vino Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Sun, 28 Nov 2021 14:24:34 +0000 it-IT hourly 1 La bevitrice, disegno di Henri de Toulouse-Lautrec https://cultura.biografieonline.it/la-bevitrice-disegno-lautrec/ https://cultura.biografieonline.it/la-bevitrice-disegno-lautrec/#respond Fri, 02 Oct 2020 15:21:28 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=30424 La bevitrice è un disegno realizzato da Henri de Toulouse-Lautrec fra il 1887 e il 1888 circa. Il disegno è realizzato con la tecnica del pastello nero e blu, del pennello e dell’inchiostro su carta. Attualmente è esposto al Musée Toulouse-Lautrec di Albi, in Francia.

La bevitrice, disegno di Henri de Toulouse-Lautrec
La bevitrice, disegno di Henri de Toulouse-Lautrec

La bevitrice: descrizione

La modella che vediamo ritratta nel disegno La bevitrice, con ogni probabilità è Suzanne Valadon, amante del pittore e da lui lasciata quando la donna diffonde una notizia falsa sul loro prossimo matrimonio. L’unione non fu mai organizzata né preventivata da Lautrec.

Esiste anche un dipinto ad olio identico realizzato prima di questo disegno che è noto anche con il titolo Postumi della sbornia: in esso sono stati in seguito aggiunti il bicchiere e la bottiglia.

La bevitrice - Suzanne Valadon - Hangover - The Drinker - Toulouse Lautrec
Suzanne Valadon ritratta da Henri de Toulouse-Lautrec. Titolo dell’opera: La bevitrice (Hangover: The Drinker) • Olio e gesso su tela, 47 x 56 cm • Fogg Art Museum, Harvard University, Cambridge (USA)

Il tema

Il tema della donna che lavora e vive in condizioni indigenti, il cui vizio del bere è una nota caratteristica della sua vita, assume in quel periodo una valenza di denuncia sociale. Molte sono le donne, infatti, che vivono la miseria della sbornia per cercare di sopportare un’esistenza di stenti e fatiche.

Anche la narrativa, e non solo l’arte pittorica o l’illustrazione, affrontano il tema, basti pensare ai romanzi di Emile Zola. Ma non solo; anche i giornali affrontano questa drammatica questione, denunciando un pericolo sociale ma anche fisico, la sterilità, nelle donne che consumano senza controllo l’alcool.

Il disegno “La bevitrice” di Lautrec colpì molto la fantasia di Vincent van Gogh, che fra l’altro fu ritratto in una posizione simile da Lautrec nel 1887.

Van Gogh ritratto da Toulouse-Lautrec
Van Gogh ritratto da Toulouse-Lautrec

Van Gogh vide gli schizzi preparatori sia del disegno che del dipinto ed era molto ansioso di vedere entrambe le opere concluse.

Analisi e commento video

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Centellinare il vino: cosa significa e da dove proviene questo modo di dire https://cultura.biografieonline.it/centellinare-modo-di-dire/ https://cultura.biografieonline.it/centellinare-modo-di-dire/#respond Sun, 28 Jul 2019 01:33:01 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=26796 Centellinare il vino è una espressione di uso comune. La utilizziamo cioè molto spesso, all’interno e all’esterno del contesto stretto a cui questa appartiene, legando questa forma verbale – centellinare – all’azione del bere e non. Centellinare il vino, insomma, è solo una delle tante immagini a cui possiamo legare questo antico verbo.

centellinare il vino, sorseggiare, degustare

Centellinare, sorso dopo sorso

Il cuore di questa espressione di uso comune sta proprio nella forma verbale ‘centellinare’. Questa azione, in particolare, fa riferimento a livello etimologico alla parola ‘centello‘ o ‘centellino‘, termini arcaici, ormai desueti, che addirittura si fanno risalire alla metà dell’Ottocento. Essi significano ‘sorso‘ o ‘sorsetto‘.

L’espressione figurata più immediata, per questo, è quella del centellinare un liquido, ingerendolo: centellinare il vino, l’acqua o altro, nell’atto cioè di bere. La connotazione qualitativa, infine, di questa azione è positiva: centellinare significa cioè gustare, assaporare, porzionare per meglio godere.

Uno spunto dalla lingua inglese

Se si ricerca il verbo centellinare legandolo a una bevanda, il dizionario inglese ci offre in risultato l’infinito to sip. Termine che più comunemente possiamo tradurre con il verbo sorseggiare: sempre nella stessa sfera di significato, come detto.

Tuttavia addentrandosi nella ricerca, si incorre nel termine censurable ovvero censurabile. Due termini che in un primo momento sembrano molto distanti, ma non lo sono.

Il centellinare condivide con il censurare l’atto generale del tagliare e separare: nel primo caso per sciogliere, distinguere e quindi passare in rassegna le parti; nel secondo per selezionare e filtrare quanto si vuole salvare da quanto invece si finirà per gettare via.

Fino al senso traslato … viver centellinando

L’idea dell’uomo capace di centellinare il vino, come anche le pagine di un libro che sta leggendo, l’assaggio di un cibo che sta gustando o un qualunque contenuto che sta assaporando, restituisce inequivocabilmente l’immagine di chi sa apprezzare le cose al punto da farne cento parti per assaggiarne una alla volta.

Si legano, perciò, a questa espressione di uso comune, se vogliamo, la filosofia della lentezza, della scoperta dei ritmi pacati oramai perduti e a cui oggi spesso si invita a tornare.

Dalle tanto diffuse filosofie di matrice orientale che ci invitano a vivere qui ed ora, al culto del benessere a tavola, dalla spesa fatta con calma nella piccola bottega sotto casa alla pratica dell’uso moderato delle cose, sfuggendo all’affanno del consumo veloce, ripetuto e privo di riflessione.

Azioni, tutte queste, che vogliono condurre alla riscoperta del vivere di senso, per andare oltre il semplice fare quotidiano, alla scoperta di un prezioso ‘in più’. Come scrisse Confucio:

Non c’è uomo che non possa bere o mangiare, ma sono in pochi in grado di capire che cosa abbia sapore.

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Differenza tra DOP, DOC e DOCG https://cultura.biografieonline.it/dop-doc-docg-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/dop-doc-docg-differenze/#comments Thu, 25 May 2017 17:09:52 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=22608 Parlando di prodotti Made in Italy, non possiamo non considerare tutti i marchi di qualità e le nomenclature. L’uso degli acronimi che andremo ad analizzare ha tra gli obiettivi quello di evitare truffe e danni a carico del consumatore. I consumatori che acquista un determinato prodotto enogastronomico possono così evitare lo spiacevole fenomeno della commercializzazione di “falsi” prodotti, che di italiano non hanno davvero nulla. Tra i principali acronimi usati per questa differenziazione troviamo le denominazioni: DOC, DOP e DOCG. Spieghiamo di seguito le differenze.

DOCG etichetta
Un’etichetta DOCG

DOC: Denominazione di Origine Controllata

Quando decidiamo di fare la spesa è bene accertarci delle varie certificazioni che sono garanzia di sicurezza del prodotto. Ciò per non incappare in spiacevoli situazioni. Per marchio DOC si intende la Denominazione di Origine Controllata. Si tratta di un marchio di origine italiana che viene usato nell’ambito dell’enologia per certificare la zona geografica d’origine di quel determinato vino. Di conseguenza indica le uve utilizzate per la produzione di quel vino.

I vini con marchio DOC possono essere messi in commercio solo dopo accurate analisi chimiche e sensoriali. I prodotti sono disciplinati dal Reg. CEE 823/87, dalla Legge n. 164/92, dal D.P.R. n. 348/94 e dai relativi Disciplinari di produzione.

DOP: Denominazione di Origine Protetta

Con l’acronimo DOP invece si intende la Denominazione di Origine Protetta. Questa sigla si usa per tutti i prodotti agroalimentari le cui caratteristiche sono strettamente connesse, interamente o in parte, all’ambiente geografico in cui sono realizzati.

Le varie fasi produttive della realizzazione di un determinato prodotto avvengono esclusivamente in una determinata zona geografica. Le fasi sono strettamente connesse anche ai fattori naturali e umani di quella zona geografica che incidono in modo significativo sulla produzione di quel determinato prodotto.

DOP è anche un riconoscimento di qualità attribuito a prodotti, ad esempio i vini, che vengono realizzati in zone geografiche specifiche e recanti in etichetta delle diciture che mettono ben in evidenza la regione o la provincia di provenienza del prodotto stesso.

Vino
Bottiglie di vino senza etichetta sul collo

DOCG: Denominazione di Origine Controllata e Garantita

Esiste poi un’ulteriore differenza di acronimi, ovvero il DOCG che insieme all’acronimo DOC è ricompreso a livello legislativo nella denominazione DOP. Si tratta di un riconoscimento di qualità attribuito ai vini regolamentati quasi sempre da un disciplinare molto rigido, caratterizzati da una zona geografica delimitata, ben precisa e molto spesso contraddistinti anche da una sottozona, che deve essere rigorosamente segnalata in etichetta.

Nel caso dei vini DOCG, vengono segnalate per il prodotto tutte le informazioni necessarie tra cui: i vitigni ammessi, le caratteristiche sensoriali del prodotto, le regole per la vinificazione, la resa massima indicata per ettaro, le zone di produzione, le norme per l’imbottigliamento e la viticoltura, e le varie regole per una corretta vinificazione.

La dicitura DOCG è pertanto un’ulteriore garanzia di sicurezza del prodotto, realizzato solo ed esclusivamente in Italia. Questi vini sono disciplinati dal Reg. CEE 823/87, dalla Legge n. 164/92, dal D.P.R. n. 348/94 e dai relativi Disciplinari di produzione.

Sono una cosa ancora differente, invece, le sigle: IGP, IGT e STG.

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Differenza tra brandy e cognac https://cultura.biografieonline.it/brandy-cognac-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/brandy-cognac-differenze/#respond Mon, 12 May 2014 16:44:56 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=10878 Molto spesso ci confondiamo con due tipi di distillati di vino: brandy e cognac. Pur essendo molto simili tra loro, in realtà presentano caratteristiche diverse. Il nome brandy ha origini dalla parola olandese “brandewijn” che significa appunto “vino bruciato”, parola che in inglese viene indicata con il vocabolo “brandywine”.

Brandy e cognac: conosci le differenze?
Brandy e cognac: il cognac è un tipo particolare di brandy, prodotto nell’omonima regione francese

Il brandy

Con il termine brandy definiamo un qualsiasi liquore prodotto a partire dal succo, dalla polpa o dalla buccia di un frutto.

Prodotto la prima volta da alchimisti arabi nel VII – VIII secolo dopo Cristo e utilizzato come un vero e proprio medicinale, si diffonde successivamente prima in Spagna, poi in Irlanda e nel resto d’Europa. La sua gradazione alcolica si aggira intorno ai 40 gradi. Questo distillato è invecchiato in botti di rovere o utilizzando il metodo “criaderas y soleras“.

Il metodo “criaderas y soleras”

Le botti di rovere si dispongono su file sovrapposte, iniziando a riempire solo quelle più in alto; dopo un anno una parte del contenuto viene travasato nelle botti che si trovavano al livello inferiore e quelle superiori vengono riempite con il nuovo brandy; il procedimento si ripete di anno in anno.

In questo modo, il vino che si trova nelle botti alla base, pronto per il consumo, risulta composto da uve di annate diverse e di anno in anno si arricchisce di particolari sapori. I brandy possono avere diverse età d’invecchiamento, alcuni risultano essere di una colorazione piuttosto chiara mentre altri, invece, assumono una colorazione dorata o bruna.

Classificazione del brandy

I brandy sono catalogati secondo il metodo di classificazione Hennessy a seconda degli anni di invecchiamento:

  • AC, se il brandy è invecchiato per due anni;
  • VS, cioè very special, invecchiato almeno tre anni;
  • VSOP, cioè very superior old pale, invecchiato per almeno cinque anni;
  • XO, cioè extra old, ad indicare un brandy stagionato per almeno sei anni;
  • Hors D’age, ovvero i brandy invecchiati per più di sei anni;
  • Brandy Vintage, ottenuto utilizzando uve selezionate e solo di una particolare annata.

Il cognac

Per cognac invece intendiamo un tipo particolare di brandy che viene prodotto nella regione francese di Cognac, nell’ovest della Francia, sotto la supervisione del BNIC (Bureau National Interprofessionel du Cognac), un organismo a carattere semi pubblico che sovrintende a tutte le fasi di produzione e svolge attività di tutela e di promozione del cognac.

Le prime informazioni scritte sul cognac risalgono al 1638 e la prima distillazione su larga scala sembra risalire intorno al XVII secolo. L’uva principale utilizzata per la produzione del cognac è l’Ugni Blanc; altre uve utilizzate per la sua produzione, seppure in modo minimo, sono la Folle Blanche e il Colombard.

I vini prodotti con queste uve sono molto leggeri, con bassa gradazione alcolica ed un alto tenore di acidità, particolarmente adatti alla distillazione. Il distillato viene posto in botti da 350 litri costruite con legno di rovere proveniente dalle foreste del Limousin e di Tronçais. Questo tipo di legno conferisce al cognac un colore ambrato trasferendo i propri aromi al distillato. L’invecchiamento può durare da un minimo di trenta mesi fino ad un massimo di decine di anni. Il massimo invecchiamento per un cognac è di sessanta anni.

Classificazione del cognac

I cognac sono catalogati nel seguente modo:

  • VS (Very Superior) o Trois Etoiles, se l’acquavite ha un’età fino a quattro anni e mezzo;
  • VSOP (Very Superior Old Pale), VO (Very Old) o Réserve, se l’acquavite ha un’età compresa fra i quattro anni e mezzo e i sei anni e mezzo;
  • Vieille Reserve (Vecchia Riserva), Grande Réserve (Gran Riserva), Royal, Vieux (Vecchio), XO (Extra Old), Napoléon, se l’acquavite ha un’età maggiore di sei anni e mezzo;
  • Hors d’Age e Paradis sono termini che possono essere utilizzati nel caso in cui l’acquavite abbia un’età maggiore di sei anni e mezzo, tuttavia sono spesso utilizzati per cognac che hanno oltre 50 anni di età.
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Il Bacco (opera di Michelangelo) https://cultura.biografieonline.it/bacco-scultura-michelangelo/ https://cultura.biografieonline.it/bacco-scultura-michelangelo/#comments Sun, 15 Dec 2013 16:08:15 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8904 Durante il suo soggiorno a Roma, avvenuto nell’estate del 1496 – che corrisponde alla prima visita a Roma per l’artista – Michelangelo realizza due celebri opere: Il Bacco e La Pietà. Qui di seguito possiamo vedere la prima, Il Bacco, frutto delle sue prime esperienze romane.

Bacco, scultura di Michelangelo
Michelangelo Buonarroti: Il Bacco (1496-1497). Tre foto con il dettaglio del giovane mentre degusta l’uva

Realizzata nel periodo 1496-1497, è una scultura in marmo, alta 1,84 metri (con la base misura 2,03 metri). Si trova a Firenze, presso il museo Nazionale del Bargello. L’opera fu ordinata dal cardinale Riario, e venne acquistata dal banchiere e antiquario Jacopo Galli che la conservò nella sua collezione romana. Nel  periodo 1571-1572 divenne di proprietà di Francesco de’ Medici.

Nel Bacco di Michelangelo Buonarroti, il giovane dio, è rappresentato appoggiato sulla gamba sinistra, mentre solleva con il braccio destro la tazza, lasciando cadere sul fianco l’altro braccio e l’altra gamba è appoggiata.

Ai piedi di Bacco è scolpito un giovane rappresentato mentre degusta degli acini d’uva, offerti a lui dalla mano del dio del vino: tale gesto, raffigurato con maestria, suscitò molta
ammirazione nei confronti di Michelangelo da parte degli scultori del tempo, proprio per il realismo.

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