Libri Archivi - Cultura https://cultura.biografieonline.it/argomento/letteratura/libri/ Canale del sito Biografieonline.it Mon, 15 Apr 2024 15:02:16 +0000 it-IT hourly 1 L’uomo elefante: la biografia di Joseph Merrick (Elephant man) https://cultura.biografieonline.it/uomo-elefante-libro-biografia/ https://cultura.biografieonline.it/uomo-elefante-libro-biografia/#respond Mon, 15 Apr 2024 15:02:15 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41969 Quello che colpisce di questo libretto di 50 pagine, oltre alla traduzione, è il racconto distaccato di un’anima speciale. Frederick Treves (1853-1923) racconta la vita di Joseph Merrick (1862-1890), meglio conosciuto come l’uomo elefante.

Uomo elefante - libro
La copertina del libro

Joseph Merrick

Questo nome, portato alla conoscenza del grande pubblico dal film di David Lynch, gli era stato dato dall’impresario che lo mostrava in giro per l’Inghilterra. Merrick era un uomo molto deturpato. Il viso era totalmente devastato e sproporzionato a causa di una malattia che aveva colpito gran parte del suo corpo.

Joseph Merrick
Joseph Merrick

Frederick Treves fu la prima persona a prendersi cura di Merrick, a non approfittarsi della sua situazione. Come medico lo curò e lo seguì fino a dove era possibile. La vita di Joseph fino a quel momento era stata segnata dal dolore, dall’abbandono e dalle persecuzioni di coloro che vedevano in lui solo un mostro; cambiò dopo l’incontro con il dottor Treves.

Frederick Treves
Frederick Treves

Una biografia non romanzata

In questa biografia dal titolo “L’uomo elefante” che non ha nulla di romanzato, Merrick appare come la vittima sacrificata sull’altare dell’indifferenza e dell’odio per il diverso. Egli poi viene salvato da un uomo buono, colto che si prende cura di lui e lo mostra al mondo attraverso un’altra immagine.

Ma in realtà, Merrick è molto di più di una semplice vittima salvata dalla violenza e dalla crudeltà. È quello che si potrebbe definire un santo incarnato in un corpo sofferente, che vede nel mondo solo aspetti positivi, che non ha rancore, che non pensa minimamente ad odiare.

Merrick venne abbandonato ancora bambino da una madre che, forse era ammalata e che non aveva la forza di occuparsi di lui.

Il diritto di odiare

Da quel momento, ricostruendo i suoi ricordi, la sua vita è stata un susseguirsi di abusi, persecuzioni, scherni, abbandoni. Malgrado questo, anche il ricordo della madre era per lui limpido, la considerava una donna bellissima e la paragonava, portandola sempre in alto, alle altre dame che grazie a Treves, poté incontrare nell’ultima parte della sua vita.

Merrick era un uomo che ha potuto sviluppare una propria identità quando l’amore degli altri, dopo anni di sofferenze, lo hanno aiutato ad emergere; prima era solo un grumo di dolore. E di riflesso lui ha cominciato a considerare la vita e a guardare gli altri con un amore triplicato, non perdendo tempo con pensieri di odio.

Aveva tutto il diritto di odiare, visto ciò che aveva subito eppure non lo fece, mai.

Perché?

La risposta è complessa e ognuno, leggendo il libro, formulerà la propria.  Per questo non posso che consigliarne la lettura.

Elephant man: il libro

Titolo italiano: L’uomo elefante
Autore: Frederick Treves
Editore: Adelphi editore
Traduzione: Matteo Codignola

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Jane Eyre: riassunto e breve commento al romanzo https://cultura.biografieonline.it/jane-eyre/ https://cultura.biografieonline.it/jane-eyre/#respond Mon, 05 Feb 2024 10:04:01 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10423 Famoso romanzo della scrittrice inglese Charlotte Brontë, Jane Eyre fu pubblicato per la prima volta nel 1847 con lo pseudonimo di Currel Bell. Si tratta di un romanzo di formazione: racconta cioè tutte le tappe della vita della protagonista Jane. È scritto inoltre in forma autobiografica: ella si rivolge in maniera diretta al lettore.

Jane Eyre, un'illustrazione tratta da una copertina inglese
Jane Eyre, celebre romanzo del 1847 scritto da Charlotte Brontë

L’importanza fondamentale del romanzo risiede nella descrizione dei cambiamenti di Jane, non soltanto dal punto di vista fisico ma soprattutto dal punto di vista psicologico: da giovane ragazza, la ritroviamo donna piena di passioni. Il romanzo risulta abbastanza attuale anche al giorno d’oggi soprattutto per l’attenzione dedicata alla psicologia e all’analisi interiore dei personaggi, in particolar modo della protagonista ,donna dotata di grande coraggio e forti sentimenti. Il romanzo riscosse all’epoca grande successo, ed è ancora oggi molto venduto nelle librerie.

Riassunto e trama

Il romanzo narra la storia di Jane Eyre, una bambina orfana che viene cresciuta da alcuni zii. Qui però viene derisa dai suoi cugini e maltrattata dalla zia. L’unico ad amarla è lo zio, che muore prematuramente. La zia pertanto la affida ad una sorta di collegio, dove vengono ospitate tutte bambine senza genitori.

È tenuta a dare una mano e a fare tanti sacrifici, crescendo in fretta, affrontando ogni giorno un’ ambiente difficile e soprattutto la morte della migliore amica, avvenuta per tubercolosi a causa delle pessime condizioni igieniche della struttura. Qui però continua i suoi studi e riesce anche a diventare insegnante.

Da donna indipendente trova un lavoro presso Thornfield Hall, come istitutrice della figlia adottiva di Mr. Rochester, la piccola Adele.

Jane lavora molto bene in questo clima fino all’arrivo di Mr. Rochester, un uomo arrogante che però viene subito colpito dalla ragazza. Egli le chiede la mano ma c’è un segreto nascosto tra quelle mura: l’uomo è già sposato con una tale Bertha Mason, una donna che è diventata pazza e viene tenuta rinchiusa nel castello. Jane quindi scappa, profondamente delusa e decide di andare a vivere presso un ecclesiastico St. John e le sue sorelle. Questi le propone di sposarlo e di andare con lui in missione in India ma Jane rifiuta, perché ancora innamorata di Mr. Rochester.

Finale

Torna a Thornfiel Hall e trova uno scenario devastato: il castello era stato bruciato da un incendio, in seguito al quale Bertha era morta e Mr. Rochester aveva perso la vista. Jane e il padrone di casa convolano finalmente a nozze e lui ritrova parzialmente la vista.

Charlotte Brontë
Un’immagine dell’autrice inglese, la scrittrice Charlotte Brontë

Commento e analisi

La scrittura della Brontë è così introspettiva che sembra quasi di dimenticare la vita reale per calarsi direttamente nei panni della protagonista. Jane è una donna sicuramente molto moderna per l’epoca, indipendente e passionale ma dotata anche di una forte integrità morale.

Bertha sembra essere quasi il suo alter ego: quel lato bestiale che doveva essere represso nella società Vittoriana ma che riemerge sconvolgendo l’equilibrio di tutti.

È un romanzo che lascia soddisfatti i lettori per il suo lieto fine, raggiunto però ad un alto costo.

Jane Eyre: locandina del film del 2011
Jane Eyre: locandina del film del 2011

I film

Esistono numerose trasposizioni cinematografiche e televisive di questo celebre romanzo. Le più note sono probabilmente i film:

 

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La montagna vivente, libro di Amitav Gosh: recensione https://cultura.biografieonline.it/montagna-vivente-libro-amitav-gosh/ https://cultura.biografieonline.it/montagna-vivente-libro-amitav-gosh/#respond Fri, 29 Dec 2023 15:31:46 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41837
La montagna vivente - libro
La montagna vivente – copertina del libro di Amitav Gosh

Apologo per i nostri tempi: la trama

In un mondo lontano che potrebbe però essere il nostro e in un’epoca lontana che però potrebbe rispecchiare il nostro futuro, un popolo vive in una valle ai piedi di una montagna sacra.

Nessuno, infatti, può scalarla e tentare di raggiungere le cime.

La montagna è considerata un dio intoccabile. A lei vengono riservati balli, preghiere, sacrifici e in cambio la montagna restituisce doni: fiori profumatissimi, frutti, alberi e un tipo di noce con proprietà medicinali straordinarie.

Le popolazioni della valle, che si combattono fra loro, rispettano però la montagna allo stesso modo, seguendone all’unisono le regole e non tradiscono le sue leggi.

Fino a quando però un esercito di stranieri, attirato dai benefici della montagna e curioso di poterla sfruttare, non decide di assalire le popolazioni che la abitano.

Da quel momento e per sempre le cose cambieranno e un nuovo germe verrà istillato in tutti coloro che decideranno di sfruttare la montagna vivente.

La montagna vivente: recensione e commento

Amitav Gosh – scrittore, giornalista e antropologo indiano – scrive un breve racconto dal ritmo intenso, incalzante, in cui gli eventi si susseguono mutando velocemente l’essenza della storia.

È una favola nera quella che leggiamo ma anche una allegoria, una metafora che ci riguarda da vicino e che tocca tmi quali l’ambiente, il clima, la storia, il destino dell’umanità.

E con uno stile semplice, una scrittura scorrevole, l’autore ci fa sprofondare nel buco nero del senso di colpa, nell’angoscia di un futuro che dovrmmo prevedere e che invece sfugge via senza scampo.

Dati sintetici

  • Titolo: La montagna vivente
  • Autore: Amitav Gosh
  • Traduzione: Anna Nadotti, Norman Gobetti
  • Anno: 2023
  • Amazon: https://amzn.to/48uL2bU
  • Editore: Neri Pozza

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Kabloona, alla scoperta degli inuit e di se stessi: recensione del libro https://cultura.biografieonline.it/kabloona-recensione-libro/ https://cultura.biografieonline.it/kabloona-recensione-libro/#respond Wed, 13 Dec 2023 09:57:06 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41802 Questo libro ha migliorato la mia vita. Si intitola “Kabloona. L’uomo bianco” (è pubblicato in Italia da Adelphi) ed è il racconto di un viaggio incredibile, vissuto e scritto da Gontran de Poncins.

Kabloona: trama e sinossi

Un visconte colto, insofferente alla vita mondana parigina, appassionato di viaggi e di scrittura decide di rimanere per un periodo imprecisato insieme agli inuit, nell’Artico. Siamo nel 1938 e l’Europa si sta avvicinando alla Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, nell’Artico nessuno sa nulla di ciò che succede altrove perché la popolazione degli inuit, gli eschimesi, vive di caccia e pesca, immersa nel deserto di ghiaccio, separato da migliaia di miglia dal resto del mondo nel freddo più glaciale.

Un viaggio incredibile

Il visconte Gontran de Poncins ha affrontato un viaggio incredibile nel 1938 andando oltre il Canada e approdando in Artico. Qui vivono le popolazioni del freddo, gli inuit, denominati anche eschimesi. Questo misterioso popolo è capace di sopportare temperature bassissime, fino e oltre i 50 gradi sotto lo zero e sopravvivere, cacciare, mangiare, proteggere la loro famiglia, spostarsi con le mute e le slitte per pescare e cacciare.

L’avventura di de Poncins si trasforma in un viaggio in cui la conoscenza delle abitudini e dei costumi degli eschimesi sono solo un pretesto per approfondire un mondo incredibile, una realtà al di là di ciò che si era immaginato.

Grazie alla vividezza della sua scrittura anche noi vediamo la tundra ricoperta di neve, il mare ghiacciato che assume forme stravaganti, la pesca concentrata degli eschimesi, la costruzione in poche ore di un igloo, il sorriso affabile ma anche furbo di un inuit che vuole condividere il suo pasto con lui – ma che da lui vuole la stessa disposizione d’animo a condividere ciò che possiede.

Gli Inuit

Cosa possiedono gli inuit? Nulla e tutto.

Hanno gli strumenti per cacciare, la slitta e i cani per muoversi, la materia prima per costruire gli igloo che riescono a costruire in poche ore. La loro lingua è più complessa di quello che sembra ed è piena di sfumature; il loro sguardo e i loro gesti contengono molti significati e la loro esistenza è uguale a quella dell’uomo della pietra.

Inizialmente, l’autore vive il rapporto con gli inuit da “superiore” per poi però sprofondare sempre di più nella consapevolezza di essere di fronte ad un popolo molto interessante, le cui vite durissime contengono molti significati. De Poncins troverà anche un prete che vive in una ghiacciaia degli eschimesi – a meno 50 gradi sotto lo zero – e che dopo sei anni di convivenza con questo misterioso popolo di cacciatori e pescatori, conserva ancora molte domande sulla loro esistenza.

Commento al libro

Kabloona è uno di quei libri che ti migliora la vita perché viaggi insieme all’autore in un altro universo, completamente immerso con lui. Immerso nella neve, raggelato dalla temperatura degli igloo, affascinato dal silenzio della tundra coperta di ghiaccio: rimani vividamente legato alle immagini che lui ti regala e alle quali, insieme agli episodi narrati, ti rimarranno per lungo tempo.

Perché ha migliorato la mia vita?

Perché, come dicevano di lui gli eschimesi, ha disegnato e descritto per noi la realtà di ciò che ha visto con un colore, una precisione ed una eleganza meravigliose.

Dati dell’opera

  • Autore: Gontran de Poncins
  • Titolo: Kabloona. L’uomo bianco
  • Disegni e fotografie dell’Autore, con la collaborazione di Lewis Galantière
  • Traduzione: Marco Rossari
  • Edizione: Biblioteca Adelphi, 2023
  • Pagine: 332
  • ISBN: 9788845938290
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Mendel dei libri, recensione e commento al romanzo di Stefan Zweig https://cultura.biografieonline.it/mendel-dei-libri/ https://cultura.biografieonline.it/mendel-dei-libri/#respond Tue, 31 Oct 2023 19:26:19 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41722 Si intitola Mendel dei libri e sono contento di essere incappato casualmente in questo piccolo libro di Stefen Zweig, un autore che amo molto e di cui consiglio tutti i libri. Ma Mendel dei libri, pubblicato nel 2008 dalla casa editrice Adelphi e ristampato più volte, è una storia racchiusa in un personaggio, Jacob Mendel, un ebreo galiziano, la cui memoria prodigiosa era famosa in tutto l’impero Austro-Ungarico.

Mendel dei libri, la copertina del romanzo
Mendel dei libri, la copertina del romanzo

Le doti di Jacob Mendel

Il protagonista, che racconta in prima persona gli accadimenti, conosce Jacob Mendel in età giovanile, quando per motivi di studio ha il privilegio di conoscerlo nel suo caffè. Luogo dove Mendel passa tutte le giornate a leggere cataloghi di libri, infinite bibliografie e dove riceve i suoi clienti.

Mendel vende libri, ricerca testi rari per gli studiosi, i collezionisti e gli appassionati, e trova rispondenze bibliografiche difficilissime.

Riesce ad identificare anche un’area di ricerca sciorinando tutti i libri che riguardano un argomento. Per questo rappresenta una manna per tutti gli studiosi.

Ma Mendel non ha solo una memoria prodigiosa, gode anche di un fiuto particolare per i libri e di una capacità che stupisce il protagonista: può concentrarsi su ciò che legge senza che null’altro lo possa disturbare. Questa dote, questa concentrazione sovrumana lo innalza fra gli artisti, gli asceti o i sapienti della sua epoca. Tanto è straordinaria la sua capacità di memorizzare quanto è fragile la sua vita.

Il protagonista, raccontando la storia di Mendel, scoprirà fino in fondo quanto è fragile il suo mito.

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=> Mendel del libri <=

Commento e recensione al libro

Mendel dei libri è un romanzo di cinquanta pagine in cui si concentra la bellezza stilistica di Zweig, la sua capacità di scolpire un personaggio, di renderlo vivo, reale e commovente.

Stefan Zweig
Una foto dell’autore Stefan Zweig

Attraverso la storia, Zweig racconta l’esistenza di una persona che la guerra spazza via nel modo più miserevole, rendendolo parte della massa, lui che, come ogni individuo, era unico. Zweig vede in Mendel l’unicità di ogni essere umano in un’epoca in cui tutto tende a massificarsi e a cancellare le qualità individuali e la ricerca che una persona dovrebbe fare su se stessa.

Ma Mendel non è un intellettuale; è un calcolatore umano, la sua qualità è ancora più speciale e ancora più fragile.

Gli eventi che lo circondano non lo toccano, nulla disturba la sua concentrazione e si rivolge gli altri solo per parlare di libri. E proprio questo suo atteggiamento imperturbabile lo rende ancora più prezioso e delicato ma anche fragile.

La bellezza, l’unicità vengono spazzate via dalla violenza, dalla stupidità e dalla mancanza di rispetto verso i motivi e le cause che rendono una persona diversa dalle altre. Mendel dei libri è un piccolo gioiello perché ci inchioda su quei dettagli che ci spingono ad osservare altro, ad immaginare qualcosa di più appariscente, mentre sotto i nostri occhi avvengono prodigi.

=> Dello stesso autore: Gli occhi dell’eterno fratello <=

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Tropico del Cancro, romanzo di Henry Miller: riassunto https://cultura.biografieonline.it/tropico-del-cancro-riassunto-libro/ https://cultura.biografieonline.it/tropico-del-cancro-riassunto-libro/#respond Tue, 24 Oct 2023 12:11:58 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17883 Uno dei maggiori romanzi dello scrittore americano Henry Miller, pubblicato per la prima volta nel 1934 dalla Obelisk Press a Parigi, è “Tropico del Cancro“. Si tratta di un libro a carattere autobiografico, raccontato in prima persona da Miller, che si rivolge direttamente al lettore ribadendo senza mezzi termini che il testo che ha redatto non è un libro ma uno “scaracchio in faccia all’arte“.

Tropico del cancro - libro
Tropico del cancro, copertina del libro (Feltrinelli) • Scritto nel 1934, fu pubblicato in Italia nel 1962

Tropico del Cancro: ambientazione e temi trattati

Le vicende si svolgono in Francia, in particolare a Parigi, nel periodo dei primi decenni del XX secolo, subito dopo la Belle Époque.

Parigi viene descritta in modo minuzioso dallo scrittore, che ne sottolinea sia i lati positivi che quelli negativi, indicando la città come un luogo pieno di “mollezze da intellettuali“. Ma la città vive anche dei suoi risvolti positivi: appare aperta al mondo del lavoro e ad un confronto politico costruttivo al suo interno.

Il protagonista del romanzo è uno scrittore americano in volontario esilio in Francia, che trascorre le sue giornate in questo clima surreale e altalenante della Ville Lumière, vivendo nel mondo esclusivo degli artisti e della nobil classe.

Lo scrittore, nei vari capitoli, narra le vicende del protagonista Henry, facendo riferimento all’ambiente e ai suoi amici, agli aspiranti artisti, ai colleghi ed ai posti di lavoro che il protagonista frequenta, ai quartieri poveri della Parigi degli anni Trenta, fino ad arrivare a narrare degli incontri amorosi dello stesso Henry con diverse donne conosciute ovunque.

Riassunto

Tropico del Cancro” si apre narrando le vicende di uno scrittore americano che vive a Villa Borghese, a Roma, presso il suo amico Boris. Il personaggio vive un’esperienza simile a quella vissuta da Mattia Pascal, con la sola differenza che lui ha buttato via la maschera, già da tempo.

La sua residenza, italiana da lì a poco, si trasferisce a Parigi, dove il protagonista viene ospitato da una serie di conoscenti che lo aiutano, a turno, a offrigli un riparo e una casa. Henry non ha nemmeno un lavoro stabile, come non stabili sono le sue relazioni amorose sempre da una toccata e fuga. Vive la sua vita in un continuo stato di provvisorietà.

Viene definito, dallo stesso autore, povero in canna ma libero e felice di muoversi come crede. È un protagonista che non si scoraggia mai, inventandosi nuovi lavori, da correttore di bozze, a insegnante di lezioni d’inglese, a modello per pittori, fino a trovare a Digione un posto come insegnante, che manterrà solo per un breve periodo di tempo.

La sua precarietà la vive a pieno anche nella sfera amorosa: si diverte a cambiare compagne con le quali intrattiene relazioni a sfondo puramente sessuale. Si tratta di incontri occasionali di una notte o poco più lunghi.

Solo poche donne lasciano il segno nella sua vita, come la bella Tania, la futura moglie Mona, Germanie e una prostituta incontrata casualmente in un tardo pomeriggio parigino. Si tratta di donne conosciute in un caffè, donne che ha lasciato in America, donne che ha semplicemente osservato e ammirato. Secondo l’autore Henry Miller, non è il tempo che determina l’incisività di una relazione, ma l’intensità del rapporto sessuale; il tempo è solo il vero cancro, la vera malattia, poiché non tutti ricordano che la vita è mortale.

Attorno al protagonista ruotano sempre una serie di personaggi perdenti e al limite del sociale: gente sgangherata, poetastri e scrittori da quattro soldi che rendono più evidente e sottolineano la goliardia di quel periodo storico parigino. A questo punto, la vera protagonista indiscussa del romanzo sembra essere la città di Parigi.

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L’autore e il protagonista

Il protagonista ci narra della sua vita in città, raccontandoci e spiegandoci i suoi pensieri mentre si dedica alle sue continue camminate, passando da un quartiere all’altro della città, da un caffè a una brasserie, da un parco ad una piazza, da strade affollate a strade viste come spenti e grigi scenari.

Henry, affascinato dalla splendida Parigi, ne descrive le sue bellezze come gli Champs-Elysées, l’Arc de Triomphe, la Tour Eiffel, soffermandosi di continuo sulla descrizione dei colori lucenti della città turistica ma anche sui colori cupi degli angoli oscuri dove vive la povertà.

Miller si sofferma inoltre sull’analisi del comportamento aggressivo e volgare della società umana che non risparmia niente e nessuno, soprattutto in quel periodo dove si iniziava ad annusare il pungente profumo dell’arrivo della Guerra.

Henry Miller
Una foto di Henry Miller

Incipit

Abito a villa Borghese. Non un granello di polvere, non una sedia fuori posto. Siamo soli, e siamo morti.
Ieri sera Boris si è accorto di avere i pidocchi. Gli ho dovuto radere le ascelle, ma il prurito non ha smesso. Come si fa a prendere i pidocchi in un posto bello come questo? Ma non pensiamoci. Non ci saremmo mai conosciuti così intimamente, Boris ed io, se non fosse stato per i pidocchi.
Boris mi ha fornito poco fa un compendio di come la vede. È un profeta del tempo. Farà brutto ancora, dice. Ci saranno ancora calamità, ancora morte, disperazione. Non c’è il minimo indizio di cambiamento. Il cancro del tempo ci divora. I nostri eroi si sono uccisi, o s’uccidono. Protagonista, dunque, non è il Tempo…

(Incipit del libro)

Commento all’opera

Il romanzo “Tropico del Cancro” ottenne un notevole successo di critica, venendo considerato un importante capolavoro della letteratura del Ventesimo secolo. Nonostante la descrizione spesso dettagliata delle scene a sfondo sessuale, il capolavoro di Henry Miller venne elogiato in particolar modo per la sua prosa molto spesso elaborata. Il romanzo fu pubblicato negli Stati Uniti per la prima volta solo nel 1961 dalla Grove Press.

Inizialmente, si aprì addirittura un processo ai danni dello scrittore per oscenità, ma fu questa l’occasione palese per rivedere e modificare le leggi americane relative alla pornografia negli anni Sessanta. L’opera venne tradotta in versione italiana da Feltrinelli, nel 1962, grazie alla preziosa collaborazione di Luciano Bianciardi che tradusse il testo, ma venne lanciata nel mercato italiano solo a partire dal 1967.

Tropico del Cancro al cinema

Nel 1970, uscì perfino il film omonimo dal titolo “Tropico del Cancro” per la regia di Joseph Strick che raccontava le diverse avventure di Henry (R. Torn), scrittore americano in volontario esilio attraverso i bordelli e i bassifondi della Parigi degli anni Trenta.

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Harry Potter e la Pietra Filosofale: breve riassunto e storia del libro https://cultura.biografieonline.it/riassunto-di-harry-potter-e-la-pietra-filosofale/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-di-harry-potter-e-la-pietra-filosofale/#comments Thu, 28 Sep 2023 13:01:40 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=583 Harry Potter e la pietra filosofale” è stato pubblicato il 30 giugno 1997 e ha avuto, fin da subito, un successo straordinario sia in Inghilterra che nel mondo. La sua autrice J. K. Rowling ha scritto quasi tutto il romanzo in un pub di Edimburgo durante un periodo drammatico della sua vita. La sua situazione finanziaria era a dir poco disastrosa e viveva con una figlia grazie ai sussidi statali.

Harry Potter e la pietra filosofale
La copertina italiana del libro “Harry Potter e la pietra filosofale”

Il manoscritto, dopo ripetuti tentativi fu sponsorizzato da un agente letterario che si vide opporre diversi rifiuti da alcune delle principali case editrici del Regno Unito, fino a quando la Blomsbury accettò di pubblicarlo senza immaginare il successo incredibile che avrebbe avuto.

Il successo di un libro è un mistero per tutti, addetti ai lavori compresi, ma in questo caso, oltre ad essere un mistero è un fatto davvero singolare perché l’autrice era sconosciuta e perché la letteratura per l’infanzia ha raggiunto raramente successi planetari in così poco tempo. Attualmentela Rowling grazie alle royalties dei suoi libri è la donna più ricca d’Inghilterra. La serie di libri su Harry Potter consta di 6 storie e “La pietra filosofale” è la prima.

Harry Potter e la pietra filosofale - copertina del libro
Harry Potter e la pietra filosofale – copertina del libro: edizione del 25° anniversario

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Harry Potter e la Pietra Filosofale: riassunto

Prima parte

Harry Potter ha un anno di età quando Albus Silente lo lascia davanti alla porta della casa degli zii con una lettera nella quale spiega che il bambino è orfano e ha bisogno delle cure attente e amorevoli dei suoi zii. Nella casa degli zii Harry, però, cresce infelice e solo, perché deve subire ogni tipo di angheria del cugino Dudley, un bambino cattivo e arrogante, spalleggiato e protetto dai suoi genitori. Inoltre è osteggiato e guardato con diffidenza anche a causa di strani fenomeni che lo vedono protagonista come volare sul tetto della scuola per scappare dagli amici del cugino oppure farsi ricrescere i capelli dopo che glieli hanno tagliati. Tutto questo continua fino a quando Harry compie 11 anni.

Da quel giorno la casa degli zii viene raggiunta da un numero impressionante di lettere indirizzate a lui e tutte prontamente eliminate dai suoi parenti fino a quando si presenta un omone barbuto di  nome Rubeus Hagrid il quale spiega a Harry che lui  in realtà è un maghetto figlio di due maghi Lily e James Potter che sono morti dieci anni prima assassinati da Voldemort un mago crudele e molto potente.

Voldemort era il signore oscuro di un regno del terrore ed era l’autore di un numero elevato di omicidi di maghi e di persone comuni chiamate dai maghi stessi i Babbani. La notte in cui Voldemort uccise i genitori di Harry qualcosa cambiò. Una forza, infatti, protesse Harry rimbalzando la magia di Voldemort contro se stesso. Il mago oscuro, però, non morì ma perse tutti i suoi poteri e scomparve. Tutto ciò che rimase di quella notte è una cicatrice che Harry porta sulla fronte e che lo ha reso famoso in tutta la comunità dei maghi. Harry in questo modo prende consapevolezza del suo passato e della sua identità e anche del fatto che andrà a Hogwarts: una scuola di magia.

Seconda parte

L’omone Hagrid prima di partire lo accompagna a Diagon Alley, una strada misteriosa di Londra e inaccessibile ai Babbani, dove Harry potrà acquistare ciò che gli occorre per l’anno scolastico: solo ed esclusivamente materiale magico. Partendo per la scuola Harry incontra, su un binario magico, alcuni dei  suoi futuri compagni di scuola: Hermione Granger, intelligente e saccente, Ron Weasley che sarà il suo migliore amico e i suoi fratelli Fred e George Weasley. Incontrerà anche Draco Malfoy, un ragazzino cattivo e arrogante che sarà in qualche modo la sua nemesi durante tutto l’anno scolastico. Una volta arrivati ad Hogwarts, un antichissimo castello nel nord dell’Inghilterra, Harry e tutti i ragazzi del primo anno vengono sottoposti alla selezione del Cappello magico il quale li smista in quattro casate diverse: Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde.

Harry, Hermione e Ron finiscono nella casa di Grifondoro. Così inizia la scuola dove Harry e i suoi amichetti si dovranno confrontare con una serie di materie impreviste: Incantesimi, Trasfigurazione, Pozioni,  Erbologia,  Astronomia, Storia della Magia, Difesa contro le Arti Oscure e Volo sui manici di scopa. Mentre i giorni si susseguono con nuove e stravaganti esperienze Harry approfondisce l’ amicizia con Hermione  e Ron e con loro affronta la prima avventura. Durante un giro notturno per il castello, di nascosto dai professori e dai sorveglianti, i tre si imbattono in un cane a tre teste messo a protezione di una botola. Scampati al pericolo vengono a sapere da Hagrid che il cane è lì per proteggere una pietra filosofale molto potente.

Nei giorni successivi Harry si imbatte in un essere incappucciato che si nutre del sangue degli unicorni. L’essere si scaglia sul maghetto che viene salvato in extremis da un centauro. Harry capisce che l’essere è Voldemort. Passano altre settimane di lezioni, scoperte e giochi magici. Verso la fine dell’anno scolastico i tre maghetti  scoprono che uno dei loro professori, Piton, ha trovato il modo per superare il cane a tre teste e avvicinarsi quindi alla pietra filosofale. Decidono di fermarlo, lo seguono dentro la botola e affrontano una serie di prove prima di arrivare alla pietra.

Finale

Solo Harry in realtà riesce ad arrivare alla fine del percorso e scoprire che non è Piton colui che vuole rubare la pietra bensì un altro professore, Raptor, che è in realtà posseduto da Voldemort. Harry riesce ad uccidere Raptor e a rendere Voldemort ancora una volta un essere senza corpo. Lo scontro però è talmente intenso che il maghetto sviene.

Si risveglia alcune ore dopo in infermeria dove trova il volto bonario e intelligente del preside della scuola: il grande mago Silente che spiega ad Harry perché Voldemort non è riuscito ad ucciderlo.

Il motivo è semplice e misterioso, il maghetto ha una protezione magica attorno a sé che la mamma Lily gli ha lasciato prima di essere ucciso.

Harry Potter e la pietra filosofale
Locandina del film “Harry Potter e la pietra filosofale

Ma qual è il motivo per il quale Voldemort lo vuole morto?

Silente non gli risponde ma gli dice soltanto che la pietra è stata distrutta per sicurezza.

Una volta che si è rimesso Harry può assistere alla premiazione di fine anno provando la gioia di vincere con la sua casa del Grifondoro la Coppa delle Case.

La sua felicità è al culmine e se anche dovrà tornare dagli zii per le vacanze è consapevole del fatto che lo aspetta un altro anno scolastico a Hogwarts.

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Faust, di Goethe: trama, riassunto, significato e storia https://cultura.biografieonline.it/il-faust-di-goethe-breve-storia-e-trama/ https://cultura.biografieonline.it/il-faust-di-goethe-breve-storia-e-trama/#comments Tue, 19 Sep 2023 08:37:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=2917 Nel 1832 usciva la prima edizione del poema drammatico “Faust” ad opera di uno dei più grandi interpreti della cultura e della letteratura tedesca, Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 – Weimar, 22 marzo 1832). Goethe lavorò a quest’opera per sessant’anni, dal 1772 al 1831, scrivendo bozze, revisionando e aggiungendo le sue conoscenze e le sue dottrine culturali.

Incisioni per il Faust di Goethe
Incisioni per il Faust di Goethe

Quando Goethe ebbe terminato, nella primavera del 1831, si rese conto egli stesso della complessità della sua opera e, in una lettera a Sulpiz Boisserée dell’8 settembre 183, dichiarava che “avrebbe di certo rallegrato chi sa leggere un’espressione del volto, uno sguardo, una mossa appena accennata. Questi troverà persino più di quanto io fossi in grado di dare”. Per questo volle che l’intera opera venisse resa pubblica solo dopo la sua morte, che avvenne nel 1832. Fu allora che Erich e Friedrich Wilhelm Riemer la pubblicarono come primo volume delle “Opere Postume”.

Johann Wolfgang von Goethe
Johann Wolfgang von Goethe

A teatro, per la prima volta venne rappresentata la prima parte il giorno 19 gennaio 1829 al teatro nazionale di Braunschweig, diretto da Ernst August Friedrich Klingemann. Da allora gli allestimenti dell’opera si sono succeduti frequentemente e con sucesso in tutto il mondo.

La tradizione di Faust

Faust è un personaggio tratto da una leggenda tedesca del XVI secolo, che nel 1587 apparve per la prima volta in un libro pubblicato dall’editore di Francoforte Johann Spiess. E’ la storia di un uomo che stringe un patto con il diavolo. Il motivo è comune e risale al Medioevo. Ma qui si aggiunge un elemento prettamente cinquecentesco: Faust fa un patto con Mefistofele per conoscere e studiare la Natura, e non perché ricerca ricchezze, piaceri o potere. Per soddisfare la sua sete di conoscenza è disposto a consegnarsi al diavolo.

Paracelso
Paracelso

Questa volontà di conoscenza dell’uomo moderno conferiva al mondo terreno un nuovo valore, con uno sfondo religioso, che trovò in Paracelso (1493-1541) il suo maggiore esponente. Venne ritenuta sovversiva la sua idea, secondo la quale la natura è una rivelazione divina che gli uomini sono in grado di cogliere con i sensi. Alla sua figura venne associata quella altrettanto diabolica di un tale Georg Faust, vissuto all’inizio del XVI secolo, mago e erudito vagante.

Ma se era da ritenere malvagia l’idea di un patto con il diavolo, era da valutare il motivo per cui lo si faceva: la conoscenza del mondo così come Dio l’aveva creato. Questo concetto riuscì ad essere rappresentato poeticamente solo nell’epoca di Goethe, quando, con l’avvento dell’Illuminismo, si giustificò l’immagine spirituale de “l’uomo che cerca” in quella che fu definita “pansofia” o “sapienza universale”. Anche se non si riusciva a raggiungere la conoscenza assoluta, non si voleva limitare l’anelito alla conoscenza stessa.

Christopher Marlowe
Christopher Marlowe

In Inghilterra invece il clima culturale era diverso, e alla fine del Cinquecento poté nascere la cultura drammatica. Da essa venne fuori il “Faust” di Christopher Marlowe (1564-1593), autore che intuì la grandezza della materia faustiana. Egli sviluppò l’elemento tirannico, più legato all’opera originaria popolare: Faust, come mago, vuole essere un dio in terra, e la sua fame di godere è senza fine.

Da Marlowe il tema del Faust tornò in Germania come “dramma del terrore” prima, e come teatro delle marionette poi, sempre in forma di prosa.
Goethe lo scoprì proprio attraverso il teatro delle marionette. Solo nel 1801, mentre stava lavorando alla prima parte dell’opera, prese in prestito un‘edizione riveduta da un tale Widmann nel 1599, e da Pftizer nel 1674, del libro del 1587 di Faust. Lesse il dramma di Marlowe nel 1818.

Faust: genesi dell’opera

Nell’autunno del 1775 Goethe giunse a Weimar portando con sé alcune parti di un dramma su Faust, metà in prosa e metà in poesia. Durante la lettura, la damigella di corte Luise von Göchhausen ne fu talmente entusiasta da farsi prestare il manoscritto per ricopiarlo. In seguito Goethe riscrisse e modificò l’opera, ma alla fine, non soddisfatto la distrusse. Nel 1887 Erich Schmidt scoprì tra le carte della damigella von Göchhausen la copia del manoscritto e la fece pubblicare con il titolo di “Urfaust”.

In questa prima fase, è evidente l’influsso del movimento dello “Sturm und Drang”. Goethe aveva composto quadri separati, senza pensare ad un loro collegamento. Si iniziano a creare i due gruppi di scene: la tragedia del sapere e la tragedia dell’amore, a cui fa da sfondo la satira del sapere scolastico universitario.

Goethe proseguì nell’opera, ma ad un certo punto si accorse dei vuoti e delle mancanze. Cercò di colmarle, ma, non ancora soddisfatto, anche se non voleva rimandare oltre la pubblicazione, lo diede alle stampe nel 1790 con il nome di “Faust. Ein Fragment”, che è in effetti una rielaborazione. Fu soltanto nel 1808 che riuscì a far emergere il nesso interiore della vicenda, e a renderla peculiare rispetto alla tradizione. Uscì allora “Faust. Parte prima della tragedia”, che comprende anche il “Prologo in cielo”, che serve sia alla prima che alla seconda parte.

Comincia da qui ad elaborare la storia di Elena, della mitologia greca, e del mondo antico, indirizzandosi verso gli ideali Romantici di rievocazione della classicità. Nel 1826 l’atto era terminato, ma, per colmare la lacune, Goethe scrisse la celeberrima “Notte di Valpurga”, alla fine del secondo atto.

Con la stesura del quinto atto, nel 1830 poteva dirsi conclusa “Faust. La parte seconda della tragedia”.

La vicenda faustiana contiene una grande varietà di motivi, che affascinarono Goethe nel corso della sua esistenza, e, allo stesso tempo, le molteplici esperienze di vita diventarono dei simboli da inserire nell’opera stessa.

La delusione per le scienze accademiche, la felicità e la colpa dell’amore furono i temi che caratterizzarono la giovinezza. In età adulta fu attratto dalla bellezza di Elena, di omerica memoria, e dalla concezione generale della vita umana. In vecchiaia, Goethe vede Faust come dominatore della natura, colui che anela al segreto della creatività e delle forze umane originarie.

Lo “Streben”, l’anelito, è, insieme all’Amore il tema dominante dell’intero poema.
Goethe scriveva solo ciò che si era formato in modo organico dentro di sé, per questo tutto il materiale faustiano della tradizione non poteva esaurirsi in un solo periodo della sua vita.

Goethe ritratto durante il suo Grand Tour in Italia (1786-1788)
Goethe ritratto durante il suo Grand Tour in Italia (1786-1788)

Trama del Faust di Goethe

Faust è un professore universitario, scienziato ed alchimista. Ha studiato tutta la vita, ma si rende conto che, per quanto l’uomo si sforzi, la sua conoscenza è nulla. Si dedica allora alla magia, per cercare di svelare i segreti della Natura. Il suo è un anelito, un tendersi verso qualcosa che sembra irraggiungibile, quello che viene definito in tedesco “Streben”.

Faust evoca il Diavolo per ottenere lo scopo. Costui, Mefistofele, fa un patto con lui: lo servirà per tutta la vita, esaudirà ogni suo desiderio, mettendogli a disposizione i suoi poteri. In cambio, Faust lo servirà nell’altra vita. L’uomo però non crede alla vita futura e muta il patto in una scommessa: “Se dirò all’attimo: sei così bello, fermati! – allora tu potrai mettermi in ceppi”. Mefistofele è convinto che, anche se Faust non pronuncerà la frase, cadrà comunque nella perdizione e nella disperazione. La posta in gioco è la libertà.

Inizia la vita piena di piaceri e desideri appagati, in cui si inserisce una feroce satira contro la cultura accademica e la sua degradazione morale. E’ in questo contesto che avviene l’incontro con Margherita, una ragazza umile, che Faust cerca di abbordare mentre esce di chiesa. Con l’aiuto di Mefistofele, le regalerà gioielli, e inevitabilmente corromperà la sua anima semplice. Più tardi si verrà a sapere che Margherita dovrà subire la pena capitale per infanticidio: dopo aver partorito il figlio di Faust, che l’aveva abbandonata, la disperazione l’aveva portata alla follia e all’uccisione del figlio. Verrà salvata in punto di morte, e andrà in Cielo, per via della sua buona fede e del suo cuore semplice tratto in inganno.

Nella seconda parte della tragedia si inseriscono i personaggi tratti dalla classicità, fra cui spicca la storia con Elena di Troia. Si avvicendano figure mitologiche, personaggi storici, filosofi come Talete e Anassagora.

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Faust di Goethe

Lentamente si arriva alla vecchiaia di Faust. Adesso rimpiange l’ umanità, che aveva rinnegato, maledicendo la vita e affidandosi alla magia. Non scaccia più l’Angoscia, che già una volta l’aveva portato vicino al suicidio. Prossimo alla morte, ormai cieco, Faust ha la visione della bonifica di un immenso acquitrino, che permetterà agli uomini di “stare su suolo libero con un libero popolo”.

In quell’ultimo istante, a quel pensiero, pronuncia le parole del patto: “All’attimo direi: Sei così bello, fermati!” Mefistofele è felice di aver vinto la scommessa e aver dimostrato che la vita è inutile e sarebbe meglio “il Vuoto Eterno”. Ma quando si aprono le porte dell’Inferno, una schiera di angeli viene a prendere la parte immortale di Faust e la conduce in Cielo.

Egli è stato salvato perché “Chi sempre faticò a cercare, noi possiamo redimerlo”. Il poema si chiude con le parole del Coro Mistico: “L’Eterno Femminile ci farà salire”: la forza creatrice che muove l’universo è il principio femminile dell’Amore. Amore e “Streben”.

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Marcovaldo: riassunto e analisi del libro di Calvino https://cultura.biografieonline.it/riassunto-marcovaldo/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-marcovaldo/#comments Sat, 16 Sep 2023 13:12:34 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9364 Tra le pubblicazioni di maggiore spicco dello scrittore Italo Calvino, troviamo “Marcovaldo, ovvero Le stagioni in città”, una raccolta di 20 novelle, pubblicata per la prima volta nel novembre del 1963, in una collana di libri per ragazzi dell’editore Einaudi.

Le 20 novelle e il legame con Torino

Le venti novelle che compongono l’opera di Italo Calvino si presentano come delle vere e proprie favole contemporanee, con uno stile ed un tono che richiamano le narrazioni orali tradizionali.

Marcovaldo, di Italo Calvino riassunto
Marcovaldo: un’immagine relativa a una copertina del libro e una foto dell’autore, Italo Calvino

Le novelle sono ambientate in una grande città imprecisata. Probabilmente Italo Calvino fa riferimento a Torino, una delle città protagoniste del boom economico degli anni Sessanta, dove Calvino ha lavorato e vissuto per molti anni.

“Le montagne ed i grandi corsi, il fiume, le colline prossime alla città”, sono tutti elementi caratteristici del capoluogo piemontese che compaiono nei racconti.

Torino diventa lo specchio di mescolanza di quotidianità mediocre mista ad invenzione creativa che per l’autore è il modello di città.

Marcovaldo: il protagonista

Attraverso le vicende del protagonista Marcovaldo, Italo Calvino si sofferma sulla minuziosa descrizione della città industrializzata italiana moderna, tutta fumo e ciminiere, figlia del miracolo cosiddetto economico, mentre il protagonista vuole evadere dalla routine asfissiante, alla continua ricerca di aria pulita e del mondo della natura. Nell’arco di venti novelle, si susseguono situazioni descritte in modo semplice e piacevole, il tempo è scandito dal passaggio delle varie stagioni dell’anno.

Il sottotitolo “Le stagioni in città”, difatti, si riferisce alla struttura dei racconti, associati ognuno ad una delle quattro stagioni dell’anno.

Il protagonista principale delle novelle è un manovale con problemi economici che lavora in una grande città industriale, presso la ditta Sbav che è il prototipo dell’azienda che sfrutta i suoi lavoratori e al tempo stesso il simbolo di una società dei consumi che non appartiene al protagonista.

Marcovaldo è un uomo sensibile, ingenuo, creativo, un po’ buffo e malinconico interessato all’ambiente.

La prospettiva della narrazione oscilla così tra picchi di realismo e di comicità.

Le avventure del protagonista ci mostrano come la società delle città moderne possa arrivare ad influenzare le persone ed il loro rapporto con la natura.

Italo Calvino nelle sue opere mette in evidenza la vita caotica della città, l’industrializzazione crescente e la povertà delle fasce più basse della popolazione, la difficoltà dei rapporti umani ed interpersonali in un’urbanizzazione senza razionalità ed ordine.

Marcovaldo in televisione

Il capolavoro di Italo Calvino, “Marcovaldo”, è stato adattato per il piccolo schermo, nel 1970, dalla Rai per la regia di Giuseppe Bennati. Nelle puntate che sono andate successivamente in onda sul secondo canale, il protagonista principale delle novelle, Marcovaldo, è stato interpretato da Nanni Loy.

Nel cast vi sono figure di spicco come: Arnoldo Foà, Didi Perego, Daniela Goggi.

La colonna sonora era a cura di Sergio Liberovici.

La sigla del teleromanzo è stata intonata da Nino Ferrer e Silvana Aliotta.

Riassunto del libro

Il libro si apre con le avventure/disavventure del protagonista Marcovaldo, un manovale che vive in un mondo spesso ostile ed indifferente, tanto che molto spesso lui si perde e si smarrisce nella città stessa, alla continua ricerca dell’illusione di trovare un piccolo paradiso terrestre in un contesto urbano che lo porta molto spesso a conseguenze perlopiù tragicomiche.

Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre. (INCIPIT)

Le prime 5 novelle

Nella prima novella “Funghi in città”, ambientata in primavera, il protagonista trova in una piccola aiuola della città dei funghi e decide di farli assaggiare ai suoi famigliari, senza farsi notare dallo spazzino Amadigi, che potrebbe sottrargli quel “tesoro”. Il protagonista rimane con un palmo di naso quando scopre che altri hanno avuto la medesima idea di raccogliere quei funghi e che la raccolta dei funghi non commestibili porta ad un ricovero collettivo in ospedale per intossicazione.

Nella seconda novella “La villeggiatura in panchina“, ambientata in estate, vediamo il protagonista stufo di vivere nella sua invivibile dimora cittadina che decide di trascorrere la notte su una panchina, pensando di trovare pace, riposo e frescura ma non mette in conto i rumori della notte, la scomodità della panchina ed una coppia che litiga a poca distanza da lui e la sua pseudo villeggiatura risulta solo stressante.

Le vicende si spostano poi in autunno e, nella terza novella, “Il piccione comunale”, Marcovaldo è alle prese nella cattura di una beccaccia, con vani risultati. Intrappola alla fine solo un piccione comunale e i panni della sua povera coinquilina.

Nella quarta novella “La città smarrita nella neve”, il protagonista è sotterrato da un carico di neve e, arrabbiato dell’accaduto, cercherà di far sparire tutta la neve dal cortile del palazzo.

Nella quinta novella “La cura delle vespe”, Marcovaldo scopre che per curare i suoi reumatismi può utilizzare il veleno delle api. I suoi figli improvvisano quindi una caccia alle api ma quando il figlio Michelino commette un’imprudenza, tutti finiscono all’ospedale per le punture degli insetti.

Altre novelle

In “Un sabato di sole, sabbia e sonno”, il dottore della mutua gli consiglia di combattere i reumatismi con la pratica delle sabbiature. Marcovaldo quindi si fa ricoprire di sabbia su una barca, che però precipita di lì a poco, dopo una rapida, su un gruppo di bagnanti.

Nella novella successiva “La pietanziera”, Marcovaldo scambia la sua pietanziera del pranzo con un bambino. Cambia le sue salsicce con il fritto di cervello ma viene denunciato dalla governante e successivamente obbligato a rinunciare al suo pranzo.

Le avventure continuano e Marcovaldo con i suoi figli, nella novella successiva “Il bosco sull’autostrada”, cercano legna per ripararsi dal freddo ma una volta arrivati in autostrada, i figli confondono i cartelli pubblicitari con un vero e proprio bosco.

Nella novella “L’aria buona”, Marcovaldo e i suoi figli si recano su una collina per respirare un po’ d’aria pulita ma finiscono ahimè per rimediare solo un ricovero in sanatorio.

Poi in “Un viaggio con le mucche”, Marcovaldo durante una notte insonne si getta all’inseguimento di una mandria di mucche ma perde le tracce del figlio Michelino. Inizialmente lo invidia ma poi quando lo ritrova, il figlio gli racconta della vita campagnola dura e faticosa.

Tra le altre avventure troviamo quella del “Coniglio Velenoso”, nella quale il protagonista ruba un coniglio che era oggetto di una sperimentazione scientifica; questo incauto furto gli provocherà non pochi problemi.

Ne “La fermata sbagliata”, invece di scendere alla fermata del cinema, Marcovaldo sbaglia e scende ad una fermata che lo porta prima a bere in un pub e poi a salire su un volo diretto a Bombay.

In “Dov’è più azzurro il fiume”, il protagonista, nelle vicinanze della fabbrica dove lavora, si cimenta nella pesca ma viene subito bloccato da una guardia comunale che di lì a poco gli fa notare il colore anomalo delle acque, dovuto al forte inquinamento di una ditta di coloranti.

In “Luna e Gnac”, Marcovaldo non riesce godere della visione del cielo notturno estivo a causa della luce intermittente di un cartello pubblicitario del Cognac Spaak, così il figlio Michelino rompe il meccanismo dell’insegna e la ditta concorrente della Spaak, la Tomawak, assolda la famiglia di Marcovaldo per continuare i sabotaggi ma il risultato ottenuto non avrà gli effetti sperati.

Troviamo ancora il protagonista alle prese con una pianta che si trovava all’ingresso della Sbav, ne “La pioggia e le foglie”. Cerca di prendersi cura della pianta che però cresce a dismisura e perde le sue foglie.

Poi in “Marcovaldo al Supermarket”, dove riempie il suo carrello della spesa a più non posso ma, non avendo i soldi per pagare, dovrà lasciare il tutto.

In “Fumo, vento e bolle di sapone”, Marcovaldo e i figli tentano di arricchirsi vendendo detersivi di varie marche ma con scarsissimi risultati. Quando i finanzieri vengono a conoscenza di ciò, Marcovaldo deve liberarsi della merce, decidendo di gettarla nel fiume, con un conseguente grosso danno per l’ambiente circostante.

L’idillio sembra arrivare in estate nel racconto “La città tutta per lui” ma quando viene intervistato da una troupe televisiva e successivamente coinvolto nei lavori di allestimento per un set di riprese, finisce subito il suo sogno.

Ne “Il giardino dei gatti ostinati”, Marcovaldo viene a conoscenza di una palazzina semi abbandonata, abitata solo da una vecchietta e da mille felini, nutriti dai vicini. La donna confessa a Marcovaldo di vivere assediata dai gatti e di non potersene liberare. A primavera partono i lavori per la costruzione di un nuovo, grande condominio ma i gatti ed altri animali impediscono i lavori degli operai.

In ultimo nei “I figli di Babbo Natale”, Marcovaldo veste i panni di Babbo Natale per la ditta Sbav. Scambia il figlio di un grande industriale per un “bambino povero”, regalandogli un martello, una fionda e dei fiammiferi. Il bambino devasta quindi tutti i regali e la ditta Sbav, prendendone spunto, lancia sul mercato il “Regalo Distruttivo”.

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Momo (Michael Ende): riassunto https://cultura.biografieonline.it/riassunto-momo/ https://cultura.biografieonline.it/riassunto-momo/#respond Thu, 14 Sep 2023 06:50:36 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=14170 Uno dei romanzi dello scrittore tedesco Michael Ende più noto è “Momo”, pubblicato nel 1973. Il libro ha ottenuto un notevole successo di pubblico e di critica, tanto che è stato oggetto di due trasposizioni per il grande schermo. La prima pellicola cinematografica su Momo è stata realizzata nel 1986, diretta da Johannes Schaaf e caratterizzata dalla colonna sonora di Angelo Branduardi. In seguito, nel 2001, è stato realizzato un lungometraggio a cartoni animati, intitolato “Momo alla conquista del tempo”. Il film è accompagnato dalla colonna sonora della cantautrice Gianna Nannini. “Momo” è il secondo romanzo di genere fantasy più conosciuto dello scrittore, dopo la “Storia Infinita”.

Momo - romanzo Michael Ende - 1973
Momo” è un celebre romanzo per ragazzi, scritto nel 1973 da Michael Ende, lo stesso autore de “La storia infinita”.

Momo: riassunto del libro

Nell’opera di Michael Ende vengono narrate le vicende di una bambina che si chiama Momo. La bambina vive la sua vita da orfana, senza le cure dei genitori e senza una casa sicura dove rifugiarsi. L’autore la descrive come una bambina piccola e magrolina che presenta una testa selvaggia, ricciuta e nera come la pece e dei grandi occhi neri.

La piccola ha circa otto anni e indossa solo una sottana con delle toppe e una camicia troppo grande per lei. La storia è ambientata in una città senza nome, ma apparentemente italiana, nei pressi di un anfiteatro che diventa ben presto l’alloggio di Momo, dopo essere fuggita dall’orfanotrofio. Molto presto gli abitanti della cittadina si occupano e si prendono cura di lei, notando in Momo potenzialità fuori dal comune. Subito riesce a farsi voler bene dagli abitanti della città, tra cui Beppo lo spazzino.

Momo riesce a conquistare in poco tempo la fiducia degli abitanti della cittadina grazie al suo modo di saper ascoltare, riuscendo a sollevare gli animi dei suoi interlocutori e facendo riappacificare gli animi litigiosi. La piccola fa comprendere gli errori e riesce a far trovare le giuste soluzioni ai problemi; in ultimo influenza in modo positivo anche tutti i suoi coetanei.

Ad un certo punto, la tranquilla vita nella cittadina viene scossa dall’invasione dei misteriosi “Signori Grigi” che dichiarano di essere venuti lì per aiutare gli uomini a risparmiare il loro tempo. In realtà invece, si tratta di uomini che si dicono agenti della “cassa di risparmio del tempo”, vestiti con abbigliamento scuro, in giacca, cravatta e valigia, che hanno l’unico scopo di impadronirsi del tempo degli uomini, indispensabile per la loro sopravvivenza.

Questi strani uomini rubano il tempo degli uomini che viene trasformato in orefiori e in seguito se lo fumano attraverso i sigari, nella loro Banca del Tempo.

A questo punto tutti gli abitanti della cittadina cadono nel tranello dei “Signori Grigi” e pian piano tutti si allontanano da Momo. Da quel momento, la cittadina cade sotto il dominio degli invasori che distruggono ogni forma di divertimento, di gioco e, costruendo autostrade ed enormi edifici, distruggono il verde circostante e la natura.

Gli abitanti influenzati dai Signori Grigi pensano solo a lavorare e a risparmiare il tempo; l’unica ad andare controcorrente è Momo che non si fa ammaliare dai loro racconti e dalle loro convinzioni. I Signori Grigi cercano in tutti i modi di catturare nella loro rete la bambina, ma Momo, grazie alla sua destrezza, riesce a sfuggire.

La bambina, con l’aiuto della simpatica tartaruga Cassiope (inviata in suo aiuto da Mastro Hora, il custode del tempo), che riesce a prevedere il futuro che accadrà dopo mezz’ora, decide di raggiungere la dimora di mastro Hora, per sconfiggere i Signori Grigi. A quel punto, la bambina cerca di escogitare insieme a mastro Hora un piano per eliminarli.

Momo - libro - riassunto

Finale del romanzo

Il custode del tempo decide a questo punto di fermare il tempo per un’ora, per permettere a Momo di risolvere tutta la vicenda e sulla sua mano fa apparire un’orefiori.

La bambina riesce ad arrivare nella banca del tempo, dove è custodita la cassaforte contenente tutte le orefiori sottratte agli uomini e, dopo varie peripezie e difficoltà, riesce a liberare il tempo imprigionato dai Signori Grigi e a sconfiggerli facendo ritornare tutto alla normalità.

Infine, il tempo viene restituito agli uomini, la città ritorna alla normalità, senza collassare in un asettico grigiore senza cuore e così Momo può riabbracciare tutti i suoi cari amici che si erano allontanati da lei a causa dei Signori Grigi.

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Momo, film
Momo, il poster del film del 1986

Temi trattati nel romanzo

Il tema centrale dell’opera è quello del tempo e di come questo viene utilizzato, in malo modo, dalla nostra società consumistica.

L’autore Michael Ende vuole fare una feroce critica alla nostra società moderna, molto spesso rivolta al consumismo, al progresso tecnologico e cieca di fronte ai veri valori, impedendoci di raggiungere la tanto agognata felicità.

La lotta della bambina Momo contro i Signori Grigi, i ladri del tempo, è quella tra il senso del tempo dell’infanzia e quello degli adulti.

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