Virgilio Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Tue, 23 Apr 2024 07:32:38 +0000 it-IT hourly 1 La maledizione di Didone https://cultura.biografieonline.it/maledizione-didone/ https://cultura.biografieonline.it/maledizione-didone/#comments Fri, 01 Apr 2022 18:54:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=39621 L’episodio della maledizione di Didone è uno dei più conosciuti dell’Eneide di Virgilio. Esso è contenuto nel libro IV, in cui viene descritta tutta la storia d’amore tra la regina di Cartagine Didone e l’eroe troiano Enea, il principale tra i personaggi dell’Eneide.

Didone - illustrazione
Didone (illustrazione di Francesca Ficorilli)

Riassunto

Dopo sette lunghi anni di continuo vagare nel mar Mediterraneo, Enea e i suoi compagni approdano lungo le coste dell’Africa dove vengono accolti dalla regina che sta costruendo una bellissima città, Cartagine.

Durante un banchetto in suo onore, Enea racconta tutta la storia degli ultimi anni della sua vita, dalla caduta della città di Troia grazie all’inganno del cavallo, passando per le peregrinazioni lungo il Mediterraneo e la morte del padre Anchise, in Italia.

Cavallo di Troia
Cavallo di Troia

Terminato il suo lungo racconto, Enea rimane ospite della regina Didone, che si innamora follemente di lui.

Purtroppo però Giove invia il suo messaggero Mercurio da Enea; la sua missione è quella di imporgli di lasciare Cartagine e partire alla volta dell’Italia per adempiere al suo dovere: deve ubbidire al proprio destino di diventare il fondatore di una nuova stirpe lungo le coste del Lazio.

Enea, a malincuore, è costretto a partire. Essendo inoltre molto legato alle sue origini e al volere degli dei, non riesce a disubbidire.

Didone, quando si accorge che le navi dei Troiani si stanno ormai allontanando e che quindi l’eroe l’ha abbandonata, scaglia contro Enea una terribile maledizione.

La maledizione

La maledizione di Didone consiste che i discendenti del suo popolo e quelli del popolo troiano siano nemici irriducibili per sempre.

Dopo aver pronunciato tale condanna, la regina si uccide con la spada che proprio Enea le aveva regalato, gettandosi al di sopra di essa.

Eneide: la parafrasi dei versi 737-765 (la maledizione di Didone)

«O Sole, che illumini con i tuoi raggi tutto ciò che c’è nel mondo,
e tu Giunone che sei colpevole e complice di queste sofferenze,
e tu Ecate (divinità infernale) chiamata da lunghe grida durante la notte nelle strade della città,
e voi Furie vendicatrici (altre divinità infernali),
e voi Dei protettori della Didone morente,
ascoltate ed esaudite le mie preghiere,
rivolgendo ai Troiani la vostra potenza.

Se è scritto dal destino che Enea (infame) tocchi le sponde del Lazio e arrivi in porto,
se Giove vuole questo, se il suo destino è questo:
oh almeno sia contrastato durante i conflitti dalle armi di guerrieri valorosi e,
cacciato dal paese, strappato dalle braccia del figlio, implori aiuto
e veda la morte indegna dei suoi uomini
e, dopo aver firmato un trattato di pace ingiusto,
non si goda il regno né la luce del giorno
ma muoia ancora giovane
e il suo corpo resti insepolto sulla sabbia!

Questo prego, pronuncio queste ultime parole col sangue.

E infine voi, miei Cartaginesi, perseguitate la sua stirpe,
tutta la sua futura discendenza con un odio che non si estinguerà mai:
offrite questo dono alle mie ceneri.

Non ci sia mai nessun amore tra i nostri due popoli, neanche nessun patto.

Ah, sorgerà, sorgerà un vendicatore tra la mia gente (Annibale),
chiunque egli sia, e perseguiti per sempre e in futuro i coloni troiani!

Io maledico, e prego che le coste siano nemiche alle coste,
i mari ai mari e le armi alle armi:
combatteranno i nostri nipoti contro i loro».

Spiegazione

Didone, nell’atto finale prima di scegliere il suicidio, lancia una maledizione non solo all’uomo che la sta abbandonando, ma a tutta la sua stirpe.

Ciò che lei dice si avvererà. Enea infatti:

  • lotterà a lungo contro i Rutuli;
  • si separerà dal figlio Iulo;
  • morirà tre anni dopo la vittoria finale, annegando nel fiume Numico.

Infine, i popoli Romani e Cartaginesi saranno a lungo nemici, lottando tra loro per conquistare l’egemonia nel Mar Mediterraneo.

Didone
Didone

Chi è Didone: breve analisi del personaggio

Didone è una donna ferita e rappresenta la concezione tragica dell’amore. Suo padre era morto molto presto e lei era rimasta vedova ancora giovane del marito Sicheo, assassinato da suo fratello. Si era così ritrovata sola.

Quando finalmente aveva riconquistato fiducia e stava costruendo una patria, ecco arrivare Enea, come lei vedovo e senza patria.

Didone si abbandona alla passione, credendo di poter costruire qualcosa con lui. Ma ancora una volta è costretta a fare i conti col destino e con la solitudine. Sceglie così una via coraggiosa, quella del suicidio, pur di restare fedele ai suoi ideali.

Virgilio rappresenta la regina con grande dignità e rende il lettore partecipe del suo dolore. La tragicità del suo gesto finale rende immortale il personaggio della regina cartaginese Didone.

]]>
https://cultura.biografieonline.it/maledizione-didone/feed/ 1
I personaggi principali dell’Eneide: struttura, riassunto e commento https://cultura.biografieonline.it/eneide-personaggi-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/eneide-personaggi-riassunto/#comments Sun, 20 Mar 2022 18:41:16 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=39559 L’Eneide è il poema dell’età latina più conosciuto e importante. L’autore è Virgilio, uno dei più grandi autori latini. Fu attivo nel periodo di Ottaviano Augusto a cui dedicò questa opera. Il componimento di Virgilio aveva come scopo proprio quello di esaltare le origini mitiche della città di Roma e la famiglia dell’imperatore.

Egli è autore anche di altre due opere:

  • le Bucoliche, composizioni pastorali;
  • le Georgiche, poemetto dedicato alla coltivazione del campi.

In questo articolo elenchiamo e descriviamo brevemente i personaggi principali dell’Eneide.

Personaggi dell'Eneide

L’Eneide

L’Eneide è un poema in 12 canti che prende il nome dal suo protagonista Enea. Egli è un eroe troiano, figlio di Anchise e della dea Venere.

Fuggito da Troia dopo la distruzione della città da parte dei Greci (vedi il riassunto della Guerra di Troia), Enea viaggia attraverso il Mediterraneo e arriva infine sulle coste del Lazio. Il suo destino lo porta qui per diventare il fondatore della città di Roma.

All’inizio combatte contro i popoli locali. Poi, dopo averli sconfitti, sposa Lavinia figlia del re Latino.

Dalla loro unione nascerà la stirpe della mitica città di Roma.

Certamente Virgilio si è ispirato sia all’Iliade che all’Odissea, celebri opere classiche di Omero.

  • I primi sei canti sono dedicati al viaggio di Enea da Troia al Lazio – ricalcando le avventure di Ulisse nell’Odissea.
  • Gli ultimi sei canti sono dedicati alle battaglie che Enea sostiene nel territorio del Lazio contro le popolazioni locali – ricalcando l’Iliade.

I personaggi protagonisti dell’Eneide

I protagonisti dell’Eneide non sono solo eroi, guerrieri o sovrani. Sono uomini, con tutte le loro caratteristiche: essi provano amore, dolore, amicizia.

Non sono descritti come se fossero degli esseri mitologici, bensì nel loro essere umani con le loro contraddizioni e passioni.

Enea

E’ il figlio di Venere e Anchise. E’ il protagonista destinato dal Fato a portare in salvo la stirpe dei Troiani e fondare nel Lazio una nuova città. Viene spesso definito Pio: la pietas è un valore e un sentimento della cultura romana. Esso rappresenta il senso del dovere e il rispetto degli dei.

Enea è un uomo coraggioso e leale ma anche capace di anteporre il benessere della comunità alle sue volontà personali. Egli è diverso quindi sia da Ulisse che da Achille: viaggia perché è necessario farlo ma non ha curiosità, combatte non per la gloria ma per necessità.

In sintesi, Enea è un eroe maturo e responsabile, molto diverso da quelli incontrati nelle opere omeriche.

Anchise

Anchise è il vecchio e saggio padre di Enea. Muore durante il viaggio.

Ascanio

Ascanio o Iulo è figlio di Enea e Creusa. Arriva con il padre in Italia e fonda la stirpe da cui nasceranno Romolo e Remo.

Enea, Anchise e Ascanio - Bernini - scultura - personaggi principali dell'Eneide
Tre dei personaggi principali dell’Eneide: Enea, Anchise e Ascanio, celebri statue realizzate dal Bernini

Didone

E’ la regina di Cartagine. Didone ospita Enea e se ne innamora perdutamente, illudendosi che l’eroe possa restare lì con lei per sempre. Quando Enea invece decide di ripartire per andare nel Lazio e seguire ciò a cui è destinato, ella decide di suicidarsi, maledicendo i Troiani. L’episodio della maledizione di Didone è uno dei più importanti dell’intera opera.

Lavinia

Figlia del re Latino, Lavinia diviene sposa di Enea dopo che egli sconfigge Turno, suo storico pretendente.

Turno

E’ il re dei Rutuli, popolazione del Lazio. Turno si scontra con Enea: il protagonista lo sconfigge e lo uccide.

Latino

E’ il re del Lazio. Latino decide di concedere ad Enea sua figlia Lavinia in sposa – già precedentemente promessa a Turno. E’ da questa decisione che si scatena la guerra tra Troiani e Latini.

Le divinità

Tra i personaggi principali dell’Eneide si annoverano anche molte divinità. Esse intervengono nell’azione: gli dei non sono vendicativi come quelli rappresentati da Omero; interferiscono raramente nelle vicende umane.

Più che altro è il Fato ad avere la meglio in ogni azione umana.

Sono presenti:

  • Venere, dea della bellezza e dell’amore, madre di Enea che lo protegge sempre;
  • Giunone, moglie di Giove, che invece ostacola l’eroe;
  • Giove che è divinità imparziale.

Commento sintetico

Pur essendo simile nelle tematiche alle opere omeriche, l’Eneide è la rappresentazione della mitologia latina con le sue proprie caratteristiche distintive e destinata anch’essa a diventare una delle opere più famose di sempre.

Virgilio (Publio Virgilio Marone)
]]>
https://cultura.biografieonline.it/eneide-personaggi-riassunto/feed/ 6
Gerione: il mostro della Divina Commedia e della mitologia greca https://cultura.biografieonline.it/gerione-divina-commedia/ https://cultura.biografieonline.it/gerione-divina-commedia/#respond Thu, 28 Jan 2021 12:01:00 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=31906 Gerione, chi è

Gerione è un mostro presente nella Divina Commedia di Dante Alighieri. In questo breve articolo riassumiamo le sue sembianze, descrivendolo e parafrasando le parole del sommo poeta. Vediamo anche in quali canti compare, da dove si pensa sia stata tratta ispirazione per la sua creazione, e altre curiosità.

Gerione con Dante e Virgilio
Gerione con Dante e Virgilio

Come è fatto Gerione

Ecco le caratteristiche fisiche del mostro demoniaco Gerione.

  • Il suo volto è umano.
  • Il corpo è di serpente.
  • Ha zampe di leone.
  • Ha una coda di scorpione.

Gerione nella Divina Commedia

Il mostro viene citato in 3 canti della Divina Commedia. La prima volta compare nel XVI canto dell’Inferno. Tuttavia è principalmente presente nel canto successivo, il XVII canto dell’Inferno. Infine appare nel XXVII canto del Purgatorio.

Per un riassunto dei canti citati vi rimandiamo agli articoli:

Nei canti dell’Inferno dove compare Gerione, Dante descrive gli eventi che precedono il suo incontro con i dannati fraudolenti. Dante sta per lasciare l’ultimo dei tre gironi del cerchio VII, dedicati all’eterna punizione degli spiriti violenti; in questo punto il poeta incontra gli usurai, chiamati violenti contro l’arte. Il mostro è a guardia del cerchio successivo, il cerchio VIII, luogo che ospita i peccatori macchiati di frode. Questo cerchio è indicato anche con il nome Malebolge.

Gerione illustrato da Gustave Doré
Gerione illustrato dal pittore francese Gustave Doré

Malebolge

Il cerchio VIII di Malebolge a cui Gerione è a guardia, è l’unico cerchio dell’Inferno dantesco ad avere un nome proprio. Va però sottolineato che anche il IX cerchio ha un nome, che coincide con il lago ghiacciato di Cocito (Cocito in mitologia greca è un fiume infernale anziché un lago). 

Il nome Malebolge deriva dalla forma del cerchio: esso è suddiviso in dieci fossati concentrici, chiamati bolge. Ogni bolgia è accerchiata da mura e scavalcata da ponti di roccia, simili alle fortificazioni della cerchia esterna di un castello. I dannati si trovano proprio in questi fossati, suddivisi in base alla loro colpa.

Gerione come allegoria

Il Gerione è l’allegoria della falsità. Ricordiamo cosa è un’allegoria.

L’allegoria è una figura retorica. In letteratura mediante una allegoria qualcosa di astratto viene espresso attraverso un’immagine concreta.


Il suo viso umano rappresenta il fraudolento che vuole passare per innocente.

I versi 10 e 11 del Canto XVII dell’Inferno recitano così:

“La faccia sua era faccia d’uom giusto,
tanto benigna avea di fuor la pelle”

Il suo corpo di serpente rappresenta la falsità e malvagità che è propria dei fraudolenti.

I versi dal 12 al 15:

“e d’un serpente tutto l’altro fusto:
due branche avea pilose infin l’ascelle;
lo dosso e ‘l petto e ambedue le coste
dipinti avea di nodi e di rotelle.”

L’ispirazione di Gerione

Il guardiano di Malebolge Gerione si ispira a fonti bibliche, in particolare il libro dell’Apocalisse di Giovanni 9, (7-11) e alla zoologia figurativa del Medioevo. Il poeta Virgilio, che accompagna e guida Dante nel suo viaggio, lo menziona nel Libro VIII dell’Eneide e, in un altro passo del poema, lo definisce, senza nominarlo, “forma tricorporis umbrae” (fantasma dell’ombra dai tre corpi).

Gerione in mitologia

Nella mitologia greca Gerione è figlio di Crisaore e di Calliroe, e fratello di Echidna. Il suo aspetto è quello di un fortissimo gigante con:

  • 3 teste;
  • 3 busti;
  • 6 braccia;
  • 1 bacino;
  • 2 gambe.

Il Gerione greco era Re dell’Isola dell’Eritea, situata nell’Oceano occidentale e che si estendeva fino ai confini di Tartesso. Questo re possedeva una mandria di vacche rosse consacrate ad Apollo che erano sorvegliate dal pastore Euritione (figlio di Ares e dell’esperide Eritea) e dal cane a due teste Ortro.

Nelle 12 fatiche di Ercole (in mitologia greca: Eracle), la decima prova consiste nella cattura dei buoi e nell’uccisione di Gerione, Ortro ed Euritione.

Curiosità sulla figura di Gerione

  • All’uccisione di Gerione da parte di Ercole è legato un mito sull’origine della Torre di Ercole presente a La Coruña, città spagnola della Galizia.
  • A Gerione sono intitolati i Geryon Montes, formazione geologica individuata sul pianeta Marte.
  • E’ il protagonista della Gerioneide, componimento poetico in greco antico di Stesicoro (VI secolo a.C.)
  • Compare nel romanzo La battaglia del labirinto, 4° libro della saga di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo.

Dal libro di Aldo Cazzullo: A riveder le stelle

Citazioni tratte dal libro A riveder le stelle, di Aldo Cazzullo, che descrivono la figura di Gerione nella Divina Commedia.

  1. «Ecco la fiera con la coda aguzza» grida Virgilio come per evocare una bestia apocalittica, «ecco colei che tutto ’l mondo appuzza!» E in effetti Gerione, «sozza imagine di froda», si avvicina, celando dietro il volto da uomo giusto un busto da serpente – la classica figura di Satana tentatore –, con due branche pelose sotto le ascelle e la pelle dipinta come un tappeto orientale; da ultima viene la coda guizzante, con la velenosa punta biforcuta. È la perfetta immagine della frode: all’inizio ispira fiducia; poi tesse i suoi inganni; infine vibra il colpo fatale. Gerione ricorda il drago dell’Apocalisse. Ma non è davvero vivo, è piuttosto un’allegoria, una creatura simbolica e misteriosa.
  2. Virgilio intanto è già salito sul drago e invita Dante a dimostrarsi «forte e ardito» e a montare «dinanzi», «ch’i’ voglio esser mezzo,/ sì che la coda non possa far male». L’invenzione è meravigliosa. I due poeti salgono sul mostro con l’aria di due amici che vanno a fare una gita. Dante descrive un’esperienza che non può aver provato, il volo, con dettagli fantastici: il vento che lo investe, l’orrore che lo prende guardando in basso, quasi fosse su un deltaplano, la paura che lo induce a rannicchiarsi come su un ottovolante. Montagne russe al buio, perché il poeta non vede niente, tranne la fiera cui è aggrappato, che tende la coda, raccoglie a sé l’aria con le branche, e si spinge nel vuoto: come fa la barca quando indietreggia per uscire dal porto, poi si gira e affronta il mare aperto. Dante trema di paura, quasi fosse scosso da brividi di febbre; vorrebbe dire a Virgilio di abbracciarlo, ma non gli esce la voce; però lui capisce, lo avvince con le braccia, lo sostiene, e raccomanda al drago di scendere lentamente, a larghi giri.
  3. Man mano che scende, intravede fuochi e ascolta lamenti: sono i dannati dell’ottavo cerchio; segno che Gerione sta per posarsi su quella terra di dolore. Come un falcone stanco, che per la delusione del falconiere torna lentamente a terra senza una preda, e tutto crucciato resta lontano dal padrone, così il drago tocca il fondo e fa scendere Dante e Virgilio; per poi fuggire via con la velocità di una freccia scoccata dall’arco, come il frodatore che si dilegua senza lasciare al frodato il tempo della vendetta.
]]>
https://cultura.biografieonline.it/gerione-divina-commedia/feed/ 0