wagner Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Tue, 17 May 2016 17:30:23 +0000 it-IT hourly 1 L’Olandese Volante di Wagner https://cultura.biografieonline.it/olandese-volante-wagner/ https://cultura.biografieonline.it/olandese-volante-wagner/#comments Tue, 11 Sep 2012 16:37:36 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=3785 Richard Wagner è un famoso compositore e musicista tedesco. Durante la sua proficua carriera ha creato varie opere musicali e di genere lirico dal notevole spessore, parecchio apprezzate dal pubblico. Una delle sue opere più famose è “L’Olandese Volante” (nota anche come “Il vascello fantasma”), andata in scena per la prima volta a Dresda il 2 gennaio 1843.

L'Olandese Volante - illustrazione del vascello fantasma
L’Olandese Volante – illustrazione del vascello fantasma

Con questa opera il musicista tedesco rompe gli schemi della tradizione: l’Olandese Volante viene scritto in un atto unico, anche se in genere viene presentato al pubblico diviso in tre atti. Come in altre opere dello stesso autore, l’argomento principale è l’amore, un sentimento talmente nobile da diventare un vero e proprio mezzo per raggiungere la redenzione.

Altri elementi di novità presenti nell’opera wagneriana sono la quasi totale abolizione delle “forme chiuse” e la comparsa dei primi leitmotive, particolari melodie che servono a caratterizzare meglio i personaggi e le situazioni, e che si concentrano nella fase di apertura dell’opera. La musica fluisce senza alcuna interruzione, ed è proprio questa particolarità che piace al pubblico.

Richard Wagner
Richard Wagner

L’opera di Richard Wagner segue uno schema ciclico, in cui il finale della storia si collega alla parte iniziale in maniera lineare e scorrevole, senza intoppi e forzature. Si tratta di una sequenza ben articolata di scene drammatiche in cui la musica rende tutto più piacevole. Lo spettatore viene rapito dai personaggi e si immedesima facilmente nelle loro storie e vicissitudini.

La storia

A detta di Wagner, l’opera si ispira in parte ad un viaggio compiuto realmente da lui nell’estate del 1839, durante il quale viene sorpreso in mare da una furiosa tempesta. Il resto, naturalmente, è fantasia, anche se il racconto è entrato a pieno titolo tra le leggende che si raccontano nei Paesi del Nord Europa. La storia, ambientata su una costa della Norvegia, ha come protagonista un capitano di nome Daland, che mentre sta tornando a casa a bordo della sua nave è costretto a rifugiarsi sulla riva a causa di un’improvvisa e violenta tempesta.

Ad un certo punto, sulla rotta della nave, spunta un vascello nero con le vele rosse, dal quale scende un uomo vestito di nero e con il viso pallido, che si mette a raccontare la sua storia all’equipaggio. Provato dalle difficoltà e dalla paura durante la tempesta, l’uomo aveva maledetto Dio per la sua sfortuna, e per questo motivo aveva ricevuto un castigo: navigare senza meta per tutto il resto della vita.

Un angelo però gli appare annunciandogli che può essere liberato dal suo triste destino soltanto se, una volta riportato a riva ogni sette anni, egli trovasse una donna che restasse fedele a lui per sempre. Poiché il capitano Daland ha una figlia in età da marito, chiamata Senta, il fantasma non esita a chiederla in sposa, in cambio di oro e altri oggetti preziosi. Daland accetta volentieri la proposta. Il ritorno della nave viene festeggiato con balli e canti. Senta è costretta a venir meno alla promessa di fedeltà fatta al suo fidanzato, il cacciatore Erik, che tenta invano di distoglierla dall’intenzione di sposare Daland.

Sorpresi da una tempesta che sta per inghiottire la nave, i marinai norvegesi sono atterriti, e cercano di scappare. Erik raggiunge Senta e le chiede di non rinunciare al loro amore. Ma i due vengono sorpresi dal capitano Daland, che sentendosi tradito dalla promessa sposa, ordina all’equipaggio di salpare. Non riuscendo a fermarlo, Senta si sacrifica buttandosi in mare, spezzando per sempre il maleficio dell’Olandese Volante, che viene così salvato dalla dedizione di una donna.

La leggenda dell’Olandese Volante

Tra i marinai nord-europei è alquanto diffusa la leggenda dell’Olandese Volante, il vascello fantasma che vaga senza una meta nei mari poiché il destino avverso non gli consente di fare ritorno a casa. L’equipaggio è costituito da marinai fantasma che cercano disperatamente di stabilire un contatto con la terraferma. La storia leggendaria è stata ripresa, dopo Wagner, anche dallo scrittore Washington Irving, nel 1855. C’è chi dice di aver avvistato questa nave che si aggira senza meta avvolta nella nebbia.

Secondo alcuni studiosi questa visione lugubre potrebbe essere provocata da un’illusione ottica, la stessa che si verifica in luoghi assolati o sulle strade asfaltate arroventate dai raggi solari in estate, e che ci fa credere di vedere oggetti che si muovono all’orizzonte. Tale miraggio è chiamato anche “Fata Morgana”. Il fenomeno appunto provoca l’illusione di vedere oggetti come se fossero in dissolvenza: in realtà è solo il risultato del fenomeno di riflessione dei raggi del sole.

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L’oro del Reno https://cultura.biografieonline.it/oro-del-reno/ https://cultura.biografieonline.it/oro-del-reno/#comments Wed, 21 Mar 2012 12:25:06 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=1149 Il 22 settembre del 1869 viene rappresentato per la prima volta l’Oro del Reno del compositore tedesco Richard Wagner. L’opera (il titolo originale è Das Rheingold), composta tra il 1853 e il 1854 e messa in scena al Teatro Nazionale di Monaco di Baviera, è la prima della tetralogia dell’Anello del Nibelungo.

Oro del Reno: scena prima

E’ l’alba e il fondale dorato del fiume Reno viene protetto dalle ondine, Woglinde, Wellgunde e Flosshilde, le figlie del fiume. Solo Flosshilde, però, sembra prendere sul serio il compito di sorvegliante. Attirato dai loro giochi, all’improvviso compare dai sotterranei della terra il nano o nibelungo – figlio della nebbia- Alberich. Le tre ondine compresa Flosshilde abbandonano ogni atteggiamento guardingo, e cominciano a provocare Alberich per poi sottrarsi alle sue avances gettandolo in uno stato di rabbiosa frustrazione. Intanto il sole indora il Reno rivelando la presenza dell’oro. Le tre ondine svelano ad Alberich il segreto dell’oro: chiunque riuscirà a strapparlo alle acque e lo utilizzerà per forgiare un anello conquisterà il dominio dell’universo. Le tre commettono così un terribile errore, convinte che il lascivo nano non potrà mai accettare una delle condizioni imprescindibili per avere l’anello: rinunciare all’amore. Il nano, invece, dopo il fallimento dell’ennesimo tentativo di seduzione, rinuncia all’amore, si appropria dell’oro e scompare gettando le sorelle nello sconforto.

Scena seconda

L'oro del reno, di Richard Wagner - I giganti Fasolt e Fafner rapiscono Freia - Illustrazione di Arthur Rackham (1910)
L’oro del reno, di Richard Wagner – I giganti Fasolt e Fafner rapiscono Freia – Illustrazione di Arthur Rackham (1910)

La scelta di Alberich ha determinato un rivolgimento del rapporto amore-potere che si riflette anche nel regno degli dei di Wotan, protagonista del secondo atto. Wotan ha affidato la costruzione di un magnifico castello ai giganti Fasolt e Fafner, promettendo loro come ricompensa la dea dell’amore, Freia. Nonostante le preoccupazioni della moglie e sorella di Fria, il dio non comprende di aver agito con eccessiva leggerezza.
Freia, infatti, fugge alla vista dei due giganti che chiedono con forza il rispetto del patto. Di fronte all’evasività di Wotan, i due progettano di rapire la dea. La sua assenza avrebbe infatti conseguenze catastrofiche: mangiando i pomi che lei coltiva, gli dei ottengono la garanzia dell’immortalità e dell’eterna giovinezza. Senza i pomi gli dei potrebbero cioè addirittura perire in caso, per esempio, di ferimento in battaglia.

L’insistenza dei giganti sta quasi per determinare un conflitto, quando Wotan interpone la propria lancia, simbolo di potere cosmico. L’esposizione della lancia assume l’importante significato di richiamo all’equità della giustizia. Nonostante il proprio gesto, Wotan non sa come dirimere la questione e aspetta con ansia l’arrivo di Loge. Quest’ultimo, al momento dell’incauta promessa, aveva dichiarato di essere in grado di trovare un espediente per risolvere la faccenda. La soluzione di Loge non è altro che un lungo racconto di come girando per il mondo non abbia trovato nessuno disposto ad ammettere che l’amore di una donna non rappresenti la massima aspirazione umana. Si è rivelato di parere contrario solo un nano di nome Alberich, padrone di una fucina in cui i nibelunghi lavorano l’oro del Reno per forgiare un anello che gli consenta di dominare il mondo.

Attraverso questo racconto Loge riesce, dunque, a suggerire una ricompensa ben diversa dalla dea Freia. Ma è Wotan, a cui si rivolgono le figlie del Reno per la restituzione dell’oro, a comprendere che una nuova minaccia sta per abbattersi sul suo regno. I due giganti propongono immediatamente lo scambio, e prendono in ostaggio Freia. Se a sera non gli verrà consegnato l’oro, la dea rimarrà con loro. Wotan accetta, rivelando così che il suo nuovo interesse è ottenere l’anello dal nibelungo. Loge stesso provvede a trovargli una scusante morale affermando che in fondo sottrarre l’anello al ladro Alberich non sia esattamente un furto. Non appena Freia si allontana, comincia il deperimento fisico degli dei dal quale è esonerato solo il semidio Loge.

Scena terza

Wotan e Loge scendono nelle viscere della terra, dove Alberich grazie all’anello ha schiavizzato tutti i nibelunghi, noti per la loro abilità di fabbri. La bravura del fratello Mime, consente al nano di disporre anche di un elmo magico che lo rende invisibile permettendogli così di dominare ancora meglio i poveri nilbelunghi, ormai terrorizzati. Non solo, l’elmo gli conferisce il dono dell’ubiquità e la possibilità di trasformarsi in qualsiasi essere desideri. Loge comprende subito di poter sfruttare a proprio vantaggio il vanaglorioso nano stuzzicandone l’orgoglio, proprio come accade nella favola “Il gatto con gli stivali”. Finge, infatti, di non credere al potere di Alberich, e lo sfida a trasformarsi in un rospo. Il nano si lascia gabbare, e trasformatosi in rospo viene catturato e portato nel regno degli dei.

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Scena Quarta

Alberich ordina ai nibelunghi di cedere tutto il suo oro e il suo elmo, convinto che questi beni siano riforgiabil, a differenza dell’anello che è un pezzo unico. Ma Wotan pretende anche quest’ultimo, e per averlo scatena tutta la sua furia. Alberich è obbligato a cedere, ma lancia una maledizione sul prezioso oggetto: chiunque se ne impossesserà, ne verrà annientato.

L’arrivo dei due giganti mette nuovamente alla prova Wotan che, costretto a scegliere tra potere e amore, si oppone alla cessione dell’anello. Solo l’arrivo della dea Erda, che impersona la saggezza della madre terra, lo induce a cedere. La divinità gli predice, infatti, che la seconda volta che avrà l’anello in mano sarà vittima di un infausto destino.
Intanto il gigante Fafner, preso dall’avidità, uccide il fratello e fugge con l’anello. La calma sembra tornare nella dimora degli dei, mentre le ondine continuano a richiedere la restituzione dell’Oro del Reno.

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