Serena Marotta https://cultura.biografieonline.it/author/semarotta/ Canale del sito Biografieonline.it Sat, 24 Feb 2024 22:00:42 +0000 it-IT hourly 1 La Grenouillère: analisi dell’opera di Renoir https://cultura.biografieonline.it/la-grenouillere-renoir/ https://cultura.biografieonline.it/la-grenouillere-renoir/#respond Fri, 23 Feb 2024 20:48:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=39781 La Grenouillère è il titolo di un’opera di Pierre-Auguste Renoir. Si tratta di un olio su tela realizzato nel 1869. Misura 66 x 81 centimetri.

Il dipinto è custodito in Svezia a Stoccolma, presso il Nationalmuseum (Museo nazionale di belle arti).

La Grenouillère - Renoir
La Grenouillère (Renoir)

La Grenouillère: analisi del dipinto

Il soggetto che Renoir realizza si ispira ad un luogo, la Grenouillère. E’ un angolo di Parigi, sulle rive della Senna frequentato soprattutto dalla borghesia parigina. Si tratta di uno stabilimento balneare collocato sull’isolotto di Croissy, piccola emergenza insulare del fiume.

La Grenouillère - foto d'epoca del 1885
Croissy-sur-Seine: foto d’epoca del 1885 circa

In questo dipinto si può osservare come Renoir usi un cromatismo vivo e forte che regala all’opera un’atmosfera vivace ed allegra.

Renoir usa dipingere sulla tela macchie di colore piccole e decise che definiscono le figure, conferendogli morbidi contrasti; questi servono a distinguere le figure dallo sfondo con un equilibrio proporzionato.

Infatti il pittore, da autentico impressionista, elimina il nero dalla sua tavolozza: forma i toni più scuri sfruttando ricche gradazioni attraverso gamme di colori scuri.

La Grenouillère - Renoir - dettaglio del quadro
Dettaglio centrale del quadro

Nel quadro La Grenouillère, qui analizzato, il movimento dell’acqua – che rappresenta una costante nei dipinti degli impressionisti – è realizzato utilizzando ricche gradazioni cromatiche. Ciò permette di dare all’opera una grande vivacità, tale da conferirle un aspetto non solo vivace ma anche dinamico.

Renoir e Monet

Sui dipinti, l’artista impressionista diceva:

Per me, un dipinto deve essere una cosa amabile, allegra e bella, sì, bella. Ci sono già abbastanza cose noiose nella vita senza che ci si metta a fabbricarne altre. So bene che è difficile far ammettere che un dipinto possa appartenere alla grandissima pittura pur rimanendo allegro. La gente che ride non viene mai presa sul serio.

Questo quadro risale al periodo del fecondo sodalizio artistico tra Renoir e l’amico Claude Monet (dell’amico Monet dipinse un ritratto nel 1875). Anche quest’ultimo dipinse lo stesso luogo nello stesso anno.

La Grenouillère - Monet
La Grenouillère, quadro di Monet (1869). Il dipinto è conservato presso il Metropolitan Museum of Art (The Met) di New York

Una nota scritta di Monet datata 25 settembre 1869 riporta:

Ho un sogno, un dipinto, i bagni de La Grenouillère, per i quali ho fatto dei brutti schizzi, ma è solo un sogno. Anche Renoir, che ha appena trascorso due mesi qui, vuole fare questo dipinto.

Esistono poi altri 2 quadri degli stessi 2 artisti datati 1869:

  • Renoir, La Grenouillère: conservato a Winterthur, in Svizzera (Oskar Reinhart Collection);
  • Monet, Bagnanti a La Grenouillère: conservato presso la National Gallery di Londra.

Curiosità sull’opera

Di quest’opera realizzata da Renoir esiste una riproduzione molto curiosa realizzata dal pittore Stefano Busonero riprodotta nel globo terracqueo di una moneta da due centesimi di Euro.

La Grenouillère - Busonero - 2 eurocent
Dettaglio della riproduzione di Stefano Busonero su una monetina di rame da 2 centesimi di Euro

Busonero risiede a Porto Santo Stefano e realizza opere microscopiche dei grandi maestri del passato con misure che si aggirano intorno al millimetro quadrato di superficie. Sono miniature che richiedono l’utilizzo della lente di ingrandimento per essere ben osservate.

La Grenouillère - pubblicità dell'epoca
Cartolina pubblicitaria d’epoca
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A Silvia: analisi della poesia di Leopardi https://cultura.biografieonline.it/a-silvia-leopardi-analisi/ https://cultura.biografieonline.it/a-silvia-leopardi-analisi/#comments Wed, 04 Oct 2023 13:11:32 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8353 A Silvia” è una delle poesie più belle e note di Giacomo Leopardi. È uno dei grandi idilli, quindi fa parte del terzo tempo della lirica leopardiana (1828-1830). I grandi idilli sono differenti dai piccoli idilli per il fatto che, mentre i piccoli idilli hanno un contenuto soggettivo, ovvero contengono la meditazione del poeta sulle vicende personali, i grandi idilli hanno un contenuto oggettivo, contengono cioè la meditazione del poeta sulla condizione umana di miseria e di dolore.

Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi

Come un dialogo

A Silvia (a Selva/natura) è per Leopardi l’inizio di una nuova stagione poetica, tra il 1828 e il 1830. Questo canto, composto a Pisa nel 1828, è dedicato a una ragazza che il poeta conobbe realmente, Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, morta di tisi nel 1818. Nella fantasia leopardiana Silvia è soprattutto il simbolo della speranza della giovinezza, fatta di attese, illusioni e delusioni. “A Silvia” non rappresenta una commemorazione funebre, e non è  una canzone per Silvia. Si tratta in realtà di una confessione del poeta. È costruita come un dialogo con Silvia.

Il canto si divide in due parti: la prima parte ha carattere rievocativo, incentrato sulla poetica della memoria, la seconda parte ha carattere riflessivo.

Si veda anche: testo completo della poesia A Silvia.

Prima parte

Nella prima parte, Leopardi domanda a Silvia se, dopo tanti anni, ricorda ancora i giorni felici nei quali si affacciava alla giovinezza.

Quando anche il poeta aveva nel cuore la fiducia nella vita e, come Silvia, aveva pensieri piacevoli, speranze e belli gli apparivano il fato e la vita.

Tuttavia questo è destinato a finire per colpa della natura, che promette negli anni della giovinezza e dell’adolescenza, ma poi non mantiene ciò che ha promesso.

Seconda parte

Nella seconda parte il poeta fa un paragone tra il destino della ragazza e il suo.

Silvia moriva senza veder fiorire la sua giovinezza, senza poter parlare di amore con le compagne e senza godere delle lodi della propria bellezza.

Con la sua morte, tramontava anche la speranza di felicità di Leopardi.

A lui, infatti, come a Silvia, i fati negarono le gioie della giovinezza, dove sogni e speranze dovrebbero diventare realtà.

Svaniti dunque i sogni con l’apparire della realtà dolorosa, non resta altro che la morte per liberarci dalla miseria e dalle amarezze della vita.

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La Gioconda: il quadro più famoso del mondo https://cultura.biografieonline.it/leonardo-gioconda/ https://cultura.biografieonline.it/leonardo-gioconda/#comments Fri, 29 Sep 2023 09:04:14 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8772 La Gioconda di Leonardo da Vinci è il quadro più celebre del mondo, tanto celebre anzi da essere trasformato in mito. Del ritratto sono state dette e scritte le cose più straordinarie. Per comprendere questo quadro invece, bisogna vederlo al di fuori di ogni mito, al di fuori di ogni esaltazione o denigrazione, per quello che è realmente nel suo ambito storico: la raffigurazione di una signora dei primi anni del Cinquecento.

La Gioconda - Monnalisa (Leonardo da Vinci)
Leonardo da Vinci, La Gioconda (Monnalisa): realizzato tra il 1503 e 1505, è il quadro più famoso del mondo. Olio su tavola; cm 77×53. Parigi, museo del Louvre.

Il ritratto è rappresentato davanti a un vasto paesaggio deserto con il quale costituisce un’unità totale: la figura umana, infatti, pur dominandolo quantitativamente, vi si avvolge lentamente. Ciò permette anche di vedere il viso di tre quarti e quindi, oltre che di fronte, anche in parte di lato, penetrandone psicologicamente i diversi aspetti, perché come è noto, il volto umano appare differente se visto di prospetto o di profilo.

Nel rendere questa rotazione Leonardo coglie la mobilità: l’uomo non è mai completamente immobile perché vive e, poiché respira, poiché il sangue pulsa, egli stesso scorge una continua vibrazione anche in ciò che lo circonda e che, in realtà, è fermo. Il lieve trapasso dei piani dalla luce all’ombra, lo “sfumato”, la leggerissima sfocatura dell’immagine, esprimono quella palpitazione, quella penetrazione nell’atmosfera, che fanno della Monna Lisa una persona umana nella più alta accezione rinascimentale, ovvero completamente inserita nel mondo naturale.

Il sorriso della Gioconda

Ciò spiega anche il sorriso, che tanto ha fatto parlare di sé come un unicum misterioso, e che non è invece un’eccezione. Non soltanto perché in tutto il lungo corso della storia abbiamo visto spesso volti sorridenti, quanto perché, traendo forse spunto dal suo maestro Verrocchio, spesso Leonardo fa sorridere i suoi volti.

Nel sorriso della Gioconda è la sintesi di Leonardo, dei suoi lunghi e faticosi studi sperimentali, quegli studi scientifici apparentemente indipendenti dall’attività artistica e che invece trovano nella sua pittura il momento culminante. Né è espressione di gioia, un sentimento umano transitorio; è piuttosto espressione della serena tranquillità di chi domina con la ragione.

La forma della persona ritratta è piramidale ed è coerente, perché il busto è tagliato al di sotto del gomito, in modo che le braccia conserte fungono da base. Anche la disposizione di queste serve a indicare la rotazione, tanto più che da un lato si appoggia al bracciolo tondeggiante di un sedile in foggia di balaustra, sfuggente interamente a destra.

La Gioconda siede davanti a un parapetto sopra il quale si intravedono, ai lati, due colonnette sagomate, come se fosse collocata in una terrazza a loggia, quindi all’interno di un’abitazione, ma in un luogo che si apre all’esterno.

Al di là del parapetto è lo spazio naturale, dove ci sono strade, un ponte, acqua, pianure, montagne; uno spazio reso più ampio da quella degradazione cromatica della quale tante volte Leonardo da Vinci parla e dell’incertezza dello “sfumato” che, rendendo indecisi i contorni, allontana da noi gli oggetti abbracciandoli in una densa atmosfera.

Si ottiene così una vastità spaziale che il “microcosmo” rappresentato, appena una piccola porzione del mondo, si trasforma in “macrocosmo”, ovvero ci dà l’idea di essere immersi nella totalità del mondo.

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X Agosto: analisi della poesia di Giovanni Pascoli https://cultura.biografieonline.it/x-agosto-san-lorenzo-parafrasi/ https://cultura.biografieonline.it/x-agosto-san-lorenzo-parafrasi/#comments Thu, 10 Aug 2023 08:58:17 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8989 10 agosto

Il X Agosto di Pascoli è una poesia dedicata al padre del poeta, morto nel 1867, il 10 agosto. Giorno questo in cui si festeggia San Lorenzo ed è quello in cui si verifica il fenomeno delle stelle cadenti. In questa poesia Giovanni Pascoli descrive oltre al fenomeno delle stelle cadenti, anche l’uccisione di una rondine, che stava per portare il cibo al nido.

X Agosto, San Lorenzo
Il 10 agosto, giorno di San Lorenzo, è il momento dell’anno in cui più è probabile osservare nitidamente le stelle cadenti

E l’uccisione del padre, che stava portando due bambole a casa. Conclude prendendosela con il cielo che non dà alcun aiuto all’uomo, non una lue che illumini il suo doloroso cammino.

Testo completo della poesia

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.

Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!

Parafrasi e analisi

San Lorenzo, io lo so il perché di quel pianto di stelle sfavilla nel cielo. Questa è la trasposizione di un fenomeno naturale che ha un significato più profondo: la legge di sofferenza, d’ingiustizia e di morte. Ritornava una rondine al suo nido e l’uccisero: cadde tra gli spini: aveva nel becco la cena per le sue rondini. La morte della rondine prefigura quella dell’uomo.

Rondine
Una rondine: come spiegato nella parafrasi, questo uccello è usato simbolicamente nella poesia di Giovanni Pascoli

La rondine abbattuta ha le ali aperte come se fosse in croce; e sembra richiamare il sacrificio di Cristo. La rondine uccisa tende quel verme al cielo inaccessibile; e il suo nido è nell’ombra della sera e il pigolio dei rondinini diminuisce lentamente nel languore dell’agonia.

Anche un uomo tornava a casa (il padre del poeta, ma Pascoli non lo nomina): l’uccisero; disse:Perdono; resta negli occhi sbarrati un grido: portava due bambole in regalo…

Ora là nella casa solitaria, lo aspettano invano: egli è immobile, attonito, e anch’egli, come la rondine, ha quel gesto di disperata protesta verso il cielo lontano e impassibile. E tu, cielo infinito, immortale, inondi la terra, atomo sperduto e dominato dal male, di un pianto di stelle.

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Filosofia, opera (pannello decorativo) di Gustav Klimt https://cultura.biografieonline.it/klimt-filosofia/ https://cultura.biografieonline.it/klimt-filosofia/#comments Wed, 26 Jul 2023 14:11:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=15893 Genesi dell’opera: l’incarico a Klimt

Nel 1894 a Gustav Klimt venne dato l’incarico di realizzare dei pannelli decorativi per l’Aula Magna dell’Università di Vienna. L’incarico venne affidato anche a Franz Matsch; gli artisti realizzarono le opere indipendentemente l’uno dall’altro, dividendosi i pannelli da dipingere.

Klimt realizzò quelli di tre facoltà:

La Filosofia: l’opera

L’artista si dedicò al progetto a partire dal 1899 e il primo pannello fu la “Filosofia”, che terminò nel 1900.

Philosophy - Klimt - Filosofia - Philosophie - 1898-1907
Filosofia, opera di Gustav Klimt (1899-1907). Il pannello decorava il soffitto della Great Hall dell’Università di Vienna. Fu distrutto da un incendio nel 1945.

L’opera venne presentata alla VII mostra della Secessione del 1900 e suscitò molte polemiche: Klimt venne infatti molto criticato, mentre all’esposizione universale di Parigi, sempre nel 1900, ricevette la medaglia d’oro.

Filosofia di Klimt è un olio su tela, di centimetri 430 x 300. L’opera è andata distrutta nel 1945 nell’incendio del castello di Immendorf.

Il pannello raffigurava dei corpi femminili avviluppati tra loro, in trance, e dovevano rappresentare la nascita, la fecondità e la morte.
Tutto questo sul lato sinistro, mentre a destra, sullo sfondo scuro e tenebroso, affiorava un volto, enigma del mondo, punteggiato di stelle; in basso, ai piedi del dipinto, viene raffigurato un volto femminile avvolto in una spirale di capelli neri, che rappresenta appunto la Filosofia.

Klimt rappresentò un’umanità alla deriva. Fu così che il 24 marzo 1900, undici membri dell’Università firmarono una petizione per bloccare l’esposizione dell’opera nell’aula magna.

La Medicina: l’opera

Nonostante il clima contrario, Klimt, nel marzo del 1901, nel corso della decima mostra della Secessione, presentò il secondo pannello, la Medicina.

Anche per quest’opera ci furono delle polemiche. L’artista rispose in un’intervista sul “Wiener Morgen-Zeitung”:

Una volta terminato un quadro non ho voglia di perdere dei mesi interi a giustificarlo davanti alla gente. Quello che conta per me non è a quanti piaccia ma a chi.

Ne scaturì una rottura insanabile tra Klimt e le istituzioni.

Medicina - Medicine - Klimt
Il pannello dedicato alla facoltà di Medicina

Klimt, nel 1905, ormai aveva deciso di rinunciare all’incarico, quindi si offrì di acquistare le sue opere dallo Stato austriaco:

Ne ho abbastanza della censura adesso faccio da me. Desidero liberarmene. Desidero liberarmi da tutte queste stupidaggini che mi ostacolano e mi impediscono di lavorare

dichiarò l’artista, che riuscì a riacquistare i suoi tre dipinti e li conservò nel castello di Immendorf, dove tuttavia andarono distrutti a causa di un incendio, con ogni probabilità appiccato dalle truppe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale.

Di me non esiste alcun autoritratto. Io non mi interesso della mia persona come oggetto di pittura, mi interessano di più le altre persone, soprattutto se di sesso femminile, ma ancora di più mi interessano altre forme. Sono convinto che la mia persona non sia particolarmente interessante. Sono un pittore che dipinge proprio tutti i giorni, dalla mattina fino alla sera. Figure e paesaggi, un po’ meno i ritratti.

, era questo il pensiero di Klimt, uno dei massimi esponenti dell’Art Nouveau, la cui vicenda artistica coincide con la storia della Secessione viennese, termine che indica i movimenti artistici nati alla fine dell’Ottocento, tra Germania e Austria, con lo scopo di creare uno stile che si staccasse da quello accademico. Klimt, nel 1897, fu tra i fondatori e primo presidente della Secessione, da cui si distaccò nel 1906 e fondò la Kunstschau, una nuova formazione.

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Musica e Danza, quadri famosi di Henri Matisse https://cultura.biografieonline.it/matisse-musica-danza/ https://cultura.biografieonline.it/matisse-musica-danza/#comments Wed, 05 Jul 2023 17:19:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12491 L’opera “La Danza” di Henri Matisse gli fu commissionata dal collezionista moscovita Sergej Scukin, insieme all’opera “La Musica”; si tratta di due grandi pannelli decorativi.

L’idea originale

Matisse aveva pensato inizialmente a tre pannelli, da collocare in tre piani della residenza del collezionista, che dovevano rappresentare simbolicamente le tre età dell’uomo. Poi, invece, il collezionista ne acquistò solo due.

Queste opere rappresentano le prime tele decorative di grandi dimensioni di Matisse.

Matisse - Musica - Music - Musique - 1910
Musica, è un celebre quadro di Henri Matisse. Fu realizzato nel 1910: oggi si trova conservato presso il Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo, in Russia. Il quadro di Matisse “Musica“, fu acquistato da un appassionato russo di arte, già committente del più celebre “La danza“, realizzato sempre da Matisse nel 1910, e anch’esso conservato presso l’Ermitage.

La danza: il quadro

La Danza” è stato realizzato nel 1910 ed è un olio su tela, di centimetri 260 x 391, custodito presso San Pietroburgo al The State Hermitage Museum. L’opera è ispirata alle sei danzatrici che si vedono sullo sfondo della “Joie de vivre” della Barnes Foundation, ma riadattata alla forma rettangolare del dipinto. L’opera rappresenta l’azione, dove si vedono cinque danzatrici che danzano tenendosi per mano a formare un cerchio, che sta per aprirsi tra le due danzatrici poste in basso a sinistra.

Henri Matisse, La Danza (1910)
La Danza (1910) quadro famoso di Henri Matisse

La danzatrice in basso è infatti protesa in avanti per afferrare la mano dell’uomo, mentre il danzatore fa una torsione del busto per afferrare la mano dell’altra donna. Vi è una forte accensione cromatica di una gamma ridotta di colori, rosso, verde e blu. Rosso per le carni, verde per il prato e blu per il cielo.

La Musica: il quadro

In contemporanea, l’artista realizza l’altro pannello, “La Musica”, destinata al secondo piano della residenza del collezionista, che doveva rappresentare il secondo momento delle tre età dell’uomo, quello della passione. Si tratta di un olio su tela, di centimetri 260 x 389, anche questo custodito a San Pietroburgo presso il The State Hermitage Museum.

Matisse rappresenta cinque figure maschili che suonano e cantano, dove il violinista è rappresentato in piedi e le altre quattro figure sedute sul prato verde, sotto il cielo blu.

Sono figure chiuse e concentrate nel loro mondo interiore, e guardano fuori dalla tela in direzione di un immaginario direttore.

Sono rappresentate con il colore rosso, come quello de “La Danza”.

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Meditazione dopo il bagno, opera di Matisse https://cultura.biografieonline.it/meditazione-dopo-il-bagno-matisse/ https://cultura.biografieonline.it/meditazione-dopo-il-bagno-matisse/#respond Tue, 13 Jun 2023 15:55:51 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24032 A partire dalla fine dell’Ottocento, la Costa Azzurra si trasforma in un luogo di attrazione per artisti e intellettuali, nonché per ricchi personaggi.

A Nizza Henri Matisse decide di passare l’inverno, lasciando Quai Saint-Michel, uno studio vicino a Notre-Dame, dove realizza diverse opere sul tema dell’atelier.

Da Il pittore e la modella a Le piume bianche (Les plumes Blanches), in cui ritrae la modella Antoinette Arnoux. A Nizza, dove resta incantato dalla bellezza del posto, Matisse frequenta nuovi amici e rivede anche quelli di vecchia data.

È qui, proprio a Nizza, che l’artista francese dipinge molti quadri, tra cui Meditazione dopo il bagno, l’opera che andiamo ad analizzare. È qui che decide di abbandonare le sperimentazioni degli anni trascorsi per ritornare alla tradizione.

Meditazione dopo il bagno - Méditation après le bain - Meditation after the bath - Matisse 1920-1921
Meditazione dopo il bagno (Méditation après le bain) • Henri Matisse, 1920-1921

Meditazione dopo il bagno, descrizione dell’opera

L’opera è un olio su tela del 1920-1921 di centimetri 73 x 54. Il dipinto è custodito presso la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli al Lingotto di Torino.

In “Meditazione dopo il bagno” Matisse realizza la scena di una giovane in turbante e accappatoio, dopo aver fatto un bagno.

Il luogo è la stanza del pittore, all’Hotel Mediterranée, oggi sede del nuovo casinò e ribattezzato Palais de la Mediterranée.

È riconoscibile la tovaglia a righe rosse, fiori, in particolare papaveri e non anemoni, come nel quadro “Donna e anemoni“, realizzato nella stessa camera d’albergo, anch’esso nel 1920. E ancora: il cassettone, lo specchio, la poltrona, il pavimento a mattonelle rosa e la finestra.

Elemento fondamentale della pittura dell’artista francese è la luce, che tratta in modo naturalistico, luce delicata, chiara e avvolgente.

L’artista crea un’atmosfera gioiosa, un’atmosfera delicata, raffinata.

La modella ritratta: Antoinette Arnoux o Henriette Darricarrère?

La modella ritratta potrebbe essere Antoinette Arnoux oppure Henriette Darricarrère.

Il viso non è perfettamente caratterizzato ed è rivolto verso un punto della stanza, a sinistra, guardando l’immagine frontalmente, proprio come fosse sovrappensiero.

  • L’accappatoio lascia intravedere la scollatura.
  • I capelli neri fuoriescono dal turbante.
  • Gli occhi sono truccati.
  • Le braccia adagiate lungo la siloutte
  • I piedi si intravedono.

A rendere intima l’atmosfera, contribuisce anche la finestra chiusa.

Ciò rende la camera silenziosa e molto intima e protegge dall’esterno, non mostrando il paesaggio mondano e marino.

La protagonista è colta in un momento di meditazione.

Lo sguardo meditativo della donna ritratta è sottolineato dai colori usati per dipingere la parte destra della stanza: toni chiari, grigiastri perfettamente in linea con lo sguardo.

Sono colori che contrastano invece con l’altra metà della stanza dipinta con colori vivaci, resa allegra e vivace dai fiori e dalla tovaglia a righe rosse.

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Perfetti sconosciuti, riassunto e recensione del film https://cultura.biografieonline.it/perfetti-sconosciuti/ https://cultura.biografieonline.it/perfetti-sconosciuti/#respond Sat, 07 Jan 2023 21:53:46 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=24052 Un tempo la memoria era ben protetta nella mente di ognuno. Oggi, nel XXI secolo si trova nelle sim dei cellulari. Parte da qui la riflessione del regista Paolo Genovese che ha dato spazio alla pellicola Perfetti sconosciuti sulle note di una canzone di Fiorella Mannoia. Il film è uscito nelle sale l’11 febbraio del 2016.

Perfetti Sconosciuti film

Il cast di Perfetti sconosciuti

Il film Perfetti sconosciuti è una commedia italiana che mette in scena un gruppo di amici mentre stanno consumando una cena. Si tratta della psichiatra Eva e il chirurgo plastico Rocco, due coniugi interpretati da Kasia Smutniak e Marco Giallini e genitori di Sofia, alias Benedetta Porcaroli.

A casa loro invitano i cinque amici che decidono di fare un gioco: mettere sul tavolo il proprio telefono cellulare, “odierna scatola nera”, e ascoltare in viva voce le chiamate in arrivo o leggere messaggi ad alta voce. I volti dei cinque amici sono: Giuseppe Battiston, insegnante di ginnastica disoccupato che interpreta Peppe, Valerio Mastandrea nel ruolo di Lele, funzionario di un ufficio legale di una grande azienda privata, Anna Foglietta nel ruolo di sua moglie Carlotta, Alba Rohrwacher che interpreta la veterinaria Bianca ed Edoardo Leo, nei panni di Cosimo, marito di Bianca e tassista con la voglia di cambiare quotidianamente lavoro.

Il film dimostra una capacità intellettuale e di classe, che celano maschere e ipocrisie. È una commedia all’italiana che mette in risalto il concetto di amicizia, ma è anche una pellicola sull’ipocrisia italiana.

Trailer

Locandina e poster

Perfetti sconosciuti: la locandina del film
Perfetti sconosciuti: la locandina del film

La trama del film

I coniugi Eva e Rocco invitano a casa loro a cena degli amici di vecchia data, sono gli amici di sempre: Cosimo e Bianca, Lele e Carlotta e Peppe. Eva e Rocco, al contrario di Cosimo e Bianca, novelli sposi, sono ormai una coppia in crisi. A questo va ad aggiungersi un rapporto conflittuale tra la moglie e la figlia adolescente, che predilige il rapporto con il padre.

Tuttavia non sono i soli ad avere una crisi, anche Lele e Carlotta hanno dei problemi, mentre Peppe, insegnante di educazione fisica, dopo il divorzio, non riesce né a trovare un’occupazione né un rapporto sentimentale. Nel corso della cena, mentre l’argomento si accende su una coppia di amici che si sono lasciati per via di alcuni messaggi letti sul telefonino, Eva propone di fare un gioco, cioè di mettere tutti il proprio telefono cellulare sul tavolo e di accettare chiamate e messaggi rendendo partecipe il gruppo.

Così, tutti accettano, ma quello che doveva rimanere un gioco diventa una trappola per i commensali. Si scoprono tutti i segreti. Uno, ad esempio, è quello di Rocco, chirurgo plastico, che è da tempo in analisi e che lo nasconde alla moglie psicoterapeuta. Si scopre pure che la moglie di Rocco vuole rifarsi il seno, ma che si affiderà non al marito ma ad un altro chirurgo famoso. Inoltre, di nascosto alla moglie, Rocco compra dei preservativi alla figlia e glieli consegna prima che lei esca e le da consigli sulla prima esperienza sessuale.

Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta.

Viene fuori dalle conversazioni che Bianca si sente con il suo ex fidanzato, all’insaputa di Cosimo. Ma solo per dargli dei consigli su come approcciarsi in un nuovo rapporto con un’altra donna. Di Cosimo si scopre che ha un’amante rimasta in cinta durante l’ultimo incontro. E che ha proprio una relazione con Eva, moglie del suo amico Rocco.

Anche l’altra coppia è in crisi: mentre Carlotta ha una relazione online con un altro uomo e vuole mettere la suocera in una casa di riposo all’insaputa di Lele, anche lui ha una relazione online con un’altra donna. Si scopre anche che Carlotta ha ucciso un uomo mentre era ubriaca alla guida dell’auto, ma a proteggerla dal carcere ci ha pensato il marito Lele, assumendosi la responsabilità della morte dell’uomo.

Peppe invece è omosessuale, ma gli amici per via di un equivoco pensano che sia Lele a tradire la moglie con un altro uomo. Infatti Lele per evitare che la moglie si accorgesse della sua relazione online ha scambiato il telefono con l’amico Peppe. Questo ha un compagno che si chiama Lucio. Il colpo di scena, si avrà a fine serata, quando si scopre che in realtà il gioco non è mai avvenuto. E che tutti ritornano a casa con il loro bagaglio fatto di menzogne.

Perfetti sconosciuti: premi

Il film ha ricevuto nel 2016 il David di Donatello, nastri d’argento, Globo d’oro, Ciak d’oro e molti altri premi. Insomma è una pellicola che non solo fa ridere ma che fa riflettere.

Record

Nel 2019 entra nel Guinness dei primati come il film con più remake in assoluto nella storia del cinema: 18. Nel 2023 se ne contano oltre 20!

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Sagrestia Nuova e tombe medicee: il significato delle sculture di Michelangelo https://cultura.biografieonline.it/firenze-sagrestia-nuova/ https://cultura.biografieonline.it/firenze-sagrestia-nuova/#comments Fri, 18 Nov 2022 07:47:10 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9287 Alla morte di Giulio II, nel 1513, viene eletto papa, col nome di Leone X, Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. Egli, che dal padre ha ereditato l’inclinazione per le arti e l’intuito nella scelta degli artisti, rivolge la sua attenzione al completamento di quelle opere fiorentine iniziate per volontà del padre o del bisnonno Cosimo e, per varie ragioni, rimaste interrotte.

Sagrestia nuova - scultura di Michelangelo
Dettaglio di una delle sculture di Michelangelo, presenti nella Sagrestia nuova a Firenze (Basilica di San Lorenzo, 1525 circa)

Sagrestia Nuova e basilica di San Lorenzo

Tra queste c’è la Basilica di San Lorenzo, progettata da Filippo Brunelleschi, costruita in gran parte dopo la morte dell’architetto e rimasta senza facciata. Così del problema si occupa Michelangelo Buonarroti che, nel 1518, firma il contratto per la realizzazione della facciata, dopo essere giunto, con successivi studi, all’elaborazione del progetto definitivo, purtroppo mai eseguito, forse perché troppo complesso.

Nel 1520 il contratto per la facciata di San Lorenzo veniva sciolto; subito dopo l’artista attende alla creazione di una cappella annessa alla stessa Basilica, voluta anche questa da papa Leone X.

Lo scopo è quello di accogliere le tombe del fratello Giuliano duca di Nemours, del nipote Lorenzo duca d’Urbino, del padre Lorenzo il Magnifico e dello zio Giuliano.

La cappella sorse accanto al transetto destro, di fronte e in corrispondenza esatta della Sagrestia di Brunelleschi; completa così, armonicamente, la pianta della chiesa – quindi di misure e forme identiche.

Fu detta per questo motivo Sagrestia Nuova.

Michelangelo: Sagrestia nuova. San Lorenzo (Firenze)
Firenze, Basilica di San Lorenzo: la “Sagrestia nuova”, di Michelangelo Buonarroti

La Sagrestia Nuova tra Brunelleschi e Michelangelo

La Sagrestia Nuova rispecchia, nell’interno, alcune caratteristiche brunelleschiane: strutture architettoniche in pietra contro il fondo chiaro. Ma le analogie sono solo apparenti.

  • In Brunelleschi la pietra “serena” ha la funzione di definire geometricamente la forma e lo spazio mediante la prospettiva lineare.
  • In Michelangelo il grigio della pietra determina il risalto contro il piano d’appoggio.

Lo spazio è diviso orizzontalmente da cornici in vani sovrapposti: il vano superiore ha finestre più strette in alto che alla base; in tal modo si ottiene maggiore senso verticalistico.

Anche le pareti, invece che superfici neutre di materiale volutamente povero come in Brunelleschi, sono mosse; quelle inferiori sono costruite da materiale nobile e duraturo: il marmo di Carrara, notoriamente prediletto da Michelangelo.

La scultura non è subordinata all’architettura: vive autonomamente.

Partito da un progetto con tombe parietali, dopo un nuovo progetto in cui le tombe erano poste in un’edicola centrale a quattro facciate, Michelangelo torna alla prima soluzione.

I sepolcri, infatti, sono costituiti da sarcofagi, sui cui coperchi arcuati in curva “catenaria” giacciono figure nude semisdraiate. Mentre le statue dei defunti seduti sono parzialmente contenute entro nicchie sovrastanti.

I sepolcri che hanno questa forma sono due: quelli dedicati

  • a Giuliano duca di Nemours
  • a Lorenzo duca d’Urbino.

Mentre il monumento di Lorenzo il Magnifico e di Giuliano non è stato realizzato.

Michelangelo: tomba per Giuliano duca di Nemours
Firenze: tomba di Giuliano duca di Nemours. Scultura di Michelangelo

Questi ultimi, infatti, sono dovuti agli scultori Fra’ Giovanni Angelo Montòrsoli e Raffaele da Montelupo.

Un nuovo capolavoro di Michelangelo

Ma il gruppo divino è fra le opere più belle di Michelangelo, che riprende il tema già trattato in gioventù, accentuando però il rapporto madre-figlio in un moto “a serpentina” che li unisce completamente: un essere nuovo nasce da un altro essere. Anzi, ne trae ancora nutrimento ricevendo la vita attraverso il latte.

Scultura di Michelangelo: Lorenzo duca Urbino, tomba
Firenze: tomba di Lorenzo duca Urbino. Scultura di Michelangelo

Michelangelo esprime il dolore universale.

Non c’è esasperazione drammatica, ma cognizione dell’ineluttabile condanna dell’uomo.

Sul sarcofago di Lorenzo giacciono L’Aurora e il Crepuscolo, su quello di Giuliano il Giorno e la Notte, col significato simbolico, comune all’arte cristiana, della caducità della vita umana e del suo rapido declino verso la morte.

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Novembre: parafrasi della poesia di Giovanni Pascoli https://cultura.biografieonline.it/novembre-parafrasi/ https://cultura.biografieonline.it/novembre-parafrasi/#respond Sat, 05 Nov 2022 07:02:49 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8906 La poesia intitolata Novembre di Giovanni Pascoli venne pubblicata nel 1891. In questa opera il Pascoli descrive una giornata d’autunno.

Novembre, la poesia

Dall’incipit gioioso si passa poi a versi di tristezza: c’è l’illusione di una bella giornata primaverile o addirittura estiva, ma poi il poeta tratteggia i particolari di una giornata autunnale: il pruno secco, le foglie che cadono dagli alberi. Parla, infatti, del periodo che va dal 2 novembre, giorno dei morti, alla settimana, cosiddetta estate di San Martino.

Albicocchi in fiore - Van Gogh
Albicocchi in fiore, quadro di Vincent van Gogh

Incipit e testo completo

Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…

(Continua a leggere il testo completo della poesia)

Parafrasi

L’aria è limpida e fredda come una gemma, il sole è talmente spendente che tu cerchi gli albicocchi in fiore e senti nel cuore il profumo amaro del biancospino.

Il desiderio di primavera svanisce con la visione non del biancospino fiorito ma del pruno secco, il cielo sereno appare ora solcato dai rami nudi e oscuri degli alberi, il terreno è duro, compatto e risuona sotto il piede.

Intorno c’è silenzio: solo, ai soffi del vento, senti lontano, dai giardini e dagli orti, le foglie che cadono dal ramo morte. Rumore che è avvertito più che dai sensi, dall’anima.

È il giorno dei morti: il periodo che va dal 2 novembre all’11, l’estate di San Martino.

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