Fulvio Caporale, Autore presso Cultura https://cultura.biografieonline.it/author/fulvio-caporale/ Canale del sito Biografieonline.it Tue, 23 Apr 2024 07:12:44 +0000 it-IT hourly 1 Cézanne e Renoir, l’amicizia artistica in una mostra a Milano https://cultura.biografieonline.it/cezanne-renoir-amicizia-mostra-milano/ https://cultura.biografieonline.it/cezanne-renoir-amicizia-mostra-milano/#respond Tue, 23 Apr 2024 07:11:10 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41991 Il 2024 è l’anno in cui si festeggiano i 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo. Movimento nato ufficialmente nel 1874, quando un gruppo di artisti decise di organizzare una mostra indipendente dei propri lavori.

La mostra venne organizzata dalla Société anonyme des artistes peintres, sculpteurs et graveurs nello studio del fotografo Nadar, a Parigi. E proprio per festeggiare questo evento è possibile visitare dal 19 marzo al 30 giugno a Palazzo Reale di Milano una mostra che mette a confronto due grandi artisti dell’epoca, Paul Cézanne e Pierre-Auguste Renoir. Due amici, due pittori che hanno contribuito alla nascita dell’Impressionismo e con le loro opere hanno influenzato molte generazioni di artisti.

La mostra

Promossa da Comune – Cultura con il patrocinio del Ministero della Cultura e della Ambassade de France en Italie, l’esposizione è prodotto da Palazzo Reale, Skira Arte e Museum Studio, in collaborazione con Musée de l’Orangerie e Musée d’Orsay, nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026. È curata da Cécile Girardeau, conservatrice al Musée de l’Orangerie di Parigi, e Stefano Zuffi, storico dell’arte, con la collaborazione di Alice Marsal, responsabile degli archivi e della documentazione al Musée de l’Orangerie. Il progetto è realizzato grazie a Enel, in qualità di main partner, e grazie a Fineco, premium partner.

Fatte le dovute premesse, la mostra è indubbiamente interessante; perché accosta le opere dei due pittori – sono 52 quelle esposte – le quali ci permettono di attraversare dagli anni ’70 dell’800 fino ai primi del ‘900 il lavoro di entrambi e il modo in cui i due pittori hanno dialogato fra di loro.

L’amicizia tra Cézanne e Renoir

Erano amici, Cézanne e Renoir, e il loro dialogo, attraverso la scelta dei soggetti, è una delle esperienze più affascinati che mi è capitato di osservare in questi anni.

Entrambi cercano la loro più pura ispirazione, ma mentre Cézanne è controllo, misura, disciplina, geometria, Renoir è un’esplosione di colori, di materiale pittorico, di luce, di forza creativa che cerca con maestria il soggetto perfetto.

Entrambi però si confrontano con i paesaggi, le nature morte, i soggetti umani e vediamo fra di loro un dialogo interessante che nei dettagli delle pennellate li mette in un confronto inedito; non l’uno di fronte all’altro, ma vicini in una ricerca estatica della luce, per catturare, impressionare, la realtà.

Il percorso espositivo parte proprio da questo dialogo per mostrare le affinità ma anche il modo in cui entrambi hanno sviluppato una propria poetica espressiva che li ha portati su strade differenti, mantenendo però fra loro sempre un dialogo costante.

Interessante, dopo aver visto i soggetti che hanno ispirato anche altri pittori, come Picasso, osservare la ricostruzione dei loro studi.

Alla fine della mostra infatti ci imbattiamo nella ricostruzione dei due studi ispirati dai documenti d’epoca, dove entrambi i pittori hanno realizzato le loro opere.

Cézanne-Renoir - catalogo della mostra
Cézanne-Renoir: il catalogo della mostra

Il catalogo

Visita => Cézanne/Renoir. Capolavori dal Musée de l’Orangerie e dal Musée d’Orsay (Skira)

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Ultima cena: perché è celebre questa opera di Leonardo? https://cultura.biografieonline.it/leonardo-ultima-cena/ https://cultura.biografieonline.it/leonardo-ultima-cena/#comments Fri, 19 Apr 2024 08:29:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=5427 L’Ultima cena è uno dei dipinti più famosi e citati di Leonardo. È stato realizzato fra il 1495 e il 1498. La tecnica utilizzata è tempera grossa su intonaco. L’opera misura 460 x 880 cm e si trova nel refettorio di santa Maria delle Grazie a Milano. La tecnica pittorica di Leonardo da Vinci, assolutamente innovativa per l’epoca, consistette nella stesura di colori a tempera posti sopra a due strati di calcina fresca.

Il secondo strato aveva una notevole quantità di gesso, che nel tempo causò diversi problemi all’opera, soprattutto a causa dell’umidità, richiedendo la realizzazione di numerosi progetti di restauro.

Ultima cena, Leonardo da Vinci (1495 - 1498)
L’Ultima cena, uno dei dipinti più noti al mondo. Opera di Leonardo da Vinci

L’immortalità di un momento drammatico

Dopo cinquant’anni dalla realizzazione dell’opera, Giorgio Vasari notava come fosse diventata una macchia indistinta di colori proprio a causa dell’umidità.

I restauri hanno mantenuto l’opera più o meno nel suo stato originario ma hanno anche permesso la scoperta di dettagli dimenticati, come ad esempio gli alimenti presenti sul tavolo, dettagli ritrovati con l’ultimo importante restauro del 1999.

Il dipinto rappresenta l’ultima cena a cui Gesù partecipò con i dodici apostoli. La ricostruzione storica si basa sul Vangelo di Giovanni.

Durante la cena Gesù annuncia che verrà tradito da uno dei suoi apostoli. Leonardo ritrae questo momento, rappresentando l’esatto istante in cui gli apostoli reagiscono con sconcerto all’annuncio. È un momento drammatico che si ripete all’infinito nella liturgia cristiana e che in questo capolavoro assume una rappresentazione immaginifica immortale.

Le ragioni di un’opera celeberrima

L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci è celebre per molteplici ragioni, che la rendono un capolavoro assoluto e una delle opere d’arte più iconiche al mondo. Tra i suoi aspetti più salienti troviamo i seguenti.

Innovazione tecnica e artistica

  • Tecnica: Leonardo sperimentò una nuova tecnica pittorica, la tempera ad olio, che gli permise di ottenere effetti di sfumature e morbidezza senza precedenti, rendendo l’opera incredibilmente realistica.
  • Prospettiva: La scena è costruita con una prospettiva impeccabile, che crea un’illusione di profondità tridimensionale e coinvolge lo spettatore nella scena.
  • Psicologia dei personaggi: Leonardo diede vita ai personaggi rappresentando le loro emozioni e i loro stati d’animo con straordinaria maestria, facendo di quest’opera non solo un dipinto religioso, ma anche un profondo ritratto dell’umanità.

Composizione e iconografia

  • Composizione: I dodici apostoli sono disposti in gruppi di quattro, creando un ritmo armonico e sottolineando le diverse reazioni all’annuncio di Gesù del tradimento di uno di loro.
  • Figura di Cristo: Gesù è posto al centro della scena, in una posizione di calma e serenità, contrapposta all’agitazione degli apostoli. La sua figura irradia luce e dona un senso di pace all’intera composizione.
  • Iconografia: Leonardo reinterpretò la tradizionale iconografia dell’Ultima Cena, scegliendo di rappresentare il momento in cui Gesù rivela il tradimento di Giuda, creando una scena ricca di tensione drammatica.

Significato e influenza

  • Significato religioso: L’opera rappresenta un momento cruciale della storia di Cristo e del cristianesimo, e invita a riflettere sul tema del tradimento, del sacrificio e dell’amore.
  • Influenza artistica: L’Ultima Cena ha avuto un’influenza profonda sulla storia dell’arte, ispirando generazioni di artisti e diventando un modello per la rappresentazione di scene bibliche e non.
  • Valore culturale: L’opera è considerata un capolavoro del Rinascimento italiano e un patrimonio artistico di inestimabile valore, non solo per l’Italia ma per l’intero mondo.

Oltre a questi aspetti principali, l’Ultima Cena è celebre anche per la sua bellezza mozzafiato, la sua complessità simbolica e la sua capacità di suscitare emozioni profonde in chi la osserva. Si può parlare a buon titolo di un’opera capace di suscitare la Sindrome di Stendhal.

Per queste ragioni, l’opera continua ad affascinare e ispirare persone di tutto il mondo, a distanza di secoli dalla sua creazione.

Fattori che hanno contribuito alla sua fama

  • Ubicazione: L’opera si trova nel Cenacolo Vinciano, un convento domenicano a Milano, che è un luogo suggestivo e ricco di storia.
  • Storia: L’opera ha subito una storia travagliata, con restauri e vicissitudini che ne hanno aumentato il fascino e la mistero.
  • Popolarità: L’Ultima Cena è stata oggetto di numerosi studi, pubblicazioni e riproduzioni, diventando un’immagine iconica riconosciuta a livello globale.
  • Riferimenti nella cultura di massa: L’opera è stata citata e omaggiata innumerevoli volte in film, libri, musica e altri media, contribuendo a renderla ancora più famosa e conosciuta.

In definitiva, la fama dell’Ultima Cena è il risultato di una combinazione unica di fattori artistici, storici, culturali e popolari che l’hanno resa un’opera d’arte senza eguali.

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L’uomo elefante: la biografia di Joseph Merrick (Elephant man) https://cultura.biografieonline.it/uomo-elefante-libro-biografia/ https://cultura.biografieonline.it/uomo-elefante-libro-biografia/#respond Mon, 15 Apr 2024 15:02:15 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41969 Quello che colpisce di questo libretto di 50 pagine, oltre alla traduzione, è il racconto distaccato di un’anima speciale. Frederick Treves (1853-1923) racconta la vita di Joseph Merrick (1862-1890), meglio conosciuto come l’uomo elefante.

Uomo elefante - libro
La copertina del libro

Joseph Merrick

Questo nome, portato alla conoscenza del grande pubblico dal film di David Lynch, gli era stato dato dall’impresario che lo mostrava in giro per l’Inghilterra. Merrick era un uomo molto deturpato. Il viso era totalmente devastato e sproporzionato a causa di una malattia che aveva colpito gran parte del suo corpo.

Joseph Merrick
Joseph Merrick

Frederick Treves fu la prima persona a prendersi cura di Merrick, a non approfittarsi della sua situazione. Come medico lo curò e lo seguì fino a dove era possibile. La vita di Joseph fino a quel momento era stata segnata dal dolore, dall’abbandono e dalle persecuzioni di coloro che vedevano in lui solo un mostro; cambiò dopo l’incontro con il dottor Treves.

Frederick Treves
Frederick Treves

Una biografia non romanzata

In questa biografia dal titolo “L’uomo elefante” che non ha nulla di romanzato, Merrick appare come la vittima sacrificata sull’altare dell’indifferenza e dell’odio per il diverso. Egli poi viene salvato da un uomo buono, colto che si prende cura di lui e lo mostra al mondo attraverso un’altra immagine.

Ma in realtà, Merrick è molto di più di una semplice vittima salvata dalla violenza e dalla crudeltà. È quello che si potrebbe definire un santo incarnato in un corpo sofferente, che vede nel mondo solo aspetti positivi, che non ha rancore, che non pensa minimamente ad odiare.

Merrick venne abbandonato ancora bambino da una madre che, forse era ammalata e che non aveva la forza di occuparsi di lui.

Il diritto di odiare

Da quel momento, ricostruendo i suoi ricordi, la sua vita è stata un susseguirsi di abusi, persecuzioni, scherni, abbandoni. Malgrado questo, anche il ricordo della madre era per lui limpido, la considerava una donna bellissima e la paragonava, portandola sempre in alto, alle altre dame che grazie a Treves, poté incontrare nell’ultima parte della sua vita.

Merrick era un uomo che ha potuto sviluppare una propria identità quando l’amore degli altri, dopo anni di sofferenze, lo hanno aiutato ad emergere; prima era solo un grumo di dolore. E di riflesso lui ha cominciato a considerare la vita e a guardare gli altri con un amore triplicato, non perdendo tempo con pensieri di odio.

Aveva tutto il diritto di odiare, visto ciò che aveva subito eppure non lo fece, mai.

Perché?

La risposta è complessa e ognuno, leggendo il libro, formulerà la propria.  Per questo non posso che consigliarne la lettura.

Elephant man: il libro

Titolo italiano: L’uomo elefante
Autore: Frederick Treves
Editore: Adelphi editore
Traduzione: Matteo Codignola

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Il bosone di Higgs: perché è chiamato la Particella di Dio https://cultura.biografieonline.it/bosone-di-higgs/ https://cultura.biografieonline.it/bosone-di-higgs/#comments Tue, 09 Apr 2024 21:10:46 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7595 Il Bosone di Higgs è una particella massiva che conferisce massa e quindi peso a tutte le altre particelle dell’universo. In altre parole, la sua esistenza stabilisce l’esistenza della materia. Il bosone, infatti, è un vettore di massa e il suo scopo è conferire densità alle altre particelle fondamentali, cioè ai mattoncini ultimi che costituiscono gli atomi e le molecole e che sono alla base della nostra realtà. Il bosone è stato scoperto teoricamente da Peter Higgs nel 1964.

Chi è Peter Higgs
Peter Higgs

Chi è Peter Higgs?

Peter Higgs è stato uno scienziato scozzese che si è specializzato al King’s College di Londra in Fisica teorica e che ha ricoperto l’incarico di professore di Fisica teorica all’Università di Edimburgo fino al 1996. È stato membro della Royal Society inglese.

Nel 1964 individuò l’esistenza del bosone che conferisce massa all’universo, ultima particella del Modello Standard.

Per questa scoperta è stato candidato al Premio Nobel per la Fisica.

Nel 2011, davanti a tutto il mondo,  fu mostrata l’esistenza empirica del bosone confermando, dopo 47 anni, la sua teoria.

Fotografia di Peter Higgs
Un’altra foto di Peter Higgs

La scoperta del bosone di Higgs

In un paese nel sud della Francia, sulla montagna di Crozet, si possono ammirare una serie di deliziose casette che punteggiano il panorama.

Il silenzio è assordante e la tranquillità di questi ambienti rimanda alle più pacifiche cartoline che illustrano le bellezze della Francia del sud. In realtà, sotto queste case, si trova una delle macchine più complesse che la mente umana abbia concepito. Si tratta di un anello enorme,  il cui diametro misura otto km, e la cui capacità di assorbimento di energia elettrica è pari a quella di una città di medie dimensioni.

È il Large Hadron Collider (LHC), il collisore di androni, una macchina costata miliardi e che vede impegnati migliaia di scienziati nella rilevazione dei dati. E’ stata costruita al CERN di Ginevra, l’Organizzazione europea per la Ricerca nucleare, e il suo scopo è portare alla collisione gli atomi.

Perché si studia la collisione degli atomi?

Schiantando gli atomi fra di loro, gli scienziati cercano di ricreare le condizioni grazie alle quali o durante le quali si è manifestato il Big Bang, cioè l’eruzione cosmica che ha portato alla nascita dell’universo.

Il punto centrale è che nessuno sa come mai le cose che costituiscono tutto ciò che vediamo, non vediamo sentiamo e non sentiamo hanno un peso. Gli scienziati sanno cos’è la materia, la massa, il peso ma non sanno il perché di questo peso. Non ne conoscono la causa.

Nel 1964 il fisico scozzese Peter Higgs ha teorizzato un campo invisibile che nella notte dei tempi permeava il cosmo. Questo campo cominciò a trasformarsi in materia e quindi a formare il peso delle molecole, degli atomi e delle particelle elementari quando l’universo iniziò ad espandersi e a raffreddarsi.

Grazie all’azione di questo campo gli elementi costituenti la materia acquisirono peso, quindi massa. La conseguenza ultima di questo fenomeno siamo noi.

La nostra vita.

Senza questo campo, definito campo di Higgs, le particelle che costituiscono il tutto si muoverebbero ad altissima velocità scontrandosi fra di loro senza produrre alcuna forma della materia.

YouTube video

La particella di Dio

Il Large Hadron Collider è stato realizzato proprio per individuare le particelle che compongono il campo e che sono state denominate bosoni di Higgs. Il 4 luglio del 2012 i media diedero la notizia al mondo che il bosone di Higgs, che chiamarono la particella di Dio, era stato individuato dopo una serie di esperimenti che ne individuavano la presenza con un’approssimazione del 99%.

Tale scoperta assunse un’importanza straordinaria anche per il fatto che il bosone di Higgs era l’ultima particella mancante del Modello Standard, cioè l’insieme delle leggi che descrivono ed elencano tutte le particelle dell’universo.

La scoperta fu presentata dalla scienziata Fabiola Gianotti, ricercatrice presso il CERN di Ginevra e coordinatrice dell’esperimento Atlas (in seguito direttrice), il progetto di ricerca che ha portato alla scoperta del bosone di Higgs.

Fabiola Gianotti al CERN
L’italiana Fabiola Gianotti, ricercatrice presso il CERN di Ginevra, è stata la coordinatrice dell’esperimento che ha portato alla scoperta del bosone di Higgs

Un altro motivo per cui questa scoperta è estremamente interessante è che si tratta dell’ultimo capitolo di una storia iniziata nel 1964, quando su un foglio di carta  Higgs elaborò la sua teoria, dando vita ad una caccia costata miliardi, che ha impegnato più di 20 nazioni e quasi diecimila scienziati.

Il libro “Higgs e il suo bosone” di Ian Sample, edito dal Saggiatore, racconta questa storia e permette di approfondire tutti gli elementi di una scoperta che pone nuove questioni di fronte al mistero della creazione.

Peter Higgs per la sua straordinaria scoperta è stato insignito del Premio Nobel per la Fisica 2013.

Si è spento all’età di 94 anni il giorno 8 aprile 2024.

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Da Monet a Matisse. French Moderns, 1850–1950: la mostra ed il libro https://cultura.biografieonline.it/da-monet-a-matisse-french-moderns/ https://cultura.biografieonline.it/da-monet-a-matisse-french-moderns/#respond Tue, 09 Apr 2024 09:47:19 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41957 Quadri emblematici in un percorso ricco

A palazzo Zabarella, a Padova, è stata allestita la mostra “Da MONET a MATISSE. French Moderns, 1850–1950” con il contributo del Brooklyn Museum. Il Brooklyn è una delle istituzioni con le quali palazzo Zabarella dialoga per fornire esempi originali di mostre e percorsi culturali che hanno contraddistinto la storia dell’arte.

Così è questa mostra, la quale riunisce una serie di quadri emblematici di un secolo in cui gli artisti si allontanano dalle formalità accademiche per concentrarsi, invece, sulla vita quotidiana. Ma la mostra è anche un percorso selezionato per celebrare la Francia come luogo del modernismo internazionale della seconda metà dell’Ottocento.

Gli autori

Il percorso è ricco di sorprese e di capolavori; troviamo infatti esposte opere differenti per soggetto, dimensioni e stile – realizzati dai principali artisti dell’epoca, sia quelli di origine francese, sia quelli che si sono formati e hanno esposto in Francia: Pierre Bonnard, William Bouguereau, Gustave Caillebotte, Paul Cézanne, Marc Chagall, Jean-Baptiste-Camille Corot, Gustave Courbet, Edgar Degas, Fernand Léger , Henri Matisse, Claude Monet, Berthe Morisot, Gabriele Münter, Pierre-Auguste Renoir, Odilon Redon, Yves Tanguy, Édouard Vuillard, Auguste Rodin e molti altri, per un totale di 45 maestri.

Il focus sono le trasformazioni dell’arte in concetti e movimenti che hanno permesso a molti artisti di sperimentare un percorso originale dalla seconda metà dell’800 alla prima del ‘900.

Il percorso

Attraversiamo, come se fossimo in una macchina del tempo, in cui l’arte è la nostra bussola, 100 anni di storia.

L’esposizione ha il pregio quindi di essere un percorso che può aprire altre porte verso una comprensione prospettica dei cambiamenti artistici avvenuti a Parigi in un lasso di tempo contenuto, se si pensa a quali rivoluzioni l’arte è andata in contro in quel periodo.

Iniziamo infatti con pittori più legati all’arte tradizionale e accademica come Gérôme e Bouguereau. Proseguiamo poi con i soggetti non convenzionali dipinti da Millet, che fu ispiratore di Van Gogh e Boudin.

Nei loro quadri la pennellata è più sciolta e libera. La luce diventa una guida per i dipinti in plein air.

Ci avviciniamo al modernismo con i lavori di Sisley e Pissarro. E giungiamo a vedere i primi lampi dell’impressionismo con Monet, Renoir e Degas.

Meraviglioso poi il quadro di Boldini da osservare in una prospettiva di movimento ed energia che incanta per la sua modernità e forza creatrice.

Il ‘900 è anche rappresentato dalla scultura di Rodin che chiude idealmente il percorso, dopo che Matisse e Chagall ci hanno mostrato il modo in cui la pittura poteva essere sperimentata oltre il soggetto.

La mostra è una sintesi molto interessante di un percorso essenziale nella storia dell’arte.

In Francia sono avvenuti, a cavallo dei due secoli, alcune delle trasformazioni più significative che hanno sconvolto i generi ma hanno anche cambiato la percezione di come la realtà poteva essere vista e rappresentata dall’arte.

Il libro

Il catalogo della mostra “Da MONET a MATISSE. French Moderns, 1850–1950” è un ottimo specchio di questo cambiamento; una sintesi affascinante che apre altre porte meravigliose alla scoperta dell’arte e della sua evoluzione.

Da Monet a Matisse - mostra e libro
  • Titolo del Libro: Da Monet a Matisse: French Moderns 1850-1950
  • Autore:  Museum Brooklyn
  • Editore: Conti Tipocolor
  • Pubblicazione: 2023
  • Genere: pittura
  • Pagine: 148
  • Traduttore: Palazzi M.
  • Dimensioni: mm 254 x 280
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Il cavallo bianco, opera di Gauguin: storia e descrizione https://cultura.biografieonline.it/gauguin-cavallo-bianco/ https://cultura.biografieonline.it/gauguin-cavallo-bianco/#respond Mon, 01 Apr 2024 14:11:52 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12306 E’ il 1898 quando Paul Gauguin dipinge “Il cavallo bianco“, un’opera che in seguito diventerà molto famosa. È il suo secondo soggiorno a Tahiti. E Gauguin ama esplorare i paesaggi selvaggi che circondano i villaggi, in cui spesso trova ristoro.

In quegli anni, Tahiti conserva un paesaggio incontaminato e lussureggiante, dove facilmente si possono incontrare animali allo stato brado, che si muovono liberi nella foresta.

Ciò che Gauguin vede e dipinge, non è solo la realtà del paesaggio o la bellezza della vegetazione, ma una sorta di visione onirica del mondo caraibico.

Il cavallo bianco (Gauguin, 1898)
Paul Gauguin: Il cavallo bianco (1898)

Il cavallo bianco: analisi del quadro

In questo quadro Gauguin dipinge immagini che evocano altre immagini ma che non corrispondono alla realtà: si tratta di una sorta di sogno che riprende però molti aspetti del paesaggio selvatico di cui era un appassionato osservatore. Non si vede il cielo ma solo un albero dai rami intrecciati con a fianco un cavallo che si disseta bevendo da un ruscello. Il corso d’acqua attraversa il dipinto partendo dall’alto e concludendo il suo viaggio in un piccolo laghetto.

Il protagonista del dipinto è il cavallo e il titolo si riferisce al colore del manto che però appare verde per via del riflesso della vegetazione. In primo piano sono visibili anche dei fiori, gigli per lo più, che insieme al disegno dell’albero rendono l’opera ancora più decorativa.

Simbolo spirituale

Il cavallo è un simbolo di spiritualità, rappresenta un passaggio fra la vita e la morte. Il bianco è un colore con importanti valenze spirituali per le popolazioni che abitano quei territori.

Il dipinto è privo di profondità e la posizione del cavallo e dei due cavalieri che cavalcano nudi sui loro destrieri, spostandosi verso l’alto del quadro, evidenziano ancora di più la verticalità dell’opera.

Un altro aspetto importante del quadro sono i colori. La scelta di Gauguin di utilizzare colori così accesi, come il verde della vegetazione e il blu dell’acqua, furono alla base del disappunto del committente dell’opera, che non gradì il fatto che il cavallo avesse un manto verdeggiante.

Invece la scelta del colore è coraggiosa perché rende l’opera ancor più decorativa ma allo stesso tempo la carica di rilevanti significati simbolici, che risaltano anche grazie alla luminosità del colore. E infatti proprio l’utilizzo di questi colori accentua ancor di più il bianco del cavallo e la carnagione dei cavalieri, che si muovono in un contesto di paradisiaca tranquillità.

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Martin Parr, una mostra dolce e crudele a Milano https://cultura.biografieonline.it/martin-parr-una-mostra-dolce-e-crudele-a-milano/ https://cultura.biografieonline.it/martin-parr-una-mostra-dolce-e-crudele-a-milano/#respond Tue, 27 Feb 2024 06:48:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41910 Martin Parr è uno dei più grandi fotografi contemporanei. Potremmo definire il suo lavoro lo sguardo di un antropologo che osserva la società mentre cambia. Ma non è solo un antropologo che documenta è anche un filosofo che pone dei dubbi sul nostro modo di vivere, sul nostro desiderio di omologarci, sulle nostre contraddizioni e sulla inesorabile ricerca del brutto. Le foto di Martin Parr sono una sintesi crudele e ironica degli ultimi cinquant’anni di evoluzione sociale.

La mostra a Milano, fino al 30 giugno 2024

Al Mudec di Milano si può assistere ad una mostra sorprendente per colori, immagini, idee, intelligenza, ironia e crudeltà. La mostra si chiama “Martin Parr, short & sweet” ed è realizzata in collaborazione con Magnum Photos.

Si potrà visitare fino al 30 giugno 2024.

La comunicazione visiva di Martin Parr

Martin Parr è un fotografo e documentarista fra i più celebri e celebrati. Le sue immagini sono ironiche, crudeli, tenere, spietate, divertenti e soprattutto il suo lavoro si può definire antropologico, perché attraverso una serie di periodi presentati in mostra che iniziano negli anni ’70 e terminano agli inizi del duemila.

La mostra si apre con la serie “The non-conformists”, una serie di fotografie in bianco e nero che un giovane Parr scatta nello Yorkshire documentando le vite di operai, agricoltori, guardiacaccia e un’associazione di mariti “presi per il naso”.

Molto interessante è il primo progetto a colori di Parr: “The last resort” in cui il fotografo ritrae dal 1982 al 1985 le vacanze di famiglie a basso reddito in un sobborgo balneare di Liverpool. L’impatto è scioccante, perché Parr mette a nudo le contraddizioni di una società consumistica fintamente approdata ad una condizione migliore. E tuttavia le immagini mostrano un contesto sociale che non ha nulla a che vedere con le vacanze ma assomiglia ad una zona industriale in decadenza, dove le persone cercano di realizzare una parvenza di vacanza.

Un altro capitolo della mostra si intitola “Common sense” ed è un pannello formato da 200 foto in A3, una sorta di collage del cattivo gusto, del consumismo, del kitsch e della deriva immaginifica. Anche il turismo di massa viene preso di mira dall’obiettivo di questo strano antropologo che riesce con la luce e la prospettiva a mostrarci aspetti aberranti del vivere comune.

La torre di Pisa, 1990 - Martin Parr
La torre di Pisa, 1990 – Martin Parr

C’è una delicatezza nel suo modo di vedere la realtà, nel cercare di comunicare le impressioni che ricava viaggiando o unendo i fili comune dell’evoluzione sociale della sua Inghilterra.

In un’intervista in cui spiega il suo lavoro e che è proiettata durante la mostra Parr spiega il suo lavoro, le sue passioni, i suoi interessi. Ma la verità è che il suo lavoro non può essere spiegato al di là di questa straordinaria funzione documentaristica in cui ogni scatto diventa un pezzo di noi.

Martin Parr Short and Sweet
Martin Parr Short & Sweet

Il catalogo della mostra

Il catalogo della mostra “Martin Parr. Short & Sweet”, edito da 24 ORE Cultura, è disponibile presso il bookshop della mostra, nelle librerie e online.

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Penny Black, il primo francobollo: precursore delle comunicazioni globali https://cultura.biografieonline.it/penny-black/ https://cultura.biografieonline.it/penny-black/#respond Fri, 12 Jan 2024 12:03:19 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7020 Il Penny Black è il primo francobollo postale della Storia: emesso il 1° maggio del 1840, fu stampato dalle poste inglesi affinché circolasse nel Regno Unito. Entrò in uso il 6 maggio successivo.

Il contesto storico

Prima di quella data le spese postali venivano pagate in contanti e il costo dipendeva da diversi fattori: peso della spedizione, luogo di destinazione e tempo richiesto per l’arrivo della lettera o del pacco.

Foto del Penny Black
Penny Black: il primo francobollo della storia. Fu emesso il 1° maggio 1840

Le tariffe erano alte e spesso chi voleva usufruire del sistema postale utilizzava sistemi illegali per poter inviare le proprie missive.

Al fine di evitare che aumentasse in modo esponenziale questo sistema parallelo di comunicazione, il Parlamento inglese decise di approvare la riforma di Rowland Hill, che comportava diversi cambiamenti per le poste di Sua Maestà.

La riforma

  1. La riforma comportò una sensibile diminuzione dei costi di spedizione, rendendo così più accessibile, a tutti i cittadini britannici, l’utilizzo delle poste.
  2. La riforma risanò le poste britanniche che si trovavano in una situazione economica disastrata. Inoltre permise una costante affluenza di denaro nelle casse delle poste e dello Stato, grazie alla formula delle buste e delle lettere  prepagate e in seguito con l’emissione del primo valore postale: il Penny Black.
  3. La riforma permise una modernizzazione delle poste e dei mezzi utilizzati per inviare lettere e pacchi, non solo in Inghilterra, ma in tutto l’impero britannico.

Inizialmente, quindi, la riforma stabilì l’emissione di buste e lettere prepagate e solo dopo alcuni mesi, il 1° maggio del 1840, fu stabilita l’emissione di un valore postale, il Penny Black, con l’effige della regina Vittoria che doveva essere apposto sulle buste.

Vittoria del Regno Unito
Vittoria del Regno Unito

L’estetica

Furono eseguiti diversi tentativi prima di giungere  al disegno e al colore che hanno contraddistinto il Penny Black.

Il francobollo misurava 21,6 x 27 mm e riportava l’effige della regina con il profilo rivolto a sinistra.

Il volto e la corona sono bianchi su sfondo nero.

Il disegno fu ripreso da un’incisione dell’artista William Wyon, il quale aveva inciso il profilo della regina per una medaglia commemorativa realizzata nel 1837.

Per l’annullo fu utilizzato un timbro di colore rosso, in modo tale che il disegno dell’annullo fosse più evidente sullo sfondo nero del francobollo.

Il Penny Black, malgrado la sua importanza storica, non è un francobollo costoso, perché la sua tiratura fu molto elevata ed è abbastanza facile, ancora oggi, trovarne esemplari fra collezionisti e negozi specializzati in filatelia.

Nei primi anni 2010 il suo valore si aggirava nei casi migliori fra i 200 e i 400 euro; la variazione di prezzo dipende dallo stato in cui è conservato.

Nel 2021 l’asta inglese Sotheby’s ha stimato il suo valore  tra 1.5 e 2.5 milioni di dollari.

Nel 2023  la CNN l’ha definito così:

«una delle più importanti invenzioni nella storia dell’umanità, il precursore delle comunicazioni globali di massa e la pietra angolare di una delle più popolari forme al mondo di collezionismo».

 

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Margot (o Donna imbellettata), quadro famoso di Pablo Picasso https://cultura.biografieonline.it/margot-picasso/ https://cultura.biografieonline.it/margot-picasso/#respond Wed, 03 Jan 2024 09:07:02 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=4919 Margot o Donna imbellettata è un quadro dipinto da Pablo Picasso nel 1901. L’opera è nota anche come L’attesa (La Espera, in spagnolo) o Prostituta con una mano sulla spalla.

Breve storia del quadro

Si tratta di un olio su cartone che misura 69,5 x 57 cm, attualmente conservato al Museu Picasso di Barcellona. È un quadro meravigliosamente intenso che coniuga stili e influenze diverse. Prima di tutto si nota l’influenza di Toulouse-Lautrec, non solo dal punto di vista dello stile ma anche nella scelta dei temi.

Margot o Donna Imbellettata - Pablo Picasso - 1901
Margot o Donna Imbellettata – Pablo Picasso – 1901- Titolo originale: La espera

Infatti, Picasso in questo periodo rappresenta scene di vita notturna della Parigi di inizio secolo; un mondo affascinante e pieno di contraddizioni in cui il fascino per la trasgressione e la voglia di divertirsi si mischiava spesso a solitudine, disagio e tristezza.

La tecnica

Tuttavia la tecnica pittorica utilizzata da Picasso è diversa, non realizza pieni cromatici bensì tocchi di colore che in parte vengono grattati via dalla tela per dare al quadro una forza espressiva diversa e meno intensa.

Vedere il dipinto dal vivo è un’esperienza unica, l’accostamento dei colori crea un’opposizione di toni che ricorda lo stile di Van Gogh.

Picasso in questo periodo comincia a ricevere un vero e importante riscontro al suo lavoro e le sue scelte pittoriche si legano agli ambienti fumosi dei caffè e delle sale da ballo, in cui può sperimentare la sua capacità come ritrattista che evolverà in generi e stili diversi ma che in questo quadro mostrano il suo talento pittorico e la sua straordinaria capacità di caratterizzare i volti.

Donna imbellettata - Picasso dettaglio del volto
Espera (Donna imbellettata) – dettaglio del volto

La solitudine, la sofferenza e il dolore, accompagnati da toni cupi, saranno protagonisti dei quadri di questo periodo incredibilmente carico di aspettative, mentre si chiude l’Ottocento e inizia il XX secolo.

Analisi dell’opera e commento video

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La montagna vivente, libro di Amitav Gosh: recensione https://cultura.biografieonline.it/montagna-vivente-libro-amitav-gosh/ https://cultura.biografieonline.it/montagna-vivente-libro-amitav-gosh/#respond Fri, 29 Dec 2023 15:31:46 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41837
La montagna vivente - libro
La montagna vivente – copertina del libro di Amitav Gosh

Apologo per i nostri tempi: la trama

In un mondo lontano che potrebbe però essere il nostro e in un’epoca lontana che però potrebbe rispecchiare il nostro futuro, un popolo vive in una valle ai piedi di una montagna sacra.

Nessuno, infatti, può scalarla e tentare di raggiungere le cime.

La montagna è considerata un dio intoccabile. A lei vengono riservati balli, preghiere, sacrifici e in cambio la montagna restituisce doni: fiori profumatissimi, frutti, alberi e un tipo di noce con proprietà medicinali straordinarie.

Le popolazioni della valle, che si combattono fra loro, rispettano però la montagna allo stesso modo, seguendone all’unisono le regole e non tradiscono le sue leggi.

Fino a quando però un esercito di stranieri, attirato dai benefici della montagna e curioso di poterla sfruttare, non decide di assalire le popolazioni che la abitano.

Da quel momento e per sempre le cose cambieranno e un nuovo germe verrà istillato in tutti coloro che decideranno di sfruttare la montagna vivente.

La montagna vivente: recensione e commento

Amitav Gosh – scrittore, giornalista e antropologo indiano – scrive un breve racconto dal ritmo intenso, incalzante, in cui gli eventi si susseguono mutando velocemente l’essenza della storia.

È una favola nera quella che leggiamo ma anche una allegoria, una metafora che ci riguarda da vicino e che tocca tmi quali l’ambiente, il clima, la storia, il destino dell’umanità.

E con uno stile semplice, una scrittura scorrevole, l’autore ci fa sprofondare nel buco nero del senso di colpa, nell’angoscia di un futuro che dovrmmo prevedere e che invece sfugge via senza scampo.

Dati sintetici

  • Titolo: La montagna vivente
  • Autore: Amitav Gosh
  • Traduzione: Anna Nadotti, Norman Gobetti
  • Anno: 2023
  • Amazon: https://amzn.to/48uL2bU
  • Editore: Neri Pozza

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