Hai cercato 15 Aprile - Cultura https://cultura.biografieonline.it/ Canale del sito Biografieonline.it Tue, 01 Oct 2024 12:37:34 +0000 it-IT hourly 1 Real Madrid: storia e curiosità https://cultura.biografieonline.it/real-madrid/ https://cultura.biografieonline.it/real-madrid/#comments Sat, 01 Jun 2024 21:55:13 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7464 Tra le società calcistiche più importanti del mondo

Real Madrid Club de Fútbol, abbreviato in Real Madrid, è il nome di una delle società calcistiche più note e vincenti del mondo; pochi sanno però che la società – fondata il 6 marzo 1902 – è una polisportiva composta, oltre che dalla citata sezione di calcio, anche da una cestistica legata al basket. In questo articolo si racconta la gloriosa storia di questa grande squadra e società.

Lo stemma del Real Madrid
Breve storia del Real Madrid

Real Madrid: l’inizio di un mito sportivo

Il 13 giugno del 1956 il Real Madrid vince la prima Coppa dei Campioni d’Europa, la prima in assoluto della competizione più famosa del mondo, poi trasformatasi in Uefa Champions League. A Parigi, città designata ad ospitare la prima edizione del torneo, i campioni spagnoli si impongono per 4 a 3 sui francesi dello Stade de Reims. Una vittoria che segna l’inizio di una lunga storia di successi, la quale porterà “i blancos” a diventare il club più amato di sempre, tra i più titolati della storia del calcio.

La provocazione della stampa

E pensare che la competizione calcistica per club attualmente più seguita al mondo, è nata da una sorta di provocazione giornalistica. La si deve al quotidiano L’Équipe, all’epoca diretto da Gabriel Hanot, il quale, esattamente nel 1954, si inserì nell’ampio dibattito scatenato dall’inglese Daily Mail, impegnato a quei tempi a sancire – sulla base di presunte superiorità tecniche evidenti ma di fatto mai dimostrate sul campo – l’indiscussa superiorità del Wolverhampton su tutti gli altri club europei, all’epoca dominatore della lega inglese.

Certo, l’idea di un Campionato del Mondo, o almeno d’Europa – scrisse a tal proposito Hanot – per club, più esteso, più significativo, e meno episodico della Mitropa Cup, e più originale di un Campionato d’Europa per squadre nazionali, merita di essere lanciata. Noi ci proveremo“.

La stampa francese cavalcò l’onda della provocazione, la quale assunse in breve tempo il carattere della vera e propria proposta istituzionale.

Intanto, il dibattito era acceso.

Qual era la squadra più forte del continente europeo?

  • Gli spagnoli del Real Madrid?
  • Gli italiani del Milan?
  • Gli ungheresi dell’Honvéd?
  • O proprio il tanto acclarato Wolverhampton?

Un nuovo torneo

La FIFA e l’UEFA dovettero prendere in considerazione la proposta del quotidiano d’oltralpe, seppure non in modo entusiastico.

L’idea di un campionato fra i maggiori club d’Europa, infatti, a dire delle due federazioni (per giunta appoggiate da quella inglese), avrebbe potuto scalfire il fascino dell’allora Coppa Rimet (l’odierno Campionato Mondiale, ormai seguitissimo) e, soprattutto, quello nascente della Coppa Europea per nazioni.

Tuttavia, i giornalisti de L’Équipe si mossero privatamente coi dirigenti di numerose società e, nell’aprile del 1955, portarono attorno ad un tavolo i vertici dei più importanti club europei, alla fine costringendo proprio la Fifa ad imporre all’Uefa l’organizzazione del nuovo torneo.

Si optò per un torneo organizzato sul meccanismo dell’eliminazione diretta e ammettendo una sola società, indicata dalle federazioni nazionali, per ciascun paese.

Determinante, va detto, fu l’intervento di uno dei personaggi più influenti e ormai leggendari della storia del calcio mondiale: l’allora presidente del Real Madrid, Santiago Bernabeu.

Santiago Bernabeu: l’uomo che fece la competizione

Non è un caso che il più amato presidente della storia delle “merengues” sia stato anche tra i promotori più attivi per quanto riguarda l’organizzazione di una competizione europea per club. Forse Santiago Bernabeu aveva fiutato la forza, non solo nazionale, dei propri campioni, tanto che il Real Madrid si aggiudicò le prime cinque edizioni della futura Champions League, portandosi a casa il trofeo originale (spettante appunto a chi si aggiudica per cinque volte la competizione).

Fatto sta che fu proprio lui, nel corso dello storico summit lanciato da Gabriel Hanot nel 1955, a convincere i vertici delle due federazioni di Fifa e Uefa a dare vita al torneo in questione.

L’incontro si tenne all’Hotel Ambassador di Parigi e diede vita ad una “mutuazione” della precedente Coppa Latina (torneo riservato a squadre di Francia, Spagna, Portogallo e Italia, e che il Real Madrid si aggiudicò nel 1954 e nel 1957): la Coppa dei Campioni.

Una foto del 1967 di Santiago Bernabeu
Santiago Bernabeu, il presidente del Real Madrid più amato, in una foto del 1967

Fu uno dei tanti risultati conseguiti dal presidente del Real. Eletto al vertice del team madrileno il 15 settembre del 1943, Santiago Bernabeu ha ricoperto e mantenuto la carica per 35 anni, praticamente fino alla sua scomparsa. A lui si deve la grande ristrutturazione del club su ogni livello, in una chiave ultramoderna per l’epoca, già proiettata verso il futuro.

L’impresa di Bernabeu

Per ogni sezione della società, diede un team tecnico autonomo e, soprattutto, diede vita alla costruzione del nuovo stadio Chamartín, terminato nel 1947, poi ribattezzato proprio in suo onore “Stadio Santiago Bernabéu”.

Una struttura che si spostava effettivamente solo di alcuni metri da quella precedente e che, all’epoca, risultò essere la più ampia del mondo, forte dei suoi 75mila spettatori (poi portati a 125mila), tanto che durante i lavori non mancarono le critiche al presidente madrileno, considerato una sorta di folle ad impegnarsi in un’impresa così esagerata per l’epoca.

Bernabeu però, ci riuscì eccome nell’impresa, grazie soprattutto al sostegno degli oltre 40.000 soci del club, i quali contribuirono di propria mano alla realizzazione dello stadio. Infine, intraprese la strategia ambiziosa di acquistare giocatori di classe mondiale provenienti dall’estero. Ex giocatore egli stesso del Real, dotato di enorme carisma, Santiago Bernabeu dotò la “Casa bianca” di una struttura societaria superiore a tutte quelle del suo tempo.

Grazie all’acquisto di calciatori di grande prestigio, riuscì nell’impresa di vincere, da presidente del Real Madrid, la bellezza di 16 campionati, 6 Coppe di Spagna, 6 Coppe dei Campioni e 1 Coppa Intercontinentale. La morte lo colse il 2 giugno del 1978.

Il primo titolo del Real Madrid

Il 4 settembre del 1955, a Lisbona, si gioca la prima, storica partita della nuova competizione per club europei. Si affrontano Sporting e Partizan e la partita termina con uno spettacolare 3 a 3. Ed è proprio una di queste due compagini che il Real Madrid, guidato dal bomber Alfredo Di Stefano e dall’allenatore José Villalonga, dopo aver facilmente superato gli svizzeri del Servette nel primo turno, si ritrova davanti nel corso dei quarti di finale.

Allo stadio Chamartin, il Real si sbarazza del Partizan con un sonoro 4 a 0 anche se, al ritorno, deve soffrire non poco contro gli jugoslavi: il Partizan sfiora l’impresa, imponendosi per 3 reti a zero. I rischi però, a conferma di una competizione tutt’altro che banale e dacché ne dicano gli inglesi, non finiscono qui per i blancos. In semifinale infatti, la squadra del presidente Bernabeu deve affrontare i rossoneri del Milan, tra i team più forti d’Europa.

Allo Chamartin, entrando nel vivo della partita, il 19 aprile del 1956, termina 4 a 2 per i padroni di casa. In quell’occasione, vanno a segno Rial, Joseito su rigore, Olsen e il grande Di Stefano, mentre per il Milan segnano Nordhal e Schiaffino, entrambi pareggiando momentaneamente il doppio vantaggio madrileno. Al ritorno però, tocca soffrire un po’ di più, perché al vantaggio di Joseito al ’65 minuto (il quale trafigge con un preciso rasoterra da fuori area il portiere milanista Buffon), replica la doppietta di Dal Monte, il quale mette a segno due rigori, l’ultimo al minuto 86, con circa cinque minuti di estrema sofferenza da parte dei blancos.

Tutto sommato però, la compagine guidata da Di Stefano, Gento, Olsen e Rial, riesce a staccare il biglietto per la Francia, in vista della finalissima.

La finale parigina

Il 13 giugno del 1956, allo stadio “Parco dei Principi” di Parigi, c’è il tutto esaurito. Il Real si trova di fronte lo Stade Reims, forte compagine francese che ha in squadra elementi del calibro di Michel Hidalgo e del mago del dribbling, Raimond Kopa.

Oltre a queste due stelle europee, fanno parte del team guidato dall’allenatore Albert Batteux, anche altri giocatori importanti per l’epoca, come il portiere Raoul Giraudo, Léon Glovacki, l’attaccante Jean Templin e il forte difensore Michel Leblond.

La cronaca

Proprio quest’ultimo apre le marcature, dopo appena sei minuti di gioco, mettendo sotto il Real. Allo shock iniziale, segue il raddoppio, al decimo minuto, firmato Jean Templin.

Gli spagnoli si ritrovano a sorpresa sotto di due gol: al diagonale che apre le segnature, fa seguito la rete rocambolesca del 2 a 0, frutto dell’indecisione in uscita del portiere iberico.

Nel Real però, oltre a Di Stefano giocano altri grandi campioni, come il capitano Miguel Munoz, che suona la carica, l’impeccabile mediano Joseito, la forte ala Zarraga e l’attaccante Juan Alonso.

Così, al ’14 e al ’30, prima il grande Di Stefano con un diagonale da posizione centrale (ben servito da Munoz), e poi il bomber Hector Rial, al termine di un’azione concitata, riportano il punteggio in parità.

Non è finita però, perché il Reims torna ancora in vantaggio, esattamente al minuto 62, con un preciso colpo di testa di Hidalgo. Passano però appena cinque minuti, e Marquitos pareggia ancora: 3 a 3.

A questo punto, è solo il Real Madrid a spingere e a tentare di portare a casa la vittoria, la quale arriva al minuto 79, con il terzo gol nella competizione di Hector Rial, agevolato ancora una volta da una grandissima giocata al limite dell’area di Alfredo Di Stefano.

I blancos del presidente Santiago Bernabeu alzano per la prima volta nella storia la Coppa Campioni.

Un trofeo che parla madrileno

Le merengues domineranno la scena per altre quattro edizioni della sempre più seguita competizione calcistica europea. Giocatori come Alfredo Di Stéfano, Ferenc Puskas, Raymond Kopa, José Santamaría e Miguel Muooz faranno la storia, anzi la leggenda del club spagnolo, il quale trionferà in Europa fino al 1960.

Proprio quest’ultima edizione pertanto, rimarrà per sempre negli albori del calcio, grazie alla vittoria del Real Madrid sull’Eintracht Francoforte per ben 7 reti a 3. In quell’occasione, si divisero il bottino i due giocatori più forti di quel periodo storico: Alfredo Di Stefano, autore di tre segnature, e il grande Ferenc Puskas, mattatore delle altre quattro.

La finale si giocò all’Hampden Park di Glasgow, davanti alle telecamere della BBC e dell’Eurovisione, forte di un pubblico di oltre 135.000 persone. Ancora oggi, si tratta di un vero e proprio recordo di spettatori per una finale di Coppa dei Campioni.

Dopo la prima edizione, va detto, i blancos superarono in finale, nel 1957, i campioni uscenti della Serie A italiana, ossia la Fiorentina, grazie a un gol di Di Stéfano su rigore e ad un altro di Gento. Nell’edizione 1957-1958, fu ancora una volta un’italiana a contendere il titolo ai madrileni: il Milan.

Dopo una partita bellissima ed equilibrata, protrattasi fino ai tempi supplementari per via del perdurante 2 a 2, a decidere fu ancora una volta Gento, al minuto 107. Infine, prima del record di Hampden Park, toccò nuovamente al Reims fare posto al Real sul primo gradino del podio europeo: a Stoccarda, decisive furono le marcature di Mateos e del solito Di Stéfano.

La Champions League vinta nel 2022 contro il Liverpool è la numero 14 per la società; a guidare la squadra in panchina l’italiano Carlo Ancelotti, primo allenatore della storia del calcio a vincere quattro volte la competizione.

La cavalcata di Ancelotti porta la squadra spagnola a conquistare l’ottava Coppa Intercontinentale nel 2023: il Real Madrid batte per 5-3 i sauditi dell’Al Hilal nella finale che si svolge in Marocco l’11 febbraio.

Il 1° giugno 2024 Ancelotti guida il Real Madrid alla conquista della sua 15ª Champions League: vince a Wembley contro il Borussia Dortmund per 2-0.

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Il bosone di Higgs: perché è chiamato la Particella di Dio https://cultura.biografieonline.it/bosone-di-higgs/ https://cultura.biografieonline.it/bosone-di-higgs/#comments Tue, 09 Apr 2024 21:10:46 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7595 Il Bosone di Higgs è una particella massiva che conferisce massa e quindi peso a tutte le altre particelle dell’universo. In altre parole, la sua esistenza stabilisce l’esistenza della materia. Il bosone, infatti, è un vettore di massa e il suo scopo è conferire densità alle altre particelle fondamentali, cioè ai mattoncini ultimi che costituiscono gli atomi e le molecole e che sono alla base della nostra realtà. Il bosone è stato scoperto teoricamente da Peter Higgs nel 1964.

Chi è Peter Higgs
Peter Higgs

Chi è Peter Higgs?

Peter Higgs è stato uno scienziato scozzese che si è specializzato al King’s College di Londra in Fisica teorica e che ha ricoperto l’incarico di professore di Fisica teorica all’Università di Edimburgo fino al 1996. È stato membro della Royal Society inglese.

Nel 1964 individuò l’esistenza del bosone che conferisce massa all’universo, ultima particella del Modello Standard.

Per questa scoperta è stato candidato al Premio Nobel per la Fisica.

Nel 2011, davanti a tutto il mondo,  fu mostrata l’esistenza empirica del bosone confermando, dopo 47 anni, la sua teoria.

Fotografia di Peter Higgs
Un’altra foto di Peter Higgs

La scoperta del bosone di Higgs

In un paese nel sud della Francia, sulla montagna di Crozet, si possono ammirare una serie di deliziose casette che punteggiano il panorama.

Il silenzio è assordante e la tranquillità di questi ambienti rimanda alle più pacifiche cartoline che illustrano le bellezze della Francia del sud. In realtà, sotto queste case, si trova una delle macchine più complesse che la mente umana abbia concepito. Si tratta di un anello enorme,  il cui diametro misura otto km, e la cui capacità di assorbimento di energia elettrica è pari a quella di una città di medie dimensioni.

È il Large Hadron Collider (LHC), il collisore di androni, una macchina costata miliardi e che vede impegnati migliaia di scienziati nella rilevazione dei dati. E’ stata costruita al CERN di Ginevra, l’Organizzazione europea per la Ricerca nucleare, e il suo scopo è portare alla collisione gli atomi.

Perché si studia la collisione degli atomi?

Schiantando gli atomi fra di loro, gli scienziati cercano di ricreare le condizioni grazie alle quali o durante le quali si è manifestato il Big Bang, cioè l’eruzione cosmica che ha portato alla nascita dell’universo.

Il punto centrale è che nessuno sa come mai le cose che costituiscono tutto ciò che vediamo, non vediamo sentiamo e non sentiamo hanno un peso. Gli scienziati sanno cos’è la materia, la massa, il peso ma non sanno il perché di questo peso. Non ne conoscono la causa.

Nel 1964 il fisico scozzese Peter Higgs ha teorizzato un campo invisibile che nella notte dei tempi permeava il cosmo. Questo campo cominciò a trasformarsi in materia e quindi a formare il peso delle molecole, degli atomi e delle particelle elementari quando l’universo iniziò ad espandersi e a raffreddarsi.

Grazie all’azione di questo campo gli elementi costituenti la materia acquisirono peso, quindi massa. La conseguenza ultima di questo fenomeno siamo noi.

La nostra vita.

Senza questo campo, definito campo di Higgs, le particelle che costituiscono il tutto si muoverebbero ad altissima velocità scontrandosi fra di loro senza produrre alcuna forma della materia.

YouTube video

La particella di Dio

Il Large Hadron Collider è stato realizzato proprio per individuare le particelle che compongono il campo e che sono state denominate bosoni di Higgs. Il 4 luglio del 2012 i media diedero la notizia al mondo che il bosone di Higgs, che chiamarono la particella di Dio, era stato individuato dopo una serie di esperimenti che ne individuavano la presenza con un’approssimazione del 99%.

Tale scoperta assunse un’importanza straordinaria anche per il fatto che il bosone di Higgs era l’ultima particella mancante del Modello Standard, cioè l’insieme delle leggi che descrivono ed elencano tutte le particelle dell’universo.

La scoperta fu presentata dalla scienziata Fabiola Gianotti, ricercatrice presso il CERN di Ginevra e coordinatrice dell’esperimento Atlas (in seguito direttrice), il progetto di ricerca che ha portato alla scoperta del bosone di Higgs.

Fabiola Gianotti al CERN
L’italiana Fabiola Gianotti, ricercatrice presso il CERN di Ginevra, è stata la coordinatrice dell’esperimento che ha portato alla scoperta del bosone di Higgs

Un altro motivo per cui questa scoperta è estremamente interessante è che si tratta dell’ultimo capitolo di una storia iniziata nel 1964, quando su un foglio di carta  Higgs elaborò la sua teoria, dando vita ad una caccia costata miliardi, che ha impegnato più di 20 nazioni e quasi diecimila scienziati.

Il libro “Higgs e il suo bosone” di Ian Sample, edito dal Saggiatore, racconta questa storia e permette di approfondire tutti gli elementi di una scoperta che pone nuove questioni di fronte al mistero della creazione.

Peter Higgs per la sua straordinaria scoperta è stato insignito del Premio Nobel per la Fisica 2013.

Si è spento all’età di 94 anni il giorno 8 aprile 2024.

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Maneskin: biografia del gruppo, storia e curiosità https://cultura.biografieonline.it/maneskin-biografie/ https://cultura.biografieonline.it/maneskin-biografie/#comments Wed, 13 Sep 2023 08:36:33 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=31767 Maneskin, chi sono

I Maneskin sono una band caratterizzata da look e sonorità capaci di conquistare le platee italiane ed internazionali. I componenti dei Maneskin sono divenuti volti noti al grande pubblico, in virtù della loro consacrazione sul palco di X Factor (11ª edizione, andata in onda dal 14 settembre al 14 dicembre 2017) . Questo gruppo musicale, nato a Roma nel 2015, ha raggiunto nell’arco di pochi anni un successo davvero straordinario. Prima della loro partecipazione al Festival di Sanremo 2021, ripercorriamo le tappe salienti della loro fulminea ascesa al successo.

Maneskin giovani
Måneskin

Gli inizi dei Maneskin

Victoria De Angelis e Thomas Raggi, rispettivamente bassista e chitarrista dei Maneskin, si conoscono fin da quando entrambi frequentano la stessa scuola media. Pur sapendo delle rispettive passioni per la musica, si avvicinano solo nell’agosto del 2015 e decidono di fondare la band. Al gruppo si unisce in un secondo momento il cantante Damiano David; grazie a un annuncio pubblicato su Facebook, la formazione si può considerare completa quando arriva il batterista Ethan Torchio.

Il nome di origine danese

Tra le curiosità più importanti sul gruppo vi è la scelta del nome. Esso è di derivazione danese (il nome corretto si scrive così: Måneskin, con la å che si legge con un suono intermedio tra la a e la o latine). Questo è l’idioma d’origine della bassista Victoria (in arte Vic De Angelis), che sceglie un’espressione nella sua lingua natia, traducibile in italiano come “chiaro di luna”, per dare il benvenuto a un progetto in cui crede fortemente.

Maneskin volti
Maneskin, da sinistra: Ethan Torchio, Damiano David, Vic De Angelis e Thomas Raggi

Le date di nascita

Maneskin: il lancio grazie a X Factor 2017

Dopo due anni di lavoro per trovare il proprio stile, nel 2017 superano con successo le selezioni per l’undicesima edizione di X Factor. Prendono così parte alle puntate serali del talent show, arrivando a classificarsi al secondo posto, anche grazie alle scelte del giudice Manuel Agnelli. In virtù dell’ottimo posizionamento, i Maneskin pubblicano Chosen, un album che contiene il singolo omonimo. Entrambi vengono certificati doppio disco di platino dopo pochissimo tempo.

L’anno d’oro 2018

A gennaio del 2018 i Maneskin sono chiamati a partecipare come ospiti alla trasmissione Che tempo che fa (di Fabio Fazio); l’evento segna il loro debutto sull’emittente pubblica nazionale. Si tratta della prima di tante apparizioni in televisione. Tra queste spiccano quelle a E Poi c’è Cattelan (condotto da Alessandro Cattelan su Sky Uno) e Ossigeno (condotto proprio da Manuel Agnelli su Rai 3).

A marzo viene pubblicato il loro secondo singolo: Morirò da re. Mentre a giugno debuttano di fronte a un pubblico numeroso come quello dei Wind Music Awards; su questo palco il loro lavoro viene riconosciuto tramite il conferimento di due riconoscimenti per l’album Chosen. Pochi giorni dopo si esibiscono a RadioItaliaLive – il concerto e al Wind Summer Festival. Un altro grande appuntamento live li vede aprire la data di Milano del concerto degli Imagine Dragons il 6 settembre 2018.

Maneskin, una band poliedrica tra musica e cinema

Verso la fine del mese di settembre 2018 viene pubblicato il singolo Torna a casa, che si dimostra sin dai primi passaggi in radio un grandissimo successo. È anche il primo singolo pubblicato dai Maneskin a riuscire ad arrivare in cima alla vetta dei singoli della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana). A ottobre i musicisti fanno il loro ritorno sul palco che ne ha determinato il successo: suonano durante la prima serata live di X Factor 12.

Nello stesso mese viene pubblicato il primo album in studio, Il ballo della vita. A livello promozionale si denota l’approccio innovativo e orientato a cogliere le tendenze internazionali della band; scelgono di proiettare in alcuni cinema italiani selezionati un docufilm di presentazione, ottenendo buoni incassi. L’album è seguito da una tournée internazionale, che ha inizio nel novembre 2018 e che fa registrare il tutto esaurito in ogni tappa. L’ottimo riscontro porta il gruppo a incrementare il numero di date, estendendo il tour anche all’estate successiva.

Maneskin capelli

Dai palchi di tutta Europa a Sanremo 2021

A gennaio del 2019 viene pubblicato il terzo singolo estratto dall’album. Il titolo è Fear for nobody. Ad esso segue dopo tre mesi l’uscita de L’altra dimensione. Il richiamo del pubblico è molto più forte di quello dello studio per la band. Ecco perché continuano a dedicarsi con passione alle date della tournée europea, che prosegue fino al mese di settembre. Inoltre, in questo periodo viene pubblicato il video di Le parole lontane, ultima canzone estratta dall’album, destinata a diventare immediatamente un successo, anche in termini di tendenze sulle piattaforme di contenuti video.

Questa conferma si rivela particolarmente importante per i Maneskin, poiché il brano è uno di quelli che più ne rappresenta la visione artistica. L’anno successivo, subito dopo la pubblicazione del nuovo singolo, Vent’anni, viene annunciata la loro presenza nell’elenco dei partecipanti al Festival di Sanremo 2021. Sul palco dell’Ariston la band presenta un brano dal titolo d’impatto: Zitti e buoni. È la loro canzone fortemente rock a vincere la 71ª edizione del Festival.

L’esplosione a livello internazionale

La vittoria di Sanremo spedisce la band direttamente all’Eurovision Song Contest: nella notte del 23 maggio 2021 i voti dell’Europa portano all’Italia una storica vittoria. Prima di loro, per l’Italia avevano vinto solo Gigliola Cinquetti, nel 1964, e Toto Cutugno, nel 1990.

Da qui inizia un nuovo percorso per i Maneskin che portano il rock italiano negli USA.

Sempre del 2021 è il loro disco Teatro d’ira – Vol. I.

Nell’autunno dello stesso anno sono ospiti di uno dei programmi televisivi di punta di tutti gli Stati Uniti d’America: il Tonight Show condotto da Jimmy Fallon. Qui annunciano danno notizia dei loro concerti in terra americana, ma anche della clamorosa partecipazione come gruppo di apertura al concerto del 6 novembre dei Rolling Stones, all’Allegiant Stadium di Las Vegas.

Due giorni più tardi sono ospiti al seguitissimo show tv condotto da Ellen DeGeneres.

All’inizio del 2023 esce un nuovo lavoro: il disco Rush!.

Nel settembre 2023 conquistano un altro prestigioso riconoscimento internazionale: vincono il premio per la categoria Best rock con il brano The loneliest al gala degli MTV Video Music Awards a Newark (nello stato del New Jersey).

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Le donne di Silvio Berlusconi, mogli e fidanzate storiche https://cultura.biografieonline.it/le-donne-di-berlusconi/ https://cultura.biografieonline.it/le-donne-di-berlusconi/#respond Mon, 12 Jun 2023 23:53:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30447 Il racconto della vita sentimentale di Silvio Berlusconi è piuttosto movimentato. Essa è costellata di relazioni più o meno durature, intervallata da rumors e storie vociferate nei corridoi che si aggiungono a quelle ufficiali. Abbiamo provato a ricostruirla partendo dalla prima donna che, nel lontano 1964, ha conquistato il cuore dell’ex premier.

Carla Elvira Dall’Oglio

Prima moglie di Silvio Berlusconi dal 1965 al 1985

Nata il 12 settembre 1940 a La Spezia, Carla Elvira Lucia Dall’Oglio è stata la prima moglie di Berlusconi, nonché madre di Marina Berlusconi e Pier Silvio Berlusconi.

Carla Elvira Dall'Oglio
Carla Elvira Dall’Oglio, prima moglie di Berlusconi

Silvio Berlusconi e Carla Elvira Dall’Oglio si incontrano per la prima volta alla fermata di un tram nei pressi della Stazione Centrale, a Milano. Entrambi sono giovanissimi, Carla Elvira ha 24 anni. E’ bastato uno sguardo: è stato amore a prima vista.

Dopo qualche tempo si rivedono e comincia subito la loro unione, che culmina nelle nozze, celebrate nel 1965. Dopo un anno dal matrimonio nasce Marina, poi nel 1969 arriva Pier Silvio.

Già all’inizio degli anni Ottanta la coppia entra in crisi, per poi approdare al divorzio definitivo nel 1985.

In realtà Silvio Berlusconi prima di separarsi, già frequentava da circa 5 anni quella che sarebbe poi diventata la sua seconda moglie, Veronica Lario.

I due figli non approvano il divorzio, ma la decisione è irrevocabile anche se sofferta.

Dopo il divorzio dal Cavaliere, Carla Elvira Dall’Oglio lascia l’Italia per trasferirsi in Inghilterra e stare lontana da pettegolezzi e gossip sul suo conto.

Nonostante i ripetuti inviti ad apparire in tv, l’ex moglie di Berlusconi ha sempre rifiutato, preferendo invece ritirarsi a vita privata. Tra Carla e Silvio i rapporti sono buoni, anche per la motivazione dei figli, che hanno sempre dimostrato un forte legame con la madre.

Carla Elvira Dall'Oglio con la figlia Marina Berlusconi
Carla Elvira Dall’Oglio con la figlia Marina

Tra le donne di Silvio Berlusconi, Carla Elvira è quella più riservata. L’ultima apparizione pubblica di Carla Elvira risale al 2009, quando accompagnò la figlia Marina a ritirare la Medaglia d’Oro del Comune di Milano alla consegna del prestigioso premio cittadino Ambrogino d’oro.

Veronica Lario

Seconda moglie di Silvio Berlusconi dal 1990 al 2014

Mentre il matrimonio con Carla Elvira Dall’Oglio è già al capolinea, Silvio Berlusconi incontra al teatro milanese Manzoni (di cui è proprietario) quella che poi diventerà la sua seconda moglie, Veronica Lario, che di professione fa l’attrice. Originaria di Bologna, nata il 19 luglio 1956, Veronica conosce Silvio nel 1980 e dopo pochi mesi di conoscenza lei lo segue nella sede operativa dove lavora, la Fininvest.

Tra i due vi è una differenza d’età di circa venti anni.

Veronica Lario e Silvio Berlusconi negli anni '90
Veronica Lario e Silvio Berlusconi negli anni ’90

Dopo il divorzio dalla prima moglie, Berlusconi chiede a Veronica di cominciare una convivenza, che sfocia poi nel 1990 in un matrimonio celebrato con rito civile. Dall’unione matrimoniale nascono tre figli: Barbara Berlusconi (nata il 30 luglio 1984), Eleonora Berlusconi (nata nel 1986), Luigi Berlusconi (nato il 27 settembre 1988).

Una curiosità: tutti e tre i figli sono nati ad Arlesheim, in Svizzera.

Nonostante fosse la moglie dell’allora Presidente del Consiglio, di rado Veronica lo ha accompagnato durante le sue visite ufficiali o eventi pubblici.

Veronica Lario è stata più volte al centro di episodi burrascosi a causa dei comportamenti eccessivamente “galanti” del Premier nei confronti di alcune donne. Il 31 Gennaio del 2007 inviò al quotidiano “La Repubblica” una lettera in cui invitava suo marito a scusarsi pubblicamente con lei per le frasi che il marito aveva rivolto ad alcune donne presenti in sala, durante la cerimonia di consegna dei “Telegatti”.

La risposta di Berlusconi non si fece attendere: chiese scusa alla moglie utilizzando anche lui il medesimo mezzo, una lettera pubblicata sul quotidiano.

Nel 2009 il rapporto tra i due si incrina definitivamente, al punto che è Veronica a chiedere di separarsi dall’ex Premier. Pare che a far naufragare il secondo matrimonio di Berlusconi sia stato lo “scandalo Noemi” di cui tutti i media parlarono diffusamente. Il fatto che Berlusconi avesse partecipato alla festa di compleanno di una diciottenne (Noemi Letizia, nata a Napoli il 26 aprile 1991) fece parecchio discutere, e la Lario scelse il divorzio anziché diventare bersaglio di gossip e pettegolezzi di ogni tipo.

A dicembre del 2012 arriva la sentenza definitiva di separazione non consensuale, emessa dal Tribunale di Milano. Nella stessa il giudice fissa l’importo dell’assegno di mantenimento spettante a Veronica Lario, che è di 3 milioni di euro mensili.

Foto di Veronica Lario

Inoltre la donna – sempre in base alla sentenza emessa dai giudici milanesi – può continuare a vivere nella lussuosa Villa Belvedere di Macherio. Nel 2015 l’importo dell’assegno mensile in favore della Lario è stato ridotto a 1,4 milioni di euro. Inoltre la ex moglie di Berlusconi ha dovuto restituire quanto percepito fino ad allora, ossia circa 60 milioni di euro!

Oltre ad essere stata la seconda moglie di uno degli imprenditori più ricchi e famosi d’Italia, Veronica Lario figura anche tra i maggiori soci della società editrice del giornale “Il Foglio”.

Numerose sono state le sue apparizioni teatrali, cinematografiche e televisive. Al cinema, nel 1982, ha interpretato la protagonista del film Tenebre diretto dal regista Dario Argento. Nel 1984 compare invece nella pellicola “Sotto… sotto… strapazzato da anomala passione” di Lina Wertmüller.

In anni più recenti, invece, nel 2018, il suo personaggio è stato interpretato da Elena Sofia Ricci (e da Adua Del Vesco, per le scene in cui Veronica appare giovane) nel film Loro di Paolo Sorrentino, dove si raccontava la storia di Silvio Berlusconi.

Tra le donne di Silvio Berlusconi, Veronica è quella con cui il pubblico femminile probabilmente è solidale.

Francesca Pascale

Fidanzata di Silvio Berlusconi dal 2012 al 2020

Nata il 15 luglio 1985 a Napoli sotto il segno zodiacale del Cancro, Francesca Pascale è una delle fidanzate ufficiali di Silvio Berlusconi. I due non stanno più insieme dal mese di marzo 2020. Al suo attivo la Pascale ha qualche comparsata in tv e la partecipazione alla vita politica locale.

Nel 2009 entra a far parte del Consiglio della Provincia di Napoli nello schieramento del Popolo delle Libertà. La Pascale è sempre stata appassionata di politica, al punto che si è laureata in Scienze Politiche all’Università di Napoli. Altra sua passione sfrenata è per le moto: possiede infatti una Harley Davidson.

Le donne di Silvio Berlusconi: nella foto con Francesca Pascale
Silvio Berlusconi con Francesca Pascale

Francesca e Silvio si sono conosciuti il 5 ottobre 2006, alle ore 13.50. Come lei stessa ha raccontato in un’intervista, è stata lei a dare all’ex Premier un biglietto sul quale aveva scritto il suo numero di telefono. Gli aggiunse poi di aspettare una chiamata, che puntualmente arrivò qualche giorno dopo, verso mezzanotte.

La relazione tra i due è cominciata subito, senza alcun intoppo, nonostante l’abissale differenza di età, ben 49 anni.

A dicembre del 2012, durante la trasmissione “Domenica Cinque” cui era stato inviato come ospite, Silvio Berlusconi ha ufficializzato la sua relazione con Francesca Pascale.

Foto di Francesca Pascale

Come parecchi giornali hanno riportato, la Pascale ha sofferto parecchio per la fine della relazione con Berlusconi nel 2020. Il politico, solo qualche settimana dopo, è uscito allo scoperto con una nuova compagna, Marta Fascina.

Nel contempo Francesca Pascale ha fatto parlare di sé per la foto di un bacio e la presunta relazione lesbo con la cantante Paola Turci.

Marta Fascina

Fidanzata di Silvio Berlusconi dal 2020

Nata a Melito di Porto Salvo, in Calabria, il 9 gennaio 199, Marta Fascina è cresciuta a Portici. Dal 2020 è lei la nuova compagna ufficiale di Silvio Berlusconi. Marta è deputata di “Forza Italia”.

Stando alle indiscrezioni trapelate su alcuni giornali, la Fascina è tra le assidue frequentatrici di Arcore dal 2018. I suoi articoli, scritti sul “Giornale” non sono che una strenua difesa della “linea” seguita politicamente da Berlusconi sino ad oggi.

Marta Fascina ha al suo attivo l’esperienza di ufficio stampa e relazioni pubbliche presso la società A.C. Milan.

Foto di Marta Fascina

Laureata in Lettere all’Università La Sapienza di Roma, Marta è poi passata alla Fondazione Milan, dove si è messa in evidenza per la sua passione politica. Ad introdurre Marta fra le conoscenze dell’ex Premier è stato Alberto Galliani, anche lui frequentatore di Arcore.

E’ stata dura la reazione di Francesca Pascale di fronte alle prime foto che ritraevano Marta insieme al cane di Silvio Berlusconi; ha affermato ironicamente:

“Mi fa simpatia vedere un deputato della Repubblica portare a spasso il mio cagnolino… Va bene così”.

In tanti sottolineano la differenza abissale tra la Fascina, schiva e riservata, e l’ex fidanzata Pascale, vivace e solare. Nel profilo Instagram di Marta Fascina sono riportate frasi e foto di Berlusconi, mentre lei appare solo sullo sfondo.

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Brown Sugar: 3 cose che non sapevi sulla canzone dei Rolling Stones https://cultura.biografieonline.it/brown-sugar-rolling-stones/ https://cultura.biografieonline.it/brown-sugar-rolling-stones/#respond Thu, 02 Feb 2023 12:22:37 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=13553 Brown Sugar è una delle canzoni più famose dei Rolling Stones: fu pubblicata il giorno 16 aprile 1971 in Gran Bretagna. Scritto da Mick Jagger e Keith Richards, il singolo “Brown Sugar” fa parte dell’album Sticky Fingers, il 9° disco nella lunga storia del gruppo (il 9° in Europa, 11° nel mercato statunitense). Brown Sugar precedette l’uscita del disco, che venne lanciato nel mese di maggio dello stesso anno.

Brown Sugar - The Rolling Stones - 1971
The Rolling Stones – la copertina del singolo “Brown Sugar”, pubblicato nel Regno Unito il 16 aprile 1971

Brown Sugar: la storia della canzone degli Stones

Il singolo è stato primo in classifica per ben due settimane negli Stati Uniti, Canada e Olanda mentre per la Gran Bretagna si piazzò “solamente” al secondo posto.

La canzone “Brown Sugar” comincia con un riff di chitarra elettrica (lungo assolo) e le parole di Jagger, proseguendo poi con la batteria e il sassofono, strumento che diventa protagonista della canzone dal minuto 1’38”.

Il cantato di Mick Jagger è accompagnato anche dal coro degli altri componenti del gruppo ma assume una valenza minore rispetto agli strumenti musicali, che hanno la meglio nel brano. Probabilmente l’unico compositore della canzone fu il solo Jagger durante le riprese del film “I fratelli Kelly”, in Australia, nel 1969. Il brano venne registrato infatti nel 1969 ma non venne pubblicato subito per problemi di copyright. Jagger lo dedicò alla sua compagna segreta, madre di suo figlio Karis.

L’origine del testo di Brown Sugar

Il testo del brano è molto scandaloso: lo stesso titolo allude sia ad un tipo di eroina (“brown sugar” significa letteralmente “zucchero marrone” con riferimento a quello grezzo, lo zucchero di canna; tuttavia nello slang di strada si riferisce principalmente all’eroina) sia ad una ragazza di colore.

La trama infatti racconta di schiavismo, sadomasochismo, sesso , droga e perdita della verginità. Si parla di una donna matura che fa l’amore con il proprio schiavo nero, di una ragazza giovane che perde la sua verginità, ma in modo velato. Spesso infatti grazie alla melodia conosciutissima ed orecchiabile, il testo è sempre passato in secondo piano.

Il 18 dicembre del 1970 durante il compleanno di Keith Richards venne incisa una versione con Al Kooper al piano e Eric Clapton alla chitarra. Per la versione definitiva dell’album il gruppo era indeciso se pubblicare quest’ultima oppure quella originale: alla fine si optò per quella già incisa, in quanto l’ultima risultava troppo spontanea negli arrangiamenti.

YouTube video

Testo originale della canzone

Gold coast slave ship bound for cotton fields,
Sold in a market down in New Orleans.
Scarred old slaver know he’s doin’ alright.
Hear him whip the women just around midnight.
Ah Brown Sugar how come you taste so good
(A-ha) Brown Sugar, just like a young girl should
A-huh.

Drums beating, cold English blood runs hot,
Lady of the house wond’rin where it’s gonna stop.
House boy knows that he’s doin’ alright.
You should a heard him just around midnight.
Ah Brown Sugar how come you taste so good
(A-ha) Brown Sugar, just like a black girl should
A-huh.

I bet your mama was a tent show queen, and all her boy
Friends were sweet sixteen.
I’m no schoolboy but I know what I like,
You should have heard me just around midnight.

Ah Brown Sugar how come you taste so good
(A-ha) Brown Sugar, just like a young girl should.

I said yeah, I said yeah, I said yeah, I said
Oh just like a, just like a black girl should.

I said yeah, I said yeah, I said yeah, I said
Oh just like, just like a black girl should

La traduzione italiana

Nave schiavista della costa d’oro
in rotta per i campi di cotone,
venduto in un mercato giù a New Orleans
Lo schiavista sa che sta facendo bene.
Senti come frusta le donne verso mezzanotte

Ah, Brown Sugar
che buon sapore hai
(A-ha) Brown Sugar,
proprio come una ragazzina dovrebbe

Tamburi suonano,
freddo sangue inglese scorre caldo,
La padrona di casa si sta domandando
dove si fermerà
Il ragazzo di casa sa che sta facendo bene
Avresti dovuto sentirlo intorno a mezzanotte

Ah, Brown Sugar
che buon sapore hai
proprio come una ragazzina dovrebbe

Scommetto che tua mamma
era la regina di un circo, e tutti i suoi
fidanzati erano dolci sedicenni.
Io non sono uno scolaro ma so cosa mi piace
Avresti dovuto sentirmi intorno a mezzanotte

Ah, Brown Sugar
che buon sapore hai
proprio come una ragazzina dovrebbe

Ho detto sì, ho detto sì,
ho detto sì, ho detto
Oh proprio come una,
proprio come una ragazza nera dovrebbe

Ho detto sì, ho detto sì,
ho detto sì, ho detto
Oh proprio come una,
proprio come una ragazza nera dovrebbe

Curiosità

Alcune delle frasi più scandalose ( “sentitelo quando frusta le donne all’incirca verso mezzanotte”) sono state modificate in modo da risultare meno offensive (“dovreste sentirlo circa verso mezzanotte”).

Il brano è stato inoltre inserito nella raccolta “Hot rocks” 1964-1971, la prima dei Rolling Stones pubblicata negli Stati Uniti grazie alla casa discografica ABKCO, di proprietà del manager Allen Klein. La raccolta fu in realtà una mossa della casa discografica per ottenere maggiori vendite e maggiori guadagni dal gruppo ed ottenne un grande successo. In Inghilterra uscì solamente nel 1990 ma, a dispetto degli anni trascorsi, ottenne comunque il terzo posto in classifica.

La canzone Brown Sugar nel 1998 è diventata anche colonna sonora di una pubblicità della Pepsi Cola, anche se non in versione originale.

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L’arancia. Proprietà e benefici https://cultura.biografieonline.it/proprieta-benefiche-arancia/ https://cultura.biografieonline.it/proprieta-benefiche-arancia/#comments Wed, 18 Jan 2023 15:36:29 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4939 Tipicamente invernale, l’arancia è un frutto formato da una scorza esterna (zeste, pericarpo) leggermente ruvida, e dalla parte interna, che è divisa in spicchi succosi, di colore rossastro o arancione. Dal sapore gradevole, dolce ma leggermente aspro, l’arancia è un agrume ricco di vitamina C ed altre sostanze nutrienti per l’organismo; inoltre contiene pochissime calorie.

Arance
Arance

L’arancia è il frutto dell’arancio (Citrus aurantium), un albero originario del Giappone e della Cina, alto circa dodici metri, con foglie grandi dalla forma allungata e fiori candidi e profumati. In genere un albero adulto è in grado di produrre circa 500 frutti ogni anno. Ci sono due tipologie di arance: l’arancia amara, coltivata in Sicilia e nei Paesi arabi agli inizi dell’undicesimo secolo, e l’arancia dolce, originaria della Cina, ma conosciuta anche dagli antichi Romani.

In base al colore, le arance si suddividono in due varietà principali: bionde (naveline, valencia, ovale) e pigmentate (moro, tarocco, sanguinello). Tra queste la varietà più pregiata è il Tarocco, senza semi, che si utilizza sia per le spremute che da servire a tavola. Le arance sono disponibili da Novembre ad Aprile.

Proprietà dell’arancia

Il frutto dell’arancia può essere utilizzato in diversi ambiti, per le sue innumerevoli proprietà. Da questo agrume si ricavano tre oli essenziali: dai fiori un olio denominato “Neroli”; dai rametti un olio chiamato “Petit-grain”, dalla buccia si ottiene un olio essenziale con un procedimento di spremitura a freddo e centrifugazione. Dalla varietà amara si ricava l’olio “Biograde”, mentre dalla distillazione dei fiori viene fuori l’olio dal nome “Neroli bigarade”.

Dalle arance si ricavano anche le essenze per i profumi. Il succo di arancia, che è un concentrato di vitamina C, è anche un tonico per il viso. Dopo aver lavato il viso con acqua fredda, si applica il succo nelle zone più delicate. La pelle diventa più elastica, liscia, luminosa. L’arancia è anche un efficace anti-rughe.

Le arance contengono magnesio, selenio, potassio: si tratta di sali minerali indispensabili per il benessere dell’organismo, che apportano benefici sia al corpo che alla mente. La buccia dell’arancia è a base di peptina, una sostanza che aiuta a tenere sotto controllo la fame, soprattutto se si sta seguendo una dieta ipocalorica. Bere il succo di arancia a colazione è una sferzata di energia e vitalità che fa bene a tutti, in qualunque stagione dell’anno (in particolare durante i mesi invernali, per combattere i tipici malanni come febbre e raffreddore).

arance benefici e proprietà
Arance: benefici e proprietà

Arancia in cucina

Le arance sono utili in cucina per la preparazione di gelatine e marmellate. Il succo dell’agrume viene utilizzato anche per aromatizzare e insaporire carne, pesce, volatili. In particolare, le zeste (scorze) di arancia sono utilizzate per decorare, profumare e insaporire i cibi, sia dolci che salati. Per ottenere la buccia di arancia candita il procedimento richiede due giorni di ammollo e mezz’ora di cottura nel forno. E’ preferibile scegliere arance dalla buccia opaca e non trattate. Ingredienti: zucchero, scorze di arancia.

Preparazione: lavare accuratamente le arance, tagliare le scorze in piccole strisce sottili, lasciare a bagno le scorze per due giorni, cambiare l’acqua per 2/3 volte durante il giorno. Dopo averle asciugate, riporre le bucce in un contenitore, con lo zucchero. Cuocere a fuoco lento, fino a completo assorbimento dello zucchero. Una volta ultimata la cottura, passare le scorze nello zucchero semolato quando saranno tiepide.

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20 (+ 4) cose che non sapevate sulla regina Elisabetta II https://cultura.biografieonline.it/24-curiosita-sulla-regina-elisabetta/ https://cultura.biografieonline.it/24-curiosita-sulla-regina-elisabetta/#comments Thu, 08 Sep 2022 20:03:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=37360 Della vita di Elisabetta II d’Inghilterra, si sa tutto o quasi tutto, rivelato da decine e decine di biografie e centinaia se non migliaia di articoli. Abbiamo raccolto qui un elenco di 24 curiosità sulla regina Elisabetta II, che riguardano la sua vita e le sue abitudini. Alcune sono piuttosto note, ma ce ne sono almeno 7 che siamo sicuri non conoscete! Le ultime 4 riguardano il campo della moda.

Tra poco ci arriviamo.

Curiosità sulla regina Elisabetta II (illustrazione)

Citazioni recenti

Per rifarci alla cronaca più recente, mentre assisteva alla Conferenza Episcopale della Chiesa d’Inghilterra, accennando al bastone cui si appoggia, ha esclamato: «Nessuno di noi può fermare il passare del tempo». Andando controcorrente, nonostante le sue 95 primavere, nel 2021 ha rifiutato il premio Anziana dell’anno, offerto dalla rivista inglese The Oldie, con queste parole: «È anziano solo chi ci si sente».

La sua affermazione è stata poi ampiamente suffragata dalle foto che la vedono in ottima forma al volante della sua Jaguar, con buona pace di quotidiani e riviste pieni di titoli allarmistici circa le sue condizioni di salute.

Un fascino sempreverde

E poi c’è Il segreto del fascino evergreen di Elisabetta II, che il giornalista Vittorio Sabadin, autore di Elisabetta l’ultima regina (2019, Utet), ci spiega:

«Nel corso di tutti questi anni in carica, sua Maestà è sempre rimasta al suo posto. Non ha mai avuto una caduta di stile, non è mai stata suscettibile di alcuna critica. Il che fa risaltare per contrasto la non sempre adeguata statura dei leader politici. Perfino William e Kate non saranno mai popolari quanto lei: proprio perché cercano di apparire persone normali, di non godere privilegi, perderanno l’aura speciale di Elisabetta, familiare ma inaccessibile».

È la regnante più longeva in Gran Bretagna: il 9 settembre 2015 ha superato il record della sua trisavola Vittoria di 63 anni, 7 mesi e 2 giorni. È inoltre il più lungo in assoluto per una regina. Senza contare che è al 44° posto nella classifica dei regni più lunghi della storia.

È molto riservata, e nonostante, come si diceva sopra, non manca una ricca bibliografia, ci sono piccole e grandi curiosità che la riguardano e che la maggior parte della gente non sa.

Ecco il nostro elenco.

Un elenco di curiosità sulla regina Elisabetta II

  1. La sveglia.
    Tutte le mattine, alle 6.45, the Queen viene svegliata dalle cornamuse, suonate per 15 minuti sotto la finestra della sua camera da letto.
  2. Le lacrime.
    I reali sono tenuti per protocollo, a non lasciarsi andare, una sorta di “anche i ricchi piangono, ma i reali no”, però Elisabetta, nel 1966 difronte al disastro che coinvolse Aberfan nel Galles, per la prima volta, non riuscì a trattenere le lacrime.
  3. Niente scuola.
    Solo lezioni private a casa, impartite da Henry Marten, professore dell’Eton College; lezioni di religione dall’arcivescovo di Canterbury, ma la maggior parte dell’educazione dalla la sua tata, Marion Crawford.
  4. La carriera militare.
    Nel 1945, a 18 anni, nella seconda guerra mondiale Elisabetta si è arruolata nell’esercito, dove era conosciuta come N. 230873 Secondo Subalterno Elisabetta Windsor. Venne addestrata come autista e meccanico.
  5. Documenti di identità.
    La regina guida senza patente e viaggia senza passaporto con l’approvazione del governo; ciò perché tutti i documenti sono emessi a suo nome.
  6. Pilota brillante.
    In Scozia nel 1998, la regina condusse il re dell’Arabia Saudita, Abdullah a visitare i dintorni di Balmoral, guidando la Range Rover a folle velocità lungo le strette strade della tenuta. Abdullah alla fine disse all’interprete di chiedere alla regina di rallentare e di concentrarsi sulla strada.
  7. Due feste di compleanno.
    Elisabetta II è l’unica persona al mondo a festeggiare il compleanno due volte all’anno: la prima il 21 aprile in forma privata; poi ufficialmente in giugno con la parata del Trooping the Colour.
  8. Incontri esclusivi.
    Nel 1961, fu la prima regnante britannica a incontrare il pontefice (papa Giovanni XXIII). Mille fra preti e suore intonarono in suo onore il «God save the Queen» .
  9. Imbarazzi evitati.
    Per evitare che il vento le alzi le gonne, Sua Maestà, si fa cucire dei piccoli pesi negli orli.
  10. Aperitivi.
    Non disdegna una coppa di champagne; adora il gin Dubonnet che sorseggia ogni giorno, quasi sempre a mezzogiorno. I cubetti di ghiaccio devono essere rigorosamente rotondi e non quadrati, per non essere molto rumorosi quando agita il bicchiere. Ha anche lanciato un distillato di ginepro con l’etichetta Buckingham Palace.
  11. Talenti nascosti.
    Gli abituali frequentatori della Royal Family affermano che la Sovrana è un’amante del ballo e del canto. Come ha svelato la cugina Lady Elizabeth Anson, sembra che sia un’ottima ballerina. Ama il musical. Ha un debole per Cole Porter e Irving Berlin. Accreditate voci di palazzo raccontano di aver sentito Elisabetta II canticchiare i brani più famosi. Fra le interpreti femminili, riscuotono grande successo: Ella Fitzgerald, Nina Simone, e Barbra Streisand. Chris Evans, famoso dj della BBC riferisce che, a una festa, lui propose il brano “Dancing Queen” degli Abba e la Regina Elisabetta esclamò: “Dalla prima volta che ho sentito questa canzone, ho desiderato ballarla. In fondo la Regina sono io e mi piace danzare!”.
  12. La cura dei dettagli.
    Prima dei ricevimenti si accerta che tutto sia perfetto. In particolare controlla la disposizione delle candele. Ciò da quando, durante una cena con Carlo Azeglio Ciampi, ne cadde una accesa sulla tovaglia.
  13. I cani.
    La regina ama i cani. La sua passione sono i corgi, che imbocca con un cucchiaino d’argento e che lascia liberi di dormire anche sui broccati reali. Alla domanda che cosa le mancasse di più in viaggio, la sovrana rispose: i miei cani.
  14. I viaggi.
    Grande viaggiatrice, i chilometri percorsi, equivalgono a circa 42 viaggi intorno al mondo. Il viaggio indelebile nella sua memoria rimane quello del febbraio 1952 a Treetops: arrivò da principessa e ripartì regina. Viaggia in jet privato a noleggio; nei lunghi tragitti privilegia i voli di linea ma non disdegna i viaggi in treno con chef al seguito e cuscini ricamati. Ha navigato per oltre un milione di miglia con il “Britannia”, il suo Royal Yacht. La sua meta preferita: il Canada. Ama l’Italia che ha visitato cinque volte fino al 2014. La Spagna, pare sia il Paese meno amato, dove si è recata una sola volta nel 1988.
  15. I libri.
    Sua Maestà è appassionata di gialli. I suoi autori preferiti sono P. D. James, Agatha Christie e Dick Francis.
  16. I soprannomi.
    Lilibet è quello più affettuoso con il quale la chiamavano in famiglia e il principe Filippo che, alternava Lilibet a “cavoletto”.
  17. La tecnologia digitale.
    La Regina Elisabetta II ha imparato a usare FaceTime per videochiamare i nipoti durante la quarantena da Covid-19. Nessuna meraviglia, se si pensa che è stata una delle prime persone ad inviare una e-mail nel 1976 da una base dell’esercito britannico.
  18. Alloggi e fortune.
    Dove alloggia quando viaggia privatamente? In meravigliosi hotel a 5 stelle lusso , come il Waldorf Astoria a New York e l’Ahwahnee Hotel a Yosemite, ma la regola, come sempre, ha le sue eccezioni: sorpresa da una tempesta nel 1981, vicino a Bristol, Sua Maestà ha bussato alla porta di un B&B locale, dove un allibito manager le ha riservato il suo appartamento privato nell’attico dell’edificio.
  19. Followers.
    Elisabetta riceve circa 70 mila lettere all’anno, con una media di 200-300 al giorno! Ad alcune risponde personalmente.
  20. Possedimenti curiosi.
    La Regina è proprietaria di tutti i cigni, gli storioni, i delfini e le balene nelle acque inglesi. Questo vuol dire che ogni cattura nel limite delle tre miglia di costa, ha diritto a una rivendicazione di proprietà della corona.

Ancora 4 curiosità, queste nel campo della moda.

  1. I segreti della borsetta.
    Usa la borsetta per inviare messaggi in codice. Quando la passa da un braccio all’altro: desidera liberarsi di un interlocutore. Se vuol prendere congedo, posa la borsetta a terra. Se, al contrario non vuole che nessuno la disturbi, tiene la borsetta a sinistra e i guanti nella mano destra.
  2. Le scarpe.
    Prima che indossi un qualunque paio di scarpe, la sua personal stylist Angela Kelly da oltre un quarto di secolo, le indossa per lei; si assicura così che le scarpe siano morbide e che non facciano male alla regina quando le calza.
  3. Regina della manica.
    Non ama pranzare con maniche troppo lunghe, sempre a rischio di sporcarsi su una tavola imbandita e anzi ama le lunghezze a tre quarti.
  4. I tailleur a tinta unita.
    La rivista di moda Marie Claire, definisce la regina “segnaletica”, in quanto si presenta in pubblico sempre come se sopra di lei ci fosse una grande freccia che indica «sì, sono io e sono qui». Da decenni, quindi, vediamo Elisabetta II con un tailleur a tinta unita vivacissima che la rende inconfondibile in qualsiasi ripresa o foto.

Conoscete altre curiosità sulla regina Elisabetta II? Scrivetecelo nei commenti.

Elisabetta con uno dei suoi tailleur
I celebri tailleur a tinta unita: una delle curiosità sulla regina Elisabetta II
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Johnny Depp contro Amber Heard: processo, verdetto e patrimonio https://cultura.biografieonline.it/johnny-depp-contro-amber-heard-processo/ https://cultura.biografieonline.it/johnny-depp-contro-amber-heard-processo/#respond Mon, 06 Jun 2022 13:16:51 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40147 Il processo che ha visto Amber Heard contro Johnny Depp è diventato un’attrazione mondiale nel 2022, soprattutto per i social. Per molti si è trattato di un confronto all’ultimo sangue in cui i due attori si sono distrutti davanti alle telecamere per ottenere, secondo loro, giustizia.

Il caso è iniziato l’11 aprile 2022 nella contea di Fairfax, in Virginia ed è terminato il 1º giugno 2022.

I fatti sono stati riportati da tutti i giornali e soprattutto dai social. Questi si sono soffermati sulle presunte e vere violenze – schiaffi, pugni, umiliazioni e tanto abuso di alcool e droga. Al di là di tutto ciò, questo processo, che è durato per diverse settimane, ha alcuni elementi inediti.

Johnny Depp contro Amber Heard
Johnny Depp e Amber Heard. Il caso giudiziario è nominato così: John Christopher Depp II, contro Amber Laura Heard (CL-2019-2911)

Gli elementi inediti del processo Depp-Heard

Per la prima volta due persone celebri decidono di distruggere le proprie esistenze davanti a tutti; mostrano non solo la loro vita privata, sconvolta da ogni sorta di conflitto, insicurezza e frustrazione ma decidono di utilizzare il pubblico come giudice.

Su questo punto Johnny Depp ha vinto su tutti i fronti utilizzando i vari canali social; ma è stato soprattutto il canale TikTok, usato come un martello pneumatico, il luogo dove ha pubblicato continui brevi filmati. Questi, uniti assieme, avrebbero ricostruito il processo nella sua interezza. Nel caso di un unico lungo video molti fan non sarebbero stati a suo favore; ma i filmati, ben calibrati e visti solo in frammenti hanno distrutto la credibilità della sua ex moglie e hanno rappresentato Johnny come vittima di abusi.

Una riflessione sul ruolo dei social

In un processo mediatico di queste dimensioni e dopo il movimento del Me Too che ha visto molte figure pubbliche – come ad esempio, Kevin Spacey finire nella polvere – il rischio di usare i social per dimostrare la propria innocenza è stata per Depp un azzardo pericolosissimo. Un azzardo vinto proprio perché si sono trasformati in un’arena nella quale il confronto fra i video della Heard e quelli di Depp hanno visto quest’ultimo vincere con miliardi di visualizzazione.

Fuori dal processo ha raccolto una folla che lo acclamava e una petizione affinché torni a recitare. Grazie all’entità della vittoria è molto probabile che ritorni, se non al successo di prima, comunque a recitare in film importanti.

La carriera della ex moglie Amber Heard è invece finita.

I social possono influire in questo modo sulla vita di personaggi pubblici e non solo?

Sì, possono decretare la vita e la morte di una persona, sia nell’ambito della sua carriera che della sua vita sociale. E questo processo mostra tutta la loro pericolosità.

Ma andiamo per ordine.

Johnny Depp ha visto la sua carriera distrutta a causa di un articolo uscito sul Washington Post. Nell’articolo la sua ex moglie Amber Heard, senza nominarlo, lo accusava di violenze domestiche.

Da quel momento, afferma l’attore, Hollywood lo ha boicottato togliendogli il ruolo di Jack Sparrow, creato da lui. La saga, I pirati dei caraibi, è arrivata al quinto film – e dovrebbe uscire il sesto con un altro protagonista. Depp ha avuto anche un ruolo chiave nel film Animali fantastici e dove trovarli che successivamente ha perso.

Johnny Depp contro Amber Heard: il processo

In realtà nel processo è venuto fuori che Depp ha fatto uso di droghe e alcool per molto tempo e che erano apparse diverse lamentele sul suo comportamento.

Il processo aveva lo scopo di dimostrare che Depp era stato diffamato e che le accuse di Amber Heard erano false.

Questo è uno degli aspetti più interessanti, perché negli Stati Uniti la Costituzione difende il diritto di espressione e dunque è molto difficile che una persona pubblica possa vincere una causa nella quale tenta di dimostrare di essere stato diffamato. La causa, infatti, che Depp aveva intentato contro il Sun nel 2018 – che aveva pubblicato un articolo contro di lui definendolo un picchiatore domestico – è stata persa.

Anche in questo caso – contro Amber Heard – il rischio che la sua richiesta venisse respinta era concreto ma, invece, la giuria, formata da sette persone, gli ha dato ragione su tutto.

La giuria ha affermato che Depp è stato diffamato e lo è stato con dolo; perciò merita di essere risarcito con 10,4 milioni di dollari. Lui aveva chiesto 50 milioni.

Cos’è la diffamazione con dolo?

Significa che una persona usa informazioni false e pretestuose al solo scopo di distruggere la tua creatività o la tua carriera.

Inoltre, la misura del risarcimento dimostra che una parte del suo lavoro è stato rovinato dalle dichiarazioni della ex moglie e questo pone un problema anche sulle vicende di altre persone. Ad esempio Woody Allen diffamato senza prove e che non ha più potuto distribuire i suoi film in USA.

Woody Allen
Woody Allen

Inoltre, si pone un’altra questione sulla violenza nei confronti delle donne.

Quante e quali prove sono state considerate false e perché?

Riflessione finale

Ma l’aspetto più impressionante è il potere dei social e il modo in cui i fan di Depp lo hanno seguito in questa battaglia; quasi come se fossimo al Colosseo in cui uno dei due combattenti alla fine muore.

I fan lo hanno sostenuto via etere in tutti i modi possibili: facendo rimbalzare i video, commentandoli, attaccando la Heard, addirittura glorificando gli avvocati.

Quanti di quei video sono stati studiati affinché, generassero questa colossale onda di sostegno?

E come è possibile che una persona ormai fuori dalla scena, benché, ancora famoso, riesca a ribaltare a suo favore il fango che gli è stato gettato addosso?

E quanto la giuria è stata influenzata da questo assalto senza precedenti dei social?

Comunque sia, la sentenza crea un precedente nella giurisprudenza americana e apre una serie di questioni su come i social possano influire sulla vita di una persona.

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Milan, calcio: Storia del Milan https://cultura.biografieonline.it/milan-calcio-storia/ https://cultura.biografieonline.it/milan-calcio-storia/#comments Sun, 22 May 2022 18:32:26 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4345 Che cosa ha portato il Milan a diventare una delle squadre di calcio più seguite in Italia ed una delle più forti in Europa? A contribuire alla forza di questo gruppo sportivo sono stati i vari calciatori, presidenti e allenatori che si sono avvicendati scommettendo nelle enormi potenzialità della squadra. Per ricostruire la storia dell’A.C. Milan dobbiamo risalire indietro nel tempo, alla fondazione ufficiale del “Milan Foot-Ball and Cricket Club”, che avviene presumibilmente il 13 o il 16 dicembre 1899.

Storia del Milan
Storia del Milan

E’ certo invece che il 18 dicembre 1899 La Gazzetta dello Sport rende nota la sua nascita: i soci fondatori fanno parte di un gruppo di inglesi e italiani animati dalla passione per il gioco del calcio e del cricket. Inizialmente la sede viene fissata in Via Berchet, a Torino, presso la Fiaschetteria Toscana.

L’attività ufficiale della squadra comincia con una partita contro l’F.C. Torinese, poi nel 1900/1901 arriva il primo scudetto, seguito dal secondo (nella stagione 1905/1906) e nella stagione successiva se ne aggiunge anche un terzo. Intanto la società comincia ad avere qualche problema interno: un gruppo di soci si stacca dalla compagine iniziale e fonda la società “Football Club Internazionale Milano”, oggi conosciuta da tutti come Inter.

Nel 1919 la società prende il nome di “Milan Football Club”: pur ottenendo buoni risultati, avvalendosi di grandi giocatori in campo (quali Giuseppe Meazza e Aldo Boffi), la squadra non riesce a superare il terzo posto, rimanendo fermo a metà classifica, dietro all’Inter e al Bologna. In questo periodo la società sportiva viene affidata a Piero Pirelli: durante la sua lunga presidenza viene inaugurato lo Stadio di San Siro, nel 1926. Dopo una serie di cambiamenti nella denominazione, si arriva nel 1945 alla nascita dell’Associazione Calcio Milan. Intanto Umberto Trabattoni dirige la squadra dal 1940 al 1954: il Milan però in questi anni va avanti tra alti e bassi, senza mai spiccare veramente il volo.

Il Milan vince lo scudetto nel 1956/1957, mentre è guidato dal Presidente Gipo Viani. La squadra può contare su una rosa di giocatori di grande livello, ai quali nel 1958 ai aggiunge anche Josè Altafini, il giocatore brasiliano che conquista subito il cuore dei tifosi. Questo è uno dei momenti d’oro del Milan, che vince il titolo sconfiggendo la Fiorentina. Il decennio successivo (1960-1970) è caratterizzato dalla presenza di molti calciatori italiani che si impongono a livello internazionale con la loro bravura (è il caso d Gianni Rivera).

Gianni Rivera
Gianni Rivera

Nel 1963 la Società cambia ancora nome in “Milan Associazione Sportiva”. Il risultato più importante di questo periodo è la conquista della Coppa dei Campioni, che avviene nella stagione 1962/63: il Benfica viene sconfitto in finale dal Milan per due gol ad uno. Il capitano che alza la coppa al cielo è Cesare Maldini. Nel 1967/68 il Milan vince lo scudetto, la Coppa dei Campioni ed anche la sua prima Coppa intercontinentale. Il Pallone d’Oro viene riconosciuto al mitico Gianni Rivera.

Gli anni Settanta non rappresentano un buon periodo per il Milan, che raccoglie ben poche soddisfazioni. Gianni Rivera in questi anni lascia il calcio, ma resta nella società milanista ricoprendo il ruolo di Vice Presidente. Gli anni Ottanta non sono granché, ma i tifosi li ricordano soprattutto per l’esordio del giocatore Paolo Maldini.

Nel 1986 Silvio Berlusconi diventa Presidente del Milan, e decide di ridare smalto alla squadra. A quanto pare ci riesce, perché nel 1987 il Milan va alla riscossa. Il Milan conquista l’undicesimo scudetto, schierando in campo gli olandesi Gullit e Van Basten.

Nel 1988/1989 il Milan conquista la Coppa dei Campioni a Barcellona. Con la guida di Arrigo Sacchi in panchina e Franco Baresi in campo, conquista due volte la Coppa Intercontinentale. Nel 1992/93 subentra Fabio Capello, che porta il Milan alla conquista di quattro scudetti, una Supercoppa Europea, tre Supercoppe di Lega e una Champions League. Davvero un bel traguardo per la squadra rossonera!

Negli anni Novanta in panchina si avvicendano diversi tecnici, ma la squadra decolla solo con Paolo Zaccheroni: nel 1999 il Milan ottiene il suo sedicesimo scudetto. Un altro tecnico che ha segnato la storia della società calcistica rossonera è Carlo Ancelotti: il suo arrivo apre nuovi scenari e la conquista di altri trofei. Nel 2009/2010 come allenatore subentra Leonardo, che vanta  un passato da calciatore (sempre nella compagine milanista).

Il dopo-Leonardo schiera in campo alcune stelle del calcio come Ronaldinho e Pato, due calciatori scelti dal Presidente Berlusconi. Da allora la stagione d’oro del Milan è in pieno svolgimento: di certo la squadra ha scritto e scriverà ancora pagine memorabili nella storia calcistica italiana e mondiale.

Nell’estate del 2016 la società viene venduta a una cordata di aziende orientali, perlopiù cinesi. Dopo varie vicissitudini necessarie al perfezionamento dell’accordo economico, diventa formalmente cinese nel mese di aprile 2017: dopo 31 anni finisce così l’era di Berlusconi. Il nuovo presidente è l’imprenditore cinese Yonghong Li.

Nel 2022 il Milan vince il suo scudetto N° 19 grazie alla guida dell’allenatore Stefano Pioli.

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Giro delle Fiandre: storia, percorsi, successi e curiosità https://cultura.biografieonline.it/giro-fiandre-storia/ https://cultura.biografieonline.it/giro-fiandre-storia/#respond Tue, 22 Mar 2022 16:05:22 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=39591 Il Giro delle Fiandre (Ronde van Vlaanderen in fiammingo) è una delle cosiddette 5 classiche monumento del ciclismo su strada. Le altre corse che ne fanno parte sono:

  • Milano-Sanremo
  • Parigi-Roubaix
  • Liegi-Bastogne-Liegi
  • Giro di Lombardia.

Molti considerano il Giro delle Fiandre l’università del ciclismo e per almeno 3 buoni motivi.

  1. In primo luogo si disputa nella parte fiamminga del Belgio, dove il ciclismo è considerato poco meno di una religione.
  2. In secondo luogo è celebre per i cosiddetti muri – salite brevi ma spesso ripidissime – e i pavé, dove i più forti possono fare la differenza.
  3. Ed è proprio questo il terzo punto: raramente il Fiandre “laurea” un carneade, perché per vincere una gara alla quale puntano tutti i migliori specialisti, belgi e non solo, e per di più su un percorso così duro, è necessaria tanta tanta classe e una condizione di forma al top.
Giro delle Fiandre illustrazione

La storia del Giro delle Fiandre

La prima edizione del Fiandre si è corsa il 25 maggio 1913. La fama e l’importanza della gara sono cresciute progressivamente fino a portarla definitivamente nel novero delle classiche del nord, le gare che si svolgono in primavera in Belgio, Olanda e Francia settentrionale. È anzi la prima classica del Nord in calendario e precede di una settimana la Parigi – Roubaix.

Ad avere iscritto più volte il proprio nome nell’albo d’oro, con tre trionfi a testa, sono:

  • Achiel Buysse
  • Fiorenzo Magni
  • Eric Leman
  • Johan Museeuw
  • Tom Boonen
  • Fabian Cancellara.

Il toscano Magni è l’unico riuscito nell’impresa di ottenere le sue tre vittorie in modo consecutivo.

I belgi, da soli, nel primo secolo di storia di questa corsa hanno vinto il Fiandre un numero di volte quasi doppio rispetto ai corridori di tutti gli altri Paesi messi insieme. Ciò a conferma di quanto sia difficile primeggiare per chi non è nato da queste parti e non ha quindi l’abitudine a correre sui muri, con il vento, la pioggia e il gelo delle Fiandre.

Il percorso

Nelle prime edizioni il percorso superava ampiamente i 300 chilometri andando a toccare tutte le principali città del Belgio fiammingo.

In anni più recenti lo si è ridotto a “soli” 250-260 chilometri.

A differenza di gare come la Milano – Sanremo, il percorso varia spesso, anche perché le condizioni dei muri richiedono una manutenzione frequente; non è scontato che tutti i muri siano percorribili il giorno della corsa.

Negli anni a cavallo tra la fine dei 2010 e l’inizio dei 2020 l’arrivo è spesso fissato a Oudenaarde, cittadina sul fiume Schelda.

Il muro simbolo della corsa

Il simbolo della corsa è probabilmente il Muro di Grammont, o Muur van Geraardsbergen in fiammingo, come amava ricordare Adriano De Zan nelle sue appassionate telecronache, o anche Kapelmuur perché giusto in cima c’è una piccola chiesa.

E’ simbolico sia per la difficoltà dell’ascesa, che tocca anche la pendenza del 20%, sia perché in questo tratto si sono spesso decise le sorti della corsa, magari dopo duelli epici.

Un duello epico fu quello del 2010: lo svizzero Fabian Cancellara staccò l’idolo di casa Tom Boonen e si involò per cogliere il 1° dei suoi 3 successi: fu un trionfo clamoroso – ma non scevro di polemiche.

Cancellara Fiandre 2010
Fabian Cancellara sul pavé del Fiandre 2010 con moltissimi tifosi che lo incitano

Altri muri quasi altrettanto famosi e spettacolari sono:

  • l’Oude Kwaremont
  • il Paterberg
  • il brutale Koppenberg, che tocca il 22% di pendenza!

I tifosi

Sono tanti gli aneddoti sui tifosi che circondano questa corsa. Ogni storia testimonia l’infinita passione dei fiamminghi per il ciclismo e per il “loro” Giro delle Fiandre in particolare.

Si dice che fra i tifosi assiepati ai margini delle strade la birra – bevanda tradizionale del paese – scorra a fiumi e l’odore degli hotdog impregni l’aria per ore. Ma non tutti i tifosi sono “stanziali”: ci sono autentiche gare per riuscire a vedere più volte il passaggio degli atleti; e per riuscirci i tifosi si spostano in macchina da un punto all’altro del percorso.

Ovviamente non possono percorrere le stesse strade dei corridori e sono quindi costretti a studiare alternative che includono stradine di campagna a malapena transitabili.

Il colore predominante lungo tutto il percorso è decisamente il giallo, non solo quello dorato delle birre ma anche e soprattutto quello del leone fiammingo: la bandiera delle Fiandre rappresenta un leone nero in campo, appunto, giallo.

Bandiera delle Fiandre - Flanders flag
La bandiera delle Fiandre: un leone nero con lingua e artigli rossi campeggia sullo sfondo giallo

I vincitori italiani

Quando Fiorenzo Magni partì per andare a cogliere il suo primo trionfo, i corridori italiani non erano considerati adatti alle corse del Nord, tanto che non solo non vi partecipavano, ma nemmeno le conoscevano in dettaglio. La stessa squadra del toscano, la Willier Triestina, gli accordò il permesso di partecipare ma senza garantirgli alcun supporto.

Così Magni partì in treno, con la sua bicicletta e un unico gregario. Vinse la volata finale dopo 7 ore e 20 minuti di gara. Era il 10 aprile 1949.

Gli altri due successi consecutivi (1950 e 1951), ottenuti entrambi per distacco, gli valsero il soprannome di Leone delle Fiandre.

Il fenomenale “terzo uomo” del ciclismo italiano (chiamato così perché considerato tra i grandissimi della sua epoca, dopo Fausto Coppi e Gino Bartali) aveva uno spaventoso furore agonistico. Era un passista di rara potenza e si trovava perfettamente a suo agio nel gelo e nella pioggia, condizioni che spesso caratterizzano le Fiandre a inizio aprile.

Fiorenzo Magni - Fiandre 1951 - Tuttosport
La prima pagina del quotidiano sportivo Tuttosport (3 aprile 1951) con Fiorenzo Magni vincitore del Giro delle Fiandre

Il secondo italiano a imporsi fu il veneto Dino Zandegù, nel 1967.

Bisognerà poi aspettare fino al 1990 per un nuovo trionfo italiano. Quello di Moreno Argentin, che vinse al termine di una fuga a due con il belga Dhaenens.

Quattro anni (1994) dopo si parlò di Pasqua di resurrezione perché, alla fine di una splendida corsa che aveva chiamato allo scoperto molto presto i grandi favoriti, si impose Gianni Bugno, “risorgendo” da un periodo buio, con un contestatissimo sprint sul belga Museeuw; altro campione che su queste strade ha scritto pagine importanti.

Poco sofferta nel 1996 la vittoria del toscano Michele Bartoli, per quanto agevole possa essere un trionfo al Fiandre, in considerazione della straordinaria superiorità del toscano.

Il primo decennio del 2000 vide diverse vittorie tricolori: Gianluca Bortolami nel 2001; Andrea Tafi nel 2002; il veneto Alessandro Ballan vinse nel 2007 e l’anno successivo sarebbe diventato campione del mondo a Varese.

Nel 2019 vinse a sorpresa Alberto Bettiol, staccando di forza gli avversari con un’irresistibile progressione sull’Oude Kwaremont.

Le donne

Dal 2004 si disputa anche la corsa femminile, nello stesso giorno e sulle stesse strade degli uomini, sia pure su un chilometraggio ridotto.

La prima edizione fu vinta dalla russa Zul’fija Zabirova.

Le azzurre non si sono però limitate a fare da comprimarie e possono vantare già 2 successi. La prima vittoria risale al 2015 (edizione corsa su un totale di 145 chilometri) quando una Elisa Longo-Borghini realmente in stato di grazia salutò una compagnia comprendente tutte le più forti a 20 chilometri dall’arrivo, per non essere più rivista fino al traguardo.

Nel 2019 fu la campionessa europea in carica, Marta Bastianelli, a replicare: fulminò in volata due fuoriclasse come Annemiek van Vleuten e Cecilie Ludwig.

Fiandre 2019 - Alberto Bettiol e Marta Bastianelli
Al Fiandre 2019 i vincitori sono entrambe italiani: Alberto Bettiol e Marta Bastianelli

Sito ufficiale

Se state pianificando una gita e un viaggio in Belgio per assistere alla gara o addirittura pedalare lungo i percorsi del Giro delle Fiandre, vi consigliamo di visitare il sito ufficiale Visit Flanders.

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