brand Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 16 Aug 2024 16:37:51 +0000 it-IT hourly 1 Adidas: storia del marchio e 3 curiosità https://cultura.biografieonline.it/adidas-storia/ https://cultura.biografieonline.it/adidas-storia/#comments Fri, 16 Aug 2024 15:57:37 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2945 La storia dell’Adidas prende il via nel 1920, a Herzogenaurach, una piccola località non lontana da Norimberga, in Germania. Qui, Adolf Dassler comincia a pensare a realizzare delle scarpe specifiche per fare sport: si tratta di una novità assoluta, che diventa ancora più importante quando Adolf pensa a scarpe specifiche per ogni sport. Dassler, quindi, pianifica la creazione di scarpe pensate per l’atletica: egli, infatti, è a sua volta un atleta, e nel giro di poco tempo dimostra a tutti la qualità delle sue intuizioni.

Logo Adidas
Logo Adidas

Le scarpe alle Olimpiadi

Così, in occasione delle Olimpiadi di Amsterdam in scena nel 1928, gli atleti in gara indossano per la prima volta delle scarpe munite di “spikes”, vale a dire tacchetti, in grado di regalare prestazioni eccezionali grazie a una migliore presa rispetto alle calzature tradizionali.

Jesse Owens
Jesse Owens (1936)

La prima atleta ad aggiudicarsi una medaglia d’oro indossando scarpe nate dall’ingegno di Adolf è Lina Radke, che vince gli ottocento metri stabilendo il nuovo primato mondiale. Dassler, così, riesce a far conoscere in tutto il mondo le sue creazioni, dopo aver aperto, quattro anni prima (nel 1924) insieme al fratello Rudolf Dassler, la “Fabbrica di Scarpe dei fratelli Dassler” (Gebrueder Dassler Schulfabrik), un negozio che vende articoli sportivi.

Dassler ottiene grandi soddisfazioni grazie alle sue idee, e così inizia a pensare anche a scarpe per altri sport: nel 1931, per esempio, è la volta delle scarpe da tennis. Alle Olimpiadi di Berlino del 1936 il campione Jesse Owens indossa scarpe firmate da Dassler, ed è anche grazie a esse che conquista quattro ori a cinque cerchi.

Adidas e Puma

L’anno successivo, la scarpe Dassler possono essere utilizzate in undici sport differenti, per un totale di trenta modelli: la scarpa sportiva moderna è ormai famosa. Le cose, tuttavia, vanno bene dal punto di vista professionale, ma non da quello personale: Adolf, infatti, continua a litigare con suo fratello Rudolf, anche a proposito delle modalità di gestione dell’azienda. I due, così, rompono e si separano: ognuno decide di fondare una propria azienda.

È il 1948: Rudolf fonda una fabbrica chiamata Puma, mentre Adolf dà ufficialmente vita all’Adidas il 18 agosto 1949: il nome Adidas arriva da Adi, il soprannome con cui Adolf viene chiamato dagli amici, e dalle prime tre lettere del suo cognome.

Adolf Dassler mentre sistema i tacchetti di un paio di scarpe da calcio
Adolf Dassler mentre sistema i tacchetti di un paio di scarpe da calcio

Costantemente impegnato nello sviluppo della nuova azienda, Dassler si dedica in particolar modo alle scarpe da calcio, e così nel 1950 dà vita alle Adidas Samba, progettate in maniera particolare per gli allenamenti quotidiani dei giocatori. Ai Campionati del Mondo di Svizzera 1954 i giocatori della Nazionale tedesca calzano scarpe Adidas: a Berna, in occasione della finale, c’è anche Adolf, che alla fine del primo tempo si precipita negli spogliatoi per modificare la forma dei tacchetti e adattarli al terreno bagnato dalla pioggia.

La Germania sconfiggerà l’Ungheria e si laureerà campione del mondo, e Dassler, in virtù dei tacchetti intercambiabili delle sue scarpe, diventerà un eroe al pari dei calciatori.

L’invenzione delle sponsorizzazioni sportive

Adidas inventa, nel contempo, la sponsorizzazione sportiva, e si pubblicizza grazie ai calciatori che equipaggia. Per la fabbrica tedesca viene addirittura inventato il retronimo “All Day I Dream About Sports”, a dimostrazione della sua fama, confermata – per altro – dal fatto che più del 70 % degli atleti che partecipano alle Olimpiadi di Roma vestono Adidas. Vestono, perché nel frattempo si è deciso di puntare anche sull’abbigliamento sportivo: ne sono testimonial, tra gli altri, anche Dick Fosbury, Muhammad Ali, Franz Beckenbauer, il già citato Jesse Owens e Sepp Herberger.

Adidas Strisce

Adidas così inizia, progressivamente, a prendere le caratteristiche che oggi le riconosciamo: per esempio le tre strisce laterali, pensate per favorire la stabilità delle scarpe, e che nel giro di poco tempo divengono un segno riconoscibile del marchio Adidas, al punto da essere riprese anche nei capi di abbigliamento.

Le sponsorizzazioni della casa tedesca vanno oltre lo sport, come dimostrano i vestiti sportivi di Bob Marley: la moda detta legge, e l’idea di sponsorizzare un personaggio famoso (non necessariamente uno sportivo, ma anche un musicista) garantendosi i diritti esclusivi per la sua immagine rappresenta un’intuizione fantastica.

Adidas Bob Marley
Adidas Bob Marley

Il genio di Adolf Dassler

La mano di Adolf, in ogni caso, si rivela indispensabile anche nel momento in cui Adidas diventa una macchina da centinaia di milioni di dollari.

Per esempio, durante le Olimpiadi di Montreal 1976.

Dassler sta guardando in tv le batterie di qualificazione dei quattrocento metri piani: nota nel movimento del cubano Alberto Juantorena qualcosa di strano, uno scivolamento verso l’esterno nelle curve. Adolf chiama i tecnici inviati in Canada per far sì che controllino le scarpe dell’atleta centroamericano: i chiodi regolabili singolarmente, novità messa a punto da Adolf per le Olimpiadi canadesi, sono stati involontariamente manomessi, e la loro altezza è stata aumentata.

Ad accorgersene non è stato Juantorena, ma Dassler, dall’altra parte del mondo, attraverso uno schermo televisivo.

È la conferma del genio.

Una fotografia firmata Adi Dassler
Una fotografia firmata Adi Dassler

Adolf Dassler muore due anni dopo, il 6 settembre 1978, lasciando al mondo un’eredità di circa settecento brevetti.

Adidas, naturalmente, continua la sua cavalcata anche senza il suo fondatore. Oggi l’azienda tedesca è uno dei leader nel settore, e, dopo aver acquistato l’inglese Reebok, è seconda solo al gigante Nike.

Un modello Adidas Samba
Un modello Adidas Samba

I modelli storici di Adidas sono sempre più in voga, grazie alla voglia di vintage dei consumatori, e nel catalogo della casa tedesca resistono modelli come Campus, SuperStar e Samba che hanno fatto la storia per decenni, con fantasie e colori differenti.

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Storia della Nutella https://cultura.biografieonline.it/nutella/ https://cultura.biografieonline.it/nutella/#comments Fri, 19 Apr 2013 23:04:53 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=6886 Il 20 aprile del 1964 veniva confezionato il primo barattolo di Nutella all’interno della fabbrica della famiglia Ferrero ad Alba. La storia della Nutella e della sua ricetta sono legate al territorio in cui la famosa crema a base di nocciole venne pensata, immaginata e creata.

Infatti, l’origine degli ingredienti della Nutella sono legati al cioccolato formato dal gianduia, composto da pasta alle nocciole, un alimento che fu molto utilizzato in Piemonte nel periodo fra le due guerre, in cui le tasse sul cacao di importazione rendevano il suo acquisto assai oneroso.

Nutella

Fu Pietro Ferrero, storico fondatore dell’azienda di famiglia e pasticcere ingegnoso a preparare la pasta di gianduia che in seguito venne rielaborata in crema di cioccolato e nocciole.

Nutella, una vecchia pubblicità
Un esempio di pubblicità Nutella, probabilmente degli anni ’70-’80

L’idea di Pietro era quella di fornire un alimento sano e gustoso a coloro che non potevano permettersi di acquistare dolci o alimenti più costosi di quelli base come il pane e le verdure. Pietro utilizzò il cioccolato composto dalle nocciole per creare dolci che ebbero subito successo fra la clientela della sua pasticceria. Il figlio di Pietro, Michele Ferrero, rese la Nutella famosa in tutto Europa, iniziando a commercializzarla in quantità industriale all’inizio degli anni ‘60.

Gli anni ’60

Il confezionamento del primo barattolo risale come detto al 20 aprile del 1964: la storia della Nutella ricorda come uscì con un logo e un’etichetta che ne definivano l’identità, che avrebbe acceso il desiderio e la fantasia di molti bambini e adulti, rendendo questo prodotto alimentare un fenomeno sociale e culturale, nel senso della diffusione del suo nome nel cinema, nei libri e nelle canzoni.

Da allora la famiglia Ferrero diffuse la Nutella in tutto il mondo rendendola un marchio icona del Made in Italy.

Ma come tutti i prodotti inventati da un’imprenditoria spesso geniale e che ha inventato marchi unici nel mondo, anche la Nutella appassiona non solo per il suo gusto e il suo sapore ma anche per l’intelligente unione fra cibo e divertimento, fra contenuto e contenitore che negli anni ha permesso alla famiglia Ferrero di costruire un industria dolciaria fra le più importanti d’Europa.

Oggigiorno i moderni food blog pubblicano innumerevoli ricette a base di Nutella, tutte golose e molto apprezzate dal pubblico di ogni età.

Il World Nutella Day

Dal 2007 è stato istituita una giornata mondiale celebrativa, il World Nutella Day: si festeggia ogni 5 febbraio.

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Nike – Breve storia https://cultura.biografieonline.it/storia-della-nike/ https://cultura.biografieonline.it/storia-della-nike/#comments Thu, 05 Jul 2012 12:20:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2952 Nike, la storia dell’azienda

La Nike nasce il 25 gennaio del 1967, nel momento in cui lo studente di economia Phil Knight e l’allenatore della Oregon University Bill Bowerman costituiscono un marchio che importi dal Giappone scarpe sportive: il nome “Nike” viene scelto a richiamare la dea omonima della mitologia greca, simbolo della vittoria.

Il logo NIKE, uno dei più riconoscibili e conosciuti
Il logo NIKE, uno dei più riconoscibili e conosciuti

Le origini dell’azienda, tuttavia, vanno fatte risalire a qualche anno prima, quando Knight apprende da una ricerca di mercato che i prodotti giapponesi hanno delle potenzialità eccezionali sul mercato statunitense, soprattutto per quel che riguarda l’alta tecnologia e le scarpe di atletica. Per questo motivo, nel 1962, insieme con Bowerman egli dà vita alla Brs, Blue Ribbon Sports, costata 500 dollari a entrambi. Attraverso questa società, prende il via la commercializzazione di calzature sportive, che in Giappone sono prodotte da Onitsuka Tiger. Il successo sul mercato statunitense è pressoché immediato, così che Brs decide di dare il via a una linea di produzione propria.

Con la nascita della Nike, la collaborazione con Tiger termina, e i risultati si vedono: nel 1971 i ricavi sono nell’ordine dei due milioni di dollari, a fronte degli 8mila dollari dei primi tempi. Nello stesso anno, per altro, la Nike si dota del suo logo simbolo, vale a dire lo “Swoosh”. Esso viene creato da una studentessa della Portland State University, Carolyn Davidson, che segue il corso di grafica, e che realizza il logo su richiesta esplicita di Knight.

Lo swoosh Nike

Lo “Swoosh” richiama la Nike di Samotracia, della quale rappresenta una stilizzazione. La Davidson accetta di lavorare al progetto a un prezzo di due dollari l’ora, quindi presenta l’idea vincente. Lo “Swoosh”, il cui valore è attualmente inestimabile, viene pagato alla studentessa solo 35 dollari (ma undici anni più tardi la Davidson riceverà da Knight numerose azioni dell’azienda e un anello d’oro in segno di gratitudine).

Nike di Samotracia
Nike di Samotracia: il simbolo Nike si rifà al movimento curvo della celebre scultura

Gli anni ’70

Negli anni Settanta, intanto, l’azienda si sottopone a un restyling del sistema produttivo, espandendosi a livello internazionale soprattutto in Australia e, in virtù di accordi di licensing, in Corea e a Taiwan. Il 1978 è l’anno della nascita ufficiale di Nike Inc., ma anche del primo contratto di sponsorizzazione siglato con un grande personaggio sportivo, il tennista John McEnroe.

YouTube Video

L’anno successivo, invece, viene messa in commercio Tailwind, vale a dire la prima scarpa da corsa che può contare su Nike-air, il sistema di ammortizzazione brevettato dalla casa americana: una tecnologia che in seguito verrà impiegata per l’intera produzione Nike, migliorata e integrata costantemente, e diventerà il reale punto di forza delle calzature statunitensi.

Nel 1979 Nike copre una fetta eccezionale del mercato statunitense, pari al 50 % nel settore delle scarpe da corsa, e presenta un fatturato di circa 150milioni di dollari. L’azienda, che impiega poco più di 2700 dipendenti, viene quotata in borsa l’anno seguente, con due milioni di azioni ordinarie come offerta al pubblico. Il momento economico è senza dubbio felice, e lo confermano i 270 milioni di dollari di ricavi.

Gli anni ’80

Ormai nel panorama internazionale Nike International Ltd. ricopre un ruolo fondamentale: le esportazioni in più di quaranta Paesi permettono, nel 1984, di sfiorare il miliardo di dollari di fatturato. Alla crescita economica non può che corrispondere, naturalmente, una crescita di prestigio. Merito anche degli atleti sponsorizzati Nike, che ottengono risultati di altissimo livello: da Carl Lewis e Joan Benoit, senza dimenticare Alberto Salazar, vincitore della maratona di New York.

Il 1988 è un anno fondamentale per due motivi: sia perché si supera il miliardo di ricavi (passando dagli 877 milioni di dollari del 1987 ai 1200 milioni dell’anno successivo), sia perché prende il via “Just do it”, la campagna pubblicitaria più importante del marchio americano. Si tratta di un’incitazione semplice ma efficace, che invita le persone a lavorare e faticare per non perdere di vista i propri sogni.

Mentre gli anni Ottanta si concludono con un fatturato superiore ai due miliardi di dollari (merito anche dei 5300 dipendenti sparsi in tutto il mondo), gli anni Novanta si aprono con un’espansione geografica ancora più forte.

Gli anni ’90

L’impegno verso temi ambientali e sociali viene affiancato alla ricerca di nuovi prodotti, come le calzature per il fitness e per l’attività fisica da effettuare negli ambienti chiusi. Nell’ultimo decennio del Novecento, inoltre, lo sponsor Nike campeggia sull’abbigliamento dei campioni più conosciuti: Pete Sampras e Andre Agassi nel tennis, Michael Jordan nella pallacanestro, Michael Johnson e Carl Lewis nell’atletica, la nazionale brasiliana di Ronaldo nel calcio.

Foto di Andre Agassi
Una foto di Andre Agassi negli anni ’90

Diversi programmi improntati alla sensibilizzazione ambientale vengono promossi, anche attraverso il Codice di Condotta istituito nel 1992, che obbliga tutti i licenziatari e partner Nike del mondo a garantire precisi standard di comportamento che assicurino un livello salariare adeguato ai dipendenti. La responsabilità sociale dell’azienda trova conferma anche in PLAY, progetto il cui acronimo significa “Participate in the lives of America’s youth”, che si propone di sostenere attività ricreative e sportive tra le generazioni più giovani.

Anni recenti

Annualmente, Nike regala a organizzazioni no profit il 3% del fatturato mondiale: una beneficenza effettuata tramite denaro o prodotti specifici. Solo nel 2004, la somma complessivamente donata supera i 37 milioni di dollari. Nello stesso anno, per altro, viene lanciato Livestrong, il braccialetto giallo messo in commercio dalla “Lance Armstrong Foundation”, la fondazione dell’ex ciclista Lance Armstrong, finalizzata a finanziare la ricerca contro il cancro. Indossato in un primo momento soprattutto dagli sportivi, al Tour de France e agli Europei di calcio, il braccialetto si trasforma in una moda, esibita da divi dello spettacolo, calciatori e vip.

Nel frattempo, i ricavi economici hanno continuano a crescere: il 2004 si chiude con più di dodici miliardi di utili, e una crescita di più del 12% rispetto all’esercizio dell’anno prima. Nello stesso anno, Philip Knight, fondatore dell’azienda, lascia il proprio posto a William Perez, che diventa direttore esecutivo, Ceo e presidente; Knight conserva solo la carica di presidente del Cda.

Negli ultimi anni, Nike prosegue nel suo doppio progetto commerciale e sociale, mettendo al primo posto valori come l’innovazione, la creatività e l’impegno, in una costante ricerca che si propone di favorire l’ispirazione di ogni atleta nel mondo.

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