Unione Europea Archivi - Cultura Canale del sito Biografieonline.it Wed, 23 Feb 2022 15:27:34 +0000 it-IT hourly 1 La crisi Ucraina del 2013: cause e sviluppi https://cultura.biografieonline.it/crisi-ucraina/ https://cultura.biografieonline.it/crisi-ucraina/#comments Tue, 22 Feb 2022 14:22:42 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9924 La crisi ucraina è iniziata il 21 novembre del 2013 quando il governo, con a capo il presidente Viktor Yanukovich, ha deciso di non firmare l’accordo di associazione con l’Unione Europea. Questa decisione, presa dopo un incontro a Mosca con il presidente Vladimir Putin, ha di fatto riportato l’Ucraina sotto l’influenza della Russia, scatenando le proteste dei cittadini ucraini favorevoli all’entrata del loro paese nell’Unione Europea.

Kiev: gli scontri di piazza durante la crisi Ucraina (Febbraio 2014)
Crisi Ucraina: scontri in piazza a Kiev durante il febbraio 2014

I cittadini contrari alla decisione del loro governo si sono riversati nelle strade della capitale Kiev, manifestando con vigore e determinazione il loro dissenso. Le proteste, all’inizio pacifiche, si sono ben presto trasformate in atti di reiterata violenza. Le forze dell’ordine si sono scontrate con i manifestanti in più occasioni, attirando l’attenzione dei media e delle diplomazie internazionali.

Il primo scontro è avvenuto il 30 novembre e ha provocato l’arresto di 35 persone. Di fronte ad un intervento così massiccio delle forze dell’ordine, i manifestanti si sono moltiplicati e il 1° dicembre centinaia di persone si sono riversate per le strade di Kiev, dando inizio ad una crisi senza precedenti per l’Ucraina.

Il ricordo va al 2004, quando la rivoluzione arancione stravolse il paese. La Russia, oggetto di critiche e preoccupazioni da parte delle opposizioni, che ritenevano che solo un aiuto da parte dell’Unione europea avrebbe salvato il paese da un default economico, decise di proporre un accordo di carattere economico all’Ucraina, grazie al quale avrebbe comprato titoli di stato ucraini per un valore di 15 miliardi di dollari; inoltre dal 2014 avrebbe venduto il gas russo allo stato ucraino con uno sconto pari al 30% del prezzo abituale.

L’aiuto economico offerto dalla Russia di Putin è giunto al governo e al presidente ucraino perché apparentemente, avrebbe potuto placare le proteste. Ma la pace è durata poco; dopo la decisione del governo di introdurre una serie di misure che avrebbero limitato la libertà di manifestare liberamente, la piazza si è infiammata di nuovo.

Viktor Yanukovich
Viktor Yanukovich, presidente ucraino protagonista politico durante la Crisi Ucraina

Il 22 gennaio 2014 sono sorte molte proteste a Kiev e in altre città dell’Ucraina. Il governo ha reagito con il pugno duro: sono morte quattro persone e si sono contate decine di feriti. Il presidente Yanukovich ha compreso la gravità della situazione e ha considerato l’opposizione politica meglio organizzata e determinata di quello che si poteva pensare all’inizio delle proteste. Il 23 gennaio i leader dell’opposizione (Vitali Klitschko sostenitore della UE, Arseniy Yatsenyuk ex ministro degli esteri e uomo molto vicino a Yulia Tymoshenko, ex presidente dell’Ucraina, Oleh Tiahnybok leader dell’estrema destra) hanno incontrato il presidente e deciso di accettare una tregua.

La tregua tuttavia dura poco e malgrado il presidente Yanukovich decida di conferire l’incarico di premier ad un membro dell’opposizione, gli scontri continuano. A questo punto il primo ministro Mikola Azarov si dimette e insieme a lui tutto il governo lascia il potere nelle mani degli oppositori.

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Il Parlamento approva un’amnistia per gli oppositori che si trovano in carcere ma gli scontri proseguono fino a raggiungere un punto di non ritorno, che costringe la UE ad intervenire duramente: il 18, 19 e 20 febbraio 2014 la polizia spara sui manifestanti e il bilancio dei morti è terribile, si parla di 148 morti e centinaia di feriti.

Kiev sembra travolta da una rivoluzione: edifici in fiamme, cadaveri per le strade, manifestanti e poliziotti che si scontrano in assetto di guerra. Il presidente Yanukovich lascia Kiev e viene destituito dal Parlamento.

Julia Timoshenko
Yulia Tymoshenko

Yulia Timoshenko viene scarcerata e presidente dell’organo legislativo viene nominato Oleksandr Turcinov, braccio destro della Timoshenko. La crisi Ucraina sembra così volgere al termine: il paese torna alla normalità e si apre un nuovo capitolo della sua storia. Il primo atto democratico della nuova fase storica e politica sono proprio le nuove elezioni che vengono subito indette.

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Che cos’è il GDPR (General Data Protection Regulation) https://cultura.biografieonline.it/gdpr-definizione/ https://cultura.biografieonline.it/gdpr-definizione/#respond Sat, 23 Jun 2018 08:45:55 +0000 https://cultura.biografieonline.it/?p=24933 Si sente spesso parlare di GDPR (che è l’acronimo di General data protection regulation). Con tale espressione inglese ci si riferisce al nuovo Regolamento emesso dall’Unione Europea riguardante la protezione dei dati personali che vengono lasciati, intenzionalmente o meno, in un archivio in Rete, ad esempio quando si naviga sui siti o quando si scaricano applicazioni. Tutte le aziende che operano in Europa d’ora in poi dovranno attenersi a questo recente provvedimento. Il Regolamento UE 2016/679 è applicabile in tutti gli Stati membri a partire dal 25 Maggio 2018.Che cos’è il GDPR (General Data Protection Regulation)

La privacy con il nuovo GDPR

Trattandosi di un regolamento, le novità che prevede sono state da subito obbligatorie in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Ai singoli Stati, Italia compresa, non resta che adeguare le proprie norme in materia di protezione dei dati personali al nuovo provvedimento varato dall’Europa. La Commissione UE ha dichiarato quali sono gli scopi che tale Regolamento si prefigge: armonizzazione delle norme che riguardano la circolazione e il trasferimento di informazioni dei dati personali dall’Unione Europea verso il resto del mondo, certezza giuridica nel campo della privacy, semplificazione della normativa in questo delicato settore e reazione verso i nuovi modelli economici e i recenti sviluppi tecnologici.

Il silenzio-assenso non ha più valore

Al nuovo GDPR si sono dovute adeguare aziende ed organizzazioni che gestiscono dati personali in Europa, anche se hanno sede al di fuori del continente: dai colossi del web, come Google e Facebook, fino alle piccole e medie imprese (se trattano dati personali). In base al nuovo Regolamento, il consenso alla raccolta e al trattamento dei dati presentato dalle società alle persone deve essere il più chiaro possibile: per esempio, va bene fare barrare una casella (no, invece, per le caselle pre-barrate), ma non è applicabile il principio del cosiddetto silenzio-assenso. Inoltre andrebbe prevista una singola autorizzazione per ogni tipo di dato che deve essere trattato.

Maggiori tutele per i minorenni

Qualora i dati personali siano ottenuti in maniera illegale, se si revoca il consenso al loro trattamento, se sono stati raccolti quando la persona aveva meno di 16 anni e in qualche altra circostanza, il GDPR prevede il diritto all’oblio. Per chi non ha ancora compiuto 16 anni (i singoli Paesi sono liberi di abbassare la soglia fino a 13), è necessaria l’autorizzazione dei genitori o di chi ne fa le veci per accedere ai servizi che prevedono il rilascio di dati personali. Il GDPR, inoltre, introduce la figura, distinta dal titolare, del Data Protection Officer (Dpo), il cui compito è assicurare che il regolamento sia messo realmente in pratica.

Sanzioni per chi non rispetta il Regolamento

Per coloro che non si attengono alla nuova normativa europea sono previste multe abbastanza salate, che possono arrivare fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato della società che non ha osservato il regolamento.

GDPR e Italia: l’adeguamento normativo

Entrato in vigore il 25 Maggio scorso, il Regolamento GDPR è applicabile nel nostro Paese prima ancora che il Governo ne esercitasse la delega. Fino al 22 Agosto il Governo italiano ha tempo per emanare il decreto legislativo di adeguamento della normativa al GDPR, riguardo alle materie che rientrano nella competenza dei singoli Stati membri dell’UE (normative nazionali).

Cosa cambia per i cittadini con il Regolamento GDPR

Tutti i cittadini devono essere messi in grado di conoscere i diritti in materia di privacy e protezione dei dati personali e di avere gli strumenti giusti per farli valere. I poteri del Garante della Privacy, che è l’Autorità preposta al controllo dei dati personali, consistono, oltre che nell’indagine e correzione in materia di privacy, anche nell’irrogazione di sanzioni pecuniarie e nella concessione di autorizzazioni. I cittadini investiti di una funzione di pubblico interesse sono tenuti a considerare il rapporto tra privacy e trasparenza, al fine di non ritrovarsi in una situazione contraddittoria, in quanto entrambi i valori sono considerati meritevoli di protezione.

GDPR e aziende

Per le imprese e la Pubblica Amministrazione il nuovo Regolamento UE che introduce novità in tema di protezione dei dati va considerato un vero e proprio investimento, e non un costo aggiuntivo. La protezione dei dati personali serve a migliorare la qualità e l’efficienza aziendali, proteggendo la compagine dell’impresa dai rischi connessi allo sviluppo tecnologico, ed in particolare all’enorme diffusione di Internet e dell’intelligenza artificiale.

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Il Trattato di Schengen https://cultura.biografieonline.it/trattato-di-schengen/ https://cultura.biografieonline.it/trattato-di-schengen/#comments Wed, 19 Feb 2014 00:27:38 +0000 http://cultura.biografieonline.it/?p=9789 Il 26 marzo 1995 entra ufficialmente in vigore il Trattato di Schengen, che diventa operativo in sette Paesi dell’Unione Europea: la Spagna, il Portogallo, l’Olanda, il Lussemburgo, la Germania, la Francia e il Belgio. In Italia, la convenzione verrà applicata solo due anni e mezzo più tardi, a partire dal 26 ottobre 1997.

Il trattato di Schengen
Gli accordi di Schengen e l’Europa

Gli accordi di Schengen prevedono misure a breve termine, di carattere organizzativo e amministrativo, che non implicano cambiamenti delle leggi nazionali: si parla, per esempio, dell’alleggerimento dei controlli alle frontiere, dell’agevolazione del sistema dei trasporti di merce, dell’unificazione dei controlli degli Stati confinanti e della semplificazione dello scorrimento del traffico alle frontiere. Ma entrano in vigore anche misure a lungo termine, destinate a dare vita a innovazioni significative: si parla, per esempio, della realizzazione di un’area omogenea per l’abolizione dei controlli interni, che garantisca condizioni di sicurezza comuni.

Gli obiettivi degli accordi devono essere perseguiti mediante impegni specifici: non a caso i Paesi firmatari approvano, oltre agli accordi di Schengen, una convenzione per l’applicazione degli accordi stessi. La convenzione di Schengen può essere pensata come una cooperazione rafforzata: il primo accordo viene firmato da Germania, Francia e Benelux il 14 giugno 1985 proprio a Schengen, cittadina del Lussemburgo, e costituisce il primo passo per l’introduzione e la messa in pratica di un regime di libera circolazione per tutti i cittadini.

L’accordo e la convenzione di Schengen formano, insieme, il cosiddetto acquis di Schengen, che dal 1999 fa parte del quadro giuridico e istituzionale dell’Unione Europea.

Gli accordi di Schengen sono stati firmati dall’Italia nel 1990, dal Portogallo e dalla Spagna nel 1991, dalla Grecia nel 1992, dall’Austria nel 1995, dalla Danimarca, dalla Svezia e dalla Finlandia nel 1996. Dallo stesso anno appartengono allo spazio di Schengen anche la Norvegia e l’Islanda, che tuttavia hanno una possibilità decisionale limitata.

Al Trattato di Schengen non hanno aderito, invece, la Repubblica d’Irlanda e il Regno Unito: queste due nazioni si caratterizzano per leggi riguardanti l’immigrazione decisamente più permissive rispetto a quel che accade nel resto d’Europa, e inoltre applicano il cosiddetto Common Travel Area, che annulla le frontiere tra loro (quindi se uno dei due Paesi decidesse di aderire a Schengen, il Common Travel Area dovrebbe essere rinegoziato).

passaporto
Con il Trattato di Schengen si introduce in Europa e nei paesi degli stati firmatari la libera circolazione dei cittadini.

Va notato, inoltre, che le frontiere esterne a Schengen sono gestite da forze di polizia, mentre in Irlanda e nel Regno Unito gli organismi di controllo dei passaporti sono costituiti da personale civile con limitati poteri. Non tutti i territori dei Paesi che aderiscono a Schengen sono coperti dall’accordo: ne sono esclusi, infatti, l’arcipelago di Helgoland in Germania; i Caraibi Olandesi, Sint Maarten, Aruba e Curacao in Olanda; le isole Svalbard (tranne Jan Mayen) in Norvegia; numerosi territori, tra cui la Nuova Caledonia, la Guadalupa, la Guyana Francese e la Martinica, in Francia; le isole Far Oer e la Groenlandia in Danimarca. Lo Stato della Città del Vaticano e la Repubblica di San Marino non hanno firmato il trattato, ma indirettamente aderiscono all’accordo in virtù dell’assenza di barriere doganali con l’Italia.

Il Trattato di Schengen si propone, tra l’altro, di favorire una maggiore collaborazione tra le forze di polizia dei diversi Paesi, così che le forze dell’ordine in determinati casi hanno l’opportunità di intervenire anche al di fuori dei confini nazionali. Oltre al consolidamento dei controlli alle frontiere esterne e all’eliminazione dei controlli dei cittadini alle frontiere interne, il Trattato favorisce anche un’integrazione tra i database delle forze di polizia tramite il Sis, cioè il Sistema di Informazione Schengen; sempre dal punto di vista dell’ordine pubblico, agevola il coordinamento tra i vari Paesi nella lotta a episodi di criminalità organizzata che hanno rilevanza internazionale (dall’immigrazione clandestina al traffico di droga o armi, passando per delitti mafiosi).

Lo spazio Schengen intende, tra l’altro, dare vita a un mercato interno inteso come uno spazio senza frontiere per assicurare la libera circolazione di persone, capitali, servizi e merci. Nato con finalità soprattutto economiche, il Trattato può essere sospeso in particolari circostanze, secondo il comma 3 dell’articolo 78 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, che stabilisce che in caso di afflussi improvvisi di cittadini di altri Stati in un Paese membro di Schengen il Consiglio possa applicare misure temporanee per limitare l’ingresso dei cittadini e la loro libera circolazione, su proposta della Commissione e dopo avere consultato il Parlamento Europeo, per esempio ripristinando i controlli alle frontiere.

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