Autoritratti famosi Archivi - Cultura https://cultura.biografieonline.it/argomento/arte/quadri-famosi/autoritratti-famosi/ Canale del sito Biografieonline.it Wed, 16 Jun 2021 13:41:22 +0000 it-IT hourly 1 Van Gogh: Autoritratto con l’orecchio bendato. Analisi dell’opera https://cultura.biografieonline.it/van-gogh-autoritratto-con-orecchio-bendato/ https://cultura.biografieonline.it/van-gogh-autoritratto-con-orecchio-bendato/#respond Fri, 12 Mar 2021 10:25:46 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=33113 Autoritratto con l’orecchio bendato: la storia del quadro

Dopo il tragico atto dell’amputazione autoinflitta, Vincent van Gogh passò alcune settimane nella sua casa di Arles a dipingere e a curarsi. Siamo nel 1889 e il pittore sta vivendo un periodo tragico della sua esistenza. In questo suo celebre dipinto, Autoritratto con l’orecchio bendato, vediamo tutta la malinconia del suo sguardo.

Van Gogh non osserva nemmeno lo spettatore. Lo guarda di tre quarti mostrando la benda che copre la ferita dell’orecchio mozzato. La benda e l’amputazione sono forse la metafora del dipinto, perché egli mostra tutto il suo estraniamento dalla realtà che lo circonda.

Van Gogh: Autoritratto con l'orecchio bendato (Self-portrait with bandaged ear)
Autoritratto con l’orecchio bendato (Self-portrait with bandaged ear) è uno degli autoritratti più famosi di Vincent van Gogh

La sofferenza di van Gogh

E’ una realtà sociale in cui van Gogh come artista è visto e considerato un reietto, un anormale: la sua sofferenza arriva alle estreme conseguenze della mutilazione. Poi arriverà il suicidio.

Tale sofferenza è il prezzo che egli deve pagare per vivere completamente, totalmente la sua arte. A ben vedere l’olandese è il primo artista vittima dell’incomprensione; per ottenere il massimo dalla sua arte accetta il minimo durante la sua vita per poi raccogliere, postumo, un successo impressionante.

Il suo sguardo volutamente triste e distante diventa, in questo senso, uno specchio della sua anima. Così come il berretto e il cappotto chiuso fino al collo, diventano un modo per chiudersi alla realtà circostante, per definire ancora più intensamente la sua estraneità dal mondo.

Il messaggio del quadro

Van Gogh non è mai stato uno studioso dell’espressione come messaggio palese e dunque identificabile dello stato d’animo; ma in questo dipinto possiamo intravedere un messaggio che lui steso vuole inviare ai posteri su ciò che è diventato e su quello che sta provando.

E’ un messaggio costruito attraverso la pittura con colpi decisi del pennello che quasi spezzettano il suo volto per farcelo ricostruire in ogni dettaglio della sua espressione. Proprio immaginando questo intento del pittore, l’emozione che proviamo è profonda e lacerante perché lo immaginiamo in quella stanza, al culmine della sua capacità pittorica, abbandonato da tutti. E’ solo, povero e senza quel dovuto riconoscimento che il suo immenso talento avrebbe dovuto regalargli.

Questo autoritratto con l’orecchio bendato (il titolo in inglese è Self-portrait with bandaged ear) ci mostra una tendenza differente rispetto ad altri suoi ritratti simili e dello stesso periodo: vede infatti un artista che sta chiudendo definitivamente con la società per affrontare l’ultimo e complesso viaggio artistico che lo porterà a realizzare capolavori, come ad esempio Campo di grano con volo di corvi.

Tecnica

Olio su tela

Misure

60 x 49 cm

Ubicazione

Londra, Courtauld Gallery (The Courtauld Institute of Art)

Anno

1889

Analisi dell’opera e commento video

Guarda il video per altri dettagli sul quadro.

Pannello decorativo

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Autoritratto di Pablo Picasso del 1901 (periodo Blu) https://cultura.biografieonline.it/autoritratto-pablo-picasso-1901/ https://cultura.biografieonline.it/autoritratto-pablo-picasso-1901/#comments Mon, 29 Jun 2020 12:02:32 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=29741 Il 1901 è l’anno in cui il colore blu si impone nei ritratti e nelle opere di Picasso, come avviene in questo Autoritratto di Pablo Picasso. E’ un olio su tela attualmente esposto a Parigi, presso il Musée National Picasso. Il cosiddetto periodo blu dell’artista spagnolo è caratterizzato all’inizio da una forma e una ricerca che portano Picasso a realizzare dipinti in cui i soggetti sono persone sofferenti, indigenti, sole, abbandonate e destinate ad una vita di stenti.

Autoritratto di Pablo Picasso (1901)
Autoritratto di Pablo Picasso (1901)

I dipinti del periodo blu di Picasso

Ne sono un esempio due quadri trattati in precedenti articoli di analisi dell’opera e approfondimento:

In questi dipinti Picasso mostra un’attenzione per il soggetto che spesso è accompagnato da una persona o da un oggetto che gli permettono di sopravvivere anche nelle condizioni di miseria in cui si trovano.

Questi dipinti a volte hanno anche la presenza del suo caro amico Carlos Casagemas, morto suicida a Parigi. Come ad esempio nello splendido La Vita, lavoro denso di simboli, anch’esso trattato e analizzato in precedenza.

Il colore blu, che Picasso utilizzerà in modo preponderante fino al 1904, non è solo una scelta espressiva e tecnica ma è anche un espediente necessario per intraprendere e mostrare un percorso emotivo e psicologico che contraddistingue la sua ricerca artistica. Sarà così anche per il successivo periodo rosa.

Autoritratto di Picasso: dettaglio del viso
Dettaglio del viso

Autoritratto di Pablo Picasso del 1901: descrizione

Questo autoritratto fu eseguito dal suo autore durante il suo secondo soggiorno parigino. L’artista viveva un periodo difficile anche dal punto di vista economico: il suo autoritratto del 1901 appare malinconico, triste, pallido con un cappotto abbottonato fino al collo per proteggersi dal freddo.

Non ci sono elementi che ricordino la pittura o il suo mestiere di artista.

Volutamente Picasso si ritrae come uno dei personaggi indigenti che dipinge in questo periodo di inizio secolo; il fatto curioso è che a differenza degli altri quadri qui il soggetto non è aiutato da nessuno, né ci sono strumenti del suo lavoro che possano alleviare la tristezza del dipinto.

Ad esempio, in Vecchio chitarrista cieco la chitarra è il mezzo con cui l’anziano si sostenta; e in Vecchio cieco con ragazzo, il giovane aiuta l’uomo a sopravvivere.

In questo autoritratto, Picasso appare a solo, senza alcun aiuto, con uno sguardo che fa pensare a quanto potesse essere difficile il momento che vive. E’ un’opera profondamente differente dall’autoritratto di Picasso del 1907.

Potrebbe essere un espediente anche questo: l’artista lavora in modo sublime sulle forme mostrando un aspetto della sua esistenza che sembra sovrastarlo, ma che in realtà non lo annichilisce come vorrebbe far credere.

Picasso, come i buddisti, era convinto che la vita fosse dolore e che la radice stessa della vita fosse sofferenza: in questo dipinto mostra bene questa sua filosofia.

Analisi dell’opera e commento video

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Ritratto di giovane (o Ritratto d’uomo). Autoritratto di Antonello da Messina https://cultura.biografieonline.it/ritratto-di-giovane-autoritratto-antonello/ https://cultura.biografieonline.it/ritratto-di-giovane-autoritratto-antonello/#comments Sun, 21 Jul 2019 05:33:38 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26671 E’ conosciuto come “Ritratto di giovane” oppure indicato come “Ritratto d’uomo – Londra”. E’ un quadro famoso di Antonello da Messina. Si ipotizza che possa essere un suo autoritratto. Il dipinto fu realizzato fra il 1473 e il 1474. La tecnica è quella dell’olio su tavola. Attualmente il quadro è esposto alla National Gallery di Londra.

Antonello da Messina, ritratto di giovane (o autoritratto)
Antonello da Messina: Ritratto di giovane. Forse autoritratto.

Ritratto di giovane: descrizione del dipinto

Ci troviamo di fronte ad uno dei quadri più interessanti e vivi di Antonello da Messina. La raffinata realizzazione del colore degli occhi, che rendono lo sguardo del soggetto luminoso e profondo, dimostrano la qualità altissima dell’artista.

Così come la microscopica e finissima pittura dei capelli che sembrano veri e sporgenti dimostrano come Antonello sia riuscito a superare l’insegnamento dei fiamminghi nella realizzazione perfetta dei dettagli.

Ma chi è realmente il soggetto?

Autoritratto di Antonello da Messina

Grazie ad alcuni documenti afferenti al dipinto si è ipotizzato che il soggetto fosse lo stesso Antonello. Nel testamento di Roberto Canonici, che fu scritto nel 1632, è riportata la descrizione del quadro e l’attribuzione ad Antonello come autore dell’autoritratto.

Un’altra prova deriverebbe da un’iscrizione realizzata nel settecento da un signore, evidentemente proprietario della tela. In tale iscrizione si legge che per comodità il proprietario ammette di aver ridotto la tela dove era riportato un cartellino su cui Antonello dichiarava di essere l’autore del dipinto.

In entrambi i casi ci sono dei dubbi.

Nelle sue tele Antonello non dichiarava mai il nome del soggetto e quindi pare difficile che si sia firmato in quel modo. Inoltre l’età del giovane confligge con quella dell’artista che a quell’epoca aveva quarantacinque anni.

Ad ogni modo il soggetto è un uomo giovane, di buona famiglia i cui abiti lo identificano come appartenente ad una classe sociale media.

Antonello da Messina ritratto di giovane o autoritratto
Il volto in dettaglio

Commento all’opera

Antonello da Messina raggiunge con questo ritratto di giovane (o autoritratto) una meravigliosa sintesi fra dettaglio e introspezione psicologica.

Solo osservando la plasticità dell’espressione e il gioco di ombre che costruiscono i muscoli, ci si rende conto del capolavoro e della forza espressiva del soggetto.

Mentre lo si osserva si passa gradualmente dal colore del berretto che si affloscia in alto a destra, alle ciglia, agli occhi il cui sguardo determina il carattere della persona, alla plasticità del volto, alle ombre della muscolatura e ai peli radi della barba.

Anche l’abbigliamento è descritto con dovizia di particolari. Basta, infatti, osservare la straordinaria piega della camicia, la tunica con le righe spesse che rendono la stoffa più morbida e che indicano anche la possibile collocazione sociale del giovane.

Commento video

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Cristo giallo (quadro di Gauguin) https://cultura.biografieonline.it/gauguin-cristo-giallo/ https://cultura.biografieonline.it/gauguin-cristo-giallo/#respond Wed, 11 Feb 2015 11:47:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13021 Autoritratto con Cristo giallo” fu realizzato da Paul Gauguin fra il 1890 e il 1891, in un periodo triste e difficile per il pittore, che si apprestava a lasciare la Francia per Tahiti. Era la prima volta che Gauguin si recava in Polinesia. La decisione di partire avveniva in un momento di grande difficoltà: era disoccupato, non aveva soldi e la moglie lo aveva abbandonato da poche settimane. La sua determinazione a dipingere e a farsi riconoscere come pittore era però ancora più forte di prima. Il quadro lo testimonia.

Autoritratto con Cristo giallo - Paul Gauguin - 1890-1891
Autoritratto con Cristo giallo (Paul Gauguin, 1890-1891 – Musée d’Orsay, Parigi)

Autoritratto con Cristo giallo: analisi del quadro

Gauguin appare in primo piano con un volto deciso e serio mentre, dietro di lui, fanno da sfondo due suoi quadri. “Il Cristo giallo“, un quadro intenso, in cui il Cristo appare con il volto di Gauguin. La sofferenza del Cristo è accentuata dalla scena in cui alcune donne non visibili in questo quadro sono inginocchiate in preghiera. Il contesto è rurale ed il colore della pelle di Gesù riprende quello del grano che circonda il crocefisso. In questo dipinto, il Cristo sembra abbracciare Gauguin che, con uno sguardo truce, osserva lo spettatore.

Cristo giallo - Paul Gauguin - 1889
Il Cristo giallo (Paul Gauguin, 1889 – Olio su tela – 92,5×73 cm – Albright-Knox Art Gallery, Buffalo)

A destra, invece, possiamo vedere il Vaso autoritratto in forma di testa grottesca, un oggetto che forse era adibito a tabacchiera, e che Gauguin aveva realizzato usando argilla. Il risultato gli piaceva, perché in qualche modo raffigurava l’istinto selvaggio e primitivo del pittore, che proprio in quei giorni stava per partire per lungo viaggio verso le isole della Polinesia dove avrebbe iniziato una nuova avventura artistica.

Questo è un altro aspetto importante del dipinto che in qualche modo segna una linea di confine, un cambiamento che lo avrebbe portato ad esprimere, in un amalgama perfetto, la sua anima selvaggia e il suo desiderio di spiritualità attraverso miti primitivi e istinti primordiali.

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Autoritratto come pittore (Henri Rousseau) https://cultura.biografieonline.it/rousseau-autoritratto-come-pittore/ https://cultura.biografieonline.it/rousseau-autoritratto-come-pittore/#respond Wed, 22 Oct 2014 10:31:18 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12290 Tra i dipinti più importanti di Henri Rousseau troviamo “Autoritratto come pittore”. Si tratta di un dipinto a olio su tela, realizzato dal celebre pittore nel 1889-1890. Il quadro presenta le dimensioni di 143 x 110,5 cm ed è attualmente custodito presso la Anella Narodni Galerie a Praga. Di Rousseau, in questo periodo pittorico, sono molto interessanti le sue produzioni artistiche che si concentrano in particolare sul genere del ritratto-paesaggio. Il primo di una lunga serie di ritratti-paesaggi è sicuramente “Autoritratto come pittore” e segna l’inizio di un ciclo di ritratti realizzati a cielo aperto.

Autoritratto come pittore (Henri Rousseau, 1890)
Henri Rousseau: Autoritratto come pittore (1889-1890)

Autoritratto come pittore: il quadro

Nel dipinto realizzato da Rousseau, notiamo in primo piano l’effige del “Doganiere” che tiene in mano il suo pennello e una tavolozza di colori e sullo sfondo appare chiaramente la Torre Eiffel, dietro e a sinistra dell’albero del veliero, e un pallone che vola nel cielo, a destra. Si presume che entrambi, insieme alla nave con i suoi “gran pavesi”, alludano all’Exposition Universelle di Parigi del 1889.

Il cielo è limpido e il paesaggio caratteristico. Henri Rousseau realizza il dipinto una ventina circa di anni dopo essere stato assunto presso il dazio della prefettura della Senna (passando alla storia con l’appellativo di Doganiere). Quest’ultimo impiego lo accompagnerà fino al 1893 ma sarà il tempo e il luogo dove maturerà il suo desiderio di divenire un pittore e caratterizzerà la sua identità nel mondo artistico.

Secondo recenti studi, la torre che si vede nel dipinto di Henri Rosseau è stata probabilmente introdotta come un chiaro riferimento personale dello stesso artista, ovvero l’entrata in scena della sua futura seconda moglie Joséphine. Infatti la tavolozza, volutamente ripresa in frontale, cita i nomi delle due spose: “Clémence (la prima moglie) et Joséphine (la seconda)”. Da altri fonti, però, si apprende invece che il pittore celebrò il secondo matrimonio soltanto nel 1893.

L’ “Autoritratto come pittore” di Henri Rousseau in stile naif fu mostrato per la prima volta al Salon des Indépendants del 1890 con il caratteristico titolo di “Io: ritratto-paesaggio“. Il dipinto venne venduto in seguito, nell’agosto 1910, alla famiglia Yastrebzoff assieme ad altri lavori del pittore.

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Autoritratto (Van Gogh, 1889) https://cultura.biografieonline.it/van-gogh-autoritratto/ https://cultura.biografieonline.it/van-gogh-autoritratto/#comments Fri, 03 Oct 2014 18:02:53 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12076 Nell’arco di dieci anni, Vincent Van Gogh ha dipinto più di quaranta autoritratti eseguiti con colori ad olio su tela o disegnati a matita. Per Van Gogh l’autoritratto era una sfida fra le più difficili. Il suo scopo era rappresentare se stesso meglio di quanto potesse fare la fotografia. L’autoritratto e il ritratto inoltre erano un modo per conoscere meglio se stesso e le persone che facevano da modelli. Era affascinato dai lavori di Rembrandt, che riteneva andassero oltre la semplice pittura, rivelando sempre qualcosa di particolare e profondo dei soggetti che ritraeva.

Van Gogh: autoritratto (Self-portrait, 1889)
Van Gogh: autoritratto (1889) • Olio su tela • 54,5 x 65 cm • Musée d’Orsay, Parigi

La magia dell’arte permetteva a Van Gogh di proseguire solitario verso significati che non avevano più a che fare con la semplice rappresentazione. Il ritratto, infatti, richiede molta fatica, sia fisica che psicologica, perché pone l’artista a contatto con se stesso e ciò implica spesso un confronto con la propria identità.

Autoritratto di Van Gogh (1889): il quadro

In questo dipinto, un olio su tela realizzato nel 1889, un anno prima della sua morte, Van Gogh indossa una giacca azzurra e posa davanti ad uno sfondo turchese, i cui arabeschi sembrano in continuo movimento e in contrasto con la posizione immobile del pittore.

I colori azzurro e turchese sono ovunque e si pongono in vivo contrasto con l’arancione dei capelli e della barba. Lo sguardo accentuato dal colore verde degli occhi e i lineamenti del volto sembrano mostrare un Van Gogh triste e irato, già profondamente segnato dalla pazzia eppure meravigliosamente intenso e ammantato dalla potenza del suo talento.

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Autoritratto con sette dita (opera di Chagall) https://cultura.biografieonline.it/chagall-autoritratto-con-sette-dita/ https://cultura.biografieonline.it/chagall-autoritratto-con-sette-dita/#respond Tue, 02 Sep 2014 14:27:30 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11876 Autoritratto con sette dita” è un dipinto olio su tela realizzato tra il 1912 e il 1913 da Marc Chagall. Il quadro è attualmente conservato allo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel seguente articolo andiamo a raccontare brevemente la genesi e la storia di questo quadro, insieme a un commento e a un’analisi dei simboli in esso contenuti.

Marc Chagall: Autoritratto con sette dita (Self-Portrait with Seven Fingers, 1912-1913)
Marc Chagall: Autoritratto con sette dita (Self-Portrait with Seven Fingers)

Autoritratto con sette dita: analisi

In questo dipinto si può intravedere uno Chagall sicuramente influenzato, in modo particolare, da due importanti correnti che dominavano in quegli anni la scena artistica parigina: il Fauvismo e il Cubismo. Il suo stile è davvero inconfondibile. Da una parte, Chagall accantona le convenzioni e dà libero sfogo alla propria immaginazione; dall’altra, utilizza il colore per non raffigurare solo la realtà, ma in verità le emozioni. Ciò che rappresenta meglio questo periodo è sicuramente il dipinto “Autoritratto con sette dita”, caratterizzato da elementi cubistici che si fondono insieme con simboli che rievocano le vecchie favole russe ed il paesaggio nativo, creando un’atmosfera a tratti fantastica e poetica. Chagall utilizza alcuni principi relativi alla rigorosa costruzione degli spazi, pur senza rinunciare alla sua vena immaginativa.

Autoritratto con sette dita: il quadro

Nel quadro “Autoritratto con sette dita” l’artista viene ritratto nel proprio studio a mezzobusto mentre è intento nel suo lavoro di sempre. Chagall è raffigurato con una tavolozza di colori sulla mano destra mentre è intento nella realizzazione di un dipinto che presenta un paesaggio vitebskiano. L’autoritratto è toccato dalla mano sinistra del pittore, che presenta ben sette dita visibili anziché cinque.

Le sette dita si ispirano probabilmente ai sette giorni della creazione, facendo probabilmente riferimento alle origini ebraiche del pittore; oppure, secondo una probabile teoria enunciata dallo studioso Sándor Kuthy, raffigurare la mano sinistra del pittore con le sette dita dipende probabilmente da una tipica espressione: in yiddish, Mit alle zibn finger (“Con tutte le sette dita”), che sta ad indicare l’energia dell’artista accumulata al termine di un lavoro. Sullo sfondo, infine, si intravede una finestra. Da lì si può ammirare il panorama dei tetti parigini con la Tour Eiffel che spicca sovrana. Il nome della capitale francese (Parigi), insieme con quello della capitale italiana (Roma), si trovano nel quadro in caratteri ebraici.

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Dalì nudo (opera di Salvador Dalì) https://cultura.biografieonline.it/dali-nudo/ https://cultura.biografieonline.it/dali-nudo/#respond Tue, 05 Aug 2014 09:26:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11705 Tra i più famosi quadri del pittore Salvador Dalí annoveriamo “Dalì nudo in contemplazione davanti a cinque corpi regolari metamorfizzati in corpuscoli, nei quali si intravede la Leda di Leonardo apparire nel viso di Gala” (moglie di Salvador Dalì).
È un dipinto a olio su tela di 61x46cm, eseguito nel 1954, che si ispira al periodo della pittura crepuscolare. Il quadro appartiene ad una collezione privata.

Dalì nudo in contemplazione davanti a cinque corpi regolari metamorfizzati in corpuscoli, nei quali si intravede la Leda di Leonardo apparire nel viso di Gala
Dalì nudo (1954)

Dalì nudo: analisi del quadro

Il pittore spagnolo si concentra su un’attenta riflessione che riguarda in particolar modo la fisica anatomica e le sue implicazioni metafisiche.

Ciò avviene nel decennio che segue lo scoppio delle bombe nucleari e i riferiti esperimenti militari.

Dalì è molto attento alle scoperte e ricerche sull’atomo, diventando un osservatore particolare dell’Era Anatomica.

Così inizia ad individuare pensieri metafisici nello scoprire la discontinuità della struttura della materia e, nella sua pittura, utilizza questi elementi che hanno come intento la dimostrazione e l’illustrazione della struttura corpuscolare.

Dalì tiene addirittura degli incontri-seminari dove discute delle sue teorie durante i primi anni Cinquanta, ribadendo sempre con certezza:

“Questa nuova cosmogonia integra alla metafisica i principi generali che stanno alla base dei progressi inauditi che le scienze particolari hanno avuto ai nostri tempi.”

Il suo estro artistico sarà quindi caratterizzato da immagini esplose, smembrate in un’infinità di corpuscoli sferici, conici e piramidali. Il dipinto “Dalì nudo” è considerato una rappresentazione di un autoritratto, dove l’immagine del pittore spagnolo occupa una parte influente del dipinto, considerandosi un elemento di una scena.

L’autore è incantato da una sorta di mitologia, da una religione da lui stesso creata, il cui perno è di sicuro la sua amata Gala.

Altre considerazioni sul quadro

Nel dipinto si scorge in primo piano Dalí nudo (a parte la censura dei genitali) e sullo sfondo il paesaggio di Port Lligat.

Dalì è raffigurato in nudo, forse a metafora dello stato di purezza che si può raggiungere per arrivare alla contemplazione della bellezza assoluta, qui rappresentata dal viso di Gala-Leda scomposto in decine di sfere e corpi tridimensionali, che sembra scendere da un ordigno nucleare.

Dalì è inginocchiato, la sua espressione è di rapimento e di contemplazione. Il pittore spagnolo contempla la materia che è costantemente soggetta a continui cambiamenti, a un processo di dematerializzazione, di disintegrazione, attraverso il quale si manifesta la spiritualità di tutte le sostanze.

Nel ritratto spicca anche il promontorio di Cadaquès e il cane che dorme accanto a lui sotto il pelo dell’acqua, percepiti in chiave onirica ovvero come se fossero visti in un sogno.

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Autoritratto di Henri Matisse https://cultura.biografieonline.it/autoritratto-henri-matisse/ https://cultura.biografieonline.it/autoritratto-henri-matisse/#respond Mon, 04 Aug 2014 10:37:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11579 Nell’articolo che segue andiamo a raccontare la storia insieme a una breve analisi di un celebre quadro di Matisse: in particolare si tratta di un dipinto che ritrae il suo stesso volto; qiuesto Autoritratto del 1906 è unolio su tela, che misura 55 x 46 centimetri; l’opera aristica è conservata a Copenaghen, presso il Statene Museum for Kunst.

Matisse - self portrait - autoritratto - 1906
Henri Matisse: autoritratto (1906)

“Io non posso distinguere tra il sentimento che ho della vita e il modo in cui lo traduco”.

Così diceva il pittore Francese Henri Matisse che nel 1906 diventa il capostipite dei fauves.

I fauves

Si tratta di un movimento artistico francese, nato a Parigi nel 1905 e cessato nel 1907. Il termine fauves è stato usato per la prima volta nel 1905 dal critico francese Louis Vauxcelles, per evidenziare, in senso spregiativo, l’uso “selvaggio” del colore di alcuni pittori, tra i quali Matisse, che esponevano le loro pitture al Salon de Automne, a Parigi. I pittori legati a questa corrente si differenziarono per la scelta di allontanarsi dall’imitazione naturalistica della realtà. Alberi viola e figure umane rosse, per esempio.

Gli elementi che contavano per i pittori che aderirono a questo movimento, erano la semplificazione delle forme, l’immediatezza e il colore e non il chiaroscuro o la prospettiva. Il movimento suscitò polemiche e derisioni per questi artisti, tanto che un critico, Camille Mauclair, scrisse che “Un barattolo di pittura è stato lanciato in faccia al pubblico”. Ci furono, tuttavia, anche recensioni positive: è il caso del quadro “Donna con cappello” di Matisse. Il pittore francese ha riscoperto prima il colore e poi la linea e cerca di conciliarli. Ne abbiamo un esempio nell’opera “Autoritratto”.

Autoritratto di Henri Matisse: analisi dell’opera

Barba, baffi, maglietta a righe. I contrasti di colore fauve, verde e rosa, sono accompagnati da linee scure, come la sua barba rappresentata in nero e marrone. Lo sfondo verde chiaro con pennellate azzurre intense e verde scuro. Occhi fissi, tagliati da ruvide righe, come quelli dei dipinti egizi. Il carattere iconico dell’opera sembra esprimere l’immagine fisica, severa e impegnata, che avevano gli amici di Matisse, che lo avevano soprannominato “il dottore”. L’artista non amava il suo aspetto severo e ripeteva spesso: “Io sono un uomo allegro, gioioso. E invece mi trattano come un severo professore, e sembro un vecchio noioso”.

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Le due Frida, storia e analisi dell’opera di Frida Kahlo https://cultura.biografieonline.it/le-due-frida-kahlo/ https://cultura.biografieonline.it/le-due-frida-kahlo/#respond Mon, 05 May 2014 21:47:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10794 L’opera “Le due Frida” è un autoritratto di Frida Kahlo che mostra due personalità dell’artista. Si tratta di un dipinto ad olio datato 1939. E’ un’opera che rappresenta, più di ogni altra, ciò che il compagno Diego Rivera ha rappresentato per la pittrice messicana.

Frida Kahlo: "Le due Frida" (1939)
L’opera di Frida Kahlo è del 1939

Nel 1939 Frida Kahlo intraprende un viaggio in Europa, dove incontra i Surrealisti, a Parigi, dei quali rimane nauseata e infastidita. La guerra è alle porte e si respira un clima di tensione e di difficoltà che incide profondamente sullo stato d’animo dell’artista.

Rientrata in Messico, Frida decide di lasciare la casa che condivideva con il marito e di tornare in quella di famiglia a Coyoacán. In seguito Frida dirà che fu il marito a convincerla a lasciarlo. In quel periodo dipinge soprattutto autoritratti. Fra questi, uno dei più struggenti è il dipinto qui analizzato.

A destra la donna amata e rispettata da Rivera, che indossa un tradizionale abito messicano e tiene in mano una piccola immagine di Rivera da piccolo. Accanto appare una Frida più europea, in abito bianco di pizzo. E’ la Frida che Rivera ha abbandonato.

Entrambe le Frida hanno il cuore posto in evidenza sul loro petto, un simbolo del dolore di Frida e che la pittrice aveva già utilizzato in altri dipinti. Le due Frida si tengono per mano e una vena, che parte dalla foto di Diego e attraversa i due cuori, le unisce in questo passaggio doloroso. La vena, però, non è chiusa e zampilla sul vestito della Frida europea.

Quest’ultima vi ha posto una forbice chirurgica per saturare la vena, ma il sangue zampilla lo stesso macchiandole il vestito. La Frida abbandonata rischia di morire dissanguata, anche se non si è arresa e ha cercato di chiudere il suo dolore contenendo il sangue che fluisce inesorabilmente.

Anche il cuore della Frida sofferente è aperto ed esposto al lutto della separazione. Non c’è nessuno che la possa consolare, se non l’altra Frida che ancora conserva il ricordo del marito. Le nubi dietro alle due donne sono agitate e fosche, come il periodo che la pittrice sta vivendo.

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