verismo Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Fri, 22 Sep 2023 13:09:19 +0000 it-IT hourly 1 Realismo in letteratura: Italia e Francia, Verismo e Naturalismo https://cultura.biografieonline.it/realismo-letteratura-italia-francia-verismo-naturalismo/ https://cultura.biografieonline.it/realismo-letteratura-italia-francia-verismo-naturalismo/#comments Fri, 22 Sep 2023 12:19:19 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=41075 Il Realismo è un movimento culturale che si è affermato in tutta Europa nella seconda metà dell’Ottocento. In particolare come reazione a quello che era stato il Romanticismo e la poetica delle illusioni.

Realismo in letteratura

Il Realismo, infatti, raccoglie sotto di sé tutti quegli scrittori che vogliono rappresentare la realtà così com’è, nelle sue storture e imperfezioni. L’obiettivo è cogliere, attraverso un’analisi scientifica della realtà, la situazione dell’uomo nell’ambiente fisico in cui vive.

Realismo in Letteratura
Realismo in Letteratura

Così, il Realismo si traduce in due movimenti letterari molto importanti, che per certi versi possono dirsi paralleli:

Il Naturalismo in Francia

Esso nasce intorno agli anni Settanta dell’Ottocento proprio come reazione a queste nuove correnti positiviste e realiste che si stavano diffondendo in quegli anni.

In Francia, infatti, si era sviluppato il Positivismo: un movimento culturale che rifiutava ogni tipo di visione religiosa per analizzare in maniera scientifica la realtà.

Il principale esponente fu Hippolyte Taine, che aveva indicato come modello di scrittore-scienziato Honoré de Balzac. Secondo lui il romanzo doveva essere una grande inchiesta sull’uomo e sulle degenerazioni della natura umana; quindi lo scrittore doveva indagare la natura umana con rigore scientifico.

I precursori di questo movimento sono stati proprio il già citato Balzac e Gustave Flaubert; quest’0’ultimo elaborò un nuovo tipo di narrazione impersonale: il narratore non interviene nella vicenda con giudizi espliciti ma racconta solamente i fatti dal punto di vista dei personaggi (impersonalità dell’opera d’arte ed eclisse del narratore).

Tali tecniche vengono alla luce nel capolavoro di Flaubert Madame Bovary (1857).

Madame Bovary - Flaubert
Madame Bovary – Flaubert

Il Realismo appare poi anche nelle opere dei fratelli Edmond e Jules de Goncourt, ma arriva al suo apice con lo scrittore Émile Zola: egli espone le sue teorie nel saggio Il romanzo sperimentale (1880), in cui afferma che lo scrittore deve applicare il metodo scientifico anche sulla psicologia umana.

Egli tenta  poi di inserire queste sue teorie nel ciclo di romanzi I Rougon-Macquart, in cui vuole descrivere la società francese in tutte le sue classi sociali.

Il Verismo in Italia

Le opere di Zola si diffondono in Italia grazie agli scrittori Luigi Capuana e Giovanni Verga, che scrivono molte recensioni dei suoi romanzi sui giornali italiani.

Insieme anche a Matilde Serao e Federico De Roberto, sono considerati appartenenti ai cosiddetti veristi italiani: essi non sono stati un gruppo di scrittori ben organizzato e coeso, ma hanno recepito la lezione del Naturalismo francese e l’hanno trasposta nei loro romanzi, proponendo quindi una nuova corrente letteraria italiana sulla stessa scia di quella d’oltralpe.

Capuana è considerato il teorico del Verismo in quanto rifiuta la concezione di letteratura da indagare mediante un metodo scientifico: la scientificità e l’oggettività, secondo lui, sono da ricercarsi solo attraverso i mezzi espressivi e l’impersonalità della narrazione (ecco quindi cosa differenzia il Naturalismo francese dal Verismo italiano).

Giacinta - Luigi Capuana - copertina del libro
Giacinta – Luigi Capuana – copertina del libro

In realtà, quindi, i Veristi italiani si possono accomunare al Naturalismo per la scelta di rappresentare la realtà popolare e di utilizzare un narratore impersonale, ma restano lontani da quella visione scientifica della realtà dei francesi.

Non c’è bisogno di citare l’importanza delle opere di Verga nel panorama letterario italiano, ma è utile ricordare scrittori come De Roberto, ancora poco conosciuti, che utilizza la tecnica dell’impersonalità in modo originale con la costruzione di discorsi indiretti liberi.

I Viceré – La prima edizione del capolavoro di Federico De Roberto è del 1894
I Viceré – La prima edizione del capolavoro di Federico De Roberto è del 1894

Questa nuova corrente realista si svilupperà in tutti i paesi europei, anche in Inghilterra e Russia, solo per citarne alcuni.

È quindi fondamentale mettere in comunicazione tutta la letteratura europea, per avere un quadro maggiormente definito delle varie correnti che saranno poi attive nel corso del tempo.

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Giacinta: analisi e riassunto del romanzo di Capuana https://cultura.biografieonline.it/giacinta-capuana-riassunto/ https://cultura.biografieonline.it/giacinta-capuana-riassunto/#comments Thu, 24 Nov 2022 15:02:51 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=40584 L’opera Giacinta è il primo romanzo verista dello scrittore siciliano Luigi Capuana. Venne pubblicato per la prima volta nel 1879 e ristampato poi nel 1886, profondamente rivisitato per rispondere al canone dell’impersonalità.

Giacinta - Luigi Capuana - copertina del libro

La poetica di Capuana

Luigi Capuana, insieme a Giovanni Verga e Federico De Roberto, sono stati gli autori italiani che hanno contribuito a far conoscere il Naturalismo francese prima, e che poi sono diventati i grandi scrittori veristi italiani.

Capuana nacque a Mineo, in provincia di Catania, nel 1839. Come Verga era un possidente agrario.

Lavorò con molti giornali in qualità di critico letterario, prima a Firenze e poi a Milano. Proprio negli anni milanesi iniziò ad approcciarsi insieme a Verga al Naturalismo francese ed elaborarono insieme la poetica del Verismo italiano.

Nel frattempo si impegnò anche nella stesura di romanzi. Il primo ed il più conosciuto è proprio Giacinta (1879), qui analizzato e riassunto.

Seguirono Profumo (1891) e numerose novelle.

Verso la fine dell’Ottocento, Luigi Capuana si allontanò dal Naturalismo e scrisse il suo ultimo romanzo Il marchese di Roccaverdina, pubblicato nel 1901 e ormai lontano dalla concezione verista della letteratura.

Durante l’ultimo periodo della sua vita insegnò all’università di Catania.

Morì nel 1915.

Capuana e il Verismo

Insieme a Verga, Capuana è ricordato per essere il padre del Verismo italiano.

Studiò il Naturalismo francese, soprattutto Émile Zola, ma si distaccò dall’idea scientifica e dall’impegno sociale di quest’ultimo.

Secondo Capuana, infatti, il Verismo deve essere sì una denuncia sociale ma resta soprattutto un modo di fare letteratura descrivendo la realtà con impersonalità.

Ciò che bisogna sottolineare è che non si creò mai un vero e proprio gruppo verista di scrittori: le comuni idee furono assorbite in vario modo da diversi autori.

Giacinta: riassunto e trama

Giacinta è la protagonista, figlia di Paolo e Teresa Marulli, che vive però dimenticata dalla sua famiglia. Subisce un episodio di abuso sessuale da parte di un amico di famiglia.

Si innamora di Andrea Gerace, un impiegato modesto, ma viene costretta a sposare un uomo che però non ama: il conte Giulio Grippa di San Gelso.

Proprio durante il matrimonio, la ragazza ha una relazione con Andrea, dalla quale sarà concepita la sua unica figlia.

Giacinta viene spinta dalla madre a non frequentare più Andrea, anche perché il marito è al corrente di questa relazione clandestina, ma la ragazza costringe Andrea a lasciare il lavoro e a farsi mantenere da lei.

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Finale

Pian piano il rapporto tra i due si logora ma non si spezza, fino a quando la bambina si ammala e muore.

Andrea resta indifferente a questa tragedia; così Giacinta si rende conto di aver sprecato il suo amore per una persona che non lo meritava. Affranta, decide di togliersi la vita.

Analisi, spiegazione e commento

L’opera è in realtà un romanzo di formazione al contrario: racconta la vita della protagonista in tutto il suo fallimento, fino alla morte.

Nonostante l’autore si sia adoperato in numerose riscritture e ripubblicazioni, l’opera non riesce ad avere l’impersonalità di un romanzo verista come quelli di Verga.

L’autore voleva infatti condurre un’analisi psicologica della protagonista, ma vi riesce solo in parte e solo alla fine del romanzo. Ciò avviene grazie alla figura del dottor Follini.

Spicca la simpatia dell’autore verso la protagonista, e quindi il suo non essere completamente estraneo alla vicenda.

Il romanzo ebbe anche un discreto successo di pubblico ma non si qualificò come quello che doveva essere, soprattutto dal punto di vista della forma; anche i personaggi non sono ben caratterizzati.

Di fatto il romanzo Giacinta volle essere una sorta di analisi di un caso di psicologia, sulla scia dei naturalisti francesi. In realtà fu un romanzo ancora vicino alla psicologia e al Romanticismo.

Incipit del libro

Così inizia il romanzo:

“Colonnello!” disse la Giacinta, attaccandoglisi familiarmente al braccio e trascinandolo un po’ verso la vetrata della terrazza con vivacità fanciullesca.
“È vero” continuò, parlandogli sottovoce “che il capitano Brogini ha un’amante brutta e vecchia la quale, per giunta, lo batte?”
“Perdoni, signorina… ” rispose il colonnello che a quella domanda aveva cessato di sorridere e si era fatto serio serio.
“Al solito, gli scrupoli!” esclamò la Giacinta con una mossa di dispetto che fu sul punto di compromettere la serietà dell’uffiziale. “È una scommessa; me lo dica, mi faccia questo piacere: mi sgriderà poi, se ne avrà voglia… “

Incipit di Giacinta, dal sito Aforismi.meglio.it

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Cavalleria rusticana, novella di Verga (riassunto) https://cultura.biografieonline.it/cavalleria-rusticana-verga/ https://cultura.biografieonline.it/cavalleria-rusticana-verga/#comments Sun, 05 Jun 2016 13:45:36 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=18709 Uno dei testi più significativi scritto da Giovanni Verga è “Cavalleria rusticana“, appartenente alla prima raccolta di novelle intitolata “Vita dei campi” e pubblicata dall’editore Treves a Milano, nel 1880. La storia è ambientata a Vizzini, un paese siciliano, nel secondo Ottocento. I protagonisti del racconto ci fanno rivivere le loro storie e vicende umane provando sentimenti diversi come l’amore, la gelosia, l’invidia, il desiderio di vendetta e il dolore, adottando come metodo comunicativo un linguaggio definito “popolare”.

Cavalleria rusticana - Novella - Giovanni Verga - libro - riassunto
Cavalleria rusticana: la novella di Giovanni Verga è inclusa nell’opera “Vita dei campi“.

La prima parte del testo ha i connotati tipici della commedia, grazie ai dialoghi vivaci che seguono tra i vari protagonisti come quelli, ad esempio, tra Turiddu e la sua amata Lola, e quelli tra Turiddu e Santa.

La seconda parte della novella “Cavalleria rusticana“, invece, ha risvolti simili a quelli della tragedia. L’addio di Alfio alla sua amata Lola e il commovente addio di Turiddu che saluta per l’ultima volta la madre, fanno capire che, da lì a poco, accadrà quello che deve accadere, mettendo in evidenza il cosiddetto sentimento dell’onore e della vendetta, onte che, in quel periodo storico, venivano regolate con il coltello e con il sangue.

Turiddu Macca, il figlio della gnà Nunzia, come tornò da fare il soldato, ogni domenica si pavoneggiava in piazza coll’uniforme da bersagliere e il berretto rosso, che sembrava quella della buona ventura, quando mette su banco colla gabbia dei canarini. Le ragazze se lo rubavano cogli occhi, mentre andavano a messa col naso dentro la mantellina, e i monelli gli ronzavano attorno come le mosche.

Incipit di “Cavalleria Rusticana”

Cavalleria rusticana: riassunto della novella di Verga

Il romanzo è incentrato sulla vita di un contadino siciliano, figlio di Nunzia, che si chiama Turiddu Macca, tornato nel suo paese di Vizzini, che si sta preparando ad intraprendere il servizio militare.

Il giovane appartiene ad una famiglia poco agiata: la madre, infatti, è costretta a vendere la mula per garantire la sopravvivenza della stessa, ma attira su di sé l’attenzione di tutti per il suo modo di porsi e di atteggiarsi, sfoggiando la sua divisa da bersagliere ed in particolare il bellissimo cappello, icona unica e riconoscibile del corpo militare.

Turiddu, anche se viene lusingato da parecchie donne, ha occhi solo per la bella Lola, figlia del massaio Angelo. Tra loro, inizia un corteggiamento e poi l’amore e i due si fidanzano prima che lui parta per il servizio militare.

Durante la sua assenza, Lola però viene a conoscenza di un ricco carrettiere che si chiama Alfio, che riesce a rapire sentimentalmente la giovane donna. Dopo un lungo periodo di frequentazione con Alfio, Lola decide di cancellare definitivamente dalla sua vita il giovane Turiddu e di fidanzarsi con Alfio. Quando Turiddu, al suo ritorno, viene a sapere della notizia del fidanzamento di Lola cerca tutti i modi per riuscire a dimenticare la ragazza, ma senza riuscire ad ottenere il risultato sperato. Il colpo di grazia arriva quando Lola decide di convolare a nozze con Alfio, per poter anche godere di un tenore di vita migliore, visto il livello sociale più alto del suo prossimo sposo. A questo punto del racconto si evidenzia la svolta di vita che il giovane Turiddu deve affrontare. Ormai, apparentemente rassegnato ad aver perso definitivamente la sua Lola, è costretto a lavorare come guardiano delle terre, presso il vicino di casa di Alfio, ovvero Massaio Cola. Turiddu, roso dalla gelosia, studia un piano per vendicarsi di Lola.

L’uomo decide così di corteggiare la figlia del Massaio Cola, che si chiama Santa, dirimpettaia proprio di Alfio e Lola. Il giovane riesce così nel suo intento di far ingelosire Lola, senza preoccuparsi della povera Santa che si invaghisce di lui credendo nella sincerità dei suoi sentimenti. Lola, gelosa di Turiddu, studia un piano e decide di invitarlo a casa sua approfittando dell’assenza del marito Alfio. Tra i due, quasi inevitabilmente, scoppia la passione e Turiddu riesce a ottenere il suo scopo diventando ben presto l’amante di Lola. Si avvicina il periodo delle festività di Pasqua e Lola decide di confessarsi per non destare sospetti nella gente e per placare la preoccupazione nata in lei, dopo aver sognato una notte dell’uva nera che, secondo la tradizione popolare siciliana, significa guai in arrivo per la persona amata. Infatti, da lì a poco, Santa si accorge della tresca tra Turiddu e Lola e, sentendosi presa in giro, racconta tutta la vicenda dei due amanti al fratello Alfio, di ritorno da un viaggio di lavoro.

Finale di Cavalleria rusticana

Avuta la notizia, Alfio, accecato dagli istinti di rabbia, dapprima se la prende con la moglie Lola, poi va a cercare Turiddu, per sfidarlo a duello con lo scontro della resa dei conti, che naturalmente accetta, obbediente alle leggi della cavalleria del mondo contadino. Il giorno dopo, Turiddu si reca da sua madre per darle l’ultimo saluto, mentre Alfio fa capire a Lola quello che da lì a poco sta per accadere, il duello. Alfio e Turiddu si incontrano. I due si scambiano il “bacio della sfida” e iniziano a duellare, armati come insegna il codice, di solo coltello. Alfio, all’inizio del duello, sembra avere la peggio, ma poi riesce a riprendersi in extremis e infliggere la sua vendetta mortale a compare Turiddu, finendolo con una coltellata alla gola, riuscendo a dire sole le sue ultime parole prima di morire: “Ah, mamma mia!“. La vicenda si conclude, così, in modo tragico, con la morte di Turiddu tra i solitari fichi d’India della Canziria e, con quella coltellata, Alfio vendica non solo il suo amore ma anche il suo l’onore.

Giovanni Verga
Giovanni Verga

Commento all’opera

Cavalleria rusticana” ha riscosso un notevole successo sia di pubblico che di critica, grazie alle tematiche affrontate dallo scrittore, ovvero il dramma d’amore e di gelosia, che da sempre scatena e mette in luce i pensieri più profondi della mentalità popolare. Ma una altrettanto importante ed indelebile notorietà al romanzo venne portata dal compositore Pietro Mascagni, che scelse la trama del racconto come focus della sua opera e melodramma omonima che andò in scena, per la prima volta, a Roma al teatro Costanzi, nel 1890, risultando essere poi la più nota fra le sedici opere composte dal compositore livornese.

Verga decise però di far causa al musicista e all’editore per far valere i propri diritti d’autore. Il processo terminò con la vittoria di Verga, che ottenne a titolo di rimborso la considerevole somma di 143.000 lire.

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Differenza tra Naturalismo e Verismo https://cultura.biografieonline.it/naturalismo-verismo-differenze/ https://cultura.biografieonline.it/naturalismo-verismo-differenze/#comments Thu, 05 Jun 2014 18:19:39 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=11163 Naturalismo e Verismo sono due tipi di correnti letterarie che traggono le loro origini a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.

Naturalismo e Verismo
Naturalismo e Verismo: tra gli esponenti simbolo delle due correnti letterarie vi sono Guy de Maupassant (a sinistra) e Emile Zola (al centro) per il Naturalismo, e Giovanni Verga (a destra) per il Verismo

Il Naturalismo

Il Naturalismo si diffonde in Francia e segue il pensiero positivista descrivendo la realtà psicologica e sociale con i metodi usati dalle scienze naturali. La voce narrante enfatizza il modo di vedere e di esprimersi dell’autore, del borghese colto e spesso vengono adottati sia giudizi espliciti che impliciti.

Vengono descritti in particolar modo gli ambienti delle grandi città francesi in cui è in pieno sviluppo il capitalismo industriale ed il proletariato urbano. La società segue ed è regolata da leggi scientifiche. Inoltre, gli autori naturalisti credono che la letteratura, attraverso un’opera di denuncia, possa contribuire a migliorare la società. Tra i naturalisti più rappresentativi troviamo Guy de Maupassant e Emile Zola.

Il Verismo

Il Verismo invece si diffonde in Italia nell’ultimo trentennio del 1800 ed è considerato la versione italiana del cosiddetto Naturalismo francese. Tra gli esponenti di spicco di questa corrente letteraria ricordiamo Giovanni Verga e Luigi Capuana. Vengono descritti in modo minuzioso gli ambienti rurali e la realtà arretrata e statica soprattutto del Mezzogiorno d’Italia.

Il romanzo più rappresentativo del Verismo italiano è il celebre “I Malavoglia“.

Secondo i veristi la società è dominata da uno spietato antagonismo tra individui, gruppi e classi: le leggi che la regolano sono la sopraffazione del più forte sul più debole e l’interesse individuale. Nel Verismo prevale il pessimismo di chi ritiene che la realtà sia immodificabile, che la letteratura non possa in alcun modo modificare la realtà e che l’autore debba limitarsi alla riproduzione oggettiva dei fatti. I veristi usano la tecnica della regressione: i fatti vengono narrati e giudicati secondo il punto di vista ed i valori espressi dai personaggi, non secondo la visione dell’autore.

Punti in comune tra Verismo e Naturalismo

Punti che accomunano tutte e due le correnti letterarie, Naturalismo e Verismo, sono i valori del progresso, della scienza, dell’industria e la conseguente liberazione dell’uomo dalla fatiche del lavoro manuale.

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La poetica di Giovanni Verga e il Verismo https://cultura.biografieonline.it/verga-poetica/ https://cultura.biografieonline.it/verga-poetica/#comments Sat, 30 Nov 2013 15:54:04 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8872 Prima di accostarsi alla poetica del Verismo, Giovanni Verga si rifà alla narrativa italiana ottocentesca. Mentre nelle sue prime opere: I carbonari della montagna e Sulle lagune segue i moduli del romanzo storico, in Una peccatrice, Storia d’una Capinera, Tigre reale, Eva, Eros, è legato al tardo romanticismo e alla Scapigliatura. Il contenuto di questi romanzi è di tipo erotico e passionale. L’ambiente è quello di una vita borghese elegante, che nell’amore cerca un diversivo e una romantica evasione dalla routine, verso un mondo di sensazioni nuove e grandi, anche se, alla fine, cade nell’angoscia della passione disillusa.

Giovanni Verga, esponente del Verismo
Giovanni Verga e la poetica del Verismo

La poetica di Giovanni Verga e il Verismo

I personaggi e le vicende narrate romanticamente aristocratiche sono immersi in un ambiente quotidiano, rappresentato in maniera realistica.  In questi romanzi troviamo un senso di fatalità oscura, un pessimismo dolorante che sarà anche nelle opere maggiori, e lo stile ancora provvisorio, anti-accademico, attento ai particolari delle cose, più che alle parole. I migliori, tra questi romanzi, sono Storia d’una Capinera ed Eva.

Il primo racconta la storia di una giovane costretta dalla famiglia a farsi monaca. La ragazza si innamora, ma la famiglia si oppone e lei impazzisce e muore di tisi, tra le mura tenebrose del convento. Il secondo racconta, invece, della passione di Enrico Lantieri per la ballerina Eva. Una passione che si conclude con l’abbandonato da parte dell’amante, e che conduce il giovane a morire di tisi e di passione per la Sicilia, sua terra nativa.

Anche qui, accanto agli elementi ultraromantici (come in Storia di una Capinera), c’è un brillante realismo nell’analisi psicologica di Eva e nella riflessione della motivazione economica che incide in modo importante sulla vicenda sentimentale. Si arriva all’approdo del Verismo da parte di Verga con la novella Nedda, che rappresenta l’inizio della sua “conversione” letteraria.

La novella racconta una storia di miseria e di sfortuna: Nedda, è una giovane bracciante siciliana, che lavora duramente per mantenere la madre malata. Dopo la morte della madre, si innamora di un giovane povero come lei, Janu, ma il giovane muore prima di poterla sposare. Come pure muore di stenti la bimba nata dal loro rapporto. La novità di questa novella è che non c’è da parte dell’autore un’intrusione soggettiva, ma si tratta di un’arte oggettiva, che lascia parlare le cose.

È questo un motivo tipicamente veristico, come lo è l’adesione al mondo della plebe, dei diseredati sfruttati e tragicamente rassegnati al loro destino di sofferenza. Il Verga passa ora a romanzi con personaggi comuni, immersi in un ambiente definito con dettaglio realistico, che vivono e soffrono la tragica lotta per la vita. Questo mondo crudele, che non è nato dalle costruzioni di una fantasia romantica, ma di passioni elementari, di storie vere è rappresentato in tutte le opere maggiori del Verga: raccolta di novelle Vita dei campi e Novelle rusticane, nei romanzi I Malavoglia e Mastro don Gesualdo.

Con la poetica di Giovanni Verga e il Verismo, l’autore  ritrova la verità reale della vita e riesce a rappresentarla senza intrusioni autobiografiche e soggettive. Il Verga sentiva che il progresso inesorabile della specie era costruito sull’infelicità della persona. Da qui il suo tragico sentimento della vita e la compassione per i vinti, cioè per tutti gli uomini condannati al dolore e alla morte e la loro rassegnazione eroica.

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I Malavoglia: riassunto https://cultura.biografieonline.it/verga-malavoglia/ https://cultura.biografieonline.it/verga-malavoglia/#comments Wed, 13 Nov 2013 20:54:23 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=8494 Il romanzo “I Malavoglia”, uno dei lavori più celebri e noti, di Giovanni Verga fu pubblicato nel 1881. L’opera è preceduta da una breve dichiarazione programmatica sul verismo, con l’annuncio che al primo seguiranno altri quattro romanzi, che formeranno un ciclo dal titolo “I vinti”. Segue la storia della famiglia di pescatori, i Toscano, detti i Malavoglia.

I Malavoglia - libro - riassunto
Ambientato in Sicilia, I Malavoglia è il romanzo più rappresentativo del verismo italiano

Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n’erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere…

[I Malavoglia, Incipit]

I Malavoglia: riassunto e trama

La famiglia è composta dal nonno padron ‘Ntoni, dal figlio Bastianazzo con la moglie Maruzza (detta la Longa) e da cinque nipoti: ‘Ntoni di vent’ anni, Luca, Mena detta Sant’Agata, Alessi e Lia. Il patrimonio della famiglia è costituito da una barca, chiamata “La Provvidenza”, e dalla casa del “Nespolo”, così chiamata per il nespolo che le cresceva accanto.

L’azione è ambientata in Sicilia ad Aci Trezza, a pochi chilometri da Catania. Le vicende si svolgono nei primi anni dell’unità d’Italia, tra il 1863 e il 1876.

Patron ‘Ntoni, per migliorare la condizione economica della famiglia, acquista a credito dallo zio Crocifisso, detto campana di legno, che fa l’usuraio, un carico di lupini, che Bastianazzo carica sulla Provvidenza per venderli a Riposto. Tuttavia, durante il tragitto, una tempesta provoca la perdita del carico e la morte di Bastianazzo.

Dopo la morte del figlio, seguono altre disgrazie: la morte di Luca nella battaglia di Lissa, la morte di Maruzza per il colera, la perdita della casa del Nespolo per l’insolvenza del debito. ‘Ntoni, tornato dal servizio militare, si unisce ad un gruppo di contrabbandieri e ferisce a coltellate il brigadiere don Michele, che lo ha sorpreso in flagrante. Processato, per alleggerire la posizione di ‘Ntoni, l’avvocato afferma che si è trattato di una questione d’onore: don Michele se la intendeva con la sorella Lia.

Foto Giovanni Verga
Giovanni Verga in un’illustrazione

L’imputato viene condannato a cinque anni di carcere, mentre Lia sconvolta dalle chiacchiere del paese, e presa dal senso di colpevolezza nei confronti del fratello, scappa e si perderà. Così padron ‘Ntoni, per il dolore, si ammala e muore. Intanto Alessi sposa la Nunziata e riesce a riscattare la casa del nespolo, dove va ad abitare con la sorella Mena, che si rifiuta di sposare compar Alfio. Quando ‘Ntoni ritorna dal carcere, si sente colpevole di aver provocato la rovina della famiglia. Questo non gli permette di restare e così va via per sempre. L’addio di ‘Ntoni è l’episodio conclusivo dei Malavoglia.

L’azione dei personaggi principali è poi fittamente intrecciata con una serie di personaggi minori, che sono i volti e le voci corali dell’intero piccolo paese, diseredato nella sua tragica condizione di miseria e di isolamento.

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