Hai cercato 24 novembre - Cultura https://cultura.biografieonline.it/ Canale del sito Biografieonline.it Tue, 18 Nov 2025 15:09:59 +0000 it-IT hourly 1 Gemelle Kessler, la biografia e la storia di Alice ed Ellen https://cultura.biografieonline.it/le-gemelle-kessler/ https://cultura.biografieonline.it/le-gemelle-kessler/#comments Mon, 17 Nov 2025 15:11:05 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9769 Alice ed Ellen Kessler nascono il 20 agosto 1936 a Nerchau, in Germania, figlie di Paul ed Elsa. Ballerine fin dall’infanzia (iniziano ad andare a scuola di danza quando hanno sei anni), in età adolescenziale intraprendono il programma per ragazzi del Teatro d’Opera di Lipsia: una volta diventate maggiorenni, però, scelgono di scappare dalla Germania Est.

Gemelle Kessler
Una foto delle gemelle Kessler

Iniziano la carriera di ballerine a Dusseldorf, al Palladium; poi, tra il 1955 e il 1960 hanno la possibilità di esibirsi al Lido di Parigi insieme con il corpo di ballo delle Bluebell Girls di Margaret Kelly, senza disdegnare alcune apparizioni al cinema: recitano in “Solang’es huebsche Maedchen gibt”, di Arthur Maria Rabenalt, “La garçonne”, di Jacqueline Audry, e “Tabarin”, di Richard Pottier (al fianco di Michel Piccoli).

Dopo avere rappresentato la Germania Ovest all’Eurofestival del 1959 con “Heute Abend wollen wir tanzen geh’n”, classificandosi all’ottavo posto, all’inizio degli anni Sessanta si trasferiscono in Italia: nel Belpaese lavorano in diversi ambiti del mondo dello spettacolo, dal teatro al cinema, anche se il loro esordio avviene in televisione. È il 1961, infatti, quando Antonello Falqui, storico regista del piccolo schermo, le lancia nel programma “Giardino d’inverno”, che può contare su un cast d’eccezione (l’orchestra diretta dal maestro Gorni Kramer, il Quartetto Cetra, Henri Salvador).

Le sorelle Kessler con Don Lurio
Le sorelle Alice e Ellen Kessler con Don Lurio, ballerino e coreografo

Alice ed Ellen Kessler si esibiscono sulle coreografie preparate da Don Lurio, e lanciano le canzoni “Concertino” (cover del brano omonimo del Quartetto Cetra del 1959) e “Pollo e champagne”. Grazie al riscontro di pubblico e al successo conquistato, le Kessler vengono confermate dalla Rai, che nove mesi dopo lancia “Studio Uno”: è questo lo show la cui sigla di apertura è la celeberrima “Da-da-un-pa” (o Dadaumpa).

YouTube Video

Il successo prosegue anche al cinema: dopo “Le bellissime gambe di Sabrina”, di Camillo Matrocinque, è la volta de “La francese e l’amore”, di Christian-Jaque, René Clair e Michel Boisrond, di “Rocco e le sorelle”, di Giorgio Simonelli (con Memmo Carotenuto, Moira Orfei, Tiberio Murgia e Alberto Lupo) e di “Gli invasori”, di Mario Bava.

Dopo essere apparse nel 1963 nel film “Sodom and Gomorrah”, di Robert Aldrich, ed essere finite sulla copertina del magazine “Life”, nel 1964 le gemelle Kessler entrano nel cast di “Biblioteca di Studio Uno”, sempre per la regia di Antonello Falqui (nella puntata sull’Odissea interpretano le sirene), mentre l’anno successivo cantano “La notte è piccola”, sigla di “Studio Uno”, e appaiono sul grande schermo nel film di Dino Risi “I complessi”.

Nel frattempo, tra il 1962 e il 1965 sono stati pubblicati i 45 giri “Champagne Twist / Leopardo blues”, “Ciao a tutti / E la storia continuò”, “Si vede / Il pesciolino d’oro”, “La notte è piccola / Lasciati baciare col letkiss”, “L’estate è corta / E’ fiorito il limone”, “Il giro / Sei baciabile”. Nella seconda metà degli anni Sessanta le gemelle tedesche appaiono a “La prova del 9” e in “Canzonissima”; sono protagoniste, inoltre, di un carosello per una celebre marca di calze da donna, benché lo scandalo provocato dalle loro gambe faccia sì che la Rai imponga l’utilizzo di calze di nylon scure.

Alice ed Ellen Kessler
Fotografie delle giovani sorelle Kessler

A livello musicale, incidono i 45 giri “Su e giù / Se non sono giovani”, “Un amore come dico io / Tranquillamente senza di te”, “Viola, violino e viola d’amore / Poco… poco”, “Aufwiedesehen / Creep”, “Star! / Willie-O” e “Quelli belli come noi / La sveglia del cuore”. Tra il 1971 e il 1972 vengono dirette da Luciano Emmer in film tv come “Il piccolo lord”, “La gardenia misteriosa”, “Il bivio” e “Il furto del Raffaello”.

Attrici in televisione, quindi, ma anche a teatro in commedie musicali di Garinei e Giovannini, nel 1974 Ellen e Alice lavorano a “Milleluci”, con Mina e Raffaella Carrà, prima di posare, alla soglia dei quarant’anni, per l’edizione italiana di “Playboy”. Dopo aver preso parte a “Palcoscenico”, nel 1980, e a “Al Paradise”, nel 1983, nella seconda metà degli anni Ottanta le gemelle Kessler tornano in Germania, stabilendosi a Monaco di Baviera, pur non disdegnando di tornare periodicamente in Italia per qualche apparizione tv: accade, per esempio, nel 1989 con “Una rotonda sul mare”.

Alice Kessler Ellen Kessler

Nel 2004 le sorelle Kessler prendono parte a “Super Ciro”, programma comico di Italia 1 al fianco di Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, che ha come sigla “Quelli belli come noi”. Tra il 2010 e il 2011, invece, le Kessler appaiono su Canale 5 nello show musicale “Io canto” e su Raiuno nel game “I soliti ignoti” (in cui Ellen è un’identità nascosta).

Nell’ottobre del 2011 sono protagoniste di “Dr Jekyll e Mr Hyde”, musical tratto dal romanzo di Robert Louis Stevenson diretto da Giancarlo Sepe; in Germania, invece, recitano in un episodio della serie “Tatort”, in onda su ARD, accanto a Ulrich Tukur.

Suscita scalpore la notizia della morte delle sorelle Kessler, avvenuta il 17 novembre 2025: le gemelle a 89 anni hanno scelto insieme il suicidio assistito. A darne la notizia è il giornale tedesco Bild che scrive “non volevano più vivere”.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/le-gemelle-kessler/feed/ 1
Coma Cose, breve biografia: i loro nomi veri sono Francesca e Fausto https://cultura.biografieonline.it/coma-cose-biografia/ https://cultura.biografieonline.it/coma-cose-biografia/#comments Tue, 07 Oct 2025 15:22:41 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=31719 Coma_Cose, chi sono

Coma_Cose è il duo musicale che si distingue per una proposta di musica rap, mista ad elettronica ma con radici nel cantautorato italiano. Nel 2021 è previsto il loro debutto sul palco dell’Ariston, tra i partecipanti del Festival di Sanremo 2021. L’evento promette di renderli nomi noti al grande pubblico. Vediamo le tappe salienti del loro percorso come coppia nella vita e nel lavoro.

Coma_Cose
Coma_Cose

Coma_Cose, l’unione di due musicisti nata per caso

I due componenti di questa band sono Fausto Lama, nome d’arte di Fausto Zanardelli e California, pseudonimo di Francesca Mesiano, originaria di Pordenone. Fausto, precedentemente noto con un altro nome d’arte, ovvero Edipo, è nato a Gavardo (Brescia) il 21 novembre 1978. Nei primi anni Dieci conosce un discreto successo, arrivando a collaborare anche con Dargen D’Amico e la sua etichetta discografica. Per quest’ultima pubblica alcuni dei suoi lavori più importanti, riuscendo a farsi notare sulla scena musicale.

Fausto Lama (Fausto Zanardelli) e California (Francesca Mesiano)
Fausto Lama (Fausto Zanardelli) e California (Francesca Mesiano)

Nel complesso la carriera di Edipo può vantare la pubblicazione di ben tre album da solista e una serie di concerti a livello nazionale che riscuotono un buon livello di partecipazione del pubblico. Tuttavia, per ragioni personali Zanardelli sceglie di abbandonare la carriera musicale, almeno finché non interviene Francesca, ex Dj: incontrata casualmente come collega di lavoro mentre entrambi facevano i commessi. È lei a convincerlo a riprendere contatto con il mondo della musica, grazie uno slancio ritrovato, che si basa sul loro legame e su una sintonia innegabile.

Ecco come nascono i Coma_Cose, un duo che in pochi anni è riuscito a farsi largo nella scena indie.

Coma_Cose tra musica e televisione

Poco dopo aver formato il duo, nel 2017 i due ragazzi vengono ingaggiati dall’etichetta discografica Asian fake, per la quale pubblicano l’EP Inverno Ticinese. Nel marzo dell’anno successivo (2018) si fanno notare per l’esibizione nel talk show tv E poi c’è Cattelan (condotto da Alessandro Cattelan). Sempre nel 2018 vengono contattati dai Phoenix, band internazionale, che li vuole assieme ad altri artisti del calibro di Giorgio Poi, e offre loro la possibilità di aprire i loro concerti a Parigi.

L’anno d’oro 2019

L’anno seguente, nel 2019, i Coma_Cose arrivano a pubblicare l’album d’esordio Hype Aura. Sono poi chiamati a prendere parte al concerto del Primo Maggio, appuntamento imperdibile che in un certo senso inaugura la stagione musicale estiva. Dopo pochi mesi un loro brano compare nell’album Microchip temporale (album di remix del gruppo musicale italiano Subsonica): si tratta della canzone Aurora sogna, scritta e cantata assieme a Mamakass dei Subsonica. Sempre nel 2019 i sue brani dei Coma_Cose Mancarsi e Post concerto, regalano al duo grandi soddisfazioni, quando vengono certificati come disco d’oro dalla FIMI.

La copertina dell'album Hype Aura (Coma_Cose)
La copertina dell’album Hype Aura (Coma_Cose)

A novembre 2019 figurano come ospiti della trasmissione televisiva Una storia da cantare, programma in onda in prima serata su Rai 1 per la conduzione di Enrico Ruggeri e Bianca Guaccero; l’evento li vede impegnati nell’interpretazione particolare del celebre brano Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi, del cantautore italiano Lucio Battisti. Le loro partecipazioni televisive includono anche quella nella serie Involontaria di MTV, in cui si esibiscono in versione acustica per i pazienti ricoverati all’Istituto Nazionale Tumori.

I Coma_Cose verso il Festival di Sanremo

Il 2020 porta loro altri successi: collaborano al brano Riserva Naturale, contenuto nell’album Feat (stato di natura) di Francesca Michielin. Continuano parallelamente a coltivare l’amore per la televisione, comparendo nella serie Summertime di Netflix e al programma Le Iene, su Italia 1. In quest’ultimo appaiono nel classico formato dell’intervista di coppia. Durante la fase acuta della pandemia, mentre l’Italia è in lockdown, pubblicano l’EP Due, in cui ci sono i brani Guerra fredda e La rabbia.

Il 17 dicembre 2020 viene annunciata la loro partecipazione al Festival di Sanremo 2021 nella sezione Big; i Coma_Cose presenteranno la canzone Fiamme negli occhi. (Leggi anche: il testo della canzone Fiamme negli occhi)

Gli anni 2020

Il 16 aprile 2021 pubblicano “Nostralgia”: è il secondo album in studio; da esso viene estratto il secondo singolo “La canzone dei lupi”.

Dopo un anno di pausa pubblicano “Chiamami”, canzone che anticipa l’album “Un meraviglioso modo di salvarsi”, che esce il 4 novembre 2022.

Tornano a Sanremo nel 2023 con una canzone molto delicata e romantica: “L’addio“, che racconta in modo autobiografico il loro temporaneo allontanamento e il nuovo riavvicinamento.

Coma Cose: foto del duo e della coppia

Coma_Cose, coppia nel lavoro e nella vita

Una delle peculiarità più interessanti che contribuiscono al fascino di questo duo è il fatto di essere legati a livello sentimentale. Condividere una casa e dei progetti professionali comporta delle sfide, che Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano cercano di vivere in maniera equilibrata.

La complicità, la totale confidenza e lo stare insieme per gran parte del tempo rendono i Coma_Cose un flusso di input in continua evoluzione, ovviamente ogni tanto ci stacchiamo per non perdere la nostra reciproca parte identitaria.

Francesca, in una intervista del 7 marzo 2020

I due artisti si sono conosciuti nel 2016, quando lavoravano in un negozio di borse: lei come commessa e lui in veste di magazziniere. La sintonia lavorativa è uno degli ingredienti che ha determinato il successo della coppia nel privato. Infine, tra le curiosità che accendono la fantasia del crescente stuolo di fan vi è quella relativa ai cambi di look che rendono la loro immagine mai banale e a creare aspettative soprattutto per le esibizioni live.

Nel 2023, durante la conferenza stampa del terzo giorno del Festival di Sanremo, Fausto e Francesca annunciano il loro matrimonio.

Si uniscono in matrimonio il 4 ottobre 2024.

Nel mese di ottobre 2025 la coppia annuncia la separazione annullando anche le date dei concerti in programma.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/coma-cose-biografia/feed/ 2
Top 40 Under 40 2025: eccellenza italiana tra i più influenti https://cultura.biografieonline.it/top-40-under-40-2025-bartocci/ https://cultura.biografieonline.it/top-40-under-40-2025-bartocci/#respond Sun, 18 May 2025 10:31:04 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42576 Sarà la splendida cornice del The St. Regis di Roma ad ospitare a novembre la cerimonia annuale del Premio Business Elite Awards 2025, che incoronerà i giovani manager under 40 più influenti al mondo.

Nella Top 40 Under 40 dei giovani leader europei, che sarà celebrata proprio durante l’evento nella Capitale, c’è il giovane manager food e giornalista Daniele Bartocci, selezionato per leadership, innovazione e impatto economico.

A lui il prestigioso Business Elite Award, evento di rilevanza globale che ogni anno seleziona i migliori manager e professionisti nel mondo del business. Lo scorso anno la cerimonia della Top 40 Under 40 d’Europa si era tenuta in grande stile nella lussuosa location del Four Seasons George V di Parigi.

Oltre al premio Top40 Under 40 2025 ‘Business Elite Awards’, Bartocci ha collezionato numerosi riconoscimenti nel corso degli anni nel mondo food and sport, tra cui food manager dell’anno ai Le Fonti Awards 2023 Innovation&Leadership (Piazza Affari Milano), 100 Eccellenze Italiane 2023 a Montecitorio, insieme a personalità di spicco come Gigi Buffon e Paolo Bonolis. Ma anche i Food and Travel Italia Awards 2022Premio 5 Stelle d’Oro della Cucina Italiana 2024, il premio Parola d’Oro 2025 per la comunicazione responsabile in Campidoglio, il premio Fortunato 2024 al Salone d’Onore del Coni come miglior giornalista giovane, il premio Blog dell’anno 2022, la Top10 Bar Awards 2022 dei migliori ambassador horeca – food e numerosi altri illustri riconoscimenti.

Nei giorni scorsi Bartocci Daniele era stato invitato come giudice al premio Emergente 2025 Monza (da cui sono uscite negli anni oltre 100 nuove stelle Michelin) e nel programma Ben Detto di Rai Isoradio insieme a personalità quali Ettore Prandini (Coldiretti).

La recente inclusione di Bartocci nella classifica Business Elite ‘Top 40 Under 40 2025’ conferma il suo ruolo di leader nel settore agroalimentare e la sua capacità di innovare in un ambito strategico per l’economia europea. Il suo impegno nel business development, nella comunicazione aziendale e nella promozione del cibo italiano lo ha reso un punto di riferimento per il settore, senza mai perdere di vista la sua leadership comunicativa all’interno dello sport italiano.

Suo zio è stato il primo vice-allenatore italiano del grande Julio Velasco, a Jesi in Serie A2 nel 1983. Appuntamento, ora, al The St. Regis di Roma dove a novembre Bartocci riceverà il meritato riconoscimento 40 Under 40 2025.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/top-40-under-40-2025-bartocci/feed/ 0
Chop Suey: descrizione e significato del quadro di Hopper https://cultura.biografieonline.it/chop-suey-quadro/ https://cultura.biografieonline.it/chop-suey-quadro/#comments Thu, 26 Sep 2024 16:14:46 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42400 Chop Suey è un quadro del 1929 realizzato dallo statunitense Edward Hopper. È celebre anche per essere stato venduto nel novembre 2018 per 92 milioni di dollari, diventando una delle opere più costose di sempre.

Dipinto con la tecnica dell’olio su tela, il primo piano dell’opera ritrae due donne che conversano in un ristorante.

Chop Suey - quadro famoso di Hopper
Chop Suey è uno dei quadri più famosi di Edward Hopper

Descrizione del quadro

La scena di Chop Suey – che potremmo tradurre in italiano come Tagliatelle al sugo – raffigura due donne sedute a un tavolo in un ristorante.

C’è anche un’altra coppia sullo sfondo.

Le uniche caratteristiche mostrate in modo particolarmente dettagliato sono il volto della donna dipinta, il cappotto appeso sopra di lei, la schiena del suo compagno, i lineamenti della coppia sullo sfondo, la teiera sul tavolo, il pannello inferiore della finestra mascherato e l’insegna del ristorante all’esterno.

Queste sono tutte caratteristiche che porterebbero un elemento sensoriale (oltre alla vista) alla memoria dipinta: il ronzio della luce esterna, le voci delle persone sullo sfondo, la consistenza del cappotto, il sapore del tè e l’odore del fumo di sigaretta (tenuta dall’uomo) e la luce confusa dalla finestra mascherata.

Il luogo

La statunitense Gail Levin, storica dell’arte, descrive Chop Suey così:

[…] ricorda il ristorante cinese economico al secondo piano che gli Hopper frequentavano a Columbus Circle.

Ciò potrebbe spiegare l’attenzione primaria sulla donna e la monotonia dell’ambiente circostante.

Se fosse stato un posto che Edward Hopper visitava frequentemente, non ci sarebbe stato motivo di concentrarsi sull’ambiente circostante, ma piuttosto sul momento della scena.

Molto probabilmente la moglie dell’artista, Jo Hopper, anch’ella pittrice posò come modella per le tre figure femminili.

Il proprietario del dipinto era Barney A. Ebsworth (1934-2018). Promise di cederlo al Seattle Art Museum, tuttavia alla sua morte la proprietà rimase nel suo patrimonio. Venne venduto solo nel novembre del 2018, come dicevamo all’inizio, stabilendo un record per un’opera di Hopper.

Il collegamento tra pittura e memoria

Le opere di Edward Hopper sono note per le scene realistiche che trasmettono sentimenti di isolamento e solitudine.

Spesso l’artista descriveva la sua arte come una “trascrizione delle sue impressioni più intime della natura”.

Ciò è interpretabile come il collegamento del processo della pittura a quello della memoria.

Questa idea potrebbe essere ulteriormente descritta in un altro modo: come quando, ad esempio, qualcosa si rifà a una memoria personale; certi dettagli possono essere ricordati, ma tutto ciò che si trova al di fuori del focus primario è uno sfondo vuoto.

Chop Suey cattura proprio questo concetto di memoria.

Fa sì che l’osservatore si concentri su particolari elementi della iconografia sensoriale mentre il contesto narrativo raffigura un tema di isolamento.

Chop Suey: dettaglio dei volti
Il dettaglio dei volti

Analisi, interpretazione e significato dell’opera

Secondo il critico d’arte inglese David Anfam (1955 – 2024), un “dettaglio sorprendente di Chop Suey è che il soggetto femminile si trova di fronte al suo sosia”.

Altri hanno invece sottolineato che non sarebbe stato insolito per due donne indossassare cappelli simili all’epoca (fine anni ’20).

Il soggetto del dipinto è l’interno del bar e non si concentra su una figura specifica.

Come in molte opere di Edward Hopper, di fatto, il dipinto porta a prestare grande attenzione agli effetti della luce sui suoi soggetti.

Si vedano ad esempio i quadri “Nighthawks (Nottambuli)” e “Automat (Tavola calda)“.

Rolf G. Renner, autore del libro biografico “Hopper” afferma che:

parte di ciò di cui parlano i dipinti [di Hopper] è quella morte o decadenza che tutti i dipinti in un certo senso rappresentano, poiché distruggono l’immediatezza della percezione attraverso la trasformazione in un’immagine.

Sebbene la scena di “Chop Suey” si svolga in un ambiente sociale, è prevalente il senso di solitudine.

La donna in verde di fronte allo spettatore è seduta con la sua compagna, ma non sembra interagire con lei.

C’è un’analogia con la coppia sullo sfondo: l’uomo sembra essersi ritirato dalla donna di fronte a cui è seduto.

Ogni figura umana è isolata ed emotivamente distante l’una dall’altra: per ognuna c’è riservatezza.

Ciò è rappresentato e trasmesso all’osservatore grazie ai volti nascosti o oscurati: essi ritraggono un’essenza umana.

Ciò si applica ulteriormente alla donna in dettaglio; anche se abbiamo una visione completa del suo viso, c’è un distacco nei suoi confronti a causa del suo trucco netto ed evidente.

La pelle alabastrina con il fard audace e il labbro dipinto suggeriscono solo l’impressione di una donna, simile a una bambola.

Normalmente nel contesto dello stile dell’epoca, ciò potrebbe essere preso come uno stile alla moda, vivace.

Ma Hopper in “Chop Suey” nega questo: attribuisce al volto della donna lo stesso valore del bianco di altre caratteristiche vuote sullo sfondo. Svuota così la sua essenza umana.

L’osservatore la interpreta come se stesse ascoltando distrattamente anziché stabilire un contatto visivo e interagire, come se non fosse concentrata su ciò che la circonda.

La narrazione dietro un ricordo

L’equilibrio è mantenuto nella sezione centrale del dipinto con la presenza di aree prive di dettagli appena sopra la linea di vista dell’occhio.

Queste aree sono contrassegnate da tratti di pennello più ruvidi.

Lo spazio negativo, privo di dettagli sullo sfondo si aggiunge ulteriormente a questo perché l’occhio semplicemente ci passa sopra e si concentra di più sui dettagli presentati.

Questi spazi sono semplici perché le caratteristiche dello sfondo non vengono memorizzate.

Il “peso” è mantenuto nella presenza di dettagli, contenuti tra le figure ai tavoli, fino ai dettagli nel design del cartello esterno, la giacca appesa e la copertura inferiore della finestra.

Tutto ciò ci dà l’impressione che si possa osservare la scena così come tutti gli aspetti importanti, ignorando il contesto esterno.

Con questo in mente lo spettatore può supporre una narrazione dietro un particolare ricordo personale.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/chop-suey-quadro/feed/ 1
I fratelli Coen, film celebri e biografie artistiche https://cultura.biografieonline.it/fratelli-coen/ https://cultura.biografieonline.it/fratelli-coen/#comments Tue, 07 May 2024 07:46:16 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=7242 Joel David Coen nasce il 29 novembre del 1954 ed Ethan Jesse Coen nasce il 21 settembre del 1957 da una famiglia di origine ebraica: loro padre è un economista dell’Università del Minnesota, mentre la madre insegna storia dell’arte alla St. Cloud State University.

Cresciuti in Minnesota a St. Louis Park, un sobborgo di Minneapolis, vivono sin da bambini la passione per il cinema: Joel risparmia denaro per comprare una videocamera Vivitar Super 8, e in seguito entrambi riproducono i film che vedono in televisione insieme con un vicino di casa.

I Fratelli Coen
Joel Coen (a sinistra) e Ethan Coen (a destra)

Formazione e studi

Dopo essersi laureati nel 1973 e nel 1976 alla St. Louis Park High School, i fratelli Coen frequentano il Bard College at Simon’s Rock nel Massachusetts, a Great Barrington. Joel, in seguito, prende parte ad alcuni corsi dell’Università di New York, dove realizza un filmato di trenta minuti, valido come tesi, intitolato “Soundings”; Ethan, invece, frequenta lezioni di filosofia all’Università di Princeton, realizzando una tesi su Wittgenstein.

Joel, dopo la laurea di New York, lavora come assistente di produzione per numerosi film industriali e video musicali: ha l’opportunità di sviluppare il proprio talento per il montaggio, e di conoscere Sam Raimi, in cerca di un assistente montatore per “The evil dead”.

L’esordio negli anni ’80

Nel 1984, i fratelli Coen scrivono e dirigono “Blood simple”, il loro primo film realizzato in coppia. Ambientata in Texas, la pellicola racconta la storia del proprietario di un bar che assolda un investigatore privato per uccidere sua moglie e il suo amante; il film contiene numerosi elementi che verranno sviluppati in futuro dai due cineasti: omaggi a diversi generi cinematografici (horror e noir), humor nero e mise en scene.

“Blood simple”, che vede nel cast Frances McDormand (futura protagonista di molti loro film e futura moglie di Joel), ottiene premi al Sundance Festival e all’Independent Spirit.

Ethan e Joel: i fratelli Coen
Ethan e Joel Coen ad un evento cinematografico

Nel 1985 esce, invece, “Crimewave”, scritto dai fratelli Coen insieme con Raimi. Al 1987 risale “Raising Arizona”, storia di una improbabile coppia, composta da Holly Hunter e Nicolas Cage, che non riesce ad avere un bambino. Gli anni Novanta si aprono con “Miller’s Crossing”, con John Turturro, Gabriel Byrne e Albert Finney, ispirato ai racconti “Red Harvest” e “The Glass Key” di Dashiell Hammett.

Gli anni ’90

Nel 1991 i fratelli Coen dirigono “Barton Fink”, pellicola ambientata nella Los Angeles degli anni Quaranta: il film si rivela un successo di critica, ottenendo candidature agli Oscar e ben tre premi al Festival del Cinema di Cannes, inclusa la Palma d’Oro.

Nel 1994 la coppia di cineasti torna a lavorare con Raimi, con il quale scrive “The hudsucker proxy”; decisamente più popolare è, due anni dopo, “Fargo”, thriller criminale ambientate nel Minnesota, con William H. Macy nei panni di un uomo con seri problemi finanziari che fa rapire la moglie per ottenere i soldi dell’assicurazione. Anche in questo caso, una pioggia di premi, incluso un Bafta e due Oscar: quello per la migliore attrice, a Frances McDormand, e quello per la migliore sceneggiatura originale.

I registi Ethan e Joel Coen
Una foto dei due fratelli Coen

Anche il film successivo dei fratelli Coen, “Il grande Lebowski”, conquista i favori del pubblico e della critica, al punto da essere considerato un cult ancora oggi: esce nei cinema nel 1998, e annovera nel cast Jeff Bridges, John Goodman e Steve Buscemi.

Gli anni 2000

I fratelli Coen inaugurano il Duemila con “Fratello, dove sei?”, storia ispirata all’”Odissea” di Omero ma ambientata nel Mississippi degli anni Trenta, che mette in risalto le doti comiche di George Clooney. L’anno seguente, esce il thriller noir “L’uomo che non c’era”, ambientato nella California degli anni Quaranta: anche in questo caso, caratteristica distintiva è lo humor nero.

I Coen tornano a lavorare con Clooney nel 2003, quando dirigono “Prima ti sposo, poi ti rovino” (Intolerable cruelty), con Catherine Zeta-Jones, ispirato alle commedie romantiche degli anni Quaranta. Il film divide la critica, tra chi applaude agli elementi comici e chi invece si mostra decisamente perplesso. Ancora più tiepide sono le reazioni per “Ladykillers”, con Tom Hanks, uscito nel 2004.

I Coen, comunque, si rifaranno nel 2007 con “Non è un paese per vecchi” (No country for old men), basato sul racconto omonimo pubblicato nel 2005 da Cormac McCarthy, che mette in scena un veterano del Vietnam, Josh Brolin, che si imbatte in due milioni di dollari derivanti dal commercio di droga.

Complice il cast di alto lignaggio (Javier Bardem e Tommy Lee Jones sono gli altri protagonisti), il film ottiene universale apprezzamento dalla critica, vincendo ben quattro Oscar (tra cui quello per la migliore regia) su un totale di cinque nomination.

I fratelli Fratelli Coen con i mano gli Oscar vinti
I fratelli Coen, registi vincitori di quattro premi Oscar

Nel gennaio del 2008 Ethan Coen debutta a teatro con la commedia “Almost an evening”, in scena all’Atlantic Theater Company; a settembre dello stesso anno, torna al cinema, naturalmente in coppia con il fratello, con la commedia “Burn after reading”, con George Clooney e Brad Pitt.

Dopo aver girato anche uno spot pubblicitario, intitolato “Air Freshener”, per Reality Coalition, i Coen nel 2009 tornano sugli schermi con “A serious man”.

Gli anni 2010

Nel 2010 è la volta de “Il Grinta” (True grit), ispirato al racconto di Charles Portis, e girato tra il Nuovo Messico e il Texas con Matt Damon, Jeff Bridges e Hailee Steinfeld.

Mentre la commedia di un atto “Talking cure”, scritta da Ethan, viene prodotta a Broadway all’inizio dell’anno successivo.

Nel 2013 i fratelli Coen tornano al Festival di Cannes con “Inside Llewyn Davis”, film ispirato alla vita del cantante folk Dave Van Ronk.

Due anni più tardi, nel 2015, riprendendo un loro vecchio progetto, realizzano un altro dei loro film in stile demenziale dal titolo “Ave, Cesare!“.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/fratelli-coen/feed/ 5
Vita e opere di Blaise Pascal: cronologia biografica https://cultura.biografieonline.it/pascal-cronologia-biografica/ https://cultura.biografieonline.it/pascal-cronologia-biografica/#respond Thu, 25 Apr 2024 11:02:20 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=42023 1623, 19 giugno
Blaise Pascal nasce a Clermont-Ferrand. È il figlio secondogenito di Étienne Pascal, borghese agiato che esercita funzioni di un certo rilievo nel campo dell’amministrazione delle finanze, e di Antoinette Bégon. Sua sorella Gilberte, che scriverà un giorno una biografia del fratello destinata ad una grande celebrità, votando poi un culto esclusivo alla sua memoria e alla salvaguardia delle sue opere, è nata nel 1620.

Blaise Pascal
Blaise Pascal

1625
Nascita di Jacqueline Pascal: la sorella minore dividerà in parte le esperienze religiose del fratello, al quale sarà sempre molto legata, fino a ritirarsi un giorno nel convento di Port-Royal.

1626
Morte della madre. Étienne Pascal, vedovo con tre figli in tenera età, dedicherà una cura personale molto attenta alla loro educazione, senza affidarli ad estranei o a istituti di istruzione. Pascal non ha mai frequentato un collegio né ha avuto precettori.

1631
Étienne Pascal si trasferisce a Parigi. Blaise ha otto anni: la sua salute desta preoccupazioni fin dalla tenera infanzia.

1631-1639
Durante il primo soggiorno parigino, dagli otto ai sedici anni, Blaise Pascal dà avvio alla sua formazione culturale e scientifica. Grazie agli amici di suo padre (Mersenne, Roberval, Fermat, Le Pailleur) è ben presto ammesso, malgrado la sua giovane età, a frequentare le riunioni di un’accademia di scienziati (fondata da Marin Mersenne nel 1635) dando prova di una precocità straordinaria.

1638-1639
Il padre di Pascal, vagamente compromesso per un’azione di protesta contro Richelieu, si rifugia in Alvernia. Jacqueline (quattordici anni), che è stata scelta dal poeta Boisrobert per interpretare una parte in una commedia recitata dinanzi al Cardinale, ottiene da Richelieu il perdono per suo padre, che rientra a Parigi (marzo 1639).

1639, ottobre
Il padre di Pascal è nominato da Richelieu commissario straordinario per la riscossione delle imposte in Normandia. La famiglia si trasferisce a Rouen, dove Pascal soggiornerà dal 1639 al 1647. Vi farà, tra l’altro, la conoscenza di Corneille. Sua sorella Jacqueline, che ha doni poetici, otterrà nel 1640 un premio di poesia al concorso dei «Palinods» di Rouen.

1640
A diciassette anni, Pascal pubblica il suo primo scritto, di carattere scientifico: Essai sur les coniques (sotto forma di un manifesto di una sola pagina). Pubblicazione dell’Augustinus, del teologo olandese Giansenio (morto nel 1638). L’opera è censurata fin dal 1641 dall’Inquisizione e solennemente condannata nel 1643 da una bolla del papa Urbano VIII.

1641
Gilberte Pascal sposa Florin Périer (anch’egli funzionario dell’amministrazione delle finanze). Nel 1643 la coppia si stabilirà a Clermont-Ferrand, dove Gilberte passerà buona parte della sua vita. Nella casa dei Périer che, nel 1652, acquisteranno il castello di Bienassis, nelle vicinanze della cittadina alverniate, Pascal farà lunghi e ripetuti soggiorni.

1642
Nascita di Étienne Périer, figlio di Gilberte e di Florin Périer. Étienne Périer, che doveva morire a soli 38 anni, nel 1680, ha svolto un ruolo molto importante per la conservazione e la pubblicazione delle carte di suo zio. Affidato dalla madre al nonno per la sua educazione, ha trascorso molti anni nell’intimità della famiglia Pascal a Parigi, assicurandosi una funzione di testimonio privilegiato.

Pascal mette a punto una prima «macchina aritmetica» (una rudimentale macchina calcolatrice), che dovrebbe aiutare il padre, costretto dal suo lavoro di commissario straordinario per le imposte ad effettuare faticosi calcoli. Pascal continuerà a lavorare al perfezionamento della sua macchina, presentandola anche nei salotti, fino ad ottenere, nel 1649, un privilegio reale per l’esclusiva della sua fabbricazione.

Blaise Pascal

1643
Muore Jean Duvergier de Hauranne, abate di Saint-Cyran, il padre spirituale delle religiose di Port-Royal: Pascal compie vent’anni.

1646
gennaio-febbraio È l’anno della «prima conversione». Étienne Pascal, immobilizzato a seguito di una caduta, è assistito da due gentiluomini grandi ammiratori dell’abate di Saint-Cyran, che gli fanno conoscere le idee di Giansenio e del direttore spirituale di Port-Royal, e convincono in breve tutta la famiglia a «convertirsi» a una pratica religiosa più intensa. Blaise Pascal ha ventitré anni.

1646, ottobre
Pascal, che si occupa sempre intensamente di studi scientifici, rinnova a Rouen, con la collaborazione del padre, l’esperienza di Torricelli, a riprova della teoria circa l’esistenza del vuoto (che viene invece negata, su basi aprioristiche, dalla filosofia aristotelica).

1647
Pascal, che soffre di disturbi di difficile diagnosticazione, si trasferisce a Parigi con la sorella Jacqueline per potersi curare. Il padre rientrerà a sua volta a Parigi l’anno seguente.

Polemica con Descartes. Dopo che una serie di incontri con il celebre filosofo è valsa solo a far constatare le divergenze tra le reciproche posizioni sul problema del vuoto, Pascal attacca vivacemente il padre Noël, rettore del collegio dei Gesuiti di Clermont, che era stato uno dei maestri di Descartes.

1648
Redazione latina dell’Essai sur la génération des sections coniques. Pascal ripete a Parigi l’esperienza sul vuoto.

Pubblicazione del Récit de la grande expérience sur l’équilibre des liqueurs, relativo all’esperienza compiuta nel settembre di quell’anno da Florin Périer, su istruzioni di Pascal, simultaneamente a Clermont-Ferrand e sulla sommità del Puy-de-Dôme, per verificare l’ipotesi della possibilità di equilibrare il peso del mercurio con quello dell’atmosfera.

Primi contatti con Port-Royal: Pascal e sua sorella Jacqueline entrano in contatto con alcune delle personalità più in vista del monastero (la Mère Angélique, la Mère Agnès) e dei «Solitari» che fanno loro corona (Nicole, Arnauld, Singlin).

1649-1650
A causa dei disordini provocati dalla Fronda dei Principi, la famiglia Pascal si allontana da Parigi e si ritira a Clermont-Ferrand.

1650, febbraio
Morte di Descartes.

1651
Morte di Étienne Pascal (settembre). Pascal entra in possesso dell’eredità paterna.

Di ritorno a Parigi, Pascal riprende i suoi studi sul vuoto: rivendica la priorità delle sue ricerche in questo campo nella sua corrispondenza con Madame de Ribeyre e lavora a un Traité du vide, rimasto incompiuto.

1652
In gennaio, Jacqueline Pascal entra a Port-Royal. La cerimonia della vestizione ha luogo in maggio, quella della professione definitiva nel giugno dell’anno seguente. Pascal, che in un primo tempo si era rifiutato di versare alla sorella la somma necessaria per la costituzione, secondo l’uso, della «dote» della nuova suora, farà poi un lascito a tal fine al convento di Port-Royal, riservandosi per altro una rendita vita natural durante sulla somma versata.

Pascal fa conoscere la sua «macchina aritmetica», ulteriormente perfezionata, al pubblico elegante della capitale, nel salotto di Madame d’Aiguillon. Sono gli anni della parentesi mondana: Pascal ha trent’anni, è entrato in possesso del patrimonio paterno, frequenta attivamente i salotti (Madame de Sablé, il duca di Roannez, Méré, Mitton).

1653, maggio
Una bolla di Innocenzo X condanna cinque proposizioni su punti di fede considerate eretiche, ma senza attribuirle espressamente a Giansenio. È il punto di partenza della celebre polemica che opporrà Arnauld e i giansenisti, da una parte, e la Sorbona, appoggiata anche dai Gesuiti, dall’altra: i primi sostenendo che le cinque proposizioni non si ritrovano materialmente nell’Augustinus, i secondi che esse si evincono chiaramente dall’opera e dal pensiero di Giansenio.

1654
È l’anno della «seconda conversione». Pascal, che è reduce da alcuni viaggi in provincia (Clermont; nel Poitou), attraversa una crisi religiosa. Riavvicinamento con sua sorella Jacqueline. Nella notte del 23 novembre avrà l’«illuminazione», la cui eco è affidata al famoso Memoriale.

Tra luglio e ottobre, corrispondenza con il matematico Pierre Fermat, che ha scoperto i fondamenti teorici del calcolo delle probabilità, questione studiata anche da Pascal.

1655
Pascal fa un soggiorno a Port-Royal, con i Solitari che abitano nelle «Granges», una dipendenza del monastero nei dintorni di Parigi.

1656
Affare delle «Provinciali»: Arnauld, censurato dalla Sorbona per la questione delle cinque proposizioni e impegnato in una polemica, oltre che con la Facoltà di Teologia, anche contro i Gesuiti, chiede a Pascal di intervenire. Le diciotto «lettere di un provinciale», scritte da Pascal, ma sicuramente riviste dai maggiori esponenti di Port-Royal (Arnauld, Nicole), appaiono tra il gennaio 1656 e il giugno 1657, e saranno messe all’indice nel settembre di quell’anno. Affare della «Santa Spina»: il 24 marzo la nipote di Pascal, Margherita Périer, è guarita da una fistola lacrimale, a Port-Royal, grazie all’imposizione di una reliquia che si vorrebbe proveniente dalla corona di spine del Cristo. Pascal, fortemente impressionato dall’avvenimento, comincia a prendere degli appunti per alcune Lettres sur les miracles: è il punto di partenza del progetto, che maturerà negli anni seguenti, di una Apologia del Cristianesimo.

1657
Redazione degli Éléments de géométrie destinati agli allievi delle «Petites Écoles» di Port-Royal. Probabile redazione degli Écrits sur la grâce, che saranno pubblicati nel 1779.

Pascal collabora agli Écrits des curés de Paris, che criticano la casistica e la morale accomodante della Società di Gesù, e redige un Factum pour les curés de Paris.

1658
Continua la polemica con i Gesuiti.

Affare della «cicloide». Nel mese di giugno Pascal diffonde una lettera circolare, firmata con lo pseudonimo Amos Dettonville, che indice un concorso tra tutti i matematici d’Europa per la soluzione del problema della cicloide. Era previsto un premio in denaro, che non verrà attribuito, nessuno dei concorrenti avendo trovato la risposta escogitata da Pascal. Corrispondenza con Huygens, polemica con il gesuita Lalouère di Tolosa. Pascal espone le grandi linee del suo progetto di una Apologia del Cristianesimo ai suoi amici di Port-Royal nel corso di una conferenza svoltasi nel monastero.

Pascal scultura cicloide
Pascal studia la cicloide: ai suoi piedi le pagine sparse dei Pensieri, a destra il libro aperto delle Lettere provinciali. Scultura di Augustin Pajou (1730–1809), Museo del Louvre

1659
Pascal è ripreso dai disturbi di cui aveva sofferto a ventiquattro anni, e deve sospendere ogni attività di studio per alcuni mesi.

1660
Soggiorna in Alvernia, nel castello di Bienassis. Prosegue la redazione dei «petits traités»: a quest’anno risalgono probabilmente La Prière pour demander à Dieu le bon usage des maladies e i tre Discours sur la condition des grands; si assegnano al 1658 l’Art de persuader e l’Esprit géométrique.

1661
Affare del «Formulario»: le religiose di Port-Royal, che si erano rifiutate di firmare una dichiarazione di condanna di alcune proposizioni di Giansenio, messa a punto dall’assemblea del clero di Parigi fin dal 1658, e che tutti gli ecclesiastici della diocesi erano tenuti a sottoscrivere, finiscono col sottomettersi.
Dissenso di Pascal, raffreddamento dei rapporti con Port-Royal, segnatamente con Arnauld.
Morte di Jacqueline Pascal.

1662
Pascal mette a punto il progetto di un servizio pubblico di diligenze a pagamento, per il quale ottiene delle lettere patenti. La prima linea del nuovo servizio sarà inaugurata nel mese di marzo.
Lo stato di salute di Pascal, da tempo cagionevole, si aggrava repentinamente alla fine di giugno.
Lo scrittore si fa trasportare dalla sua casa, sita nell’attuale Rue Monsieur-le-Prince, in quella di sua sorella Gilberte, dove viene assistito dal curato di Saint-Étienne-du-Mont, il padre Paul Beurrier, che ne raccoglie la confessione.
La morte sopravviene il 19 agosto: Pascal aveva da poco compiuto i trentanove anni.
Le sue spoglie mortali sono sepolte nella chiesa di Saint-Étienne-du-Mont.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/pascal-cronologia-biografica/feed/ 0
L’anno bisestile: storie e curiosità https://cultura.biografieonline.it/anno-bisestile/ https://cultura.biografieonline.it/anno-bisestile/#comments Thu, 29 Feb 2024 07:44:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=16106 L’anno bisestile è quello composto di 366 giorni, anziché i soliti 365. Nella riforma giuliana del calendario, poi mantenuta in quella gregoriana, il mese a cui viene aggiunto il giorno in più è febbraio, che negli anni bisestili avrà quindi 29 giorni. È bisestile un anno ogni quattro, esclusi però gli anni secolari (divisibili per 100) il cui numero non sia divisibile per 400: il 1600 fu bisestile, il 1700, il 1800 e il 1900 no, il 2000 sì.

anno bisestile
Il 29 febbraio è il 60° giorno del calendario negli anni bisestili

Etimologia del termine

Il termine bisestile deriva dal latino tardo bisextus, ovvero “due volte sesto”, secondo l’uso romano di contare due volte, negli anni bisestili, il 6° giorno antecedente le calende di marzo, cioè il 24 febbraio. Doppio giorno sesto, ovvero bisesto. Più avanti, quando si incominciò a contare i giorni del mese partendo dal primo e continuando con i numeri successivi, il giorno “bis sexto” di febbraio divenne il 29.

Storia dell’anno bisestile

Nel 46 a. C. Giulio Cesare, seguendo le indicazioni dell’astronomo alessandrino Sosigene, introdusse il calendario giuliano, con l’anno composto da 365 giorni e, ogni quattro anni, un anno di 366 giorni. Questo per riuscire a recuperare le ore di scarto rispetto all’anno solare, che dura 365 giorni e 6 ore circa. Infatti, per ragioni pratiche, l’anno del calendario è composto da un numero intero di giorni.

L’aggiunta di un giorno agli anni bisestili serve appunto per sincronizzare il calendario con l’anno solare. Se il calendario non andasse di pari passo con l’anno solare, si avrebbe, nel corso degli anni, uno spostamento delle stagioni nell’arco dell’anno. L’equinozio d’autunno, per esempio, potrebbe slittare, con il passare del tempo, da settembre a ottobre, poi a novembre e così via.

Questo accorgimento introdotto da Giulio Cesare non riuscì però a far procedere di pari passo il calendario con l’anno solare. Nel 1582, papa Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano, quello che usiamo tuttora.

Con questa riforma, stabilì che gli anni bisestili fossero tutti gli anni non terminanti con due zeri e divisibili per 4, e quelli terminanti con due zeri, ma divisibili per 400. In altre parole, gli anni bisestili sono quelli divisibili per 4, eccetto gli anni secolari che sono bisestili solo se divisibili per 400 (come anticipato all’inizio dell’articolo).

gregorio XIII e la riforma del calendario
La tavola della biccherna, n. 72. Archivio di Stato Siena. Tempera su tavola, cm 52,4 × 67,8. Il dipinto, di autore sconosciuto, rappresenta Gregorio XIII che presiede la commissione per la riforma del calendario

Calcolo degli anni bisestili

Per determinare se un anno è bisestile, bisogna procedere con questo semplice calcolo: controllare che l’anno sia interamente divisibile per 4; se così non fosse, l’anno non è bisestile.

  • Se è divisibile per 4, verificare che sia interamente divisibile per 100: se l’anno è divisibile per 4 ma non per 100, è un anno bisestile.
  • Se invece è divisibile sia per 4 che per 100 (come per esempio il 2000), bisogna verificare che sia interamente divisibile per 400.
  • Quando l’anno è divisibile per 4 e per 100, ma non per 400, non si tratta di un anno bisestile.
  • Se è divisibile anche per 400, è un anno bisestile.

Anno bisesto anno funesto?

A tutti è capitato di pronunciare il proverbio “Anno bisesto, anno funesto“. Ovviamente, le avversità non si verificano soltanto negli anni bisestili. La cattiva reputazione degli anni bisestili, deriva probabilmente dal fatto che febbraio era per antichi romani il mese dei morti, il Mensis Feralis, dedicato a riti per i defunti e a cerimonie di purificazione.

A febbraio si celebravano le Terminalia, dedicate a Termine, dio dei Confini, e le Equirie, gare di corsa di cavalli che trainavano carri; l’arena in cui si svolgevano queste ultime simboleggiava la Terra, i sette giri compiuti dai cavalli rappresentavano le orbite percorse dai sette pianeti antichi e le dodici porte delle rimesse rappresentavano le costellazioni dello Zodiaco. Quindi, un rito di rappresentazione astronomica, simbolo della conclusione di un ciclo cosmico e quindi simbolo di morte e di fine.

Un altra motivazione per la quale l’anno bisestile è visto come portatore di sventure è di natura psicologica e superstiziosa: poiché le cose anomale o poco frequenti sono a volte percepite come diverse e strane, possono causare paure immotivate e irrazionali, come accadde in passato, per esempio, con le eclissi.

Secondo una antica leggenda irlandese, l’unico giorno in cui una donna avrebbe la possibilità di chiedere in sposo l’uomo dei propri sogni è il 29 febbraio, il cosiddetto Leap Day.

Se la proposta veniva rifiutata, l’uomo era tenuto a comprare alla donna 12 paia di guanti, in modo che potesse nascondere il disagio di non aver ricevuto un anello di fidanzamento. Questa bizzarra tradizione ha ispirato perfino il film “Una proposta per dire sì”, del regista Anand Tucker, interpretato da Matthew Goode ed Amy Adams.

Leap Year film
Locandina del film “Una proposta per dire sì”

Curiosità giornalistiche

Dal 1980, in Francia, solo il 29 febbraio, esce in edicola il periodico umoristico “La Bougie du Sapeur” (La candela del pompiere), con una tiratura di 200.000 copie.

Notizie del giorno: riassunto degli ultimi quattro anni!

Se scrivete alla posta dei lettori avrete risposta dopo quattro anni; stesso tempo bisognerà aspettare per sapere la soluzione di sudoku e parole crociate.

30 febbraio

Nel corso della storia, sono esistiti casi isolati di calendari che hanno adottato la data del 30 febbraio.

In Svezia, nel 1712, il re Carlo XII decise di eliminare gli anni bisestili, dal 1700 fino al 1740, per far coincidere il calendario giuliano con quello gregoriano. Ma, ahimè, dimenticò di promulgare i relativi editti.

Per rimediare, tralasciò la decisione presa ritornando al calendario giuliano e, per recuperare il giorno saltato nel 1700, stabilì che venisse aggiunto, al febbraio 1712, bisestile, un “secondo giorno bisestile”.

Il calendario svedese ebbe così, nel 1712, un febbraio con 30 giorni.

Febbraio 1712 Svezia
Il mese di febbraio 1712 in un almanacco svedese: si nota la data del 30 febbraio

Il 1° ottobre 1929 l’Unione Sovietica iniziò ad utilizzare il “calendario rivoluzionario sovietico“, nel quale ogni mese aveva 30 giorni; i rimanenti 5 o 6 giorni erano considerate “feste senza mese”. Per esempio, dopo il 30 gennaio, veniva inserita una giornata chiamata la “festa di Lenin”, per poi passare al 1° febbraio. Quindi, nel 1930 e nel 1931 ci fu un 30 febbraio. Nel 1932, venne reintrodotto il vecchio calendario.

Nati il 29 febbraio

Rimandiamo alla lettura di una pagina di questo sito per scoprire i personaggi famosi nati il 29 febbraio. Festeggiare il compleanno ogni 4 anni li aiuterà a rimanere più giovani?

29 febbraio

]]>
https://cultura.biografieonline.it/anno-bisestile/feed/ 1
Valentina: la prima donna nello spazio https://cultura.biografieonline.it/la-prima-donna-nello-spazio/ https://cultura.biografieonline.it/la-prima-donna-nello-spazio/#comments Sat, 03 Feb 2024 10:33:50 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1088 La prima donna ad essere stata lanciata nello spazio è la russa Valentina Tereshkova. Il seguente articolo racconta un po’ della sua vita, di quanto fosse grande la sua passione per il volo, ma soprattutto dell’importanza dell’evento che l’ha portata in orbita il giorno 16 giugno dell’anno 1963.

Valentina Tereshkova
Valentina Tereshkova

Valentina Tereshkova, la prima donna nello spazio
Valentina Tereshkova

Programma Vostok

Programma Vostok è il nome del progetto sovietico di missioni spaziali che porta per la prima volta nella storia un essere umano nello spazio: il 12 aprile 1961 Jurij Gagarin è il primo uomo ad orbitare intorno alla Terra a bordo della capsula Vostok 1. Poco dopo questo storico successo, viene lanciata l’idea di un progetto per l’addestramento di donne cosmonauta (termine sovietico per indicare astronauta).

Valentina Tereshkova
Valentina Tereshkova, prima donna nello spazio

Essendo esiguo il numero di donne pilota, si decide di estendere la ricerca delle candidate prendendo in considerazione anche le paracadutiste. Il 16 febbraio 1962 viene reso noto l’elenco ufficiale delle cinque donne russe scelte per formare il “gruppo donne cosmonauta” e tra loro compare Valentina Tereshkova, appassionata paracadutista e ammiratrice di Jurij Gagarin.

Valentina Tereshkova, prima donna nello spazio

Nata il 6 marzo 1937 a Maslennikowo, cittadina della Russia sul fiume Volga, da giovane lavora in una fabbrica produttrice di pneumatici e successivamente in una produttrice di fili, come sarta e stiratrice.

Consegue il diploma tecnico nel 1960 e il suo sogno si avvera nel 1962 quando riesce a superare l’esame per l’accesso al programma di addestramento per aspiranti cosmonauti. Successivamente al volo della Vostok 1, sono lanciate nello spazio anche la Vostok 2, 3, 4 e 5.

Intanto, delle cinque candidate del “gruppo donne cosmonauta”, una non supera l’esame teorico per l’addestramento, una rinuncia per motivi di salute, due vengono nominate riserve; il 4 giugno 1963 viene nominata ufficialmente Valentina Tereshkova, all’epoca 26enne, quale equipaggio per la missione Vostok 6.

Il lancio della Vostok 6

Il Cosmodromo di Baikonur è la base di lancio più datata ed utilizzata al mondo e pur trovandosi in Kazakistan è sotto l’amministrazione russa; da qui, il 16 giugno 1963, alle ore 12.29 di Mosca, viene lanciata la missione Vostok 6 con a bordo Valentina Tereshkova.

Raggiunta la traiettoria dell’orbita terrestre, riesce ad avvicinarsi alla Vostok 5 (già in orbita, lanciata due giorni prima) fino a 5 km circa ed a mantenere con essa il diretto contatto radio per l’intero primo giorno di missione. Nome in codice della Tereshkova per i collegamenti radio: Čajka, cioè “gabbiano“.

Le capsule Vostok non possono modificare la propria traiettoria di volo, quindi questo “incontro spaziale” è programmato prima del lancio con precisi calcoli.

La cosmonauta riesce a scattare diverse fotografie della Terra e registrare alcuni filmati, durante le 49 orbite terrestri effettuate.

Dopo quasi tre giorni di missione spaziale, il 19 giugno 1963 la Vostok 6 atterra alle ore 8.20 GMT a circa 620 Km a nord-est di Karaganda, in Kazakistan.

La prima donna a volare nello spazio si catapulta dall’abitacolo della capsula attraverso un seggiolino eiettabile ed atterra appesa ad un paracadute.

Valentina TereshkovaQuesta impresa spaziale dà alla Tereshkova grande popolarità: nel 1963 le viene dedicato un francobollo ed una linea di strumentazione fotografica viene chiamata Čajka in onore del nomignolo con cui è nota.

A novembre del 1963 sposa Andrijan Grigor’evič Nikolaev, terzo uomo nello spazio nella missione Vostok 3, da cui divorzia nel 1982, per poi sposarsi con Jurij Šapošnikov, del quale rimane vedova nel 1999.

Onorificenze

La prima donna nello spazio, riceve varie onorificenze tra cui il titolo di Pilota-cosmonauta dell’Unione Sovietica, Eroe dell’Unione Sovietica, Ordine di Lenin, Ordine della Rivoluzione d’Ottobre, Medaglia “Stella d’oro”, Medaglia d’oro Joliot-Curie, World Connection Award consegnato ad Amburgo nell’anno 2004 dal premio nobel per la pace Mikhail Gorbaciov. Una valle lunare viene nominata in suo onore “valle Tereshkova”.

Retroscena della missione

All’età di 70 anni, nel 2007, rilascia un intervista, nella quale racconta per la prima volta alcuni retroscena che hanno caratterizzato lo storico volo, fino ad allora rimasti ignoti.

Con la mente all’evento storico, racconta come i problemi siano sopraggiunti dopo 30 giri orbitali intorno alla Terra, quando i tecnici si sono accorti di un grave errore: la navicella, ad ogni orbita effettuata, non si avvicina alla Terra ma bensì se ne allontana.

Una volta uscita dall’attrazione della gravità terrestre il suo destino sarebbe stato quello di perdersi verso l’infinito. I tecnici prontamente correggono ed impostano i nuovi calcoli per evitare questo disastro.

Preoccupanti problemi vive anche all’interno della navicella in quanto per tutte le 70 ore e 50 minuti del volo rimane legata al sedile, con il pesante malessere causato dall’assenza di peso, con insopportabili dolori alle gambe, nausea e costrizione causata dalla tuta e dal casco sempre indosso.

Valentina Tereshkova
Una foto di Valentina Tereshkova in anni recenti

Inoltre, una volta raggiunto il suolo terrestre, sbatte il viso contro il casco provocandosi lividi e la quasi perdita di coscienza. Viene portata immediatamente all’ospedale. Una volta ripresa e guarita dai traumi, viene riportata nella zona di atterraggio per rifare le fotografie e le riprese, senza ferite e in un clima di maggior tranquillità.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/la-prima-donna-nello-spazio/feed/ 1
L’Arrivo di Maria de’ Medici a Marsiglia (quadro di Rubens) https://cultura.biografieonline.it/rubens-maria-de-medici-marsiglia/ https://cultura.biografieonline.it/rubens-maria-de-medici-marsiglia/#respond Fri, 03 Nov 2023 10:51:55 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=17239 Quando la storia entra a far parte dell’arte e l’arte della storia, i motivi che conducono alla ricerca e allo studio di un capolavoro di questa portata sono innumerevoli ed impossibili da elencare. Il fascino della genialità e la ricompensa in termini di fama e prestigio condussero la storia di Pieter Paul Rubens (1577 – 1640) sulle strada di conquista del cuore di Francia. Citato dal Bellori (1613 – 1696) nella forma italianizzata di Pietro Rubens, il pittore fiammingo della corte di Francia, elaborò, intorno al 1620, ventuno tele per celebrare il destino e le sorti di Maria de’ Medici (1575 – 1642), moglie di Enrico IV (1553 – 1610). L'”Arrivo di Maria de’ Medici a Marsiglia” rientra nel ciclo dei dipinti celebrativi della gloria regia, motivo encomiastico che ben si presta all’uso delle allegorie mitologiche tipiche del vocabolario artistico di Rubens.

L'Arrivo di Maria de' Medici a Marsiglia (quadro di Rubens)
L’arrivo della regina a Marsiglia: l’evento ebbe luogo il 3 novembre 1600. Rubens dipinse questo quadro tra il 1622 e il 1625. La tela misura 394×295 cm ed è conservata a Parigi, presso il Louvre.

Il tema riporta alla memoria lo storico sbarco di Maria de’ Medici a Marsiglia, avvenimento che venne accolto con entusiasmo dalla nobiltà francese e che definì le sorti future della corte borbonica.

La genesi del dipinto “Arrivo di Maria de’ Medici a Marsiglia”

“Nel fine dell’anno MDCXX. la regina madre (Maria de’ Medici) essendo tornata a Parigi, dopo l’aggiustamento con il Re Luigi suo figliolo, si propose di adornare la nuova fabbrica del suo palazzo di Lucemburgo, e fra le altre cose di dipingere la Galleria. Al quale effetto per la fama, che in Francia correva del Rubens, fu egli chiamato, e si trasferì a Parigi, onorato, e liberalissimamente trattato. Il soggetto fu la vita di essa Regina Maria, moglie di Enrico Quarto, cominciando dalla nascita sino alla pace, e reintegrazione col figliuolo, dopo la ritirata a Blois. E perché quella Galleria è situata in modo, che dall’uno e dell’altro lato, riguarda nel giardino con dieci finestre per lato, collocò nei vani infraposti le storie tra una finestra e l’altra, che sono in tutto ventuno quadri ad olio, alti dodici piedi, e nove larghi; cioè dieci quadri per lato, ed uno in testa, i quali il Rubens dipinse in Anversa con poetiche invenzioni, corrispondenti alla grandezza della Regina” (BELLORI).

Il pittore, servendosi di un impianto allegorico di tipo mitologico, portò sulla tela le più note vicende storiche legate alla figura della regina di Francia Maria de’ Medici con lo scopo di glorificarne il ricordo, mettendo in evidenza la maestria nella conquista del prestigio di una giovane donna alla corte di Francia.

Con la reggenza napoleonica il palazzo del Lussemburgo venne riqualificato come sede del Senato, con ciò le tele furono trasferite nel museo del Louvre dove, agli inizi del XX secolo, furono collocate in una sala espositiva appropriata.

I protagonisti: l’arte e la storia

Il matrimonio tra Enrico IV di Borbone e Maria de’ Medici si concretò sotto il segno dell’opportunismo politico: la ricchezza della famiglia de’ Medici portò alla riconosciuta qualifica di “banchieri di Francia”, condizione che volgeva con gran favorevolezza all’indebolita corona francese. Una dote di 600.000 scudi d’oro assunse le fattezze di un matrimonio vantaggioso quanto infelice, un guadagno netto per il regnante di Francia che vedeva in siffatto modo estinguere l’enorme debito contratto nei confronti delle banche medicee, e che nell’immediatezza comportava un rimpolpamento consistente dei forzieri reali.

Il matrimonio fu suggellato, nel marzo del 1600, con la firma del contratto matrimoniale; la celebrazione ufficiale nelle nozze si protrasse per tre mesi sia in Francia sia in Toscana per concludersi in fine a Firenze dove, in assenza del re, il “favori des rois” Roger II de Saint – Lary de Bellegarde (1562 – 1646) colmò l’assenza regale “sposando”, il 5 ottobre del 1600, la poco più che ventenne Maria de’ Medici, nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore.

Maria de' Medici
Maria de’ Medici

Dopo le nozze per procura Maria de’ Medici lasciò Firenze per Livorno, imbarcandosi per Marsiglia il 23 ottobre dello stesso anno, raggiunse la meta francese il terzo giorno di novembre.

Maria de’ Medici

L’arrivo della futura regina di Francia fu accolto con gaudio dai vertici dell’aristocrazia marsigliese rappresentati da Antoinette de Pons (1570 – 1632), marchesa di Guercheville e dama d’onore scelta di Maria de’ Medici.

L’arrivo in Francia della rampolla de’ Medici segnò l’inizio di una lunga serie di avvenimenti legati alla vita intima e regale della giovane sposa di Enrico IV, la quale seppe combinare l’arguzia del suo ingegno a vantaggio di una politica demolente e ostacolante di un potere femminile in ascesa.

La giovane de’ Medici seppe conquistare l’agognato scettro resistendo alle riluttanze della figura coniugale e all’opportunismo avventato del Duca di Richelieu (1585 – 1642) che lei stessa appoggiò nell’avanzamento cardinalizio del 1622.

Maria de’ Medici fu una donna scaltra, nascondendo nel corpo femmineo il cuore di un grande sovrano seppe guardare con affetto ogni forma d’arte, tanto da sviluppare questa sua passione in forme di amicizia con chi era in grado di comprenderne il gusto sontuoso e di assecondarne la vanità; consolidò un forte rapporto di amicizia con Rubens, con cui trascorse da esule gli ultimi anni della sua vita e per cui essa provava la profonda gratitudine per l’eternità che il pittore l’aveva donato grazie alla serie di dipinti dedicati alla sua persona.

Il 1642 fu un anno particolarmente significativo per le sorti dei sovrani di Francia: in seguito alla morte di Maria a Colonia e di Luigi XIII, salì sul trono di Francia Luigi XIV, il “Re sole”, il quale si raffigurò come il protagonista di una nuova e densa fase della storia nazionale.

Note tecniche e descrittive del quadro

Nella tela nota come l’ “Arrivo di Maria de’ Medici a Marsiglia” Rubens rappresentò in chiave del tutto mitologica lo sbarco di Maria de’ Medici al porto di Marsiglia.

Il Bellori nelle “Vite dei pittori, scultori ed architetti moderni” presenta una lunga lista descrittiva sulle “Immagini della Regina Maria, moglie del re Enrico IV. Dipinte nella Galleria di Lucemburgo”, dove la tela sopracitata viene descritta come la sesta di ventuno tele:

“Vedesi dopo lo sbarco al porto di Marsilia, figuratavi la Francia; il Vescovo, che va incontro a ricevere la Regina nel baldacchino sopra un ponte di barche riccamente adorno. Scorre in aria la Fama, e con la tromba annunzia a’ popoli la sua venuta, e seco Tritone nel mare suona la buccina con Nettuno, e le Sirene, restando nel porto le galere del Pontefice, e di Fiorenza, con quelle di Malta, scorgendosi sopra la più ricca d’oro, un cavaliere vestito di nero con la Croce bianca; ed allo sparo de’ cannoni lampeggia di lieta caligine il cielo” (BELLORI).

Come è possibile dedurre da questo breve estratto, le allegorie sono assai numerose, di fatti, il nobile corteo, preceduto dall’impersonificazione della Fama, è a sua volta accolto da due donne rappresentanti la Francia e la città di Marsiglia.

L’uso di tali ingegnosi accorgimenti allegorici trova la sua ragione principale nella necessità di non disturbare la sensibilità della giovane sovrana, il cui carattere irascibile e orgoglioso preoccupava e allarmava chiunque avesse l’onore di conoscerla di persona.

Osservando la tela si coglie immediatamente l’invisibile linea di demarcazione che separa la scena in due parti ben distinte, inganno ben reso grazie alla presenza grafica della passerella della nave posta esattamente al centro della quinta.

Sirene (dettaglio del quadro: Arrivo della regina a Marsiglia)
Un dettaglio del quadro “Arrivo di Maria de’ Medici a Marsiglia”: le sirene. Il loro colore candido è in netto contrasto con quello dei drappi rossi.

Commento

La dinamicità nella solennità è resa percepibile dalle sirene e dai tritoni che, nudi e spogliati dall’umana civiltà, ondeggiano tra le agitate onde del porto di Marsiglia, in un perenne conflitto con la soffice eleganza dell’agiata vita di corte che invece domina la scena terrestre.

Come in un palcoscenico oltraggiato da una scenografia troppo grezza e soffocante, lo sbarco è rappresentato nel tripudio di un’ imponente resa di dettagli e personaggi nobilmente abbigliati, condizione che non intralciò l’ impeto espressivo del pittore fiammingo che seppe in egual misura creare

“meravigliosi effetti di leggerezza, soprattutto con la stesura mobile e veloce della materia pittorica, peraltro sempre tipica della sua foga espressiva” (DAVERIO).

Un secondo evidente contrasto emerge chiaramente nell’uso di colori fortemente antitetici: il rosso dei drappi, ad esempio, crea un leggiadro effetto di risalto da quel “candore madreperlaceo” che invece caratterizza le blasonate stoffe oppure i corpi torniti delle seducenti sirene.

Note Bibliografiche
G. P. Bellori, Vite dei pittori, scultori ed architetti moderni, Niccolò Capurro, Pisa, MDCCCXXI
P. Daverio, Louvre, Scala, Firenze, 2016

]]>
https://cultura.biografieonline.it/rubens-maria-de-medici-marsiglia/feed/ 0
Maneskin: biografia del gruppo, storia e curiosità https://cultura.biografieonline.it/maneskin-biografie/ https://cultura.biografieonline.it/maneskin-biografie/#comments Wed, 13 Sep 2023 08:36:33 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=31767 Maneskin, chi sono

I Maneskin sono una band caratterizzata da look e sonorità capaci di conquistare le platee italiane ed internazionali. I componenti dei Maneskin sono divenuti volti noti al grande pubblico, in virtù della loro consacrazione sul palco di X Factor (11ª edizione, andata in onda dal 14 settembre al 14 dicembre 2017) . Questo gruppo musicale, nato a Roma nel 2015, ha raggiunto nell’arco di pochi anni un successo davvero straordinario. Prima della loro partecipazione al Festival di Sanremo 2021, ripercorriamo le tappe salienti della loro fulminea ascesa al successo.

Maneskin giovani
Måneskin

Gli inizi dei Maneskin

Victoria De Angelis e Thomas Raggi, rispettivamente bassista e chitarrista dei Maneskin, si conoscono fin da quando entrambi frequentano la stessa scuola media. Pur sapendo delle rispettive passioni per la musica, si avvicinano solo nell’agosto del 2015 e decidono di fondare la band. Al gruppo si unisce in un secondo momento il cantante Damiano David; grazie a un annuncio pubblicato su Facebook, la formazione si può considerare completa quando arriva il batterista Ethan Torchio.

Il nome di origine danese

Tra le curiosità più importanti sul gruppo vi è la scelta del nome. Esso è di derivazione danese (il nome corretto si scrive così: Måneskin, con la å che si legge con un suono intermedio tra la a e la o latine). Questo è l’idioma d’origine della bassista Victoria (in arte Vic De Angelis), che sceglie un’espressione nella sua lingua natia, traducibile in italiano come “chiaro di luna”, per dare il benvenuto a un progetto in cui crede fortemente.

Maneskin volti
Maneskin, da sinistra: Ethan Torchio, Damiano David, Vic De Angelis e Thomas Raggi

Le date di nascita

Maneskin: il lancio grazie a X Factor 2017

Dopo due anni di lavoro per trovare il proprio stile, nel 2017 superano con successo le selezioni per l’undicesima edizione di X Factor. Prendono così parte alle puntate serali del talent show, arrivando a classificarsi al secondo posto, anche grazie alle scelte del giudice Manuel Agnelli. In virtù dell’ottimo posizionamento, i Maneskin pubblicano Chosen, un album che contiene il singolo omonimo. Entrambi vengono certificati doppio disco di platino dopo pochissimo tempo.

L’anno d’oro 2018

A gennaio del 2018 i Maneskin sono chiamati a partecipare come ospiti alla trasmissione Che tempo che fa (di Fabio Fazio); l’evento segna il loro debutto sull’emittente pubblica nazionale. Si tratta della prima di tante apparizioni in televisione. Tra queste spiccano quelle a E Poi c’è Cattelan (condotto da Alessandro Cattelan su Sky Uno) e Ossigeno (condotto proprio da Manuel Agnelli su Rai 3).

A marzo viene pubblicato il loro secondo singolo: Morirò da re. Mentre a giugno debuttano di fronte a un pubblico numeroso come quello dei Wind Music Awards; su questo palco il loro lavoro viene riconosciuto tramite il conferimento di due riconoscimenti per l’album Chosen. Pochi giorni dopo si esibiscono a RadioItaliaLive – il concerto e al Wind Summer Festival. Un altro grande appuntamento live li vede aprire la data di Milano del concerto degli Imagine Dragons il 6 settembre 2018.

Maneskin, una band poliedrica tra musica e cinema

Verso la fine del mese di settembre 2018 viene pubblicato il singolo Torna a casa, che si dimostra sin dai primi passaggi in radio un grandissimo successo. È anche il primo singolo pubblicato dai Maneskin a riuscire ad arrivare in cima alla vetta dei singoli della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana). A ottobre i musicisti fanno il loro ritorno sul palco che ne ha determinato il successo: suonano durante la prima serata live di X Factor 12.

Nello stesso mese viene pubblicato il primo album in studio, Il ballo della vita. A livello promozionale si denota l’approccio innovativo e orientato a cogliere le tendenze internazionali della band; scelgono di proiettare in alcuni cinema italiani selezionati un docufilm di presentazione, ottenendo buoni incassi. L’album è seguito da una tournée internazionale, che ha inizio nel novembre 2018 e che fa registrare il tutto esaurito in ogni tappa. L’ottimo riscontro porta il gruppo a incrementare il numero di date, estendendo il tour anche all’estate successiva.

Maneskin capelli

Dai palchi di tutta Europa a Sanremo 2021

A gennaio del 2019 viene pubblicato il terzo singolo estratto dall’album. Il titolo è Fear for nobody. Ad esso segue dopo tre mesi l’uscita de L’altra dimensione. Il richiamo del pubblico è molto più forte di quello dello studio per la band. Ecco perché continuano a dedicarsi con passione alle date della tournée europea, che prosegue fino al mese di settembre. Inoltre, in questo periodo viene pubblicato il video di Le parole lontane, ultima canzone estratta dall’album, destinata a diventare immediatamente un successo, anche in termini di tendenze sulle piattaforme di contenuti video.

Questa conferma si rivela particolarmente importante per i Maneskin, poiché il brano è uno di quelli che più ne rappresenta la visione artistica. L’anno successivo, subito dopo la pubblicazione del nuovo singolo, Vent’anni, viene annunciata la loro presenza nell’elenco dei partecipanti al Festival di Sanremo 2021. Sul palco dell’Ariston la band presenta un brano dal titolo d’impatto: Zitti e buoni. È la loro canzone fortemente rock a vincere la 71ª edizione del Festival.

L’esplosione a livello internazionale

La vittoria di Sanremo spedisce la band direttamente all’Eurovision Song Contest: nella notte del 23 maggio 2021 i voti dell’Europa portano all’Italia una storica vittoria. Prima di loro, per l’Italia avevano vinto solo Gigliola Cinquetti, nel 1964, e Toto Cutugno, nel 1990.

Da qui inizia un nuovo percorso per i Maneskin che portano il rock italiano negli USA.

Sempre del 2021 è il loro disco Teatro d’ira – Vol. I.

Nell’autunno dello stesso anno sono ospiti di uno dei programmi televisivi di punta di tutti gli Stati Uniti d’America: il Tonight Show condotto da Jimmy Fallon. Qui annunciano danno notizia dei loro concerti in terra americana, ma anche della clamorosa partecipazione come gruppo di apertura al concerto del 6 novembre dei Rolling Stones, all’Allegiant Stadium di Las Vegas.

Due giorni più tardi sono ospiti al seguitissimo show tv condotto da Ellen DeGeneres.

All’inizio del 2023 esce un nuovo lavoro: il disco Rush!.

Nel settembre 2023 conquistano un altro prestigioso riconoscimento internazionale: vincono il premio per la categoria Best rock con il brano The loneliest al gala degli MTV Video Music Awards a Newark (nello stato del New Jersey).

]]>
https://cultura.biografieonline.it/maneskin-biografie/feed/ 12