, non si dirà mai “buona pesca”, né “buona caccia” al cacciatore.

Allo stesso tempo al danzatore pronto ad andare in scena si dirà “rompiti una gamba” piuttosto che “buon … balletto”.

Quest’espressione c’è anche in inglese: “break a leg” dicono i britannici a chi sta per debuttare in esibizioni che implicano il movimento, danza o sport.

Due parole: dipende dalle stelle, dipende da noi

È chiaro che quanto detto va preso con le pinze.

La superstizione o la scaramanzia devono probabilmente essere considerate nella loro forma ludica e goliardica.

Guai a farsi soggiogare da eventi esterni.

I latini, del resto, ci hanno detto che siamo noi gli artefici della nostra fortuna e forse – non senza presunzione – possiamo affermare che siamo noi stessi a:

  • attrarre il bene, facendo il bene (e viceversa…)
  • attrarre il male, facendo il male.

Molto di più che scendendo dal letto con il piede destro anziché quello sinistro.

Il contributo è molto più sottile e profondo.

Un pugno di lenticchie nel portafoglio a capodanno, un cornetto in macchina, una serie di azioni prima di affrontare un esame o i calzini portafortuna per la partitella a calcetto sì, ma senza esagerare. Né discriminare. 

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Obiettivo o obbiettivo: come si dice? https://cultura.biografieonline.it/obiettivo-obbiettivo/ https://cultura.biografieonline.it/obiettivo-obbiettivo/#comments Mon, 14 Mar 2022 08:08:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11739 Nella lingua italiana, durante una conversazione o mentre scriviamo, possiamo usare i termini obiettivo ed obbiettivo, spesso in maniera similare. In realtà si tratta di due termini (sia se riferiti all’aggettivo, sia se riferiti al sostantivo), che riprendono il latino medievale obiectivu(m). Nel linguaggio comune, è comunque più usato e riconosciuto il termine con una sola b, quindi obiettivo, ma entrambi i termini possono essere usati senza cadere in errore.

Obiettivo e obbiettivo
Ci sono obiettivi e obbiettivi

La forma obiettivo è più vicina all’etimo latino obiectivum, mentre obbiettivo è una forma di origine popolare che ha subito il raddoppiamento della b davanti ad “i” con valore di semiconsonante. Obbiettivo è attestato nell’italiano scritto sin dalla metà del secolo XVI, mentre obiettivo è usato dalla prima metà del secolo successivo. Obiettivo od obbiettivo è una parola che prende spunto dal latino ed è caratterizzato dalla fusione dei due termini obiactum = lanciato in avanti dove per apofonia la a diventa e (latino medievale obiectivum).

Significati del termine obiettivo o obbiettivo

Obiettivo o obbiettivo, inteso come sostantivo, sta ad indicare il fine, la meta, oppure il bersaglio da raggiungere che una persona o un gruppo di persone si pongono. In quest’ottica, l’obiettivo, soprattutto in ambito militare, diventa sinonimo di bersaglio. Se si parla di termini come pianificazione e project management, l’obiettivo diventa sinonimo di un progetto che permette di definire i risultati da raggiungere.

Se lo si considera come aggettivo, il termine obiettivo indica qualcosa di imparziale, basato sui dati e non influenzato da opinioni non oggettive. In ambito militare, l’obiettivo è il fine di un’azione, mentre in fisica è l’oggetto di studio dell’ottica. In ambito fotografico il termine obiettivo o obbiettivo è usato per definire una parte, sia delle videocamere che delle macchine fotografiche. In campo legislativo, viene utilizzato il termine “legge obiettivo”, che indica una legge che annovera regolamenti sulle infrastrutture strategiche.

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Differenze tra il Presidente della Repubblica Italiana e il Presidente USA https://cultura.biografieonline.it/differenze-presidente-italia-usa/ https://cultura.biografieonline.it/differenze-presidente-italia-usa/#comments Thu, 06 Jan 2022 15:40:54 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17526 Ecco le principali differenze tra il Presidente della Repubblica Italiana e il Presidente degli Stati Uniti d’America.

Casa Bianca - Come viene eletto il Presidente degli Stati Uniti

Età

In America il candidato alla Presidenza deve avere almeno 35 anni, mentre in Italia l’età si alza, raggiungendo i 50.

Organi di elezione

In Usa il Presidente viene eletto da un gruppo di “grandi elettori” appositamente designati a tale scopo; in Italia il Presidente della Repubblica viene eletto dal Parlamento in seduta comune.

Durata del mandato

In America il mandato del Presidente ha durata di 4 anni; in Italia resta in carica per 7 anni.

Mentre in America il Presidente può essere rieletto solo per 2 volte (è il caso ad esempio di Barack Obama), nel nostro Paese non vi è alcun limite alla sua rielezione (storicamente solo Giorgio Napolitano è rimasto in carica per 2 mandati consecutivi).

Rinnovo anticipato

In caso di dimissioni o morte, negli Usa subentra il Vicepresidente fino ala scadenza del mandato; mentre in Italia il Parlamento in questo caso procede a nuove elezioni presidenziali.

I poteri

Per quanto riguarda i poteri del Presidente, in America il Presidente non ha alcuna possibilità di sciogliere il Congresso, al contrario di quello che succede in Italia; qui il Presidente può sciogliere una sola delle Camere oppure l’intero Parlamento.

Negli USA il Presidente rappresenta sia il Capo dello Stato che del Governo; in Italia è Capo dello Stato con potere di nominare il Capo del Governo (ossia il Presidente del Consiglio dei Ministri).

In America il Presidente ha il potere di nominare i 9 giudici appartenenti alla Corte Suprema, mentre nel nostro Paese il Presidente procede alla nomina di 5 dei 15 giudici della Corte Costituzionale.

Ultima importante differenza: al termine del suo mandato il Presidente americano torna ad essere un cittadino come tutti gli altri, mentre da noi il Presidente della Repubblica Italiana continua a mantenere i privilegi con la nomina di senatore a vita.

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Endemia, epidemia e pandemia: differenze ed etimologia. C’entra anche la birra. https://cultura.biografieonline.it/epidemia-pandemia-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/epidemia-pandemia-differenze/#comments Sun, 02 Jan 2022 17:45:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=28076 Le parole che analizziamo in questo breve articolo sono epidemia e pandemia. Entrambe hanno un’etimologia che riconduce alla lingua greca. Diamo subito le definizioni, per spiegare il significato e capire le differenze. Facciamo poi degli esempi. E tra poco parleremo anche della birra.

Persone che indossano mascherine

Epidemia

Si parla di epidemia quando vi è una manifestazione collettiva di una malattia che si diffonde tra la popolazione in modo veloce. Un’epidemia colpisce un gran numero di persone in un’area geografica limitata e più o meno estesa.

Parlando di malattie, le epidemie possono essere importate (che provengono da una zona più o meno remota) oppure autoctone (provengono dal territorio di origine); possono propagarsi per contagio diretto (il contatto fisico) oppure indiretto (tramite via aerea).

Pandemia

Il termine pandemia è un caso particolare di epidemia. A differenza dell’epidemia, la pandemia estende il suo significato territoriale all’intero globo. Lo si evince facilmente dalla sua etimologia greca: pan-demos, che significa letteralmente tutto il popolo.

Differenza etimologica

Il termine epidemia, sempre dal greco epi-demos, significa sopra il popolo (o sopra le persone) .

Una pandemia è un’epidemia che si diffonde a livello globale.

GIOVANNI REZZA

La matematica, la medicina e… la birra

L’andamento di una epidemia può essere studiato dalla matematica; la diffusione viene simulata con modelli statistici e matematici da scienziati esperti. In accordo con esperti virologi e medici, si arriva così a classificare alcune malattie infettive come epidemie oppure pandemie.

Un esempio

Nel 1854 ci fu un terribile caso di epidemia di colera a Londra, oggi ricordato come epidemia di Broad Street. Per la circoscrizione geografica e la rapida scoperta delle cause, si deve ringraziare il medico inglese John Snow (quasi omonimo del protagonista del Trono di Spade interpretato da Kit Harington).

Il quartiere di Soho a Londra aveva gravi problemi di sporcizia. Il governo londinese decise di scaricare i rifiuti in eccesso (escrementi) nel Tamigi. Ciò portò alla contaminazione della riserva idrica e all’epidemia di colera.

John Snow realizzò una mappa dei luoghi dei casi di colera e individuò la causa in una specifica pompa d’acqua. Ma soprattutto impiegò la statistica per dimostrare il collegamento tra la qualità della sorgente d’acqua e i casi di colera (metodo oggi conosciuto come diagramma di Voronoi).

Curiosità: il ruolo della birra

C’era una sola anomalia significativa nella mappa di Snow: nessuno dei lavoratori di un birrificio adiacente aveva contratto il colera. L’indagine dimostrò come questa fosse un’ulteriore prova: questi lavoratori non bevevano acqua, bensì soltanto la birra prodotta dal loro stabilimento.

Epidemie e pandemie celebri

Tornando ad epidemie e pandemie, citiamo qualche esempio storico.
Tra le pandemie di epoca antica si ricorda la febbre tifoide durante la guerra del Peloponneso, 430 anni prima di Cristo. Il morbo di Giustiniano, che si diffuse dall’anno 541, è la prima pandemia nota di peste bubbonica.
La Peste nera fece la sua comparsa nel 1300.

E’ in riferimento a quest’ultimo caso che venne coniato il termine quarantena: l’isolamento forzato – utile per limitare la diffusione della malattia – aveva una durata tipica di 40 giorni.

Continuando con l’elenco, sono varie le pandemie di colera sviluppatesi nei secoli XIX e XX. Tra le pandemie storicamente più recenti vi sono l’influenza spagnola del 1918 (durata 18 mesi), l’influenza asiatica del 1957, l’influenza di Hong Kong del 1968 e l’HIV/AIDS, dal 1981.

La diffusione nel 2019-2020 del coronavirus CoVid-19 è classificata (al momento in cui scrivo) come epidemia: la decisione di classificare una malattia infettiva come epidemica o pandemica spetta all’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità.

Epidemia e pandemia, differenze: la disinfezione del virus

Endemia: quando una malattia si definisce endemica

Si indicano come malattie endemiche (o endemie) quelle in cui il microrganismo della malattia è presente in un territorio in modo stabile e circola in quella circoscritta popolazione. Una malattia endemica si manifesta con pochi casi e in modo uniforme nel tempo.

Vi sono malattie endemiche che presentano ciclicità stagionali; altre sono legate a fattori ambientali, come la malaria in diverse regioni tropicali; il morbillo o la varicella hanno picchi epidemici legati al potenziale picco di nuove nascite.

La talassemia è considerata endemica nelle isole di Sardegna e Sicilia.

Nota finale

Questo articolo non vuole essere un approfondimento di natura medica o scientifica. L’obiettivo è unicamente quello di indagare sull’etimologia delle parole e della differenza tra esse, così da divulgare una maggior consapevolezza dei termini ed il loro uso corretto. Come è nostra abitudine, facciamo questo con esempi e raccontando fatti curiosi. Speriamo che il nostro lavoro sia gradito e considerato utile: lascia un commento o un suggerimento per farcelo sapere.

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