Petrarca Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 26 Apr 2024 15:46:52 +0000 it-IT hourly 1 Canta che ti passa: da dove deriva il modo di dire? https://cultura.biografieonline.it/perche-si-dice-canta-che-ti-passa/ https://cultura.biografieonline.it/perche-si-dice-canta-che-ti-passa/#respond Fri, 26 Apr 2024 15:05:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1740 Il modo di dire “canta che ti passa” pare che derivi da un incisione fatta su una trincea durante la Prima Guerra Mondiale da un soldato sconosciuto.

Piero Jahier

Piero Jahier, scrittore e poeta italiano nato nel 1884 e arruolato nel 1916 come volontario negli Alpini con il grado di sottotenente, lo cita nell’epigrafe della sua raccolta di Canti di soldato pubblicata nel 1919, che si ispira al periodo passato in trincea.

Nella raccolta, firmata con lo pseudonimo di Pietro Barba, Jahier parla del “buon consiglio che un fante compagno aveva graffiato nella parete della dolina: canta che ti passa”. Un modo di dire ai giorni nostri molto diffuso per invitare a superare con il canto le preoccupazioni che la vita quotidianamente presenta.

Tra l’altro è noto che nel Corpo militare degli Alpini vi sia una lunga tradizione di canti.

Il canto nell’antichità

La forza del canto è nota sin dall’antichità: Orfeo, figura della mitologia greca, con il suono della sua lira e del suo canto, ammansiva le bestie feroci, dava vita alle rocce e agli elementi della natura, resisteva alla forza seduttrice delle sirene.

Canta che ti passa
Incisione dell’artista Virgilius Solis raffigurante Orfeo – 16° secolo

Anche un verso del poeta e scrittore italiano Francesco Petrarca cita:

Perché cantando il duol si disacerba
(Canzoniere, XXIII, 4)

Cosa dice la scienza

Oggi, la scienza conferma quanto già intuito in passato: il canto ha effetti positivi sul corpo e sulla mente.

Riduce lo stress, l’ansia e la tensione, abbassa la pressione sanguigna e rinforza il sistema immunitario.

Inoltre, stimola la produzione di endorfine, le “molecole della felicità”, migliorando l’umore e il senso di benessere.

cantare in cucina - canta che ti passa

Quindi, la prossima volta che ti senti giù, prova a cantare! Potresti sorprenderti di quanto ti faccia bene.

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Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono, sonetto di Petrarca https://cultura.biografieonline.it/voi-ascoltate-rime-sparse-suono/ https://cultura.biografieonline.it/voi-ascoltate-rime-sparse-suono/#respond Sat, 13 May 2017 09:05:23 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22416 Il sonetto Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono, uno dei più importanti della produzione letteraria di Francesco Petrarca, è collocato in apertura al Canzoniere. Ha quindi una funzione importante. Il poeta enuncia il suo itinerario spirituale, dall’errore giovanile fino al pentimento e alla consapevolezza che i beni terreni sono evanescenti. Il componimento venne scritto probabilmente intorno al 1349-1350. Quindi, pochi anni dopo la morte di Laura. E’ il periodo in cui il poeta progettava di riunire in un unico libro tutte le rime sparse che aveva composto negli anni precedenti.

Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono, Petrarca

Il Canzoniere di Petrarca

Il Canzoniere, infatti, è la raccolta delle liriche in volgare di Petrarca, il cui titolo originario è Rerum vulgarium fragmenta (frammenti di cose in volgare). Essa è frutto di una grande opera di lavoro e sistemazione dei testi da parte dell’autore, che voleva strutturarla in modo da lasciare ai posteri una sua autobiografia ideale. Si tratta di una raccolta di 366 componimenti, per la maggior parte sonetti. Ma sono comprese anche ballate, canzoni, madrigali e sestine.

È suddiviso in due parti: le rime in vita e quelle in morte di Laura, avvenuta nel 1348. Questa data è significativa per Petrarca in quanto segna per lui un rinnovamento interiore. La prima parte della raccolta è infatti dedicata all’amore per la donna. La seconda invece ad un’immagine più spirituale di questo sentimento. Il tutto è percorso da un costante tormento interiore che gravava sullo spirito del poeta, diviso tra l’amore della donna e la sua condizione di chierico, che imponeva l’obbligo del celibato.

Il componimento in esame, Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono, offre quindi una chiave di lettura per l’intera opera, essendo posto in apertura di essa. Esso svolge non solo la funzione di introduzione ma anche quella di riepilogo dell’intero contenuto dell’opera.

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
di quei sospiri ond’io nudriva ’l core
in sul mio primo giovenile errore
quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono,

del vario stile in ch’io piango et ragiono
fra le vane speranze e ’l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.

Ma ben veggio or sì come al popol tutto
favola fui gran tempo, onde sovente
di me medesmo meco mi vergogno;

et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto,
e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.

Parafrasi

Voi che ascoltate in forma di versi sparsi il suono
di quei sospiri con i quali io nutrivo il mio cuore
durante il mio giovanile turbamento amoroso
quando ero in parte un altro uomo rispetto a quello che sono oggi,

dei diversi stili e metri nei quali esprimo il mio dolore e ne parlo
tra le vane speranze e l’inutile dolore,
qualora vi sia qualcuno che per esperienza conosca che cosa sia amore,
spero di trovare pietà e perdono.

Ma ora mi accorgo come io fui oggetto della derisione e delle risa della gente
per lungo tempo, per cui spesso di me stesso,
nel mio intimo, provo vergogna;

le conseguenze del mio vaneggiare sono la vergogna,
il pentimento e la consapevolezza che ciò che si desidera nel mondo
è un sogno che svanisce troppo presto.

Analisi del testo

La lirica è un sonetto, composto da 14 versi con il seguente schema di rime:

ABBA ABBA CDE CDE

Nella prima quartina il poeta si rivolge ai lettori attraverso il vocativo iniziale “voi”. Il pubblico che egli sceglie è chiaramente selezionato, di chiara ispirazione stilnovista (può capirlo solo chi è stato veramente innamorato). Qui introduce con la formula “rime sparse” il titolo dell’opera (rerum vulgarium fragmenta) e soprattutto la tematica: il turbamento amoroso (errore giovanile) che provava quando era un uomo diverso rispetto ad oggi.

Nella seconda quartina si rivolge a coloro che hanno provato il sentimento dell’amore almeno una volta nella vita e spera proprio che essi possano capirlo e perdonarlo.

Nella prima terzina invece si rende conto che il suo sentimento lo ha portato ad essere schernito dal popolo. Per questo prova vergogna di sé stesso. E’ un sentimento che poi lo porta ad pentimento (seconda terzina) e alla consapevolezza della vanità delle esperienze terrene.

La struttura sintattica delle quartine è molto elaborata. E’ presente il vocativo d’apertura (voi) seguito da una serie di subordinate, il cui soggetto è spesso l’io. Ci sono infatti molti verbi in prima persona proprio a partire dal verso 2, perché l’autore concentra la sua attenzione sul suo processo interiore, non nominando mai Laura esplicitamente.

Laura e Francesco Petrarca
Laura e Francesco Petrarca

Le terzine sono introdotte dalla avversativa “ma”, che segna il passaggio ad un momento diverso della vita e ad una diversa disposizione interiore.

Al verso 11 troviamo un’allitterazione delle m e una ripetizione dei pronomi di prima persona (me, medesmo, meco, mi). Nella terzina conclusiva si trovano una serie di coordinate per polisindeto (utilizzo di congiunzioni) che rappresentano graficamente l’angoscia del poeta. Le parole chiave sono sicuramente quelle appartenenti al campo semantico del vano, che domina la lirica.

Commento

Il sonetto rappresenta quindi a pieno la contrapposizione tra passato e presente, il dissidio che esiste nell’animo del poeta, diviso tra l’uomo del passato che ha peccato amando una donna e quello del presente che vuole riscattarsi e che si sta ravvedendo.

Ovviamente il processo non è ancora del tutto compiuto e il lettore avverte a pieno i sentimenti dell’autore, ancora turbato, e resosi conto della vanità delle cose terrene. Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono, è un sonetto essenziale per entrare nel mondo di Francesco Petrarca, dei suoi turbamenti e del suo stato d’animo.

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Pace non trovo et non ò da far guerra (Petrarca) https://cultura.biografieonline.it/pace-non-trovo-petrarca/ https://cultura.biografieonline.it/pace-non-trovo-petrarca/#respond Fri, 28 Apr 2017 09:06:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22333 La lirica Pace non trovo, et non ò da far guerra è uno dei più importanti componimenti scritti da Francesco Petrarca. Essa rappresenta a pieno il suo dissidio interiore. Questa composizione risale intorno al 1344-1345 ed è posizionata al numero 134 nella prima parte del Canzoniere. Nell’opera sono presenti le liriche dedicate a Laura ancora in vita. Il componimento che analizziamo qui, è ricco di artifici retorici e scelte stilistiche che sarebbero poi diventate un modello per tutti gli autori del Cinquecento.

Laura e Francesco Petrarca - Pace non trovo
Laura e il Poeta (autore anonimo): dettaglio dell’affresco presente nella casa di Francesco Petrarca ad Arquà Petrarca (Padova)

L’importanza del Canzoniere di Petrarca

Tutto il Canzoniere petrarchesco è diventato il principale ispiratore della lirica cinquecentesca e, in generale, un modello per i letterati italiani di tutte le epoche. La raccolta comprende 366 componimenti, per la maggior parte sonetti ma anche canzoni, sestine e ballate. Idealmente è suddiviso in due parti: la prima parte (fino al componimento n. 263) è dedicata alle rime scritte in vita di Laura. La seconda parte (dal componimento n. 264 al 364) raccoglie le rime scritte in morte di Laura.

In realtà i componimenti non sono stati scritti nell’ordine in cui si trovano all’interno della raccolta. E’ stato il poeta, nel corso delle numerose revisioni dell’opera, a volerli collocare non in ordine cronologico. In generale, il Canzoniere tratta dell’amore per Laura e della scissione interiore del poeta. Vista la sua condizione di chierico, egli si divide tra l’amore terreno per la donna e quello celeste. È una sorta di autobiografia ideale in poesia.

Pace non trovo, et non ò da far guerra

Pace non trovo, et non ò da far guerra;
e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio;
et volo sopra ’l cielo, et giaccio in terra;
et nulla stringo, et tutto ’l mondo abbraccio.

Tal m’à in pregion, che non m’apre né serra,
né per suo mi riten né scioglie il laccio;
et non m’ancide Amore, et non mi sferra,
né mi vuol vivo, né mi trae d’impaccio.

Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;
et bramo di perir, et cheggio aita;
et ò in odio me stesso, et amo altrui.

Pascomi di dolor, piangendo rido;
egualmente mi spiace morte et vita:
in questo stato son, donna, per voi.

Parafrasi

La lirica in esame rappresenta a pieno la scissione interiore di Petrarca. E’ una prova di grande virtuosismo poetico e stilistico. Il sonetto è composto da 14 endecasillabi con il seguente schema di rime

ABAB ABAB CDE CDE

Di seguito la parafrasi.

Non trovo pace e non ho armi per poter combattere;
ho paura e ho speranza e brucio e sono freddo come il ghiaccio;
volo nel cielo e resto a terra;
non stringo nulla tra le mie mani e abbraccio tutto il mondo.

Una certa persona, Laura, mi tiene prigioniero e non mi libera ma non mi rinchiude,
né mi trattiene come suo prigioniero né mi lascia libero;
Amore non mi uccide né mi libera dalle catene,
né mi vuole vivo né mi libera attraverso la morte.

Vedo pur non avendo gli occhi e grido senza avere lingua,
desidero morire eppure chiedo aiuto,
e odio me stesso e amo gli altri.

Mi nutro di dolore, rido piangendo;
odio la morte e la vita allo stesso modo:
donna, sono in questa condizione a causa vostra.

Analisi

Il testo di Pace non trovo et non ò da far guerra è costruito su una serie di antitesi e di opposizioni, che occupano ciascun verso. Ogni verso, infatti, è diviso in due parti contrapposte e ha una pausa (cesura) molto intensa. Si apre con l’antitesi tra pace e guerra. I due termini pace e guerra sono collocati all’inizio e alla fine del primo verso in posizione di rilievo. Si conclude poi in maniera speculare al v. 13 con la presenza di morte e vita collocati in posizione incrociata.

Oltre alle numerose antitesi, sono presenti anche altre figure retoriche come due chiasmi (v. 1 pace – trovo – ò – guerra; v. 3 volo – cielo – giaccio – terra). Il ritmo dei versi è molto incisivo grazie alla presenza delle cesure. Ricorrono suoni duri come quello delle –r e le rime sono molto forti. Importante poi è la scelta stilistica del polisindeto, ovvero la presenza delle congiunzioni ricorrenti che collegano semanticamente i diversi periodi.

Commento

Il sonetto di Petrarca esprime uno stato d’animo molto frequente nel suo Canzoniere. Il poeta si sente sospeso tra due stati d’animo contrapposti e non riesce a scegliere e quindi a risolvere il suo dilemma interiore. Egli non trova pace ma non riesce neanche ad impegnarsi in una guerra. Prova speranza ma anche molta paura. Sente caldo e freddo contemporaneamente. Crede di toccare il cielo con un dito eppure cade sempre a terra. Sono tutte sensazioni tipiche di chi è innamorato, ma il poeta non può viverle a pieno perché è un chierico e deve quindi rispettare la regola del celibato.

La figura di Laura viene introdotta progressivamente nel testo, fino a quando compare definitivamente nell’ultimo verso come destinataria della poesia. Il sonetto, grazie alla potenza metrica e stilistica dell’autore, riesce così ad esprimere pienamente questa condizione di divisione e separazione. E lo fa in modo molto drammatico e duro. “Pace non trovo et non ò da far guerra” è un componimento fondamentale perché esemplificativo del dissidio interiore che Francesco Petrarca non riuscirà mai a risolvere, di cui è testimonianza tutto il suo Canzoniere.

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