lo scorso aprile ho fatto quella cazzata che avevo già fatto l’anno scorso dei 2700 gradini in valtellina. l’avevo fatta dicendo non la farò mai più e però come dice britney spears i did it again perché ci andavano i miei amichetti ed è stato come andare in gita abbiamo dormito fuori etcetcetc. bello tutto salvo la parte de salì ste 2700 gradini (demmerda). questo già ha a che fare col libro di cui vi parlo oggi. perché in quell’occasione il mio amico franco che è svizzero (fosse stato russo si sarebbe chiamato rublo, no? SCUSA FRANCO) mi ha fatto due regali molto belli: la batbox, casa di legno da mettere fuori per i pipistrelli, e poi il libro di nicovalsesia, la fatica non esiste – mondadori, 2014.
caso vuole (caso aiutato da me che ho aspettato a scrivere) che giusto lo scorso weekend nico valsesia abbia fatto una roba che ha dell’irreale. da sulak, sul mar caspio, -29m slm, è andato prima in bici (510km) e poi arrampicandosi per 15km fino alla cima del monte elbrus, 5642m slm. una cosa che manco si può spiegare. e ce l’ha fatta. ed è un supereroe, ma vero. 31h55′.
seguivo gli aggiornamenti su feisbùc e facevo il tifo, e ammiravo, e speravo riuscisse con tutto il cuore.
tipo io ieri ho fatto una cosa in salita di 8,2 km con 800m di dislivello, tutti very easy come strada, e ci ho messo 1h17’erotti. e già mi lamentavo. mi lamento sempre tantissimo. mi do noia da sola.
nico non si lamenta. nel libro racconta delle cose che manco i film. una domenica è partito da genova in bici e poi è arrivato sotto il monte bianco ed è salito in cima. in 16h35’52”.
ha fatto anche per un tot di volte la RAAM, una gara che prevede di attraversare gli stati uniti dal pacifico all’atlantico in bici, e praticamente non si è fermato mai.
ha fatto mille mila cose. è fortissimo.
io invece una volta stavo facendo da cimiano a bollate e arrivata a niguarda sono scesa troppo sportivamente da un marciapiede e ho spaccato le due gomme e ho spinto la bici per 4 km+altri 4 a piedi fino a casa senza bici e da allora mi è venuta l’ansia del prendere la bici che poi la rompo e la bici è lì, in sala, come ci fosse spazio, poi.
la cosa che però mi ha fatto venire i lucciconi veri, a me che sono una mollacciona, è alla fine del libro, quando parla di quello che augura ai suoi figli.
la fatica non esiste, dice nico.
forse. forse è una questione di testa come dicono tanti.
io sono ancora allo step in cui la fatica c’è e pure tanta. e c’è tanto nervoso perché non riesco a fare quello che vorrei, quando vorrei, come vorrei. (no, volerlo non basta. quando le gambe si impiantano e più veloce non riesco a muoverle, volerlo lo giuro non basta).