virus Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 02 Jan 2022 19:27:05 +0000 it-IT hourly 1 Endemia, epidemia e pandemia: differenze ed etimologia. C’entra anche la birra. https://cultura.biografieonline.it/epidemia-pandemia-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/epidemia-pandemia-differenze/#comments Sun, 02 Jan 2022 17:45:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=28076 Le parole che analizziamo in questo breve articolo sono epidemia e pandemia. Entrambe hanno un’etimologia che riconduce alla lingua greca. Diamo subito le definizioni, per spiegare il significato e capire le differenze. Facciamo poi degli esempi. E tra poco parleremo anche della birra.

Persone che indossano mascherine

Epidemia

Si parla di epidemia quando vi è una manifestazione collettiva di una malattia che si diffonde tra la popolazione in modo veloce. Un’epidemia colpisce un gran numero di persone in un’area geografica limitata e più o meno estesa.

Parlando di malattie, le epidemie possono essere importate (che provengono da una zona più o meno remota) oppure autoctone (provengono dal territorio di origine); possono propagarsi per contagio diretto (il contatto fisico) oppure indiretto (tramite via aerea).

Pandemia

Il termine pandemia è un caso particolare di epidemia. A differenza dell’epidemia, la pandemia estende il suo significato territoriale all’intero globo. Lo si evince facilmente dalla sua etimologia greca: pan-demos, che significa letteralmente tutto il popolo.

Differenza etimologica

Il termine epidemia, sempre dal greco epi-demos, significa sopra il popolo (o sopra le persone) .

Una pandemia è un’epidemia che si diffonde a livello globale.

GIOVANNI REZZA

La matematica, la medicina e… la birra

L’andamento di una epidemia può essere studiato dalla matematica; la diffusione viene simulata con modelli statistici e matematici da scienziati esperti. In accordo con esperti virologi e medici, si arriva così a classificare alcune malattie infettive come epidemie oppure pandemie.

Un esempio

Nel 1854 ci fu un terribile caso di epidemia di colera a Londra, oggi ricordato come epidemia di Broad Street. Per la circoscrizione geografica e la rapida scoperta delle cause, si deve ringraziare il medico inglese John Snow (quasi omonimo del protagonista del Trono di Spade interpretato da Kit Harington).

Il quartiere di Soho a Londra aveva gravi problemi di sporcizia. Il governo londinese decise di scaricare i rifiuti in eccesso (escrementi) nel Tamigi. Ciò portò alla contaminazione della riserva idrica e all’epidemia di colera.

John Snow realizzò una mappa dei luoghi dei casi di colera e individuò la causa in una specifica pompa d’acqua. Ma soprattutto impiegò la statistica per dimostrare il collegamento tra la qualità della sorgente d’acqua e i casi di colera (metodo oggi conosciuto come diagramma di Voronoi).

Curiosità: il ruolo della birra

C’era una sola anomalia significativa nella mappa di Snow: nessuno dei lavoratori di un birrificio adiacente aveva contratto il colera. L’indagine dimostrò come questa fosse un’ulteriore prova: questi lavoratori non bevevano acqua, bensì soltanto la birra prodotta dal loro stabilimento.

Epidemie e pandemie celebri

Tornando ad epidemie e pandemie, citiamo qualche esempio storico.
Tra le pandemie di epoca antica si ricorda la febbre tifoide durante la guerra del Peloponneso, 430 anni prima di Cristo. Il morbo di Giustiniano, che si diffuse dall’anno 541, è la prima pandemia nota di peste bubbonica.
La Peste nera fece la sua comparsa nel 1300.

E’ in riferimento a quest’ultimo caso che venne coniato il termine quarantena: l’isolamento forzato – utile per limitare la diffusione della malattia – aveva una durata tipica di 40 giorni.

Continuando con l’elenco, sono varie le pandemie di colera sviluppatesi nei secoli XIX e XX. Tra le pandemie storicamente più recenti vi sono l’influenza spagnola del 1918 (durata 18 mesi), l’influenza asiatica del 1957, l’influenza di Hong Kong del 1968 e l’HIV/AIDS, dal 1981.

La diffusione nel 2019-2020 del coronavirus CoVid-19 è classificata (al momento in cui scrivo) come epidemia: la decisione di classificare una malattia infettiva come epidemica o pandemica spetta all’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità.

Epidemia e pandemia, differenze: la disinfezione del virus

Endemia: quando una malattia si definisce endemica

Si indicano come malattie endemiche (o endemie) quelle in cui il microrganismo della malattia è presente in un territorio in modo stabile e circola in quella circoscritta popolazione. Una malattia endemica si manifesta con pochi casi e in modo uniforme nel tempo.

Vi sono malattie endemiche che presentano ciclicità stagionali; altre sono legate a fattori ambientali, come la malaria in diverse regioni tropicali; il morbillo o la varicella hanno picchi epidemici legati al potenziale picco di nuove nascite.

La talassemia è considerata endemica nelle isole di Sardegna e Sicilia.

Nota finale

Questo articolo non vuole essere un approfondimento di natura medica o scientifica. L’obiettivo è unicamente quello di indagare sull’etimologia delle parole e della differenza tra esse, così da divulgare una maggior consapevolezza dei termini ed il loro uso corretto. Come è nostra abitudine, facciamo questo con esempi e raccontando fatti curiosi. Speriamo che il nostro lavoro sia gradito e considerato utile: lascia un commento o un suggerimento per farcelo sapere.

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Coronavirus: dove nasce il nome? Curiosità su questo e altri 4 termini https://cultura.biografieonline.it/coronavirus-nome/ https://cultura.biografieonline.it/coronavirus-nome/#comments Mon, 02 Mar 2020 23:07:18 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=27968 Iniziamo dicendo che il termine coronavirus si scrive tutto attaccato (non si scrive corona e poi virus); si può scrivere con l’iniziale minuscola – come fa Wikipedia – oppure con l’iniziale maiuscola, come fa il sito del Ministero della Salute. Questo termine si riferisce a una vasta famiglia di virus e non a un singolo virus.

coronavirus: SARS-CoV-2 al microscopio. Il virus responsabile della malattia COVID-19

Coronavirus e le malattie

Le malattie che la famiglia di coronavirus può causare spaziano dal quasi innocuo e comune raffreddore alle più gravi crisi respiratorie infettive, come la MERS (detta anche come Sindrome respiratoria medio-orientale) oppure la SARS (acronimo che significa Severe acute respiratory syndrome: in italiano è conosciuta come Sindrome respiratoria acuta grave).

Quest’ultima balzò in cima alle cronache mondiali nel 2002 a causa del suo potenziale mortale e della sua diffusione che spaventò il mondo.

L’aspetto del virus: da qui il nome

L’etimologia del nome coronavirus deriva proprio dall’aspetto al microscopio di questa famiglia: esteticamente il virus si presenta simile a una corona (in latino: coronam).

Nuovo coronavirus

Con il diffondersi in Europa della malattia all’inizio del 2020, si è iniziato a parlare di nuovo coronavirus, indicato con la sigla nCoV. Cos’è?

Si tratta di un nuovo ceppo appartenente alla famiglia di coronavirus: esso non era mai stato identificato nell’uomo.

Il virus che è arrivato all’uomo e si è diffuso rapidamente è denominato SARS-CoV-2 (precedentemente chiamato 2019-nCoV); dopo la prima segnalazione, avvenuta a Wuhan in Cina, è stato identificato. E’ proprio da lì che la diffusione dell’epidemia partì nel dicembre 2019.

La sigla SARS-CoV-2 sta a significare “Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2”: come si evince da questo nome, il nuovo coronavirus è fratello di quello che ha provocato la SARS nel 2002 (SARS-CoVs), da qui il nome scelto.

COVID-19: cosa significa la sigla?

Il nome COVID-19 indica in modo specifico la malattia causata dal nuovo coronavirus.

  • “CO” sta per corona;
  • “VI” sta per virus;
  • “D” sta per disease (termine inglese che significa malattia);
  • “19” indica l’anno in cui la malattia si è manifestata.

Questo nome ha anche una data di nascita: esso è stato annunciato alla stampa l’11 febbraio 2020 dal Direttore generale dell’OMS, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scelto una sigla neutrale per evitare stigmatizzazioni, come ad esempio avvenne con l’epidemia (o influenza) cosiddetta “spagnola”, che si diffuse nel globo tra il 1918 e il 1920.

Riassumiamo brevemente

COVID-19: è il nome della malattia

SARS-CoV-2: è il nome del virus responsabile della malattia COVID-19

Coronavirus: è la famiglia di virus di cui fa parte il SARS-CoV-2

Paziente zero: la nascita del termine

Nel mese di febbraio 2020, con l’inizio della diffusione in Italia del virus SARS-CoV-2, il pubblico fece la conoscenza del termine “paziente zero”. E’ così che viene indicato il soggetto da cui inizia il focolaio di un’epidemia in una certa zona geografica.

L’origine del termine paziente zero è curiosa.

Innanzitutto non ha basi scientifiche. Questo termine nacque in ambito giornalistico. Il riferimento fu al soggetto che per primo avrebbe portato il virus dell’HIV negli Stati Uniti. I CDC americani (Centers for Disease Control and Prevention – Centri per il controllo e la prevenzione della malattia) identificarono uno dei primi casi di AIDS negli USA con questo nome in codice: paziente O, con la O di Otranto.

La O stava a indicare la parola Out (in italiano: fuori); in modo più specifico il significato era “Fuori dalla California”. Alcuni lettori del rapporto dei CDC confusero la lettera O con lo 0 (zero).

Il malinteso venne ripreso più e più volte da giornali, riviste e pubblicazioni editoriali. In breve la definizione si trasformò letteralmente in “paziente zero”, entrando di fatto nel linguaggio comune, anche a livello internazionale.

Droplet: un termine importato

L’arrivo in Italia del cosiddetto coronavirus – come abbiamo spiegato, il nome indica la famiglia, ma comunemente il virus viene semplificato con questo nome – ha portato la popolazione ad essere educata circa basilari e importanti norme igieniche. L’obiettivo di tali norme è quello di ridurre il rischio di diffusione.

Tra queste ce n’è una che riguarda la distanza da mantenere tra le persone, quantificata in 1-2 metri. Tale distanza tutela le persone dall’essere infettate dalle goccioline altrui che si generano quando si parla, tossisce, starnutisce.

Droplet è il termine inglese che tradotto in italiano indica proprio la parola gocciolina.

Le principali modalità di trasmissione di germi (e quindi di virus) sono 4:

  • il contatto diretto: ad esempio attraverso una stretta di mano;
  • il contatto indiretto: attraverso oggetti;
  • droplet
  • via aerea: germi contenuti in nuclei microscopici evaporati da droplet

Da qui viene la regola di mantenere uno o due metri di distanza dalle persone per evitare il contagio.

Nota

Il presente articolo non ha uno scopo di divulgazione medica o scientifica, bensì unicamente quello di approfondire l’etimologia dei termini. In questo sito sono presenti diversi articoli che rivelano curiosità sull’origine delle parole: anche questo fa parte di questo insieme. Per approfondimenti specifici sulle tematiche mediche e sanitarie consigliamo di visitare fonti scientifiche ufficiali e competenti.

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Ebola https://cultura.biografieonline.it/ebola/ https://cultura.biografieonline.it/ebola/#comments Wed, 05 Nov 2014 10:08:47 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=12450 La questione riguardante il virus Ebola è diventata un caso mondiale nell’aprile del 2014. La situazione da quel momento è peggiorata. Le vittime in Africa sono state migliaia. Diversi casi sono stati rinvenuti anche in Europa.

Ebola - Liberia - Un bambino malato viene trasportato per essere isolato in quarantena - 2014
Ebola • Liberia: un bambino malato viene trasportato per essere isolato in quarantena (Foto: 2014, Nbc)

Cosa è l’Ebola e come si manifesta

L’Ebola è un virus molto aggressivo che provoca rapidamente febbri emorragiche, dolori muscolari e problemi di varia natura al sistema nervoso centrale. Il virus deriva dal gruppo dei Filoviridae e i sintomi che provoca sono febbre, acute cefalee, vomito, forti dolori all’apparato muscolare ed emorragie.

Il periodo di incubazione è di tre settimane. Il virus può portare alla morte, che sopraggiunge nello stesso periodo dell’incubazione.

Ebola: i sintomi della malattia sull'uomo
Ebola: come si manifestano i sintomi del virus sull’uomo (Foto: Corriere.it)

La scoperta dell’Ebola

Il virus Ebola fu scoperto nel 1976. Il materiale genetico del virus contiene sette geni e non muta rapidamente ma è molto invasivo e rapidissimo nel diffondersi. Un malato può infettare un numero altissimo di persone. In Africa è capitato che una persona sia riuscita ad infettare un intero villaggio, sterminandolo.

Le prime statistiche sul virus si sono avute in Sudan e Congo dove quarant’anni fa è stato scoperto. La sua diffusione però è sempre stata limitata dal fatto che i villaggi si trovavano in contesti isola, pertanto la scarsità delle vie d’accesso ha permesso una più facile regolamentazione della quarantena.

La diffusione dell’Ebola

La diffusione del virus è avvenuta tramite gli animali. In particolare le volpi volanti, animali golosi di frutta, i quali sono considerati i portatori sani del virus. Ebola si è diffuso nell’uomo attraverso la catena alimentare: sono stati mangiati animali che avevano contratto il virus.

Come si trasmette l'Ebola
Come si trasmette l’Ebola

Siccome le volpi volanti si trovano in posti abbastanza isolati, come le foreste tropicali, è probabile che il contatto sia arrivato attraverso il personale di aziende inviate in quei posti per sfruttare le materie prime, come ad esempio i minerali. Una volta che l’uomo contrae il virus la sua diffusione diventa più facile.

Perché?

Perché il virus si può trasmettere attraverso il sangue, la saliva, e tutti i fluidi corporei. Anche il rapporto sessuale è un mezzo attraverso cui si può diffondere l’ Ebola. In particolare il virus può sopravvivere per diverse ore all’esterno dell’organismo che lo ha ospitato: ne consegue che toccare un oggetto precedentemente toccato da una persona malata, può comportare un contagio, se in tale oggetto rimane traccia del fluido corporeo di un ammalato.

In un contesto in cui le persone, per esigenze di vario tipo, vengono spesso in contatto tra loro,le forme del contagio possono aumentare esponenzialmente.

L’Ebola uccide il 68% degli infettati.

Bisogna, però, precisare che il virus si trasmette fra mammiferi, quindi la puntura di un insetto in un luogo infetto non costituisce pericolo, così come il contatto con una persona che si è ammalata in seguito, perché il virus deve essere presente in quantità massiccia all’interno di un organismo.

2014, Ebola: contagi e morti
Ebola: contagi e decessi nel 2014

Il virus Ebola, come si è detto, colpisce e uccide da molto tempo, tuttavia a causa del contatto, che negli ultimi anni si è avuto fra le popolazioni, ne ha aumentato la diffusione. Ciò che preoccupa le autorità sanitarie è il concreto pericolo che si diffonda in una città densamente abitata, in cui sarebbe difficile governare la quarantena.

La minaccia del virus

Siccome non esistono vaccini capaci di uccidere il virus, per poter contrastare la diffusione di Ebola è necessario idratare e alimentare chi mostra i sintomi del contagio, somministrando farmaci antipiretici. L’unica buona notizia – se si può dire così – è che il virus non può mutare fino a diventare trasmissibile per via aerea.

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Virus e batteri: differenze. Usiamo correttamente questi termini https://cultura.biografieonline.it/virus-batteri-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/virus-batteri-differenze/#comments Wed, 16 Apr 2014 22:25:20 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10561 La parola “virus” proviene dalla forma latina vīrus, che significa “tossina” o “veleno”. I virus sono delle entità biologiche, caratterizzate da un involucro proteico che racchiude materiale genetico (RNA o DNA) che si riproducono sostituendo il proprio corredo genetico con quello della cellula ospitante. Di conseguenza, i virus per sopravvivere e moltiplicarsi dipendono interamente dalle funzioni della cellula che li ospita.

Batteri al microscopio
Batteri al microscopio

I virus possono essere considerati utili, innocui o deleteri. Vengono considerati i maggiori responsabili di gravi malattie in organismi appartenenti a tutti i regni biologici. Esistono infatti diverse specie di virus: quelli che attaccano i batteri, le piante, gli animali, i funghi e l’uomo. Le dimensioni dei virus partono da circa 10 nm, i più grandi possono raggiungere i 450 nm.

I batteri, invece, sono dei microrganismi unicellulari procarioti, ovvero privi di un nucleo. Le loro dimensioni sono di circa pochi micrometri, ma che possono variare da circa 0,2 µm dei micoplasmi a 30 di alcune spirochete. Sono caratterizzati da una parete cellulare e, al di sotto di essa, è presente la membrana cellulare. A seconda della forma si dividono in bacilli (forma di bastoncino), Cocchi (a sfera), Vibrioni (a virgola), Spiroteche (con più curve) e Spirilli (forma a spirale). Inoltre ci sono i batteri che vivono sia in presenza che in assenza di ossigeno (aerobici e anaerobici) e, a seconda della temperatura, vengono invece classificati in mesofili, termofili e criofili o psicrofili.

Virus al microscopio
Virus al microscopio

Risulta essere molto complesso definire tutti le tipologie di batteri, poiché ne esistono moltissimi tipi che si differenziano anche solo per caratteristiche peculiari come la possibilità di vita in ambienti con o senza ossigeno (aerobici ed anaerobici). Molti tipi di batteri sono portatori di malattie e vengono trasmessi dagli animali, attraverso l’aria respirata, dalle ferite e dalle secrezioni. Bisogna comunque ricordare che esistono dei batteri, non patogeni, che risultano essere molto utili alle funzioni dell’organismo umano.

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Jonas Salk e il vaccino contro la poliomielite https://cultura.biografieonline.it/jonas-salk-vaccino-poliomielite/ https://cultura.biografieonline.it/jonas-salk-vaccino-poliomielite/#comments Tue, 25 Feb 2014 21:14:24 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9759 Il 26 marzo 1953 Jonas Salk annuncia di avere scoperto il vaccino che sconfigge la poliomielite. In realtà, quello individuato da Salk non è il primo vaccino proposto: il primato spetta infatti al vaccino individuato dal virologo Hilary Koprowski, basato su un sierotipo di un virus vivo ma fragile, somministrato il 27 febbraio 1950 a un bambino di otto anni.

Jonas Salk realizzò il vaccino contro la poliomielite
Jonas Salk (New York, 28 ottobre 1914 – La Jolla, 23 giugno 1995) fu lo scienziato che realizzò il primo vaccino efficace contro la poliomielite.

Il vaccino di Salk, invece, è formato da un virus inattivato e viene sviluppato all’Università di Pittsburgh nel 1952: esso si basa su un poliovirus inattivato chimicamente con formalina e coltivato in una coltura tissutale di rene di scimmia. Dopo due somministrazioni tramite iniezione, permette di sviluppare anticorpi protettivi in circa il 90% degli individui vaccinati; dopo tre dosi, invece, l’immunità rispetto a tutti e tre i sierotipi di poliovirus si registra nel 99% dei casi.

La poliomielite, fino al 1955 (anno in cui il vaccino di Salk verrà ufficialmente introdotto), rappresenta il problema di salute più grave nel dopoguerra negli Stati Uniti. I primi casi della malattia sono segnalati negli anni Trenta dell’Ottocento: da allora, la sua diffusione aumenta sempre più. Nel tempo, ci si rende conto che la trasmissione del virus avviene tramite le secrezioni della gola e del naso, oltre che attraverso le feci. Il virus si stabilisce inizialmente nell’intestino, per poi spostarsi al cervello e al midollo spinale: è per questo motivo che causa paralisi o problemi motori.

Tra il 1914 e il 1919 infermieri e medici statunitensi svolgono ispezioni nelle abitazioni per individuare i soggetti infetti: mentre i bambini malati vengono condotti in ospedale, i familiari sono sottoposti a quarantena. Nel 1916 la malattia compare in venti Stati, colpendo più di 27mila persone (oltre 9mila casi solo a New York). E’ però solo nel 1921 che la poliomielite ottiene l’attenzione della popolazione, quando a esserne colpito è Franklin Delano Roosevelt, uomo politico destinato a diventare governatore di New York: a nemmeno quarant’anni, egli rimane gravemente paralizzato e costretto alla sedia a rotelle.

La ricerca contro la poliomielite entra nel vivo nel 1938, anno di nascita della National Foundation for Infantile Paralysis, a capo della quale c’è Basil O’Connor, ex consulente di Roosevelt. Nel 1952 si registra un’epidemia molto grave, che coinvolge circa 58mila persone: di queste, 3145 muoiono e 21269 rimangono invalide o paralizzate. La patologia, insomma, è preoccupante, anche perché colpisce soprattutto i bambini. Nel 1947 Jonas aveva accettato di lavorare alla Scuola di Medicina dell’ateneo di Pittsburgh; poco dopo, aveva iniziato un progetto che si avvaleva dei finanziamenti della National Foundation for Infantile Paralysis per stabilire quanti fossero esattamente i differenti tipi di virus della polio. Egli, così facendo, aveva potuto anche lavorare sullo sviluppo di un vaccino, e per questo motivo si era dedicato al progetto anima e corpo, insieme a un team di ricerca scelto da lui stesso.

Salk, studioso della polio da tempo, si era appassionato ancora di più alla causa nel momento in cui aveva scoperto che anche sua sorella aveva contratto la malattia. I test del vaccino coinvolgono 64mila impiegati scolastici, 20mila tra ufficiali della salute pubblica e medici e 220mila volontari; all’esperimento prendono parte un milione e 800mila bambini. Il 26 marzo 1953 arriva, infine, l’annuncio di Salk, che viene confermato due anni più tardi, il 12 aprile 1955, dal revisore dei risultati del test, il dottor Thomas Francis Junior, che assicura ufficialmente che il vaccino è efficace.

Jonas Salk in laboratorio
Una foto del giovane Jonas Salk in laboratorio

A dieci anni dalla morte di Roosevelt, nell’università del Michigan il dottor Francis spiega che il vaccino si è rivelato efficace in almeno l’ottanta per cento dei casi in undici Stati diversi. Salk riceve immediatamente onori dalla politica e la Casa Bianca organizza una cerimonia per conferirgli una medaglia presidenziale per indicarlo come benefattore dell’umanità. A suo nome vengono istituite otto borse di studio destinate a studenti di medicina; Jonas si vede assegnare, inoltre, la prima medaglia del Congresso degli Usa come Distinguished Civilian Service, oltre che una Presidential Citation. Nel 1960 lo scienziato fonderà a La Jolla, in California, il Salk Institute for Biological Studies, centro di ricerca medica e scientifica tuttora attivo.

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Scienziati italiani sperimentano un nuovo vaccino contro l’epatite C https://cultura.biografieonline.it/scienziati-italiani-sperimentano-un-nuovo-vaccino-contro-lepatite-c/ https://cultura.biografieonline.it/scienziati-italiani-sperimentano-un-nuovo-vaccino-contro-lepatite-c/#respond Tue, 10 Jan 2012 09:02:37 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=72 HCV Virus dell'epatite CDai nostri antenati, gli scimpanzé, una nuova possibilità per il futuro della medicina. La rivista scientifica Science Translational Medicine, edita da Science, riporta la notizia di un vaccino contro l’epatite C messo a punto da un team di scienziati italiani. L’importante traguardo è stato raggiunto dai ricercatoti dell’azienda Okairos operante presso il centro di Biotecnologie CEINGE di Napoli.

Si tratta di una nuova tipologia di vaccini, che utilizza virus innoqui di scimpanzè che essendo sconosciuti al sistema immunitario umano, sono in grado di sviluppare una risposta al trattamento molto più potente di quella indotta dai classici vaccini attualmente in uso.

Lo studio ha già superato la prima fase di sperimentazione su volontari umani, mostrandosi privo di effetti collaterali e inducendo una risposta immunitaria potente e duratura contro l’HCV.

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