Stefano Moraschini, Autore presso Cultura https://cultura.biografieonline.it/author/stefano-moraschini/ Canale del sito Biografieonline.it Thu, 25 Apr 2024 11:29:21 +0000 it-IT hourly 1 Vita e opere di Blaise Pascal: cronologia biografica https://cultura.biografieonline.it/pascal-cronologia-biografica/ https://cultura.biografieonline.it/pascal-cronologia-biografica/#respond Thu, 25 Apr 2024 11:02:20 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42023 1623, 19 giugno
Blaise Pascal nasce a Clermont-Ferrand. È il figlio secondogenito di Étienne Pascal, borghese agiato che esercita funzioni di un certo rilievo nel campo dell’amministrazione delle finanze, e di Antoinette Bégon. Sua sorella Gilberte, che scriverà un giorno una biografia del fratello destinata ad una grande celebrità, votando poi un culto esclusivo alla sua memoria e alla salvaguardia delle sue opere, è nata nel 1620.

Blaise Pascal
Blaise Pascal

1625
Nascita di Jacqueline Pascal: la sorella minore dividerà in parte le esperienze religiose del fratello, al quale sarà sempre molto legata, fino a ritirarsi un giorno nel convento di Port-Royal.

1626
Morte della madre. Étienne Pascal, vedovo con tre figli in tenera età, dedicherà una cura personale molto attenta alla loro educazione, senza affidarli ad estranei o a istituti di istruzione. Pascal non ha mai frequentato un collegio né ha avuto precettori.

1631
Étienne Pascal si trasferisce a Parigi. Blaise ha otto anni: la sua salute desta preoccupazioni fin dalla tenera infanzia.

1631-1639
Durante il primo soggiorno parigino, dagli otto ai sedici anni, Blaise Pascal dà avvio alla sua formazione culturale e scientifica. Grazie agli amici di suo padre (Mersenne, Roberval, Fermat, Le Pailleur) è ben presto ammesso, malgrado la sua giovane età, a frequentare le riunioni di un’accademia di scienziati (fondata da Marin Mersenne nel 1635) dando prova di una precocità straordinaria.

1638-1639
Il padre di Pascal, vagamente compromesso per un’azione di protesta contro Richelieu, si rifugia in Alvernia. Jacqueline (quattordici anni), che è stata scelta dal poeta Boisrobert per interpretare una parte in una commedia recitata dinanzi al Cardinale, ottiene da Richelieu il perdono per suo padre, che rientra a Parigi (marzo 1639).

1639, ottobre
Il padre di Pascal è nominato da Richelieu commissario straordinario per la riscossione delle imposte in Normandia. La famiglia si trasferisce a Rouen, dove Pascal soggiornerà dal 1639 al 1647. Vi farà, tra l’altro, la conoscenza di Corneille. Sua sorella Jacqueline, che ha doni poetici, otterrà nel 1640 un premio di poesia al concorso dei «Palinods» di Rouen.

1640
A diciassette anni, Pascal pubblica il suo primo scritto, di carattere scientifico: Essai sur les coniques (sotto forma di un manifesto di una sola pagina). Pubblicazione dell’Augustinus, del teologo olandese Giansenio (morto nel 1638). L’opera è censurata fin dal 1641 dall’Inquisizione e solennemente condannata nel 1643 da una bolla del papa Urbano VIII.

1641
Gilberte Pascal sposa Florin Périer (anch’egli funzionario dell’amministrazione delle finanze). Nel 1643 la coppia si stabilirà a Clermont-Ferrand, dove Gilberte passerà buona parte della sua vita. Nella casa dei Périer che, nel 1652, acquisteranno il castello di Bienassis, nelle vicinanze della cittadina alverniate, Pascal farà lunghi e ripetuti soggiorni.

1642
Nascita di Étienne Périer, figlio di Gilberte e di Florin Périer. Étienne Périer, che doveva morire a soli 38 anni, nel 1680, ha svolto un ruolo molto importante per la conservazione e la pubblicazione delle carte di suo zio. Affidato dalla madre al nonno per la sua educazione, ha trascorso molti anni nell’intimità della famiglia Pascal a Parigi, assicurandosi una funzione di testimonio privilegiato.

Pascal mette a punto una prima «macchina aritmetica» (una rudimentale macchina calcolatrice), che dovrebbe aiutare il padre, costretto dal suo lavoro di commissario straordinario per le imposte ad effettuare faticosi calcoli. Pascal continuerà a lavorare al perfezionamento della sua macchina, presentandola anche nei salotti, fino ad ottenere, nel 1649, un privilegio reale per l’esclusiva della sua fabbricazione.

Blaise Pascal

1643
Muore Jean Duvergier de Hauranne, abate di Saint-Cyran, il padre spirituale delle religiose di Port-Royal: Pascal compie vent’anni.

1646
gennaio-febbraio È l’anno della «prima conversione». Étienne Pascal, immobilizzato a seguito di una caduta, è assistito da due gentiluomini grandi ammiratori dell’abate di Saint-Cyran, che gli fanno conoscere le idee di Giansenio e del direttore spirituale di Port-Royal, e convincono in breve tutta la famiglia a «convertirsi» a una pratica religiosa più intensa. Blaise Pascal ha ventitré anni.

1646, ottobre
Pascal, che si occupa sempre intensamente di studi scientifici, rinnova a Rouen, con la collaborazione del padre, l’esperienza di Torricelli, a riprova della teoria circa l’esistenza del vuoto (che viene invece negata, su basi aprioristiche, dalla filosofia aristotelica).

1647
Pascal, che soffre di disturbi di difficile diagnosticazione, si trasferisce a Parigi con la sorella Jacqueline per potersi curare. Il padre rientrerà a sua volta a Parigi l’anno seguente.

Polemica con Descartes. Dopo che una serie di incontri con il celebre filosofo è valsa solo a far constatare le divergenze tra le reciproche posizioni sul problema del vuoto, Pascal attacca vivacemente il padre Noël, rettore del collegio dei Gesuiti di Clermont, che era stato uno dei maestri di Descartes.

1648
Redazione latina dell’Essai sur la génération des sections coniques. Pascal ripete a Parigi l’esperienza sul vuoto.

Pubblicazione del Récit de la grande expérience sur l’équilibre des liqueurs, relativo all’esperienza compiuta nel settembre di quell’anno da Florin Périer, su istruzioni di Pascal, simultaneamente a Clermont-Ferrand e sulla sommità del Puy-de-Dôme, per verificare l’ipotesi della possibilità di equilibrare il peso del mercurio con quello dell’atmosfera.

Primi contatti con Port-Royal: Pascal e sua sorella Jacqueline entrano in contatto con alcune delle personalità più in vista del monastero (la Mère Angélique, la Mère Agnès) e dei «Solitari» che fanno loro corona (Nicole, Arnauld, Singlin).

1649-1650
A causa dei disordini provocati dalla Fronda dei Principi, la famiglia Pascal si allontana da Parigi e si ritira a Clermont-Ferrand.

1650, febbraio
Morte di Descartes.

1651
Morte di Étienne Pascal (settembre). Pascal entra in possesso dell’eredità paterna.

Di ritorno a Parigi, Pascal riprende i suoi studi sul vuoto: rivendica la priorità delle sue ricerche in questo campo nella sua corrispondenza con Madame de Ribeyre e lavora a un Traité du vide, rimasto incompiuto.

1652
In gennaio, Jacqueline Pascal entra a Port-Royal. La cerimonia della vestizione ha luogo in maggio, quella della professione definitiva nel giugno dell’anno seguente. Pascal, che in un primo tempo si era rifiutato di versare alla sorella la somma necessaria per la costituzione, secondo l’uso, della «dote» della nuova suora, farà poi un lascito a tal fine al convento di Port-Royal, riservandosi per altro una rendita vita natural durante sulla somma versata.

Pascal fa conoscere la sua «macchina aritmetica», ulteriormente perfezionata, al pubblico elegante della capitale, nel salotto di Madame d’Aiguillon. Sono gli anni della parentesi mondana: Pascal ha trent’anni, è entrato in possesso del patrimonio paterno, frequenta attivamente i salotti (Madame de Sablé, il duca di Roannez, Méré, Mitton).

1653, maggio
Una bolla di Innocenzo X condanna cinque proposizioni su punti di fede considerate eretiche, ma senza attribuirle espressamente a Giansenio. È il punto di partenza della celebre polemica che opporrà Arnauld e i giansenisti, da una parte, e la Sorbona, appoggiata anche dai Gesuiti, dall’altra: i primi sostenendo che le cinque proposizioni non si ritrovano materialmente nell’Augustinus, i secondi che esse si evincono chiaramente dall’opera e dal pensiero di Giansenio.

1654
È l’anno della «seconda conversione». Pascal, che è reduce da alcuni viaggi in provincia (Clermont; nel Poitou), attraversa una crisi religiosa. Riavvicinamento con sua sorella Jacqueline. Nella notte del 23 novembre avrà l’«illuminazione», la cui eco è affidata al famoso Memoriale.

Tra luglio e ottobre, corrispondenza con il matematico Pierre Fermat, che ha scoperto i fondamenti teorici del calcolo delle probabilità, questione studiata anche da Pascal.

1655
Pascal fa un soggiorno a Port-Royal, con i Solitari che abitano nelle «Granges», una dipendenza del monastero nei dintorni di Parigi.

1656
Affare delle «Provinciali»: Arnauld, censurato dalla Sorbona per la questione delle cinque proposizioni e impegnato in una polemica, oltre che con la Facoltà di Teologia, anche contro i Gesuiti, chiede a Pascal di intervenire. Le diciotto «lettere di un provinciale», scritte da Pascal, ma sicuramente riviste dai maggiori esponenti di Port-Royal (Arnauld, Nicole), appaiono tra il gennaio 1656 e il giugno 1657, e saranno messe all’indice nel settembre di quell’anno. Affare della «Santa Spina»: il 24 marzo la nipote di Pascal, Margherita Périer, è guarita da una fistola lacrimale, a Port-Royal, grazie all’imposizione di una reliquia che si vorrebbe proveniente dalla corona di spine del Cristo. Pascal, fortemente impressionato dall’avvenimento, comincia a prendere degli appunti per alcune Lettres sur les miracles: è il punto di partenza del progetto, che maturerà negli anni seguenti, di una Apologia del Cristianesimo.

1657
Redazione degli Éléments de géométrie destinati agli allievi delle «Petites Écoles» di Port-Royal. Probabile redazione degli Écrits sur la grâce, che saranno pubblicati nel 1779.

Pascal collabora agli Écrits des curés de Paris, che criticano la casistica e la morale accomodante della Società di Gesù, e redige un Factum pour les curés de Paris.

1658
Continua la polemica con i Gesuiti.

Affare della «cicloide». Nel mese di giugno Pascal diffonde una lettera circolare, firmata con lo pseudonimo Amos Dettonville, che indice un concorso tra tutti i matematici d’Europa per la soluzione del problema della cicloide. Era previsto un premio in denaro, che non verrà attribuito, nessuno dei concorrenti avendo trovato la risposta escogitata da Pascal. Corrispondenza con Huygens, polemica con il gesuita Lalouère di Tolosa. Pascal espone le grandi linee del suo progetto di una Apologia del Cristianesimo ai suoi amici di Port-Royal nel corso di una conferenza svoltasi nel monastero.

Pascal scultura cicloide
Pascal studia la cicloide: ai suoi piedi le pagine sparse dei Pensieri, a destra il libro aperto delle Lettere provinciali. Scultura di Augustin Pajou (1730–1809), Museo del Louvre

1659
Pascal è ripreso dai disturbi di cui aveva sofferto a ventiquattro anni, e deve sospendere ogni attività di studio per alcuni mesi.

1660
Soggiorna in Alvernia, nel castello di Bienassis. Prosegue la redazione dei «petits traités»: a quest’anno risalgono probabilmente La Prière pour demander à Dieu le bon usage des maladies e i tre Discours sur la condition des grands; si assegnano al 1658 l’Art de persuader e l’Esprit géométrique.

1661
Affare del «Formulario»: le religiose di Port-Royal, che si erano rifiutate di firmare una dichiarazione di condanna di alcune proposizioni di Giansenio, messa a punto dall’assemblea del clero di Parigi fin dal 1658, e che tutti gli ecclesiastici della diocesi erano tenuti a sottoscrivere, finiscono col sottomettersi.
Dissenso di Pascal, raffreddamento dei rapporti con Port-Royal, segnatamente con Arnauld.
Morte di Jacqueline Pascal.

1662
Pascal mette a punto il progetto di un servizio pubblico di diligenze a pagamento, per il quale ottiene delle lettere patenti. La prima linea del nuovo servizio sarà inaugurata nel mese di marzo.
Lo stato di salute di Pascal, da tempo cagionevole, si aggrava repentinamente alla fine di giugno.
Lo scrittore si fa trasportare dalla sua casa, sita nell’attuale Rue Monsieur-le-Prince, in quella di sua sorella Gilberte, dove viene assistito dal curato di Saint-Étienne-du-Mont, il padre Paul Beurrier, che ne raccoglie la confessione.
La morte sopravviene il 19 agosto: Pascal aveva da poco compiuto i trentanove anni.
Le sue spoglie mortali sono sepolte nella chiesa di Saint-Étienne-du-Mont.

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Sposalizio della Vergine, opera di Raffaello: analisi e significato https://cultura.biografieonline.it/sposalizio-vergine-raffaello-storia-significato/ https://cultura.biografieonline.it/sposalizio-vergine-raffaello-storia-significato/#respond Wed, 24 Apr 2024 16:36:29 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42014 Immaginate una scena piena di luce e armonia, dove la bellezza e la sacralità si intrecciano in un racconto senza tempo. Questo è ciò che ci offre il dipinto “Sposalizio della Vergine” di Raffaello Sanzio, un capolavoro del Rinascimento italiano che oggi possiamo ammirare nella Pinacoteca di Brera a Milano.

Storia del quadro

Siamo nel 1504 e Raffaello, un giovane pittore di appena 21 anni, riceve un incarico importante: realizzare una pala d’altare per la chiesa di San Francesco a Città di Castello (Perugia). Il tema scelto è un evento fondamentale della tradizione cristiana: lo sposalizio della Vergine Maria con Giuseppe.

Sposalizio della Vergine (Raffaello)
Sposalizio della Vergine (Raffaello)

La scena

Un tempio circolare in marmo bianco domina la piazza, la sua cupola sormontata da una statua dorata che brilla alla luce del sole. Le linee architettoniche sono perfette, richiamando i modelli classici dell’antica Roma.

Sotto l’arco solenne del tempio, l’evento principale prende vita. Maria, vestita di una tunica bianca e celeste bordata d’oro, e Giuseppe, in una dalmatica rosa con decori dorati, si porgono la mano destra.

I loro volti, sereni e composti, sono incorniciati da capelli castani e biondi.

Negli occhi di Maria si scorge una dolcezza angelica, mentre Giuseppe guarda la sua sposa con amore e rispetto.

Un sacerdote con barba bianca, posto tra loro, unisce le loro mani e benedice l’unione.

Osserva le figure che circondano la coppia.

A sinistra, cinque giovani donne con candele accese vegliano sulla sposa. Le loro vesti candide e i loro veli bianchi simboleggiano la purezza di Maria. I loro sguardi sono rivolti verso la coppia con devozione e partecipazione.

A destra, cinque uomini assistono alla cerimonia. Tra di loro, uno tiene in mano un bastone spezzato: è il segno del suo fallimento nel tentativo di conquistare Maria. Gli altri uomini, con i loro bastoni fioriti, rappresentano i pretendenti respinti. Le loro espressioni sono composte e rassegnate, accettando il volere divino.

La luce

Alza lo sguardo verso il cielo.

Un cielo terso e azzurro si apre sopra la scena, come un immenso mare di serenità.

L’elemento che più di tutti cattura l’attenzione è la luce. Essa proviene da una fonte divina che illumina dall’alto la scena, creando un effetto di grande luminosità e profondità. La luce avvolge i personaggi e sottolinea la loro bellezza ideale, rendendoli quasi divini.

Una luce dorata, quasi divina, illumina il tempio, la piazza e i personaggi.

Presta attenzione ai dettagli.

Sposalizio della Vergine - Raffaello - dettaglio dei personaggi
Il dettaglio dei personaggi centrali

Le decorazioni marmoree del tempio, i ricami dorati sugli abiti, le candele accese nelle mani delle giovani donne: ogni elemento è curato con meticolosa precisione. Raffaello ha utilizzato la tecnica della prospettiva per creare un senso di profondità e dimensione, trasportandoti virtualmente all’interno della scena.

Lasciati avvolgere dall’atmosfera di armonia, bellezza e spiritualità che emana da questo capolavoro.

Ispirazione di valore

L’opera “Sposalizio della Vergine” non è solo un dipinto religioso, ma anche un’opera che celebra l’amore e la purezza.

Raffaello, con il suo stile elegante e armonioso, ci invita a riflettere sui valori più alti dell’animo umano.

Come approcciarsi alla visione di questo quadro

Visitando la Pinacoteca di Brera a Milano per ammirare dal vivo questo quadri si ha l’opportunità di:

  • Viaggiare nel tempo e immergervi nell’atmosfera del Rinascimento italiano.
  • Conoscere un episodio importante della storia della Vergine Maria.
  • Ammirare la bellezza e l’armonia di un capolavoro dell’arte.
  • Riflettere sui valori dell’amore, del rispetto e della purezza.

Interpretazioni

Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio, oltre ad essere un capolavoro di bellezza e armonia, è un’opera ricca di simbolismi e significati che hanno dato vita a diverse interpretazioni nel corso dei secoli.

Principali

Un primo livello di lettura, quello più immediato, è quello religioso.

Il dipinto rappresenta un episodio fondamentale della tradizione cristiana: le nozze tra Maria, madre di Gesù, e Giuseppe. La luce dorata che illumina la scena, proveniente da una fonte divina non visibile, sottolinea la sacralità del momento e la natura divina del bambino che Maria porterà in grembo.

Ad un’analisi più approfondita, emerge un’interpretazione simbolico-allegorica.

I personaggi e gli elementi del dipinto assumono un significato più profondo. Il tempio circolare, ispirato ai modelli classici, può essere visto come simbolo dell’universo o del cosmo, mentre le figure disposte simmetricamente rappresentano l’ordine e l’armonia divina.

I fiori sbocciati sul bastone di Giuseppe simboleggiano la sua scelta divina come sposo di Maria, mentre i bastoni spezzati degli altri pretendenti rappresentano la vanità delle cose terrene.

Alcuni studiosi hanno visto anche un’interpretazione messianica nel dipinto.

La figura di Maria, con il suo abito bianco e azzurro e il velo che le copre il capo, potrebbe rappresentare la Chiesa, mentre Giuseppe, con la sua dalmatica rosa, potrebbe simboleggiare l’umanità. In questa prospettiva, lo sposalizio tra Maria e Giuseppe prefigurerebbe l’unione tra Dio e l’umanità che si realizzerà con l’incarnazione di Gesù.

Altre

Oltre a queste interpretazioni principali, lo Sposalizio della Vergine può essere letto anche a diversi altri livelli.

Alcuni critici hanno visto nel dipinto una celebrazione dell’amore puro e spirituale, mentre altri lo hanno interpretato come un’esaltazione dei valori familiari e della tradizione.

Indipendentemente dall’interpretazione specifica che si sceglie di adottare, lo Sposalizio della Vergine rimane un’opera straordinaria che ci invita a riflettere su temi universali come l’amore, la fede, la speranza e la bellezza.

La sua capacità di suscitare emozioni e di generare nuove interpretazioni nel corso dei secoli è una testimonianza della sua ineguagliabile potenza espressiva.

Il confronto con lo Sposalizio della Vergine del Perugino

Le due versioni dello Sposalizio della Vergine, realizzate da Perugino (1503) e Raffaello (1504), sono opere iconiche del Rinascimento italiano, entrambe incentrate sul tema sacro del matrimonio tra Maria e Giuseppe.

Nonostante condividano lo stesso soggetto e alcuni elementi compositivi, presentano notevoli differenze che riflettono gli stili distinti dei due maestri e la loro evoluzione artistica.

Lo Sposalizio della Vergine - Perugino
Sposalizio della Vergine (Perugino)

Composizione

  1. Perugino: la scena si svolge in un’ampia piazza davanti a un tempio ottagonale, con figure disposte in maniera ordinata e simmetrica. L’architettura domina la composizione, creando un senso di solennità e ieraticità.
  2. Raffaello: la scena è ambientata all’interno di un tempietto a pianta centrale, con figure disposte in modo più dinamico e asimmetrico. L’architettura è più armoniosa e integrata con le figure, creando un senso di maggiore profondità e naturalismo.

Figure

  1. Perugino: Le figure sono idealizzate, con espressioni serene e composte. I panneggi sono fluenti e delicati, i colori tenui e luminosi. La luce è uniforme e diffusa, creando un’atmosfera di pace e spiritualità.
  2. Raffaello: Le figure sono più realistiche, con espressioni più individuali e mosse. I panneggi sono più corposi e definiti, i colori più vivaci e contrastanti. La luce è più direzionale, creando un maggiore senso di volume e profondità.

Stile

  1. Perugino: Lo stile di Perugino è caratterizzato da una linea morbida e continua, da un uso delicato del colore e da una composizione armoniosa. La sua arte è permeata da un senso di serenità e spiritualità.
  2. Raffaello: Lo stile di Raffaello è più maturo e complesso, con una maggiore attenzione all’anatomia, alla prospettiva e alla resa naturalistica. La sua arte è espressione di equilibrio, armonia e bellezza ideale.

Influenza

  1. Perugino: L’opera di Perugino ha avuto una profonda influenza sul giovane Raffaello, che ha assimilato la sua tecnica e il suo stile, per poi svilupparne una versione personale.
  2. Raffaello: Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello è considerato un capolavoro del Rinascimento e ha influenzato generazioni di artisti successivi.

Dati tecnici e ubicazione

  1. Perugino
    • Anno: 1501-1504
    • Tecnica: Olio su tavola
    • Dimensioni: 234×186 cm
    • Luogo: Musée des Beaux-Arts, Caen (Francia)
  2. Raffaello
    • Anno: 1504
    • Tecnica: Olio su tavola
    • Dimensioni: 170×117 cm
    • Luogo: Pinacoteca di Brera, Milano (Italia)

In sintesi

Il confronto tra le due opere di Perugino e Raffaello mette in luce l’evoluzione artistica di Raffaello, che, pur partendo dalla lezione del suo maestro, ha saputo sviluppare un linguaggio pittorico personale, più dinamico, naturalistico e ricco di tensione ideale.

Altri quadri da vedere quando visiti la Pinacoteca di Brera a Milano

Oltre allo Sposalizio della Vergine, la Pinacoteca di Brera ospita una ricca collezione di capolavori che meritano la tua attenzione. Ecco alcuni consigli di seguito.

Rinascimento italiano

  • Pala di Brera di Piero della Francesca: un’opera di straordinaria armonia e compostezza, con una prospettiva impeccabile e una luce delicata che avvolge le figure.
  • Cristo alla Colonna di Donato Bramante: un dipinto intenso e drammatico che rappresenta la sofferenza di Cristo prima della crocifissione.
  • Cena in Emmaus di Caravaggio: un capolavoro del chiaroscuro che raffigura l’incontro tra Gesù e i suoi discepoli dopo la Resurrezione.

Seicento lombardo

Ottocento italiano

  • Il Riposo di Giovanni Fattori: un dipinto realista che raffigura un contadino con i suoi buoi al tramonto, trasmettendo un senso di pace e di armonia con la natura.
  • Enfant gras di Amedeo Modigliani: un ritratto emblematico dello stile di Modigliani, con le sue figure allungate e i colori intensi.
  • L’inondazione di Tranquillo Cremona: un dipinto di grande impatto emotivo che rappresenta la devastazione causata da un’inondazione.

Questi sono solo alcuni dei tanti capolavori che potrai ammirare alla Pinacoteca di Brera. Con le sue 38 sale e oltre 400 opere, il museo offre un viaggio affascinante attraverso la storia dell’arte italiana dal XIV al XX secolo.

Un consiglio: prima di visitare la Pinacoteca, consulta il sito web ufficiale per scoprire le mostre temporanee in corso e per pianificare il tuo percorso.

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San Giorgio nella Legenda Aurea https://cultura.biografieonline.it/legenda-aurea-san-giorgio/ https://cultura.biografieonline.it/legenda-aurea-san-giorgio/#comments Tue, 23 Apr 2024 07:22:57 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18321 La storia della vita di San Giorgio è ricca di leggende. Una delle leggende più celebri che lo riguardano compare nella cosiddetta Legenda Aurea.

La Legenda Aurea (spesso italianizzata per assonanza in Leggenda Aurea – con due g) è una raccolta di biografie agiografiche (vite dei santi) risalente al Medio Evo.

Fu composta in latino dal frate domenicano e vescovo di Genova, Jacopo da Varazze.

Nella Legenda Aurea un capitolo è dedicato proprio a San Giorgio: da questa leggenda nacque il mito di Giorgio e numerosi ordini cavallereschi a lui ispirati.

Legenda Aurea: San Giorgio e il Drago - Paolo Uccello
San Giorgio e il Drago (nella Legenda Aurea): dipinto di Paolo Uccello • 1456, olio su tela, 57×73 cm, National Gallery di Londra

La legenda aurea e San Giorgio

Si racconta che in una città della Libia di nome Selem vi fosse uno stagno di grandi dimensioni in cui si nascondeva un drago. La creatura, con il suo fiato, era in grado di uccidere chiunque.

Per placare la sua ira e sopravvivere, gli abitanti del posto erano soliti offrirgli due pecore ogni giorno. Ben presto però i capi di bestiame iniziarono a diventare pochi. Così il popolo decise che l’offerta quotidiana dovesse essere composta da una pecora e un giovane estratto a sorte.

La principessa Silene

Un giorno, a essere estratta fu la principessa Silene, la giovane figlia del re. Egli, spaventato, offrì a metà del regno il proprio patrimonio: il popolo, tuttavia, non accettò lo scambio, visto che già tanti giovani erano periti per colpa del drago.

Nonostante diversi tentativi e numerose trattative che si erano protratte per giorni e giorni, alla fine il monarca fu costretto a cedere. Così Silene si avviò verso lo stagno.

Silene, Giorgio e il drago

Mentre procedeva incontro al suo infausto destino Silene si imbatté in Giorgio. Il giovane cavaliere, venuto a sapere del sacrificio che di lì a poco si sarebbe compiuto, promise alla ragazza, tranquillizzandola, che sarebbe intervenuto per farla scampare alla morte.

Disse quindi alla principessa di avvolgere al collo del drago la sua cintura, senza timore.

In effetti, così facendo la fanciulla riuscì a convincere la bestia a seguirla verso la città.

La popolazione fu sorpresa nell’osservare il drago così vicino, ma ci pensò Giorgio a infondere loro fiducia, riferendo che era stato Dio a mandarlo ivi per sconfiggere l’ira del drago.

Il mostro sarebbe stato ucciso solo se gli abitanti avessero abbracciato il cristianesimo e si fossero fatti battezzare.

Così avvenne: la popolazione si convertì, e anche il re. Il cavaliere Giorgio uccise il drago, il quale fu trascinato da otto buoi e portato fuori dalla città.

San Giorgio II
San Giorgio II: anche in quest’opera di Kandinsky viene celebrato il mito di San Giorgio che uccise il drago

Simbolo della lotta tra bene e male

Questa leggenda nacque all’epoca delle Crociate, derivante con tutta probabilità da un’immagine trovata a Costantinopoli che ritraeva l’imperatore cristiano Costantino intento a schiacciare un drago enorme con il piede.

In epoca medioevale, poi, la lotta di San Giorgio contro il drago (e quindi la Leggenda Aurea) è stata scelta come simbolo della lotta tra il bene e il male. Ecco perché il culto del santo è cresciuto non solo in Occidente, ma anche nell’Oriente bizantino, dove compare con la definizione di “tropeoforo“, cioè “il vittorioso”, “il trionfatore”.

Oggigiorno sono numerosi gli Ordini cavallereschi che portano il nome di San Giorgio, dal Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio all’Ordine Teutonico; dall’Ordine della Giarrettiera all’Ordine Militare di Calatrava.

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Madonna dei Fusi: storia e significato del quadro di Leonardo https://cultura.biografieonline.it/leonardo-madonna-dei-fusi/ https://cultura.biografieonline.it/leonardo-madonna-dei-fusi/#respond Tue, 16 Apr 2024 19:35:23 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12228 La Madonna dei Fusi è un’opera di Leonardo da Vinci delle dimensioni di 50,2 x 36,4 cm realizzata a Firenze nel 1501, dopo un’assenza di quasi vent’anni, passati alla corte di Ludovico il Moro a Milano. Il quadro è conservato in una collezione privata a New York. Si tratta in assoluto di una delle immagini sacre più contemplate e autorevoli del pieno Rinascimento.

Leonardo da Vinci: Madonna dei Fusi (1501)
Madonna dei Fusi (Leonardo da Vinci, 1501) • Il quadro fu trafugato da un castello scozzese nel 2003 e ritrovato nel 2007. L’opera rappresenta una delle testimonianze artistiche sacre più affascinanti della produzione artistica di Leonardo e dell’intero Rinascimento.

Questo “quadretto” si attribuisce appunto a Leonardo, grazie ad una lettera scritta da un frate ed inviata a Isabella d’Este. In essa si comunicava che lo stesso Leonardo stava realizzando un “quadrettino” per il segretario del re di Francia Florimond Robertret. Nel dipinto veniva raffigurata la Vergine e il Bambino mentre afferra l’aspo come se fosse una croce, a simboleggiare il suo martirio.

Madonna dei Fusi: analisi del quadro

Nell’opera possiamo notare, in primo piano, la Madonna seduta su una roccia in posizione con le gambe rivolte verso sinistra. Mentre il busto e la testa sono girati verso destra. Ed il Bambino, semi-sdraiato lungo la diagonale, si diverte giocoso e sorridente, tenendo fra le sue manine un aspo (un bastone con due assicelle perpendicolari alle estremità per avvolgervi le matasse di lana filata).

Il gesto fatto dalla Vergine nei confronti del Bambino è a metà tra la sorpresa e la iperprotettività. E’ raffigurato dalla mano della donna che è proiettata in avanti, quasi a voler uscire dall’opera. Il Bambino è intento a guardare e fissare l’aspo con forte intensità quasi come se fosse una croce.

Sullo sfondo, possiamo ammirare l’amplissimo paesaggio, in cui si intravedono un fiume ed una serie di picchi rocciosi in sequenza. Essi coinciderebbero con i Calanchi del Basso Valdarno, vicino alla zona di origine dello stesso artista.

Anche nella Madonna dei Fusi Leonardo da Vinci utilizza come sempre la tecnica dello sfumato per i trapassi di luci e ombre, tipici del suo stile. Esprime così gli stati d’animo e le espressioni spirituali dei soggetti del dipinto.

Anni recenti

Nel 2003 l’opera fu trafugata da un castello scozzese.

Per quattro anni non se ne ebbe più notizia.

Solo nel 2007 venne fortunatamente ritrovata per rendere al panorama artistico rinascimentale una delle testimonianze artistiche sacre più affascinanti dell’opera leonardesca.

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Differenza tra atomo e molecola https://cultura.biografieonline.it/atomo-molecola-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/atomo-molecola-differenze/#comments Sat, 16 Mar 2024 17:47:50 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11189 Quali sono le differenze tra i due termini, atomo e molecola? L’atomo è considerato l’unità più piccola e indivisibile della materia.

Atomo
Lo schema di una struttura di un atomo

L’atomo

Gli atomi sono formati da costituenti subatomici quali protoni, elettricamente positivi, neutroni, elettricamente neutri, ed elettroni, elettricamente negativi.

In un atomo, inoltre, il numero di protoni è uguale al numero di elettroni; protoni ed elettroni hanno carica uguale in valore assoluto, ma di segno opposto.

Il termine atomo deriva dal greco e significa “indivisibile”, ciò sta ad indicare che non può essere né creato né distrutto. Il primo che ipotizzò l’esistenza di queste piccole particelle fu John Dalton che ne parlò nella sua teoria atomica.

Verso la fine dell’Ottocento – con la scoperta dell’elettrone – venne dimostrato che l’atomo era in realtà divisibile, essendo a sua volta composto da particelle più piccole, definite particelle subatomiche, ma questa teoria non venne considerata attendibile anche se dimostrava la “vera” composizione della particella.

Molecola
Una struttua molecolare

La molecola

Il termine molecola, invece, deriva da moles che significa mole, piccola quantità. Per molecola si intende un insieme di atomi – dello stesso elemento o di elementi diversi – uniti da un legame chimico.

Una molecola può essere caratterizzata da più atomi di un solo elemento chimico o da atomi di elementi diversi.

Esistono le molecole semplici e le molecole complesse.

Una porzione di materia costituita da molecole tutte facente parte dello stesso elemento, viene denominata sostanza o composto chimico.

I composti

I composti più semplici sono quelli alla cui formula molecolare partecipano gli atomi di un solo elemento; questi sono i composti elementari e sono in numero di poco superiore a quello degli elementi stessi, perché ogni elemento ha almeno uno stato elementare ma alcuni ne possono avere due o più.

Di poco più complicati sono i composti binari, alla cui molecola partecipano atomi di due tipi di elementi diversi, e alquanto più complicati sono i composti ternari o di ordine superiore che vedono la loro composizione fatta da tre o più elementi.

La rappresentazione delle molecole viene denominata formula di struttura. Essa indica solo come gli atomi sono legati tra di loro, ma non contiene informazioni sulla geometria delle molecole.

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Campo di grano con volo di corvi, opera testamento di Van Gogh https://cultura.biografieonline.it/campo-di-grano-corvi-van-gogh/ https://cultura.biografieonline.it/campo-di-grano-corvi-van-gogh/#comments Thu, 07 Mar 2024 12:18:45 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11745 Uno dei dipinti più energici del pittore olandese Vincent van Gogh è, senza dubbio alcuno, Campo di grano con volo di corvi. È un dipinto a olio su tela delle dimensioni di 50,5 cm x 103 cm, che venne realizzato nel luglio del 1890 ed é conservato al Van Gogh Museum di Amsterdam.

L’opera è stata realizzata poco tempo prima del suicidio del pittore olandese. È giudicata dai critici di quel periodo e dai successivi, una sorta di suo testamento spirituale.

Vincent van Gogh: Campo di grano con volo di corvi (1890)
Campo di grano con volo di corvi: quadro celebre di Van Gogh realizzato nel 1890

Analisi e storia del quadro

Nella tela Campo di grano con volo di corvi emerge lo stato d’animo tormentato e angosciato dell’artista. I toni sono cupi, a partire dal cielo che passa dalle tonalità rassicuranti del blu a quelle più decise e scure del blu scuro e del nero.

Creando un’atmosfera che risulta tutt’altro che confortante, fino ad arrivare ad ammirare il funereo volteggiare dello stormo di corvi neri. La tela risulta quindi essere una testimonianza evidente di uno straziante grido di dolore. Le pennellate sono rabbiose e perfino scomposte.

L’artista non intravede nessun futuro per la sua esistenza, anche se la sua anima continua ad ardere di un fuoco divoratore. Van Gogh mette in luce chiaramente il suo stato d’animo e la sua dimensione di sofferenza sulla realtà circostante.

Campo di grano con volo di corvi: il quadro

Una tempesta quasi perfetta sta per colpire un campo di grano attraversato da tre sentieri. Sullo sfondo si intravede uno stormo di corvi neri che si levano in cielo in un basso volo disordinato.

Il campo di grano è devastato dalla forza del vento con intense frustate di colore giallo, mentre il cielo, inizialmente limpido e di colore blu, diventa presto offuscato dall’intenso colore nero delle nubi che si avvicinano sempre più ostili e minacciose. La luminosità del dipinto viene meno grazie all’oscurità del colore nero che, inevitabilmente, prende il sopravvento.

I corvi sono simbolo di brutti presentimenti e oscuri presagi se viene adottata l’interpretazione che considera che i corvi sono in volo verso di sé; al contrario se viene presa in considerazione l’interpretazione per la quale i corvi si stanno allontanando, si percepisce un singolare senso di sollievo.

Tre sentieri e una strada senza uscita

Nel dipinto si possono notare tre sentieri:

  1. il primo nell’angolo in basso a sinistra,
  2. il secondo al centro;
  3. il terzo nell’angolo in basso a destra.

Il viottolo al centro invece consiste in una strada senza via d’uscita, percorsa da una persona, probabilmente lo stesso artista, che non ha una meta ben precisa e non sa dove andare e nemmeno cosa cercare.

Proprio per questo motivo la strada senza uscita simboleggia, senza dubbio, la forte angoscia esistenziale che attanaglia il pittore.

Van Gogh assiste impotente all’evento che si sta verificando sotto i suoi stessi occhi.

Paragonato ad un uccellino in gabbia, descrive in una lettera rivolta a suo fratello Theo nel 1880:

a guardare fuori il cielo turgido, carico di tempesta, e sente in sé la rivolta contro la propria fatalità.

L’ultima opera di Van Gogh?

Campo di grano con volo di corvi” fu realizzato da Vincent Van Gogh nel luglio del 1890, due settimane prima di suicidarsi.

Per questo motivo e per l’atmosfera cupa che rappresenta, il dipinto viene considerato l’ultima opera di Van Gogh.

In realtà non è mai stato stabilito con certezza che sia stato l’ultimo dipinto di Van Gogh. Né tanto meno che rappresenti una sorta di saluto alla vita da parte del pittore.

Sappiamo, invece, che venne realizzato fra l’8 e il 9 luglio, dopo che aveva visitato a Parigi il fratello Theo, il quale stava attraversando un momento difficile.

Non sappiamo altro.

Ovviamente, le scarse informazioni hanno alimentato diverse congetture. E’ indubbio, però, che il dipinto sprigioni un’energia che schianta.

Il colore

Il colore travolge la vista e il campo di grano sembra che si animi come fosse un mare in tempesta. Il centro del dipinto è l’apice di questo terremoto di colore, dove l’angoscia e la rabbia sconvolgono tutta l’immagine.

Uno stormo di corvi vola basso sul campo. Come vuole l’interpretazione più comune dei dipinti di Van Gogh, la presenza dei corvi e l’assenza di fiori e di uomini, simboli di speranza, determina un senso di soffocamento e di inquietudine.

Non c’è, quindi, più speranza e non c’è più nemmeno quella passione per la vita che aveva portato Van Gogh a superare il confine, il limite per poi precipitarlo nella pazzia.

E infatti, tutto sembra precipitare. La percezione è quella di un crollo immediato del cielo e di un’esplosione del terreno. Le pennellate spesse e agitate, che si intersecano fra loro, fanno intuire uno sfogo e un desiderio che tutto esploda.

La prospettiva

Anche la prospettiva, che si ingrandisce sempre più, sembra porre in movimento il dipinto. Si ha la sensazione che debba esplodere da un momento all’altro. La sua pittura ha raggiunto un nuovo livello interpretativo. E’ pura azione sulla tela.

Commento

Van Gogh cerca con sempre maggiore forza e intensità di interpretare la realtà.

Non solo le sue sensazioni trovano vita attraverso il colore. Vi è anche la ricerca disperata di racchiudere in un’opera la realtà stessa come appare al di là di ciò che vediamo. Per questo motivo, la sua pittura influenzerà gli espressionisti e il movimento fauve.

Per me, non è un testamento ma solo la dimostrazione del livello altissimo al quale il pittore era arrivato. La consapevolezza di ciò che vede e di ciò che è non ha uguali. Per questo motivo, molti dei suoi dipinti non smettono di ossessionare.

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Perché rompere uno specchio porta sfortuna? https://cultura.biografieonline.it/sfortuna-specchi-rotti/ https://cultura.biografieonline.it/sfortuna-specchi-rotti/#comments Sun, 03 Mar 2024 08:22:09 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9549 Secondo un’antica credenza che risale ai tempi degli antichi Romani, rompere uno specchio porta decisamente sfortuna. E causa ben sette anni di disgrazie. Secondo gli antichi Romani, infatti, rompere uno specchio era sinonimo di salute spezzata. Ci volevano ben setti anni prima di tornare sani come si era quando lo specchio era intatto.

Uno specchio rotto
Si dice che quando si rompono gli specchi si devono attendere sette anni di guai

Storicamente, già ai tempi dell’uomo preistorico, era in voga specchiarsi. L’uomo vedeva la propria immagine riflessa nell’acqua di un lago o di uno stagno e credeva che quel riflesso rappresentasse un’altra persona come lui.

Prima dell’invenzione dello specchio infatti, si presumeva che ogni superficie riflettente fosse caratterizzata da proprietà magiche. Qualsiasi disturbo o interruzione del riflesso poteva portare o causare un imminente pericolo per la propria salute o disgrazia.

La nascita degli specchi

Con la nascita dello specchio poi, tale credenza venne maggiormente rafforzata. Poiché si pensava che nel caso la propria immagine venisse distorta e spezzata nei frammenti di uno specchio rotto, era molto più probabile avere conseguenze e ricadute negative che avrebbero colpito la persona maldestra.

Inoltre, secondo la credenza di quel tempo, i riflessi erano intesi e visti come una propagazione della nostra anima.

Quindi rompere la propria anima sarebbe stato decisamente segno di sventura.

Specchi, oggetti preziosi

Oltre alle varie credenze, c’era da considerare il fatto che lo specchio era un oggetto molto prezioso e costoso, per cui rimpiazzarlo voleva dire affrontare una grande spesa economica. Secondo alcune fonti antiche di quei tempi, nella Repubblica Veneziana furono emesse delle sanzioni pecuniarie a carico del proprietario che rompeva oggetti preziosi come gli specchi, questo per obbligare a recuperare lo strato argenteo e consegnarlo prontamente alle fonderie del Doge.

Specchi rotti - rompere uno specchio
Uno specchio rotto

In ultimo non bisogna dimenticare che lo specchio era spesso legato alla superbia, uno dei sette peccati capitali.

La superbia è sinonimo di malvagità e nella rottura dello specchio era visto il trasferirsi di tale condizione in colui che lo rompeva.

Rompere uno specchio e riparare lo sventurato danno

Per scongiurare i guai, causati dalla rottura di uno specchio, esistevano diversi modi.

Tra questi: mettere i frammenti dello specchio in una bacinella con una pietra trasparente per sette giorni. Dopodiché buttare il tutto, tranne le pietre preziose.

Oppure immergere i frammenti dello specchio in un corso d’acqua dolce corrente. Meglio se una sorgente.

Se il tema ti ispira, puoi leggere un nutrito elenco di frasi sui guai.

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Fede e fedina, differenze tra i due tipi di anelli https://cultura.biografieonline.it/fede-fedina-differenza/ https://cultura.biografieonline.it/fede-fedina-differenza/#comments Tue, 27 Feb 2024 08:55:55 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=23856 Un gioiello regalato è per sempre. Molto spesso quando parliamo di gioielli ci confondiamo usando erroneamente i due termini fede e fedina. In questo articolo, vediamo quali sono le differenze sostanziali tra i due tipi di anelli.

Fede – Fedi nuziali in oro giallo
Fedi nuziali in oro giallo

Fede

Le fede è un gioiello che viene scambiato dai due futuri sposi davanti a tutti, durante il giorno più importante della loro vita, il matrimonio. E’ indice di amore, unione – data la sua forma circolare, di reciproco rispetto e fedeltà. Solitamente la fede viene posizionata al dito anulare della mano sinistra ma in alcuni paesi del Nord Europa, viene invece posizionata al dito anulare della mano destra.

Fede sull'anulare
Fede sull’anulare

Secondo la credenza di questi paesi del Nord Europa, la fede deve essere posizionata a destra poiché la parte sinistra è direttamente collegata al cuore. La fede presenta uno spessore più significativo rispetto alla fedina, che invece si presenta con finissime dimensioni.

Durante il matrimonio le fedi nuziali vengano portate all’altare dal testimone oppure da un paggetto (bambino) . Le fedi vengono posizionate su di un cuscino di pizzo prima di essere scambiate dai due futuri coniugi. Il prete prima le benedice, poi avviene lo scambio delle fedi tra i due sposi.

Le fedi vengono solitamente fabbricate in oro giallo ma si possono anche realizzare in oro bianco, rosso o platino. Oppure integrarle con l’aggiunta di altri metalli. In ogni caso, spetta agli sposi decidere di quale materiale realizzare la propria fede.

Fedina

La fedina è invece un gioiello che viene regalato da fidanzato o fidanzata per suggellare il loro amore facendolo diventare un “fidanzamento ufficiale”. Si tratta di un anello che anche in questo caso simboleggia l’unione e l’amore tra due persone. Tuttavia la fedina è meno impegnativa rispetto alla fede nuziale.

In ogni caso, la fedina anche se meno vincolante della fede nuziale, resta comunque un bel gesto che può sancire in prospettiva futura un matrimonio. La fedina come la fede viene posizionata sempre al dito anulare della mano sinistra e mai a destra. La fedina, come detto poco sopra, presenta uno spessore più fine rispetto alla fede nuziale.

Fedina: Fedi e fedine dal design semplice - differenza
Fedine dal design semplice

In commercio troviamo diversi tipi di fedine: da quelle sottilissime a quelle meno sottili; vi sono quelle che presentano incisioni, e quelle più sofisticate realizzate con diamanti o pietre preziose incastonate. Quelle più classiche sono quelle dal design più semplice. Le fedine vengono fabbricate solitamente in argento, ma le si può trovare anche in oro giallo, bianco, rosa. Si possono inoltre integrare con una combinazione di più tipi di ori.

Sia la fede che la fedina sono dei gioielli che permettono di ricordare alla persona amata la presenza e l’amore. Di fatto sono come un diamante… durano per sempre!

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Eccellenze italiane 2024: Daniele Bartocci tra i manager top del food https://cultura.biografieonline.it/eccellenze-italiane-2024-daniele-bartocci-tra-i-manager-top-del-food/ https://cultura.biografieonline.it/eccellenze-italiane-2024-daniele-bartocci-tra-i-manager-top-del-food/#respond Thu, 22 Feb 2024 09:53:13 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41901 Daniele Bartocci, pluripremiato food manager, si conferma anche per il 2024 tra i professionisti top, aggiudicandosi anche il 5 Stelle d’Oro della Cucina Italiana. E’ partito ufficialmente il conto alla rovescia per l’adunata delle eccellenze italiane food 2024.

Daniele Bartocci
Daniele Bartocci

Il premio “Cinque stelle d’oro della cucina”

Sta arrivando la nuova edizione dell’illustre Premio 5 Stelle d’Oro della Cucina Italiana, in programma lunedì 11 e martedì 12 marzo a Lecce, nel cuore del Salento, in Puglia. Un prestigioso evento organizzato da AIC (Associazione Italiana Cuochi), con il patrocinio della Regione Puglia e del Comune di Lecce, con la presenza di illustri chef stellati e alcuni dei migliori cuochi e manager del settore food.

Il premio “Cinque stelle d’oro della cucina” è stato conferito in questi ultimi anni a importanti chef e personaggi del settore. Tra essi lo chef Giuseppe Mancino del Ristorante stellato “Il Piccolo Principe”, (Grand Hotel Principe di Piemonte di Viareggio), durante una prestigiosa cerimonia avvenuta a Firenze alla presenza del Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ed il Sindaco di Firenze Dario Nardella.

Quest’anno il premio 5 Stelle d’Oro della Cucina in Italia sarà assegnato, tra gli altri, a Daniele Bartocci, giovane food manager e giornalista, giudice del programma tv King of Pizza sul circuito Sky e pluripremiato professionista del settore alimentare.

Proprio Bartocci nelle ultime settimane aveva ricevuto a Montecitorio, sede Camera Deputati, il prestigioso premio 100 Eccellenze Italiane insieme a Prof. Giorgio Calabrese.

Il programma: 11 e 12 marzo 2024

Un programma, quello targato AIC dell’11 e 12 marzo nella città Lecce, dedicato ai migliori professionisti food e molto ricco di appuntamenti, che include anche l’interessante Assemblea Nazionale dell’Associazione Italiana Cuochi, iniziative, incontri e adunata di chef e cuochi per il centro storico della città pugliese. Una celebrazione autentica dei talenti food del mondo professionale e imprenditoriale.

Protagonisti, chef, player e personalità di elevato livello che si sono contraddistinti nel corso della propria carriera per gli importanti risultati raggiunti, know-how, innovazione e competenza.

Per Daniele Bartocci, giornalista nato a Jesi con alle spalle un curriculum di primario livello, l’ennesimo prestigioso riconoscimento, dopo essere stato premiato negli anni anche con il Myllennium Awards, il Le fonti Award, il Food Travel Awards e la top10 BarAWards.

“Il premio che AIC conferisce è il coronamento della fatica quotidiana che ogni professionista mette nel proprio lavoro”, afferma Simone Falcini, Presidente dell’AIC (nato a Empoli).

“Siamo molto orgogliosi dei passi avanti fatti sino ad oggi. Il premio vuole essere una spinta per continuare quotidianamente, con la stessa fatica, professionalità e impegno, a diffondere la buona cucina italiana nel mondo”.

Appuntamento l’11 e 12 marzo a Lecce per un evento memorabile all’insegna dell’eccellenza food made in Italy.

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Simona Bianchera, artista poliedrica dalle mille idee: intervista https://cultura.biografieonline.it/simona-bianchera-intervista/ https://cultura.biografieonline.it/simona-bianchera-intervista/#respond Wed, 14 Feb 2024 22:56:42 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41893 Simona Bianchera è un’artista e scrittrice italiana originaria di Chiavari (GE). Sul sito principale pubblichiamo da diversi anni la sua biografia. In questa intervista andiamo un po’ più a fondo sulla sua arte e le sue opere, che in modo eclettico spaziano in molti campi.

Simona Bianchera
Simona Bianchera

Scrittrice di romanzi, riflessioni e canzoni, cantante, fotografa, pittrice: hai tante passioni!

L’arte fa parte della mia vita. Amo tutto ciò che mi tocca il cuore, che mi emoziona. Vi capitano dei periodi che siete più legati, ricettivi con alcune persone? Amici, fratelli, colleghi, ecc… secondo me è perché si entra in sintonia con l’energia dell’altra persona.

Vibrano sullo stesso piano ed è emozionante. A me capita di provare queste sensazioni anche attraverso l’arte: quando leggo un libro, guardando un quadro, una statua, ascoltando una canzone, entro in contatto con qualcosa creato da un’artista.

Perché dentro ogni creazione arriva la sua energia. Ogni creazione contiene un pezzo della sua anima.

Il tuo primo romanzo si intitola Tu sei Musica, puoi parlarci un po’ di questa opera?

In questo romanzo c’è una parte della mia anima e vorrei donarla a tutti.

Tu sei Musica è un romanzo d’amore sotto ogni sua forma. Ho voluto parlare di più sentimenti: una conoscenza che pian piano si trasforma in un qualcosa di indefinito, di emozionante fino a sfociare nell’amore.

L’amicizia che aiuta in ogni momento, l’amica che c’è sempre, nel bene e nel male. L’importanza dell’unione della famiglia. Un amore forte e duraturo che si spezza facendo soffrire, ma che farà riflettere, guardare dentro di sé per capire i propri errori, per migliorarsi.

La maggior parte delle volte il problema nei rapporti è la mancanza di comunicazione, quella vera, spesso si tengono dentro i propri pensieri, si fanno congetture, arrivando ad immaginarsi chissà cosa, quando basterebbe sempre parlare, chiarirsi.

Ho voluto far conoscere i diversi punti di vista per arrivare a far capire che a volte si sbaglia, facendo dannatamente soffrire le persone attorno, anche se le intenzioni erano buone, giuste e come l’errore di una singola persona possa condizionare, anche drammaticamente, la vita di tutti. Non bisogna mai giudicare perché tutti noi possiamo essere Carlo, tutti noi Vanessa o Alaska.

Il perdono non è inteso solo come “perdono quella persona che mi ha fatto del male”, ma come perdono prima di tutto di sé stessi, e poi perdono quella persona perché il suo sbaglio non debba continuare a farmi soffrire per sempre, il perdono è una liberazione dell’anima.

Altrimenti ogni azione sbagliata, subita o fatta, ci dannerà per sempre. Invece dai propri errori bisogna imparare, siamo in questa terra per fare esperienze e migliorare il nostro spirito.

Nella nuova edizione del romanzo un capitolo extra farà scoprire un finale spumeggiante e tramite il qr code, si può ascoltare il brano Tu sei Musica (canzone per il romanzo) scritto da me in collaborazione con Stefal Damiani e Marco Di Pietro, interpretato da Marzia Giacomelli, che ha partecipato a Casa Sanremo 2021.

La canzone ripercorre ogni emozione che il lettore percepisce tra le pagine. Una lettura ricca di colpi di scena, tenerezza, dolore, sentimenti forti e ora con la canzone potrete sentire queste sensazioni anche attraverso le note musicali.

Con il romanzo ho anche aderito al progetto Una pulce nel disegno in ricordo di Roberta Repetto e di tutte le donne vittima di omicidio. Questo progetto è stato ideato per collegare il nome di Roberta anche alla bellezza della sua arte. A racchiudere tutto l’amore percepito nella lettura del romanzo, il lettore troverà uno splendido acquarello di Roberta, laureata in Conservazione dei Beni Culturali, amava disegnare, dipingere, colorare e leggere.

La sorella Rita Repetto ha fondato, con altre persone, l’associazione a promozione sociale La pulce nell’orecchio per divulgare i rischi concreti che si corrono quando si entra in contatto con un culto distruttivo. Diffondere i campanelli d’allarme che devono suonare quando si teme che qualcuno sia caduto ‘nella tela del ragno’. Lo scopo è essere una pulce nell’orecchio di qualcuno altro affinché quello che è successo a Roberta non accada più.

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Simona Bianchera libro Tu Sei Musica

Il titolo Tu sei Musica è una frase forte, d’effetto, una bella dichiarazione d’amore per chi la ama. Sono tanti i brani musicali contenuti nel romanzo. Quanto è importante per te la Musica?

Per me è linfa vitale. Quando dipingo, scrivo o lavoro sulle fotografie devo sempre avere uno sfondo musicale. Quindi mentre scrivevo il romanzo mi veniva naturale accostare le canzoni alle emozioni dei protagonisti. La musica è il fulcro di tutto. Grazie a lei Alaska & Daniel si conoscono, e altri personaggi la usano per spiegarsi, arrivando a capirsi.

Quando siamo tristi, o felici, nostalgici o euforici andiamo alla ricerca del brano per amplificare quella sensazione o per sentirci meglio, per darci la carica o per rilassarci. Perché la musica è un’emozione danzante. Il romanzo ha una vera e propria colonna sonora. Musica che va dal Rock al Classico. Tra cui i brani ‘La Via Regina’ una stupenda canzone scritta da mio marito Fabrizio Pasetti (anche lui personaggio del romanzo) e ‘Giorni’ una canzone scritta e interpretata da me.

Abbiamo avuto il piacere di ascoltare le canzoni che tu e tuo marito Fabrizio scrivete. Vi unisce una bella passione.

Amiamo la musica. Nei primi anni 2000 avevamo fondato, con il nostro amico chitarrista Diego (anche lui scrittore di testi) il gruppo musicale Pensieri Divergenti. Davamo vita alle nostre canzoni insieme a qualche cover. Pur non avendo più il gruppo sia io che mio marito abbiamo continuato a scrivere canzoni e le carichiamo su Youtube e Spotify. Stiamo collaborando con diversi musicisti, tra cui il grandioso Fabrizio Fortuna, chitarrista e bassista e compositore eccezionale.

Attraverso le canzoni, come per ogni altra forma d’arte, si ha la possibilità di trasmettere messaggi importanti. È questo il nostro intento: quello di riuscire a far fermare la persona che ascolta dalla frenesia del quotidiano (che è già un bel traguardo) e farla riflettere, andare oltre alla superficialità di cui siamo contornati.

=> Il canale Youtube di Simona Bianchera <=

Riflessioni per Rinascere è un libro particolare, addirittura interattivo, le cui riflessioni hanno già vinto diversi premi. Ce ne vuoi parlare?

È un libro di riflessioni di stati d’animo che ho scritto in momenti particolari della mia vita. Alcune risalgono anche a vent’anni fa. Nascono dal bisogno di affrontare talune situazioni che stavo vivendo: quali il dolore, la sfiducia, la paura, da un diverso punto di vista, come se qualcuno mi parlasse per darmi coraggio, forza, fiducia, speranza. Altre sono un inno alla gioia di vivere, di scoprire, di viaggiare. È un libro interattivo: da leggere, da guardare e da ascoltare, che attiva tutti i sensi del lettore per vivere appieno le sensazioni che vuole trasmettere.

Da guardare con le splendide illustrazioni di Nina Arteflores (al secolo Veronica Buva) e da ascoltare, tramite il qr code, con le stupende e vivide letture di Lucia Caponetto che ci portano in un luogo fatto di sogni da realizzare e vivere, di viaggi reali e immaginari da fare, di felicità da carpire e da cui lasciarsi avvolgere.

Un libro che contiene tesori splendenti, quali la prefazione della grande scrittrice Valeria Corciolani e la commovente favola di Alessandro Ricci illustrata da Stefania Franchi. Letture adatte a tutti, ad ogni età, perché la vita è costellata da emozioni che vogliono solo farsi sentire. Lo scopo del libro è quello di trasmettere forza, amore, speranza ed energia positiva.

=> Il libro Riflessioni per rinascere su Amazon <=

Simona Bianchera libro Rilfessioni per rnascere

Hai altre novità artistiche che ci puoi anticipare?

Sì, molti, in diversi ambiti. Sia musicali (a breve usciranno nuovi brani) che letterari (sto revisionando il prossimo romanzo, terminato ormai da un paio d’anni) e qualche novità anche nella pittura.

Una mia opera è stata scelta e inserita nella collezione del Consolato Onorario della Moldova, a Roma, come mostra perenne e poi anche itinerante, legata a vari progetti che prenderanno vita, grazie al console Roberto Galanti.

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